Martin Parr

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Martin Parr a Rennes, 2010

Martin Parr (Epsom, 23 maggio 1952) è un fotoreporter britannico.

Martin Parr è un fotografo inglese, conosciuto per lo stile asciutto e diretto della sua fotografia, definita spesso "sociale" e dolce amara. Riconosciuto tra i fotografi meno politicamente corretti di sempre e di certo tra i più influenti.[1] Martin Parr detiene il record assoluto di più esposizioni contemporaneamente: nel 2000 è stato infatti esposto il suo progetto “Common Sense” in 40 sedi disposte in dieci paesi diversi.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

«Quando si cerca di rinchiudermi in una categoria, cerco immediatamente di uscirne»

Matin Parr nasce e cresce ad Epsom,[2] un quartiere medio borghese di Londra, famoso per la sua eccellente vivibilità. Proprio questo contesto borghese sarà al centro delle critiche artistiche del fotografo. Si avvicina alla fotografia fin da giovane grazie al nonno, fotografo amatoriale ma che incoraggia fortemente il nipote a percorrere quella strada e sviluppare il suo talento. Martin di fatti studia fotografia presso il politecnico di Manchester e tra il ’70 e il ’73, partecipa a numerosi concorsi fotografici.

Dal '74 invece inizia al insegnare, non abbandonando mai la sua passione ma anzi realizzando diverse opere tra cui Bad Weather (1984), The Last Resort (1986),[3] The Cost of Living (1989), Common Sense (1999), che avranno un discreto successo. Inizia la sua carriera come fotografo di strada e tra le sue più grandi ispirazioni vi sono il bianco e nero di Henrì Cartier-Bresson e Bill Brandt, ciò nonostante fin dai primi anni '80 il fotografo inglese si allontana dai classici elaborando un suo stile.

Negli anni '90, dopo diverse pubblicazioni viene presentato da Cartier-Bresson alla prestigiosa agenzia di fotografia Magnum, alla quale viene ammesso anche se con non poche controversie. Molto attento alle questioni politiche, quando l'Inghilterra decide di intraprendere un atteggiamento di chiusura nei confronti del mondo, Parr inizierà a viaggiare passando dall'Occidente fino al Giappone.[4]

Nella sua carriera vi è anche una parentesi musicale: la direzione del videoclip musicale London dei Pet Shop Boys nel 2003. Molto eclettico e votato per la modernità, Parr si è più volte cimentato con la produzione video ed oggi lavoro molto con i nuovi media digitali, con la televisione e i social network, rientrando tuttora tra i fotografi più dinamici e più noti, collezionando premi, organizzando mostre e presentando diverse esposizioni.[4]

Dal 2004 al 2012 è stato professore presso l'Università del Galles.

Lo stile[modifica | modifica wikitesto]

«Sono stato uno dei primi a rompere quella tradizione umanistica radicata nella generazione precedente di fotografi. Qualcuno mi ha definito un approfittatore, un cinico, persino un fascista»

Di lui Henri Cartier-Bresson diceva che veniva da un altro pianeta, proprio a sottolineare lo stile eclettico e riconoscibilissimo del fotografo inglese, unico nel suo genere. Una delle cifre stilistiche dell'autore è il rimando al caos: le sue foto sembrano a prima vista fatte a caso, sciape, con il flash sparato in faccia ai soggetti, anche in pieno giorno. Ha lavorato con ambiti innovativi all'epoca, come ad esempio il cibo che diventa un mezzo per reinterpretare la società (in particolar modo il cosiddetto Junk food).[5] I temi trattati sono molto specifici e particolari, in un'intervista:

«Il mondo è pieno di fotografie di cose come i circhi, gli ospedali psichiatrici e il carnevale, che la gente fotografa perché questi soggetti permettono di realizzare buone immagini. Non è che la gente si interessi ai circhi o agli ospedali psichiatrici più che ad altro; è solo che questi sono classici soggetti fotografici. Come le zone di guerra, con la loro alta drammaticità. Il linguaggio e gli argomenti della fotografia sono molto limitati. Ancora adesso, c’è gente che si aspetta di poter entrare a Magnum mostrando foto di prostitute o drogati. Ma si tratta di soggetti che vedi continuamente mentre ce ne sono molti altri a cui nessuno si interessa mai.»

nei suoi scatti Parr mescola spesso realtà e artificio, grazie a effetti come flash, giochi di luce e tecniche particolari. Allo stesso modo gioca spesso con i codici della pubblicità, sconvolgendoli e ribaltandoli nei suoi scatti. Martin Parr è famoso per aver infranto tutte le regole della fotografia moderna, pur producendo scatti molto comunicativi e che funzionano alla perfezione, inserendosi nello spettro dei più grandi sperimentatori e innovatori della fotografia.[6] Anche quando il fotografo vuole trattare temi crudi e di grande importanza sociale le sue fotografie sono sempre dai toni allegri e colorati, con uno spiccato utilizzo dell'ironia:

«Ho la sensazione che a raccontare storie tristi e deprimenti nessuno ti darebbe retta. Ecco perché le mie fotografie sono allegre e colorate e, spero, accessibili, perché voglio fare partecipare lo spettatore, non voglio annoiarlo...»

Sempre presente nei suoi scatti è una critica aspra alla società ed al suo perbenismo. Tra i tratti salienti del suo stile fotografico troviamo: la composizione inusuale della foto ottenuta grazie ad accostamenti bizzarri, a rappresentare il ridicolo ed il paradosso del quotidiano. Una saturazione estrema dei colori, inquadrature vicinissime al soggetto tese a catturare ogni singolo dettaglio, l'utilizzo del flash anche in pieno sole per esasperare i colori e renderli accesi ai confini dell'inverosimile. Tra i temi toccati: l'Inghilterra sotto il pugno duro della Tatcher, il consumismo e l'inizio del turismo di massa, i mali sociali e le patologie del quotidiano di una classe media sempre più assuefatta alla pubblicità e al consumo, il kitsch e la nevrosi moderna. Più volte è stato definito un fotografo promiscuo, affascinato dal vizio e dalla ricerca di un eccesso.[7]

Libri fotografici[modifica | modifica wikitesto]

  • Home Sweet Home, New York, 1974
  • Bad Weather, Londra, 1982
  • A Fair Day. Photographs from the West of Ireland, Wallasey, 1984
  • The Last Resort, Stochport, 1998, (anche 2009)
  • The Cost of Living, Manchester, 1989
  • Signs of Times, Manchester, 1992
  • Bored Couples, Parigi, 1993, (catalogo della mostra)
  • Home of Abroad, Londra, 1993
  • Small World, Stochport, 1995, (anche 2007)
  • West Bay, Londra 1997
  • Benidorm, Hannover 1999, (catalogo della mostra)
  • Common Sense, Stochport, 1999
  • Sguardi gardesani, Milano, 1999, (catalogo della mostra)
  • Think of England, Londra, 2000
  • Martin Parr, Londra, 2002 (anche in italiano, Contrasto, Roma)
  • Martin Parr con le poesie degli alunni dell'École Vitruve di Parigi, Bonsecours, 2005
  • Tutto Roma, Roma, 2006
  • Parr by Parr, 2010, in Gran Bretagna, Francia ed Italia
  • Up and Down Peachtree. Photographs do Atlanta, Roma, 2012
  • Real Food, Londra, 2016

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Commendatore dell'Ordine dell'Impero Britannico - nastrino per uniforme ordinaria
«Per i servizi alla fotografia.»
— 12 giugno 2021[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ redazione, Fotografi Famosi: i 22 fotografi più famosi di sempre, in Fotocomefare. URL consultato il 30 settembre 2021.
  2. ^ Giuseppe Santagata, Martin Parr – Maestri della fotografia, in Fotografia artistica. URL consultato il 30 settembre 2021.
  3. ^ redazione, Conoscete Martin Parr?, in Blog.metropolis, 21 maggio 2016. URL consultato il 30 settembre 2021.
  4. ^ a b redazione, Martin Parr: uno dei più controversi fotografi contemporanei, in ReflexMania, 13 aprile 2018. URL consultato il 30 settembre 2021.
  5. ^ Mauro Quirsi, Martin Parr, l'osservatore, in Panorama, 1º aprile 2013. URL consultato il 30 settembre 2021.
  6. ^ redazione, 5 lezioni da Martin Parr sulla fotografia, in Fotocomefare. URL consultato il 30 settembre 2021.
  7. ^ redazione, Martin Parr, il fotografo che ha immortalato vizi e nevrosi della società contemporanea, in Liberiamo, 2 luglio 2013. URL consultato il 30 settembre 2021.
  8. ^ (EN) The London Gazette, n. 63377, 12 giugno 2021, p. B9. URL consultato il 19 gennaio 2022.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN56665622 · ISNI (EN0000 0001 2134 1697 · Europeana agent/base/61029 · ULAN (EN500029893 · LCCN (ENn83149025 · GND (DE119299011 · BNE (ESXX4694501 (data) · BNF (FRcb12246267w (data) · J9U (ENHE987007567822905171 · NDL (ENJA001138529 · WorldCat Identities (ENlccn-n83149025