Libellus de situ Mediolani

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Libellus de situ Mediolani
Altri titoliLibellus de situ civitatis Mediolanensis
Autoresconosciuto
Periodo998-1018
Generetrattato
Lingua originalelatino medievale

Il Libellus de situ Mediolani (o Libellus de situ civitatis Mediolanensis) è un'opera letteraria mediolatina anonima di esaltazione della città di Milano.

Contenuto[modifica | modifica wikitesto]

Venne composto durante l'episcopato di Arnolfo II da Arsago (998-1018) come prologo ad un Liber Pontificalis Ecclesiae Mediolanensis rimasto incompiuto. Diciassette manoscritti sono testimoni di questo testo.

Il Libellus incomincia ricordando il fondatore della città di Milano: il gallo Brenno. Vengono poi offerte due etimologie del nome della città: in medio amnium ("a metà tra i [due] fiumi", Ticino e Adda, o forse Olona e Lambro), oppure media lana, dal nome di un maiale mostruoso, la scrofa semilanuta, ricoperta di pelo solo per metà del corpo, che sarebbe stata trovata nel luogo in cui poi venne edificata la città.

Si passa poi a descrivere la presenza di acqua nella città, non tanto come esaltazione estetica, ma per evidenziare l'alta qualità di vita di cui godevano gli abitanti. È probabile che questa descrizione dei corsi d'acqua che attraversavano Milano risenta della descrizione biblica dei quattro fiumi che attraversano il Giardino dell'Eden (Gen 2,8-14[1]). Dopo avere decantato la felicità del sito, l'anonimo autore passa a parlare dei palazzi, delle terme, dei parchi e di tutti gli altri edifici che arricchiscono la città.

L'opera contiene anche la biografia dei primi sei vescovi di Milano: la storia della città e la sua grandezza si identificano quindi con la storia dei suoi vescovi e la loro potenza. Primo vescovo di Milano sarebbe stato addirittura san Barnaba, che avrebbe fondato la chiesa di Milano prima ancora di quando Pietro fondasse quella di Roma:

«Dopo la città di Roma, era ritenuta famosissima già da allora la ... città di Milano: questa infatti, sublime per uguale autorità, seconda solo a quella deteneva le insegne imperiali dell'Impero d'Occidente. Per questo motivo Barnaba, presi con sé alcuni compagni per compiere il ministero della predicazione - e fra essi soprattutto Anatalone che era di stirpe greca ma di retti costumi e di singolare vigore nella fede -, diresse il suo cammino verso Milano .»

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Anonymi Mediolanensis Libellus de situ civitatis Mediolani, de adventu Barnabe Apostoli et de vitis priorum pontificorum Mediolanensium. Alessandro Colombo & Giuseppe Colombo, edd. Roma: Istituto Storico Italiano, 1951 (Rerum Italicarum Scriptores).
  • Paolo Tomea. Tradizione apostolica e coscienza cittadina a Milano nel Medioevo : La leggenda di san Barnaba. Milano: Vita e Pensiero, 1993. 19-33.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gen 2,8-14, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.