Nilo di Sora

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San Nilo di Sora
San Nilo di Sora in un'icona del 1908
 

Monaco

 
NascitaMosca, 1433
MorteIsola di Stolobnij, 7 maggio 1508
Venerato daChiesa ortodossa russa
Ricorrenza7 maggio

Nilo di Sora, o Nil Sorskij (in russo: Нил Сорский), al secolo Nikolaj Majkov (Николай Майков) (Mosca, 1433Isola di Stolobnij, 7 maggio 1508), è stato un monaco cristiano e mistico russo, capo spirituale dei "nestjažateli". È venerato come santo dalla Chiesa ortodossa russa.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

La vita monastica e i pellegrinaggi[modifica | modifica wikitesto]

Nikolaj Majkov lavorò come scriba e copista prima di divenire monaco con il nome di Nilo. Prese i voti presso il monastero di San Cirillo di Beloozero, che era noto per la sua posizione critica nei confronti della proprietà monastica. A suo tempo lo stesso fondatore del monastero, Cirillo del Lago Bianco, rifiutò delle terre offertegli in dono da vari nobili devoti. I suoi seguaci adottarono gli stessi comportamenti e divennero noti con l'appellativo di "starcy dell'Oltre Volga". L'egumeno Paisij Jaroslavov ebbe grande influenza su Nilo, che diventerà la guida del gruppo.[1]

In seguito il futuro santo intraprese viaggi alla volta dei luoghi più importanti del cristianesimo ortodosso, dalla Terra santa a Costantinopoli e al Monte Athos. Questi viaggi gli consentirono di familiarizzare con la dottrina mistica dell'esicasmo e con la letteratura patristica. Al suo ritorno in Russia nel 1473, fondò un chiostro presso il fiume Sora - non lontano dal monastero di Kirillo-Beloserskij - e vi si stabilì con i suoi seguaci. Qui si dedicò assiduamente alla scrittura.[2]

Il caso dell'eresia di Novgorod[modifica | modifica wikitesto]

San Nilo fu coinvolto nella questione dell'eresia di Novgorod, riguardante la setta dei cosiddetti "giudaizzanti". Sembra che nei confronti di essa l'atteggiamento del santo e di Paisij Jaroslavov si dimostrò più tollerante rispetto a quello del resto del clero, guidato dall'arcivescovo Gennadio di Novgorod e da Giuseppe di Volokolamsk. Nel 1489 Gennadio intraprese la strada della lotta contro gli eretici e chiese all'arcivescovo di Rostov di consultare Nilo di Sora e Paisij Jaroslavov, al fine di ottenere la loro assistenza. Tuttavia, i resoconti storici non mettono in luce il risultato dei colloqui. Quello che è noto è che i due monaci presero parte al sinodo del 1490 che trattò il tema dell'eresia e ne influenzarono le decisioni finali. Mentre inizialmente il clero si schierò a favore del rogo per tutti gli eretici, al termine del sinodo prevalse una linea più morbida e solo in pochi furono puniti e semplicemente spretati. Nonostante ciò, negli anni a seguire vi furono comunque casi di uccisioni di eretici a Novgorod e Mosca.[3]

Insegnamento ed influenza[modifica | modifica wikitesto]

Gli insegnamenti di Nilo di Sora si svilupparono secondo una linea di misticismo ed ascetismo vicina alla sensibilità dell'esicasta Gregorio del Sinai. Ciò presupponeva che i seguaci si concentrassero sul loro mondo interiore e sulle loro esperienze spirituali come mezzo per giungere all'unità con Dio. Nilo inoltre chiedeva ai monaci di svolgere attività lavorative produttive ed era favorevole a riforme monastiche improntate al mantenimento di uno stile di vita semplice e modesto. Al Sobor del 1503 rappresentò la posizione dei "nestjažateli" (non-possessori), contrari alla proprietà fondiaria monastica, in polemica con i seguaci di Giuseppe di Volokolamsk. In quell'occasione fu supportato dal suo discepolo Vassian Patrikeev che, in seguito, divenne uno dei suoi successori.

Culto[modifica | modifica wikitesto]

Non si hanno date certe sulla canonizzazione di San Nilo, tuttavia si presume che sia avvenuta a metà del diciassettesimo secolo.

È celebrato il 7 maggio, giorno in cui ricorre l'anniversario della sua morte nel 1508.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Enrico Morini, La Chiesa ortodossa: storia, disciplina, culto, Edizioni Studio Domenicano, Bologna, 1996, p. 203.
  2. ^ George Maloney, Nil Sorsky: The Complete Writings, Paulist Press, Mahwah, 2003.
  3. ^ Andrei Pliguzov, Archbishop Gennadii and the Heresy of the 'Judaizers', Harvard Ukrainian Studies 16(3/4), December 1992, pp. 269-288.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN95272440 · ISNI (EN0000 0001 0927 3353 · BAV 495/234161 · CERL cnp00399166 · LCCN (ENn93010667 · GND (DE118734954 · BNF (FRcb12628382t (data) · J9U (ENHE987007273712805171 · WorldCat Identities (ENlccn-n93010667