Porta Romana (Ascoli Piceno)

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Porta Romana
Porta Gemina o Porta Binata
StatoBandiera dello Stato Pontificio Stato Pontificio
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
RegioneMarche
CittàAscoli Piceno
Coordinate42°51′16.96″N 13°34′00.48″E / 42.85471°N 13.5668°E42.85471; 13.5668
Informazioni generali
StileRomano
Inizio costruzioneI secolo a.C.
Materialetravertino
Condizione attualeben conservate e restaurate
Informazioni militari
Funzione strategicaPorta cittadina
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Porta Romana, detta anche porta Gemina e porta Binata, è una fra le più vetuste ed importanti porte della città di Ascoli Piceno.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Fu costruita sulla preesistente porta Picena distrutta da Gneo Pompeo Strabone e ritrovata durante gli scavi condotti nel XX secolo.

Attraverso di essa si immetteva la via Salaria in città, tra il declivio del colle dell'Annunziata, cui sono addossati i resti del teatro romano, ed il fiume Tronto.

L'armata imperiale di Federico II portò distruzione nella città e i danni che subirono molte opere architettoniche furono ingenti. Tra i restauri necessari ci fu anche questo di porta Gemina cui viene aggiunta una seconda serie di archi medioevali davanti a quelli romani.

Nel periodo medioevale la porta fu inglobata nel sistema fortificato della città e per il passaggio di ingresso e di uscita si utilizzava un solo arco, l'altro era inutilizzato per la presenza di una piccola chiesa che occupava lo spazio tra le mura romane e quelle medioevali. Nel 1800 venne di nuovo riaperta integralmente.

Al fianco della porta si eleva un torrione merlato a base circolare del XIII secolo.

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

Architettonicamente è una tipica costruzione romana del I secolo a.C., con la sua monumentalità, ricorda costruzioni dello stesso periodo storico, realizzata con grossi massi di pietra, squadrati e non cementati tra loro.

Costituita da due fornici impostati su tre massicci pilastri, in conci di travertino, a base quadrata con lato di metri 1,80 sviluppa un'altezza di 6,75 m ed una larghezza di 9,47 m. I due fornici sono alti 5,70 m e larghi 2,95 m.

Una cornice raccorda gli archi e si prolunga anche sui pilastri laterali. All'interno dei due archi sono ancora oggi visibili i solchi che alloggiavano le saracinesche.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giambattista Carducci, Su le memorie e i monumenti di Ascoli nel Piceno, Arnaldo Forni Editore, Fermo, 1853, pp. 177– 181;
  • Antonio Rodilossi, Ascoli Piceno città d'arte,"Stampa & Stampa" Gruppo Euroarte Gattei, Grafiche STIG, Modena, 1983;

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN245844485 · GND (DE4654598-0
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