Moshe Pesach

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Moshe Pesach (Larissa, 1869Volos, 13 novembre 1955) è stato un rabbino greco che, grazie ai suoi sforzi e con l'assistenza delle autorità greche, riuscì a salvare la maggior parte delle persone della comunità ebraica della città durante l'Olocausto.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Larissa nel 1869, studiò letteratura e filosofia ebraica a Salonicco. Dal 1892 fu rabbino della comunità ebraica di Volos.[1][2] All'inizio del XX secolo, la città di Volos aveva una vivace comunità ebraica: da circa 500 persone note nel 1896, salì a circa 2.000 nel 1930, prima di diminuire drasticamente a 882 membri nel 1940 per l'emigrazione avvenuta principalmente verso le grandi città come Salonicco e Atene, o all'estero.[3] Nel 1939, fu insignito della Croce d'Oro dell'Ordine della Fenice da re Giorgio II di Grecia.[2]

Dopo l'invasione tedesca della Grecia nell'aprile 1941, fu attivo in clandestinità aiutando gli Alleati a fuggire dalla Grecia occupata verso il Medio Oriente.[2] Durante i primi anni dell'occupazione, Volos era controllata dall'esercito italiano. Nel 1943, quando i tedeschi iniziarono a deportare gli ebrei nella zona di occupazione, a Salonicco e in Macedonia, in città arrivarono alcuni rifugiati e molti ebrei di Volos fuggirono verso Atene o nella campagna circostante.

Dopo l'armistizio italiano del settembre 1943, i tedeschi occuparono la città.[3] Il 30 settembre, il comandante tedesco Kurt Rikert, convocò Pesach nel suo ufficio e chiese un elenco degli ebrei e delle loro proprietà entro le 24 ore successive, apparentemente allo scopo di determinare le razioni di cibo necessarie. Sospettando le vere motivazioni dei tedeschi, Pesach riuscì a ottenere una proroga del termine di tre giorni; contattò le autorità greche locali: il sindaco, il capo della polizia e il vescovo di Demetrias, Joachim Alexopoulos, che a sua volta contattò il console tedesco locale, Helmut Scheffel, il quale console confermò che gli ebrei sarebbero partiti appena possibile.

Muniti di documenti di identità falsi e di una lettera del vescovo indirizzata al clero locale, i circa 700 ebrei della città si dispersero nelle campagne, dove alcuni di loro si unirono ai partigiani.[3][4][5] Circa 130 ebrei rimasero indietro, furono radunati dai tedeschi il 24 e 25 marzo 1944 e inviati nei campi di sterminio.[3][6] 117 ebrei di Volos furono uccisi nei campi, 12 furono giustiziati sul posto e circa 30 morirono di privazioni e per la fame,[3] ma le azioni di Pesach salvarono la gran parte dei cittadini ebrei di Volos (circa il 74%), la percentuale più alta in Grecia dopo Zante (dove sopravvisse l'intera comunità ebraica).[1] Pesach stesso sopravvisse tra i partigiani rifugiati sulle montagne, mentre sua moglie morì per le privazioni e i suoi due figli, insegnanti di ebraismo a Salonicco e Didymoteicho, furono catturati e giustiziati dai tedeschi.[1][4]

Dopo la liberazione Pesach tornò a Volos, divenne rabbino capo di Grecia nel 1946.[4][7] Nel 1952, il re Paolo di Grecia lo decorò con l'Ordine di Giorgio I.[2] Nell'aprile 1955, Volos fu colpita da un devastante terremoto e l'anziano rabbino fu costretto a vivere in tenda, per poi rinunciare alla sua casa per costruire una nuova sinagoga nello stesso punto.

Morì il 13 novembre 1955.[1] Nel 1957, i resti di Pesach e di sua moglie Sara furono portati a Gerusalemme e sepolti accanto a Ben-Zion Meir Hai Uziel. La sua vasta biblioteca è stata trasferita presso l'Istituto Ben-Zvi.[7] Il 16 aprile 2015, il ruolo tenuto da Pesach è stato commemorato in una cerimonia speciale da B'nai B'rith e dal Fondo Nazionale Ebraico presso la Foresta dei Martiri a Gerusalemme.[4][7]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Ordine della Fenice - nastrino per uniforme ordinaria
Ordine Reale di Giorgio I - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d (EL) Margariti Kiki, Ο ραβίνος που έσωσε τους Εβραίους του Βόλου από το Ολοκαύτωμα, 18 Aprile 2015. URL consultato il 19 Aprile 2015.
  2. ^ a b c d (EL) Τα εβραϊκά ονοματεπώνυμα στην Ελλάδα από το αρχείο του Ιωσήφ Σιακκή: Βιογραφικά σημειώματα, su elia.org.gr, Hellenic Literary and Historical Archive. URL consultato il 19 Aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2015).
  3. ^ a b c d e Shmuel Spector e Geoffrey Wigoder, Volos, in The Encyclopedia of Jewish Life Before and During the Holocaust, Seredina-Buda–Z, n. 3, New York, New York University Press, 2001, pp. 1411–1412, ISBN 9780814793787.
  4. ^ a b c d Silverman Anav, The Rabbi and Bishop Who Saved a Greek Jewish Community, Huffington Post, 16 Aprile 2015.
  5. ^ Katherine Elizabeth Fleming, Greece--a Jewish History, Princeton University Press, 2008, p. 139, ISBN 978-0-691-10272-6.
  6. ^ Bowman Steven, The Agony of Greek Jews, 1940–1945, Stanford University Press, 2009, p. 70, ISBN 978-0-8047-7249-5.
  7. ^ a b c B’nai B’rith World Center And KKL-JNF to Recognize Greek Rabbi who Saved Hundreds of Jews During Holocaust, su bnaibrith.org, B'nai B'rith International, 13 Aprile 2015. URL consultato il 19 Aprile 2015.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN70145304381178570291 · J9U (ENHE987007588551405171 · WorldCat Identities (ENviaf-70145304381178570291