Palazzo Sertini

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Palazzo Sertini
Palazzo Sertini
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
LocalitàFirenze
Indirizzovia de' Corsi 1
Coordinate43°46′19.85″N 11°15′07.78″E / 43.772181°N 11.252161°E43.772181; 11.252161
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Usosede locale della banca Intesa Sanpaolo
Pianitre

Palazzo Sertini si trova in via de' Corsi 1, angolo via de' Pescioni, a Firenze, davanti alla fiancata sud della chiesa di San Gaetano.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il palazzo è di origine tre/quattrocentesca e risale al tempo in cui era proprietà della famiglia Sertini, una famiglia originaria di Passignano e Castelfiorentino, che si inurbò nel XIV secolo prendendo il nome dal capostipite Ser Tino di Ser Vermiglio ("Ser" era l'appellativo per i notai).

Stemma

Della prima costruzione sono ancora apprezzabili resti di bozzato angolare al piano terreno e, sempre a questo livello, tra le finestre, tracce di nove mensoloni in pietra che dovevano sostenere lo sporto sulla strada, fatto demolire in base alle disposizioni del governo cittadino, nonostante i tentativi dell'allora proprietario, Giulio de' Nobili, di preservarlo nella sua originaria configurazione. La ricostruzione, a determinare le forme ancora sostanzialmente odierne, è databile a dopo il 1490 e, secondo Walther Limburger, ricorda la maniera di Baccio d'Agnolo (soprattutto riguardo alle finestre rettangolari quadripartite da incrociature in pietra, come a palazzo Bartolini Salimbeni).

Al XVI secolo risale la decorazione a graffiti di una parte del paramento esterno ad opera di Andrea Feltrini. Con la scomparsa della famiglia nel XVII secolo, le loro proprietà passarono ai De Nobili, per poi pervenuire agli Incontri, ai Corsi, agli Arcovati e ai Visconti.

Notevole fu il rischio di abbattimento completo durante l'epoca del Risanamento di Firenze, quando venne lambito dal "piccone demolitore" che aprì via dei Pescioni.

Nel 1903 furono restaurati i graffiti, già ripassati nell'Ottocento. Al 1904 si data un restauro della porta su via de' Corsi e, nel 1926, l'allargamento della porta su via dei Pescioni. All'inizio degli anni novanta del Novecento l'edificio ha subito un ulteriore intervento complessivo.

Tra il 1917 e il 2020 l'edificio è stato sede dellaBanca Commerciale d'Italia, ora della Banca Intesa Sanpaolo (che di fatto ha occupato anche l'edificio di via dei Pescioni 1 fino a luglio 2020). Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.

Nel luglio 2020 palazzo Sertini è stato acquistato da Alexandra Lavranos per il gruppo LXL.com. Il piano terra di via dei Corsi e via dei Pescioni sarà ristrutturato per finalità commerciali e il primo piano sarà destinato a sede europea della società.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

I graffiti

Attualmente l'immobile, articolato su tre piani, presenta su via dei Pescioni un breve fronte di due assi, estendendosi poi per sette assi (più due laterali con diversa configurazione delle finestre) su via de' Corsi. Le bucature sono rettangolari, architravate al piano nobile e allineate su un ricorso in pietra che funge da marcadavanzale. Anche il portale, soprelevato di due gradini rispetto al piano stradale, è architravato e incorniciato in pietra. Corona il tutto una gronda alla fiorentina di significativo aggetto.

Ciò che caratterizza il palazzo (e a lungo gli ha dato fama) è tuttavia, su tutto il prospetto dal lato di via dei Pescioni e nella zona superiore del piano terreno su via de' Corsi, una decorazione a graffito originariamente tracciata da Andrea Feltrini (secondo Giorgio Vasari) e in buona parte rifatta nell'Ottocento, quando l'edificio subì radicali restauri. A proposito del restauro del 1903, scriveva Guido Carocci su Arte e Storia: "de' graffiti lodati dal Vasari non restarono che pochi tratti al disotto degli sporti troncati e quelli della piccola facciata laterale, sufficienti però a darci una chiara idea della bellezza e della originale genialità di quella ricca decorazione".

Anche il portale è architravato e incorniciato dalla pietra, con due gradini. Al primo piano sono alcuni semplici ferri portabandiera. Al centro della facciata, sopra le finestre del primo piano, è uno scudo con cornice in pietra che reca l'arme della famiglia Sertini (di rosso, alla croce di Sant'Andrea d'oro, accantonata da quattro stelle a otto punte dello stesso, con il capo cucito d'Angiò).

Dall'ampio ambiente voltato che occupa per tutta la sua profondità l'edificio dal lato di via dei Pescioni si accede ad altri ambienti, con stesse caratteristiche architettoniche che tuttavia si trovano in corrispondenza del fronte dell'edificio segnato con il numero civico 1.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Filippo Baldinucci, Notizie dei professori del disegno da Cimabue in qua, con nuove annotazioni e supplementi per cura di Ferdinando Ranalli, 5 voll., Firenze, V. Batelli e Compagni, 1845-1847, II, 1846, p. 218;
  • (DE) Leopold Gmelin, Die Sgraffiti des Palazzo Corsi in Florenz, in Zeitschrift für Bildende Kunst, XVI, 1881;
  • Ministero della Pubblica Istruzione (Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti), Elenco degli Edifizi Monumentali in Italia, Roma, Tipografia ditta Ludovico Cecchini, 1902, p. 256;
  • Walther Limburger, Die Gebäude von Florenz: Architekten, Strassen und Plätze in alphabetischen Verzeichnissen, Lipsia, F.A. Brockhaus, 1910, n. 651; (DE)
  • L’illustratore fiorentino. Calendario storico per l’anno ..., a cura di Guido Carocci, Firenze, Tipografia Domenicana, (1914) 1913, p. 40;
  • Augusto Garneri, Firenze e dintorni: in giro con un artista. Guida ricordo pratica storica critica, Torino et alt., Paravia & C., s.d. ma 1924, p. 127, n. LXXXVI;
  • Gunter Thiem, Christel Thiem, Toskanische Fassaden-Dekoration in Sgraffito und Fresko: 14. bis 17. Jahrhundert, München, Bruckmann, 1964, pp. 91–93, n. 42, tavv. 88-98; (DE)
  • Walther Limburger, Le costruzioni di Firenze, traduzione, aggiornamenti bibliografici e storici a cura di Mazzino Fossi, Firenze, Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, 1968 (dattiloscritto presso la Biblioteca della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze Pistoia e Prato, 4/166), n. 651;
  • I Palazzi fiorentini. Quartiere di San Giovanni, introduzione di Piero Bargellini, schede dei palazzi di Marcello Jacorossi, Firenze, Comitato per l’Estetica Cittadina, 1972, p. 63, n. 100;
  • Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, I, 1977, p. 268;
  • Virgilio Buoncristiani, Le 'grottesche' di Andrea di Cosimo Feltrini, in Notiziario, XIX, 1983, 106, pp. 4–8.
  • Marcello Vannucci, Splendidi palazzi di Firenze, Le Lettere, Firenze 1995 ISBN 887166230X
  • Franco Cesati, Le strade di Firenze. Storia, aneddoti, arte, segreti e curiosità della città più affascinante del mondo attraverso 2400 vie, piazze e canti, 2 voll., Roma, Newton & Compton editori, 2005, I, p. 186;
  • Eleonora Pecchioli, ‘Florentia Picta’. Le facciate dipinte e graffite dal XV al XX secolo, fotografie di Antonio Quattrone, Firenze, Centro Di, 2005, pp. 58–67.
  • S. Mori, Comunità francescana e devozione di famiglie castellane nel medioevo, in La chiesa di San Francesco a Castelfiorentino, Olschki, Firenze 2005, pp. 1–27.

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