Sallustio di Emesa

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Sallustio di Emesa (in greco antico: Σαλούστιος?, Saloùstios; Emesa, seconda metà V secolo – ...) è stato un filosofo e retore greco antico, probabilmente l'ultimo esponente della scuola cinica di cui abbiamo notizia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Il padre di Sallustio, Basilide, era siriano; sua madre Teoclea originaria di Emesa, dove probabilmente nacque Sallustio, e dove visse durante la prima parte della sua vita.

Si applicò prima allo studio della giurisprudenza e studiò l'arte oratoria sotto la guida di Eunoio a Emesa. Successivamente abbandonò gli studi forensi e intraprese la professione di sofista, rivolgendo la sua attenzione soprattutto agli oratori attici e apprendendo tutte le orazioni di Demostene a memoria, tanto che le sue stesse composizioni erano ritenute non indegne dei grandi modelli che imitava. Trovando gli insegnamenti di Eunoio non più utili per lui, Sallustio si recò ad Atene e anche ad Alessandria (in compagnia di Isidoro di Alessandria), studiando nelle scuole di retorica.

Successivamente prese gusto per la filosofia e, dopo aver studiato con i neoplatonici, si avvicinò alle dottrine dei cinici, che da allora in poi mantenne con grande ardore.

Simplicio racconta che Sallustio «metteva un carbone ardente sulla sua coscia e soffiava sul fuoco, per cercare di vedere per quanto tempo era in grado di sopportare il dolore»[1]. Attaccò i filosofi del suo tempo con notevole veemenza, dichiarando impossibile la filosofia e dissuadendo i giovani dal ricorrere ai maestri di essa[2].

Impiegò la sua eloquenza e il suo ingegno nell'attaccare le follie e i vizi dei suoi contemporanei, e riuscì a litigare con lo stesso Proclo. Secondo Fozio[3] fingeva una sorta di divinazione, professando di poter dire dall'aspetto degli occhi di una persona che tipo di morte avrebbe avuto.

A questo filosofo cinico è stato per secoli attribuito il trattato Sugli dei e sul mondo[4], oggi attribuito ad un altro omonimo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Commento di Simplicio al Manuale di Epitteto, 13.
  2. ^ Suda, s. v. "Atenodoro".
  3. ^ Biblioteca, cod. 243.
  4. ^ F. Adorno, La filosofia antica, IV, Cultura, filosofia, politica e diversità, Milano, Feltrinelli, 1992, p. 310, n. 11.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • D. R. Dudley, A History of Cynicism. From Diogenes to the 6th Century A.D., London, Methuen, 1937.