Mariano Valguarnera

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Mariano Valguarnera

Mariano Valguarnera (Palermo, 7 ottobre 1564Palermo, 28 agosto 1634) è stato un oratore, filologo e storico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Fabrizio Valguarnera barone di Godrano e fratello del poeta Simone, alla morte della moglie Vittoria Ferreri, figlia del Barone di Pettineo, Mariano Valguarnera abbracciò lo stato ecclesiastico e ricevette gli ordini sacri.[1] Nel 1629 compì un'importante missione diplomatica a Madrid, dove espose i diritti della città di Palermo ad essere sede dei Viceré di Sicilia. Al suo ritorno in Italia visse alla corte di Papa Urbano VIII, per conto del quale tradusse e commentò le opere di Anacreonte. Valguarnera è considerato il più antico traduttore di Anacreonte in lingua italiana. La sua versione in versi, rimasta inedita dopo la sua morte, venne pubblicata in Palermo nel 1795 dall'erudito siciliano Rosario Gregorio.[2]

Valguarnera fu amico di molti celebri letterati, come Giovan Battista Marino, che gli dedicò il sonetto Chi ti toglie a Parnaso, e chi ti fura[3], Antonio Bruni e Gabriello Chiabrera, che gli dedicò un'ode.[4] Vincenzo Gramigna gli intitolò uno dei suoi dialoghi, stampati a Napoli nel 1615, Il Valguarnera, ovvero della Bellezza.[5]

L'opera più importante di Valguarnera è il Discorso dell'origine ed antichità di Palermo e dei primi abitatori della Sicilia, pubblicato nel 1614.[1][6] «Il Discorso era una prova di indiscutibile rilievo, solida nella discussione delle fonti sacre e profane, ricca di erudizione italiana e largamente intrisa della ormai agguerritissima filologia d’oltralpe, da Adrien Turnèbe a Marc Welser[7]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Ortolani (1817).
  2. ^ Gioacchino Di Marzo, Biblioteca storica e letteraria di Sicilia: Diari della città di Palermo dal secolo XVI al XIX, vol. 2, Palermo, A. Forni, 1869, p. 283.
  3. ^ In Rime varie 15, con la rubrica: «Al signor Mariano Valguarnera, gentiluomo siciliano, amico carissimo dell'autore, mentre abbandonando gli studi della poesia, si era volto a quelli della legge».
  4. ^ Gabriello Chiabrera, Rime, Roma, Presso il Salvioni, 1718, pp. 119-122.
  5. ^ Vincenzo Gramigna, Dialoghi, e discorsi di Vincenzo Gramigna all'illustrissimo, & eccellentissimo signor don Vincenzo Luigi di Capua, Napoli, nella stamparia di Lazzaro Schoriggio, 1615, p. 155.
  6. ^ Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Modena, Presso la Società tipografica, 1793, p. 391.
  7. ^ Alessandro Ottaviani, Nuova scienza ed antiche questioni: Tommaso Cornelio fra i resti di un gigante «ritrovato» (PDF), in Giornale critico della filosofia italiana, vol. 91, n. 2, Sansoni, 2012, p. 299, ISSN 0017-0089 (WC · ACNP).
  8. ^ Mosheim (1723).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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