Nicocle di Sicione

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Nicocle (in greco antico: Νικοκλῆς?, Nikoklès; ... – dopo il 251 a.C.) fu tiranno di Sicione nel 251 a.C.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Secondo il resoconto di Plutarco, ricavato dalle Memorie di Arato di Sicione, nel 251 a.C. Nicocle prese il potere a Sicione assassinando Pesia, che era succeduto al figlio Abantida dopo l'uccisione di quest'ultimo. Plutarco afferma che assomigliava per crudeltà all'antico tiranno di Corinto Periandro.[1] Nicocle rimase in carica solo quattro mesi e in questo periodo esiliò ottanta cittadini, rischiando anche che la città cadesse in mano agli Etoli: nel frattempo il giovane Arato, dopo aver tentato di ricevere aiuti dal re di Macedonia Antigono Gonata e dal re d'Egitto Tolomeo II, raccoglieva attorno a sé tutti gli esuli di Sicione[2] e organizzava un minuzioso piano per rovesciare la sua tirannide.[3] Introdottisi di notte a Sicione pur con varie difficoltà, il giorno dopo Arato e i suoi seguaci invitarono il popolo a lottare per la libertà:[4] tutti gli abitanti andarono ad incendiare il palazzo reale e s'impossessarono delle ricchezze che vi erano ammassate, mentre Nicocle fuggì grazie a dei cunicoli sotterranei.[5] Questa stessa vicenda, molto più riassunta, è riferita anche da Pausania il Periegeta,[6] mentre Polibio la nomina di sfuggita, aggiungendo che collaborò anche Filopemene,[7] come riporta anche Plutarco.[8] Anche Cicerone in seguito cita la destituzione di Nicocle come merito di Arato.[9]

La fuga di Nicocle pose fine ad un periodo di tirannide che a Sicione era durato ben cinquant'anni e spianò la strada alla sua entrata nella lega achea, che crebbe notevolmente di importanza; fu inoltre la prima impresa di Arato, che in seguito fu uno degli strateghi più importanti della lega. Nessun autore nomina più Nicocle dopo la sua fuga.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Plutarco, Arato, 3.
  2. ^ Plutarco, Arato, 4.
  3. ^ Plutarco, Arato, 5-7.
  4. ^ Plutarco, Arato, 8.
  5. ^ Plutarco, Arato, 9.
  6. ^ Pausania, Periegesi della Grecia, II, 8.
  7. ^ Polibio, Storie, X, 22.
  8. ^ Plutarco, Filopemene, 1.
  9. ^ Cicerone, De officiis, II, 81.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie
Fonti secondarie