Sindrome di Berdon

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Sindrome di Berdon
SpecialitàGastroenterologia
EziologiaGenetica
Classificazione e risorse esterne (EN)
OMIM155310
MeSHC536138
Sinonimi
Sindrome da megacisti-microcolon-ipoperistalsi intestinale
Eponimi
W. Berdon

La sindrome di Berdon, chiamata anche sindrome da megacisti-microcolon-ipoperistalsi intestinale (in inglese Megacystis microcolon intestinal hypoperistalsis syndrome, da cui l'acronimo MMIHS), è una rara malattia genetica autosomica recessiva che colpisce la vescica, il colon e l'intestino tenue, portando a una grave disfunzione dell'architettura della membrana cellulare del tessuto muscolare liscio e/o del sistema nervoso intestinali.[1]

Epidemiologia e storia[modifica | modifica wikitesto]

La sindrome da megacisti-microcolon-ipoperistalsi intestinale fu descritta per la prima volta da Walter Berdon et al. nel 1976, quando fu riscontrata in cinque bambine neonate, di cui due erano sorelle. Tutte le pazienti presentavano una marcata dilatazione della vescica, con un'ostruzione dell'intestino tenue e il restringimento del colon, e alcune di esse manifestavano anche idronefrosi e un aspetto esterno del ventre cosiddetto "a prugna", a causa dell'atrofia dei muscoli addominali.[2]

Delle cinque pazienti, le prime due, sorelle, morirono nel periodo postoperatorio prima ancora che si potessero presentare i problemi di ipoperistalsi, due sopravvissero circa sei mesi grazie a un sistema di alimentazione parenterale e di stimolanti peristaltici, e l'ultima morì a 34 mesi di età, sopravvivendo anch'essa grazie all'alimentazione artificiale e a stimolanti peristaltici.[2]

Al 2021 erano noti circa 450 casi in letteratura,[3] con una frequenza maggiore negli individui di sesso femminile che maschile, in un rapporto di 7 a 3.

Eziologia[modifica | modifica wikitesto]

La sindrome di Berdon è autosomica recessiva, il che significa che il gene difettoso si trova su un autosoma. Perché la malattia insorga, è necessario quindi che il nuovo nato erediti da ciascun genitore una copia del gene. I genitori di un individuo affetto da una malattia autosomica recessiva, infatti, portano entrambi una copia del gene difettoso, ma di solito non sono affetti dalla malattia.

È noto che diversi geni sono implicati nell'insorgenza della sindrome di Berdon, questi includono: l'ACTG2,[1] codificante la proteina g-2-actina, presente a livello della muscolatura liscia del tratto enterico, l'LMOD1,[4] codificante la proteina leiomodina 1, l'MYH11,[5] codificante per la catena pesante della miosina II, l'MYLK, codificante per l'enzima chinasi della catena leggera della miosina,[6] e il MYL9, codificante per una catena leggera della miosina.[7]

La gravità dei sintomi della sindrome e le condizioni dei vari organi coinvolti dipendono dalla diverse varianti delle mutazioni dei suddetti geni, che portano di fatto a una grave disfunzione dell'architettura della membrana cellulare del tessuto muscolare liscio e/o del sistema nervoso intestinali.[1]

Clinica[modifica | modifica wikitesto]

Segni e sintomi[modifica | modifica wikitesto]

La sindrome di Berdon è caratterizzata da un'importante distensione addominale causata dall'estrema dilatazione della vescica - megacisti -, da un colon di diametro significativamente ristretto - microcolon -, da una diminuzione, se non assenza, di peristalsi intestinale, da una dilatazione dell'intestino tenue e da una dilatazione dei calici e delle pelvi renali - idronefrosi. In accompagnamento a questi sintomi, alcuni pazienti possono manifestare anche intestino corto e malrotazione intestinale.[1] A causa di tutto ciò i pazienti trovano difficoltà sia nella minzione, speriementando quindi una forte ritenzione urinaria, sia nell'evacuazione, e sperimentano frequenti episodi di vomito biliare, di conseguenza essi non possono né urinare né nutrirsi se non artificialmente, ricorrendo al cateterismo urinario e alla nutrizione parenterale totale.

Diagnosi[modifica | modifica wikitesto]

La sindrome di Berdon viene generalmente diagnosticata poco dopo la nascita in base ai segnali e ai sintomi, quali ostruzioni intestinali e assenza di minzione, nonché ai risultati radiologici, come quelli derivanti da un clisma opaco, ed ecografici. A ciò si aggiungono i risultati di un esame istologico che mostrano spesso un'abbondanza di cellule gangliari sia nella parte dilatata dell'intestino, sia in quella ristretta.[2]

Diagnosi precoce[modifica | modifica wikitesto]

Secondo alcuni studi, la sindrome di Berdon può essere presa in considerazione come diagnosi quando un'ecografia rivela una megacisti fetale, o un'idronefrosi bilaterale isolata, da cui può precodere lo sviluppo della megacisti, associata a una quantità normale o aumentata di liquido amniotico e a genitali esterni normali, soprattutto nel contesto di un'anamnesi familiare sconveniente.[8][9] Nel 35% dei casi, infatti, la megacisti (o megavescica) fetale, si trova in associazione con altre anomalie sindromiche/strutturali, di cui una per la sindrome di Berdon.[10]

Uno studio del 2014 che ha preso in esame 50 casi ha riscontrato che la diagnosi prenatale è stata possibile nel 26% dei casi, e che nel 54% dei pazienti con diagnosi prenatale corretta era presente un fratello già affetto da sindrome di Berdon. La megacisti fetale, con o senza idroureteronefrosi, è stata il reperto ecografico iniziale più comune (88%), ed è stata riscontrata più comumente nel secondo trimestre (70% dei pazienti); il liquido amniotico era normale nel 69% dei casi e sovrabbondante nel 27%.[8]

Trattamento[modifica | modifica wikitesto]

La sopravvivenza a lungo termine di pazienti con la sindrome di Berdon richiede solitamente la nutrizione parenterale e il cateterismo o la deviazione urinari. Nel corso degli anni, grazie alle innovazioni e migliorie apportate a queste pratiche, la speranza di vita nei pazienti è sensibilmente migliorata, tuttavia, in considerazione del fatto che in uno studio del 2011 su 227 bambini affetti dalla sindrome "il sopravvissuto più anziano aveva 24 anni", la prognosi rimane piuttosto sfavorevole, con la maggior parte dei decessi provocata dall'insufficienza multiorgano, dalla malnutrizione e dalla sepsi che può manifestarsi come complicazione.[11]

Trattamento chirurgico[modifica | modifica wikitesto]

Il trattamento chirurgico che sembra aver avuto maggior successo è il trapianto multiviscerale, che prevede la sostituzione di stomaco, pancreas, intestino tenue, fegato e intestino crasso e che, data la sua complessità e il suo impatto sul fisico, non può essere eseguito su tutti i pazienti.[12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Katarzyna Ignasiak-Budzyńska et al., Megacystis-Microcolon-Intestinal Hypoperistalsis Syndrome (MMIHS): Series of 4 Cases Caused by Mutation of ACTG2 (Actin Gamma 2, Smooth Muscle) Gene, in Case Rep Gastrointest Med., 2021, DOI:10.1155/2021/6612983, PMID 33859849. URL consultato il 2 febbraio 2024.
  2. ^ a b c W. E. Berdon et al., Megacystis-microcolon-intestinal hypoperistalsis syndrome: A new cause of intestinal obstruction in the newborn. Report of radiologic findings in five newborn girls (PDF), in American Journal of Roentgenology, vol. 126, n. 5, 1976, pp. 957-64, DOI:10.2214/ajr.126.5.957, PMID 178239. URL consultato il 2 febbraio 2024.
  3. ^ Dale E. King et al., Megacystis Microcolon Intestinal Hypoperistalsis Syndrome: A Case Series With Long-term Follow-up and Prolonged Survival, in Journal of Pediatric Gastroenterology and Nutrition, vol. 72, n. 4, John Wiley & Sons, Aprile 2021, pp. e81-e85, DOI:10.1097/MPG.0000000000003008, PMID 33264186. URL consultato il 2 febbraio 2024.
  4. ^ Danny Halim et al., Loss of LMOD1 impairs smooth muscle cytocontractility and causes megacystis microcolon intestinal hypoperistalsis syndrome in humans and mice, in Proceedings of the National Academy of Sciences, vol. 114, n. 13, 2018, pp. E2739-E2747, DOI:10.1073/pnas.1620507114, PMID 28292896. URL consultato il 2 febbraio 2024.
  5. ^ Qin Wang et al., Compound heterozygous variants in MYH11 underlie autosomal recessive megacystis-microcolon-intestinal hypoperistalsis syndrome in a Chinese family, in Journal of Human Genetics, vol. 64, 2019, pp. 1067-1073, DOI:10.1038/s10038-019-0651-z. URL consultato il 2 febbraio 2024.
  6. ^ Halim Danny et al., Loss-of-Function Variants in MYLK Cause Recessive Megacystis Microcolon Intestinal Hypoperistalsis Syndrome, in American Journal of Human Genetics, vol. 101, n. 1, Elsevier, 2017, pp. 123-129, DOI:10.1016/j.ajhg.2017.05.011. URL consultato il 2 febbraio 2024.
  7. ^ Justin L. Kandler et al., Compound heterozygous loss of function variants in MYL9 in a child with megacystis-microcolon-intestinal hypoperistalsis syndrome, in Molecular Genetics & Genomic Medicine, vol. 8, n. 11, John Wiley & Sons, 2020, pp. e1516, DOI:10.1002/mgg3.1516, PMID 33031641. URL consultato il 2 febbraio 2024.
  8. ^ a b Lea Tuzovic et al., Megacystis-microcolon-intestinal hypoperistalsis syndrome: case report and review of prenatal ultrasonographic findings, in Fetal Diagnosis and Therapy, vol. 36, n. 1, Karger Publishers, 2014, pp. 74-80, DOI:10.1159/000357703, PMID 24577413. URL consultato il 2 febbraio 2024.
  9. ^ Natalia Buinoiu et al., Ultrasound prenatal diagnosis of typical megacystis, microcolon, intestinal hypoperistalsis syndrome, in Clinical Case Reports, vol. 6, n. 5, John Wiley & Sons , Maggio 2018, pp. 855-858, DOI:10.1002/ccr3.1481. URL consultato il 2 febbraio 2024.
  10. ^ Daniela Casati, Guida al counseling: Megavescica fetale (PDF), Società Italiana di Ecografia Ostetrica e Ginecologica e Metodologie Biofisiche, Dicembre 2023. URL consultato il 2 febbraio 2024.
  11. ^ Jan-Hendrik Gosemann e Prem Puri, Megacystis microcolon intestinal hypoperistalsis syndrome: Systematic review of outcome, in Pediatric Surgery International, vol. 27, n. 10, 2011, pp. 1041-6, DOI:10.1007/s00383-011-2954-9, PMID 21792650. URL consultato il 2 febbraio 2024.
  12. ^ Chris Cirillo, This teen is living her best life after surviving a rare 18-hour transplant surgery, su Good Morning America, 22 agosto 2019. URL consultato il 2 febbraio 2024.
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