Paolo Manuzio

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Paolo Manuzio

Paolo Manuzio (in latino Paulus Manutius; Venezia, 12 giugno 1512Roma, 6 aprile 1574) è stato un editore, tipografo e umanista italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Marca tipografica di Paolo Manuzio, recante il nome del padre Aldo

Figlio terzogenito di Aldo Manuzio, ne raccolse l'eredità a partire dal 1533, quando prese in mano le redini della famosa stamperia paterna, fino ad allora gestita dal nonno materno Andrea Torresano e dai suoi eredi. In questa veste curò, in particolare, l'edizione di testi latini, mantenendo lo stile e le innovazioni tipografiche introdotte con le aldine.

Si occupò anche, dal 1558, per conto di Federico Badoer, della tipografia dell'Accademia della Fama, mentre dal 1561 si trasferì a Roma, che sarebbe diventata la seconda città per la produzione del libro[1]. Qui, infatti, diresse la Stamperia del popolo romano, istituita nello stesso anno da Papa Pio IV, monopolizzando, di fatto, i privilegi di stampa relativi ai più importanti testi approvati dal Concilio di Trento, fra i quali il Catechismo e il Messale, peraltro chiedendo e ottenendo, dal pontefice, che l'autorizzazione - in considerazione dell'elevata domanda - fosse estesa anche a tipografi di altri luoghi[2].

Erudito, di formazione umanistica, scrisse numerose dissertazioni, in particolare sulle antichità romane, fra le quali il De legibus (1557) e il De senatu (1581), e commentò diverse opere di Cicerone, come ad esempio le epistole a Pomponio Attico. e a Junio Bruto. Curò in tre libri, in volgare, a partire dal 1542, le Lettere di diuersi nobilissimi huomini et eccellentissimi ingegni.[3]. Molte sue prefazioni a testi latini uscirono postume, a cura del figlio Aldo, nel 1580, come postume furono pubblicate le sue Lettere rinvenute nella Biblioteca Ambrosiana[4].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

De gli elementi e di molti loro notabili effetti, 1557

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ F. Barberi, Paolo Manuzio e la stamperia del popolo romano (1561-1570): con documenti inediti, Tip. Cuggiani, Roma 1942.
  2. ^ L. Braida, Stampa e cultura in Europa tra XV e XVI secolo, Laterza, Bari-Roma 2000, pp. 118-119.
  3. ^ Lettere volgari di diuersi nobilissimi huomini et eccellentissimi ingegni.
  4. ^ Lettere di Paolo Manuzio esistenti nella Biblioteca Ambrosiana.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Tiziana Sterza, MANUZIO, Paolo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 69, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2007. URL consultato il 12 agosto 2017. Modifica su Wikidata
  • Tiziana Sterza, Paolo Manuzio editore a Venezia (PDF), "Acme, Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli studi di Milano", vol. 61, 2, 2008, pp. 123-167.
  • Lodovica Braida, Libri di lettere. Le raccolte epistolari del Cinquecento tra inquietudini religiose e “buon volgare”, Bari, Laterza, 2009 (collana “Quadrante Laterza”).

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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