Spurio Nauzio Rutilo (tribuno consolare 419 a.C.)

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Spurio Nauzio Rutilo
Tribuno consolare della Repubblica romana
Nome originaleSp. Nautius Rutilus
GensGens Nautia
Tribunato consolare419 a.C., 416 a.C., 404 a.C.
Consolato411 a.C.

Spurio Nauzio Rutilo o Gaio Nauzio Rutilo (... – ...; fl. V secolo a.C.) è stato un politico romano.

Primo tribunato consolare[modifica | modifica wikitesto]

Nel 419 a.C. fu eletto tribuno consolare con Agrippa Menenio Lanato e Publio Lucrezio Tricipitino[1].

A Roma fu sventata una pericolosa rivolta degli schiavi, grazie a due delatori, ricompensati con 10.000 assi[2].

«Ma Giove sventò questi piani scellerati e, grazie alla delazione di due partecipanti alla congiura, i colpevoli vennero arrestati e puniti. I delatori furono ricompensati con 10.000 assi pesanti pagati dall'erario, una somma allora considerata una vera fortuna, e con la concessione della libertà.»

Sul fronte esterno si registravano i soliti movimenti ostili degli Equi, e lo strano comportamento della città di Labico[2].

Secondo tribunato consolare[modifica | modifica wikitesto]

Nel 416 a.C. fu eletto tribuno consolare con Quinto Fabio Vibulano Ambusto, Aulo Sempronio Atratino e Marco Papirio Mugillano[3].

L'anno, come il precedente, fu caratterizzato da rapporti esterni tranquilli, ed interni tesi a causa del ripresentarsi della questione agraria da parte dei tribuni della plebe.

Consolato[modifica | modifica wikitesto]

Nel 411 a.C. fu eletto al consolato con Marco Papirio Atratino[4].

Durante l'anno Roma soffrì una carestia a causa della pestilenza dell'anno precedente, cui riuscì a porre rimedio importando grano dalla Sicilia e dalle città etrusche al di là del Tevere.

«I Sanniti che occupavano Cuma e Capua, con insolenza, impedirono l'acquisto del grano agli inviati.»

Terzo tribunato consolare[modifica | modifica wikitesto]

Nel 404 a.C. fu eletto tribuno consolare per la terza volta con Gneo Cornelio Cosso, Manio Sergio Fidenate, Cesone Fabio Ambusto, Publio Cornelio Maluginense e Gaio Valerio Potito Voluso[5].

Roma, mentre continuava l'assedio di Veio iniziato l'anno prima, rivolse la propria attenzione ai Volsci, che furono sconfitti in una battaglia campale tra Ferentino ed Ecetra. I romani poi riuscirono a conquistare la città volsca di Artena, grazie al tradimento di uno schiavo, che indicò ai soldati un passaggio per arrivare alla rocca, dove si erano asserragliati i difensori[5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tito Livio, "Ab Urbe Condita", IV,4, 44.
  2. ^ a b Tito Livio, "Ab Urbe Condita", IV,4, 45.
  3. ^ Tito Livio, "Ab Urbe Condita", IV,4, 48.
  4. ^ Tito Livio, Ab Urbe condita, IV, 2, 52
  5. ^ a b Tito Livio, "Ab Urbe Condita", IV, 4, 61.
Predecessore Fasti consulares Successore
Lucio Quinzio Cincinnato, Marco Manlio Vulsone,
Lucio Furio Medullino e Aulo Sempronio Atratino
(419 a.C.)
con Agrippa Menenio Lanato e Publio Lucrezio Tricipitino
Lucio Sergio Fidenate III, Marco Papirio Mugillano e
Gaio Servilio Axilla
I
Agrippa Menenio Lanato, Gaio Servilio Axilla,
Publio Lucrezio Tricipitino e Spurio Veturio Crasso Cicurino
(416 a.C.)
con Quinto Fabio Vibulano Ambusto, Aulo Sempronio Atratino III e Marco Papirio Mugillano II
Publio Cornelio Cosso, Numerio Fabio Vibulano,
Gaio Valerio Potito Voluso e Quinto Quinzio Cincinnato
II
Tito Quinzio Capitolino Barbato, Aulo Manlio Vulsone Capitolino,
Quinto Quinzio Cincinnato II, Lucio Furio Medullino II,
Gaio Giulio Iullo II e Manio Emilio Mamercino
(404 a.C.)
con Gneo Cornelio Cosso II,
Manio Sergio Fidenate, Cesone Fabio Ambusto,
Publio Cornelio Maluginense e Gaio Valerio Potito Voluso III
Manio Emilio Mamercino II, Marco Quintilio Varo,
Lucio Valerio Potito III, Lucio Giulio Iullo,
Appio Claudio Crasso e Marco Furio Fuso
III
Predecessore Fasti consulares Successore
Quinto Fabio Vibulano Ambusto II e
Gaio Furio Pacilo
(411 a.C.)
con Marco Papirio Atratino
Manio Emilio Mamercino
con Gaio Valerio Potito Voluso