Stuart Tyson Smith

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Stuart Tyson Smith (1960) è un egittologo, antropologo e archeologo statunitense.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo aver conseguito il dottorato all'Università della California, Los Angeles, è entrato a far parte del corpo docente dell'Università della California, Santa Barbara come professore di antropologia, specializzato nella storia dei rapporti fra Antico Egitto e Nubia.

Attività[modifica | modifica wikitesto]

Nel corso della sua attività accademica, ha sostenuto le recenti acquisizioni dell'archeologia ponevano gli studiosi davanti alla necessità fattuale di rivedere radicalmente la dicotomia che aveva visto porre gli abitanti della Nubia in una dimensione di subalternità militare e culturale rispetto al loro vicino di settentrione. Secondo la visione tradizionale, il fiorente Terzo periodo intermedio dell'Antico Egitto avrebbe rappresentato per i nubiani un periodo al limite intermedio che separa l'incivilimento dal ritorno alla barbarie. Ad esso sarebbe seguito circa un secolo di repentina rigenerazione culturale a seguito dell'ascesa della XXV dinastia nubiana al trono dei faraoni d'Egitto (dal 747 al 656 a.C. ca).
L'archeologia evidenzia invece l'esistenza di un processo complesso e complicato di transizione culturale, etnica e biologica che esclude possibili semplificazioni e interazioni di tipo unidirezionale.[1][2]

Nella seconda decade degli anni duemila, insieme a Michele Buzon, membro del National Geographic, ha documentato i rapporti esistenti fra coloni egiziani e i nubiani (autoctoni di Tombos) lungo la Terza cateratta del fiume Nilo e durante il Nuovo Regno (secondo metà del XVIII secolo a.c.).[3]

Nel 2001, ha firmato una voce dell'Oxford Encyclopedia nella quale ha affermato quanto segue:

(EN)

«Any characterization of race of the ancient Egyptians depends on modern cultural definitions, not on scientific study. Thus, by modern American standards it is reasonable to characterize the Egyptians as ‘black’, while acknowledging the scientific evidence for the physical diversity of Africans. [...] I myself guessed their Egyptian origin not only because the Colchians are dark-skinned and curly-haired (which does not count for much by itself , because these features are common in others too) but more importantly because Colchians, Egyptians and Ethiopians are the only peoples in the world who practise circumcision and who have always done so.»

(IT)

«Qualsiasi caratterizzazione razziale degli antichi Egizi dipende dalle moderne definizioni culturali, non da un qualche studio scientifico. . Pertanto, secondo i moderni standard americani, è ragionevole caratterizzare gli egiziani come "neri", pur riconoscendo l'evidenza scientifica relativa alla diversità somatica degli africani. [...] Io stesso ho indovinato la loro origine egiziana non solo perché i Colchiani sono di pelle scura e hanno i capelli ricci -fatto che in sé non conta molto da solo, dato che queste caratteristiche sono comuni anche ad altri [gruppi]-, ma soprattutto perché Colchiani, Egiziani ed Etiopi sono i solo persone al mondo che praticano la circoncisione e che lo hanno sempre fatto.»

Più in generale, nel 2014 ha dichiarato che i problemi dell'identità non sono mai stati così lontani dall'archeologia. La scienza precedente era caratterizzata dall'idea che ogni individuo avesse un insieme di proprietà non modificabili che comprendevano etnia e razza, ma anche età, sesso e religione. Il cosiddetto modello essenzialista della ricerca tradizionale è stato sostituito da nuovi approcci che vedono l'identità della persona come una realtà multi-scalare, multidimensionale, situazionale e sovrapposta, costruita e negoziata da individui all'interno del contesto archeologico di uno specifico sistema sociale. Il dibattito ha iniziato a focalizzarsi sul dualismo pratico del tipo struttura/agenzia, mentre sono divenute oggetto di indagine archeologica anche le dimensioni personali relative a età, sesso e religione che in precedenza erano assunte come un dato anagrafico di fatto. La ricerca di genere sull'origine etnica e razziale ha integrato un nuovo approccio maschile e queer con quello "matriarcale" e procreativo diffuso in passato.[5]

Ha contribuito alla ricostruzione cinematografica della lingua dell'Antico Egitto nei film Stargate e La mummia[senza fonte].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Askut in Nubia (1995)
  • Studies in Culture Contact: Interaction, Culture Change, and Archaeology (1998)
  • Wretched Kush: Ethnic Identities and Boundaries in Egypt's Nubian Empire (2003)
  • Valley of the Kings (2003)
  • Box Office Archaeology: Refining Hollywood's Portrayals of the Past (2007)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Entangled Lives: Intercultural Interactions in the Nubian Borderlands, su arts.uchicago.edu, Istituto di Studi Orientali - Università della California, Santa Barbara, 7 novembre 2018. URL consultato il 28 luglio 2020 (archiviato il 28 luglio 2020).
  2. ^ Stuart Tyson Smith, Askut in Nubia: The Economics and Ideology of Egyptian Imperialism in the Second Millennium B.C., in Journal of the Economic and Social History of the Orient, Studies in Egiptology, Londra, Brill, 1995, pp. 503-505, DOI:10.1163/156852098774249391, ISBN 0-7103-0500-1, ISSN 0022-4995 (WC · ACNP), OCLC 1146515557 (archiviato il 28 luglio 2020). Ospitato su archive.is.
  3. ^ (EN) Michel Buzon, Intriguing Burials, Artifacts Unearthed at Ancient Egyptian/Nubian Site, su National Geographic Newsroom, 24 febbraio 2017. URL consultato il 28 luglio 2020 (archiviato il 28 luglio 2020).
  4. ^ (EN) Stephen Darby, Evidence That Proves Black People are the Biblical Israelites, su medium.com, 29 marzo 2018. URL consultato il 28 luglio 2020 (archiviato il 28 luglio 2020).
  5. ^ (EN) Stuart Tyson Smith, Identity, in Andrew Gardner, Mark Lake e Ulrike Sommer (a cura di), The Oxford Handbook of Archaeological Theory, DOI:10.1093/oxfordhb/9780199567942.013.025. URL consultato il 28 luglio 2020 (archiviato dall'url originale il 28 luglio 2020).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN73956843 · ISNI (EN0000 0001 0915 7889 · ORCID (EN0000-0001-5665-3324 · LCCN (ENno93029976 · GND (DE172887550 · BNF (FRcb12497147m (data) · J9U (ENHE987007424270605171 · WorldCat Identities (ENlccn-no93029976