Elena Orsini: differenze tra le versioni

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* {{cita libro|autore=Paolo Mieli|titolo=Lampi sulla storia. Intrecci tra passato e presente|capitolo=Elena Orsini: lo scandalo della badessa|editore=Rizzoli|anno=2018|ISBN=88-17-10525-2|cid=Mieli}}
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* {{cita web|url=http://www.stmoderna.it/Rassegna-Stampa/DettagliQuotidiani.aspx?id=15887|titolo=Una giovane badessa e il vescovo lo scandalo che ispirò Stendhal Una storia vera del1572 ricostruita in base a documenti d'epoca Fu amore o violenza? Comunque alla fine pagò solo la ragazza|editore=Storia moderna}}
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Versione delle 01:15, 11 mar 2019

«Si tiene per certo che la badessa di Castro ha parturito uno putto, dicesi il padre esser il vescovo»

Porzia Orsini, o Elena (Pitigliano, 1545Roma, 1574), la storia della sua vita ispirò Stendhal nel racconto breve La badessa di Castro pubblicato nel 1839.[1].

Blasone della famiglia Orsini

Biografia

Porzia Orsini era nata a Pitigliano, figlia del conte Giovan Francesco Orsini. Indirizzata solo dodicenne alla vita monacale dalla zia paterna Gerolama, (madre del cardinale Ranuccio Farnese), entrò nel convento della Visitazione di Viterbo nel 1557, pronunciando i voti nel 1558 con il nome di Elena[2]. Probabilmente la giovane dovette accettare contro la propria volontà, quando deciso da altri per lei, considerando che il monastero di Castro era stato fondato dalla zia. Inoltre la giovane doveva essere allontanata dalle situazioni violente che viveva la famiglia.
Grazie alle sue nobili origini, nel 1565 fu nominata badessa e trasferita l'anno successivo, con le sue consorelle, nel monastero di Castro che era amministrato dal cugino cardinale, nominato agli inizi, dell'anno vescovo della diocesi di Sabina e successivamente di Castro a cui apparteneva il monastero ma che improvvisamente morì il 29 ottobre del medesimo anno[3].

Poco distante dal monastero vi era il palazzo della curia vescovile. Nel 1569 si insediò il nuovo vescovo: Francesco Cittadini dopo le dimissioni di Girolamo Maccabei.

Castro da una cartina del 1663

Il monastero e tutta la cittadina necessitavano di lavori di ristrutturazione. Nel 1537 la cittadina era stata eretta a capitale del ducato di Pier Luigi Farnese dal papa Farnese Paolo III. Quando nel 1545 il Farnese fu nominato duca di Parma e Piacenza si allontanò da Castro, lasciando in ultimate opere e costruzioni[4]. La località era inoltre conosciuta perchè insalubre e malsana, ma il vescovo nella sua corripondenza, cercava di informare il papa dell'ottima salute che godeva lui e quanti vivevano il territorio, lamentando invece la scarsità di reddito. Per risolvere queste diverse problematiche nel 1571 i due porsonaggi iniziarono a frequentarsi[5].

Il fatto e le conseguenze

Fu una lettera di Pietro Ceuli agente dei Farnese indirizzata al duca Ottavio del 9 settembre 1573 a denuciare la nascita di un bambino (probabilmente maschio) nel convento, figlio della badessa Orsini e del vescovo Cittadini. Molte diatribe da tempo contrapponevano la famiglia Orsini, che godeva della protezione della famiglia Medici, dai Farnese, fecero si che di questa denuncia si interessò direttamente il vescovo Alessandro Farnese interessato alle proprietà di Pitigliano. Questi fece arrestare il servitore del vescovo Cesare Del Bene, così che non potesse testimoniare, cercando però di coprire le colpe della badessa sua lontana parente, ma questo gli causò l'accusa di essere amante di una nobildonna sempre di Castro.

Testimonianze

I due accusati furono trasferiti a Roma. Il processo si tenne nel biennio successivo, e raccolse non poche testimonianze. Fu così rilevato che nell'inverno del 1572 molti furono i contatti fra i due imputati tanto da essere nominato come un formicaro, con un intenso scambio di doni e favori. Era infatti premura del vescovo mandare alla badessa limoncelli, melangoli, amandole con la guscia, pollastrelli e starne che ricambiava con cibarie cucinate nel monastero, e con il lavaggio di lenzole, camisce et altre sorte di panni.[6]

La badessa durante l'interrogatorio però subito si mostrò reticente a dichiarare le sue colpe, mentre il Cittadini dichiarandosi innocente, accusò la Orsini di essere bugiarda. La delusione della donna le fece dichiarare ogni cosa. Alla sua ammissione seguirono parole di pietà del vescovo

«Signora abbadessa [...] vi ho onorata da sorella santamente, come havete ardine di mettermi questa calummia tanto a torto, che non è vero né principio, né mezzo, né fine di quello che impolpate me et vui lo sapere?»

Quello fu l'ultimo incontro dei due amanti. La giovane donna fu mandata nel convento di santa Marta a Roma dove morì poco dopo forse di dolore per non aver potuto vedere il suo bambino o forse avvelenata. [7]. Il vescovo fu deposto, ma si trovarono ben sedici testimoni a sua discolpa. Il processo terminò nel maggio del 1574. Il papa Gregorio XIII che probabilmente temeva l'ampliarsi dello scandalo o forse perchè ormai la giovane monaca era deceduta, conservò la documentazione.[8]

La documentazione

I documenti relativi al processo intitolato Inquisitionis Processus contra Elenam Orsini Abbatissam de Castro, pro fornicatione cum Episcopo Castrensi che si svolse negli ani dal 1573 al 1574 dal tribunale dell' Auditor Camerae che trattava i casi relativi agli uomini di chiesa, e non come si pensava da quello dell'Inquisizione, sono conservati presso la British Library.
Il processo trattava di un caso illecito di stuprum di una donna non coniugata ma consenziente con un alto prelato. I documenti furono sottratti dagli archivi del tribunale romano nel XIX secolo e messi a disposizione di Teresa Caetani duchessa di Sermoneta che probabilmente li fece visionare a Stendhal[9] che ne rimase colpito, e che sviluppò in un racconto breve: La badessa di Castro. I documenti furono proposti anche a Walter Scott ma data la sua precaria salute non potè studiarli.[10]

Gli atti divennero di proprietà di Guglielmo Libri che per motivi di illegalità si era rifugiato a Londra e che li mise sul mercato dell'antiquariato. Nel 1859 furono messi all'asta della casa d'asta Sotheby's e acquistati dalla British Library che era diretta da Antonio Panizzi di origini italiane e che li conserva.[11]

Nel secolo successivo Castro fu distrutta per ordine di Papa Innocenzo X, e la mancata sentenza favorì la rielaborazione di cronache successive che non furono sempre veritiere ma che raccontavano uno scandalo, come molti altri, in modo molto più colorito.[12],

Letteratura

  • Stendhal, La badessa di Castro, 1839.

Cinema

Dal racconto di Stendhal sono tratti:

  • La badessa di Castro, film del 1974, diretto dal regista Armando Crispino e interpretato, fra gli altri, da Pier Paolo Capponi, Barbara Bouchet e Mara Venier;
  • Il falco e la colomba, una miniserie televisiva in 6 puntate trasmessa nel 2009 su Canale 5 diretta da Giorgio Serafini, che ha come protagonisti Giulio Berruti nel ruolo del brigante Branciforte e Cosima Coppola nel ruolo di Elena di Campireali.

Note

  1. ^ Stendhal, La badessa di Castro, su federiconovaro.eu, FN editoria. URL consultato il 4 marzo 2019.
  2. ^ Chiesa della Visitazione (nota come monastero delle Duchesse), su libertaciviliimmigrazione.dlci.interno.gov.it, Ministero dell'Inerno. URL consultato il 6 marzo 2019.
  3. ^ Edoardo del Vecchio, I Farnese, Roma, Istituto di Studi Romani Editore, 1972.
  4. ^ Giampiero Brunelli, Pier Luigi Farnese, su treccani.it. URL consultato il 5 marzo 2019.
  5. ^ Paolo Mieli, Uno scandalo banale in convento che divenne un mito anticlericale, su corriere.it, Corriere. URL consultato il 6 marzo 2019.
  6. ^ Mieli, p 175
  7. ^ Si ritiene le fosse proposto di sposare il fratello del Cittadini, ma alcuni esponenti della sua famiglia fossero contrari e da questi avvelenata
  8. ^ Mieli, p 176-177
  9. ^ Lo scrittore confermò di aver visto gli atti processuali relativi i fatti di Castro del XVI secolo
  10. ^ La badessa di Castro storia di uno scandalo, su letture.org. URL consultato il 6 marzo 2019.
  11. ^ Mieli, p 172
  12. ^ Paolo Mieli, Uno scandalo banale in convento che divenne un mito anciclericale, su corriere.it, Corriere della Sera cultura. URL consultato il 6 marzo 2019.

Bibliografia

  • Lisa Roscioni, La badessa di Castro. Storia di uno scandalo, Mulino, 2017, ISBN 88-15-27367-0.
  • Paolo Mieli, Elena Orsini: lo scandalo della badessa, in Lampi sulla storia. Intrecci tra passato e presente, Rizzoli, 2018, ISBN 88-17-10525-2.

Collegamenti esterni