Luigi Albertini

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Luigi Albertini (Ancona, 19 ottobre 1871Roma, 29 dicembre 1941) è stato un giornalista italiano, direttore del Corriere della Sera dal 1900 al 1925.

Porta il giornalismo italiano ad un livello europeo e ne difende l'indipendenza opponendosi al fascismo.

Studia economia politica a Bologna ed a Torino, dove si occupa della questione operaia. Si reca a Londra per studiare i problemi della disoccupazione, e lì frequenta la redazione del Times, da cui apprende lo stile del giornalismo anglosassone.

Al rientro in Italia, entra nel giornalismo a Roma nel 1896, poi a Milano, al Corriere della Sera con un incarico organizzativo, e ne diviene in breve tempo il direttore.

La sua prima opera di riorganizzazione è immediatamente e profonda. Affermava: L'industria giornalistica si basa sulla fabbricazione di un prodotto rinnovato quotidianamente. Il primato del giornale bisogna dunque riguadagnarselo ad ogni nascere del sole: tutti i giorni e meglio di tutti gli altri.

Albertini è un liberale conservatore di singolare intelligenza politica e di grande onestà personale. Tra i primi a comprendere l'importanza di uno sviluppo economico del Mezzogiorno per l'Italia.

Il suo giornale diviene uno strumento di informazione ricco e moderno. Lo conduce ad un livello tecnico esemplare, a un prestigio europeo, ed a una tiratura di oltre 600mila copie.

Fra le prestigiose firme del suo giornale si ricordano Luigi Einaudi, Luigi Barzini, Giuseppe Giacosa, Scipione Borghese, Renato Simoni, Ugo Ojetti, Annie Vivanti, Gabriele D'Annunzio e Luigi Pirandello; ed intorno al "Corriere" gravitò a poco a poco tutto il mondo degli intellettuali milanesi.

Nel quarto di secolo della sua direzione, Albertini è sempre presente nella vita politica del Paese, in modo combattivo e aperto. Si oppone a quella che gli sembra la demagogia di Antonio Giolitti, appoggia l'intervento dell'Italia nella prima guerra mondiale, e dopo qualche simpatia iniziale per il fascismo ne diviene un risoluto oppositore nel 1923.

Parla contro il fascismo non solo dalle colonne del "Corriere", ma anche dai banchi del Parlamento (senatore dal 1914). Per questa sua opposizione al regime lo estromettono dalla direzione del giornale e si ritira in una sua tenuta a Torrimpietra, vicino a Roma, dedicandosi alla bonifica ed alla coltivazione razionale della terra.

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