Juan de Luna

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Juan de Luna (Toledo, 1575 circa – Londra, 1645 circa) è stato uno scrittore spagnolo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Juan de Luna nacque a Toledo e nel 1612, a causa dell'inquisizione, lasciò la Spagna e si trasferì in Francia per motivi religiosi, essendo lui un riformato.[1]

Soggiornò per due o tre anni a Montauban, dove frequentò la Facoltà di Teologia.[1]

Dopo una breve permanenza in Olanda, nel 1615, si stabilì a Parigi, dove lavorò come interprete di lingua spagnola e come insegnante.[1][2][3][4]

Juan de Luna si sposò a Parigi con Marguerite Rouchau, dalla quale ebbe la prima dei suoi sei figli, Anne, il 1º gennaio 1618.[1]

Un anno dopo, Juan de Luna pubblicò i suoi Diálogos familiares (Dialoghi di famiglia, 1619) a Parigi, incentrati sui proverbi e modi di parlare della lingua spagnola,[1] scritti per aiutare i francesi che volevano imparare lo spagnolo e viceversa.[2][3][4]

Dei dodici dialoghi, solo cinque sono originali, gli altri sono tratti dalle opere del linguista e lessicografo John Minsheu.[1]

Juan de Luna dedicò i Dialoghi a Luigi II di Borbone-Condé, futuro leader degli ugonotti francesi.[1]

Nel 1620 pubblicò la seconda parte di Lazarillo de Tormes, indipendente dall'anonimo Lazarillo del 1554.[1][3][4]

L'opera, basata su un giudizio critico della Spagna contemporanea, estese i contenuti anticlericali della prima parte, e quindi nonostante il successo ottenuto all'estero, la libera circolazione in Spagna dell'opera avvenne solamente molto tempo dopo, nel 1835. Il romanzo fu dedicato a Henriette de Rohan, sorella del famoso Enrico II di Rohan, capo dei protestanti francesi.[1] L'opera, composta da sedici capitoli, è animata e pittoresca e pregevole sia per il linguaggio sia per le invenzioni, ricchi di ironie antinquisitoriali.[2]

Il Lazzaro di Luna ebbe molte vicissitudini, a cominciare dalla guerra di Algeri, proseguendo con un naufragio dal quale si salvò trasformandosi in uomo-pesce, dopo di che viaggiò attraverso la Spagna fino a raggiungere Toledo, dove oltre a scoprire l'infedeltà della moglie perse anche la relativa causa processuale. Dopo varie peripezie, divenne eremita, si sposò, venne ingannato da donne di facili costumi e decise di entrare in una chiesa:

«Per finirmi la mia vita, che non poteva prolungarsi molto dato i guai che avevo passato, e per risparmiare ai preti la fatica di andarmi a prendere da un'altra parte, una volta che fossi morto.[2]»

Nel 1621, si svolsero contrasti religiosi in Francia e molti fuggirono per evitare la repressione. Juan de Luna si rifugiò in Inghilterra, a Londra, dove nel 1623, divenne pastore protestante, ristampò molte delle sue opere, insegnò la lingua spagnola per mantenersi e trascorse gli ultimi anni della sua vita.[1][3]

Opere principali[modifica | modifica wikitesto]

  • Diálogos familiares, Parigi, Miguel Daniel, 1619;
  • Segunda parte de la vida de Lazarillo de Tormes, Parigi, Rolet Bovtonne, 1620;
  • El sitio de Tonneins, Barcellona, Esteban Liberòs, 1622;
  • Arte breve y compendiosa para aprender a leer, pronunciar, escribir y hablar la lengua española, Londra, William Jones, 1623.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j (ES) Juan de Luna, su dbe.rah.es. URL consultato il 17 dicembre 2018.
  2. ^ a b c d le muse, VII, Novara, De Agostini, 1966, p. 100.
  3. ^ a b c d (ES) Juan de Luna, su biografiasyvidas.com. URL consultato il 17 dicembre 2018.
  4. ^ a b c Juan de Luna, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 17 dicembre 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (ES) J. M.ª Navarro de Adriaensens, La continuación del "Lazarillo", de Luna y la aventura del Lago Mummel en el "Simplicissimus", Amburgo, de Gruyter & Co., 1961.
  • (ES) A. Berthelot, A vueltas con Juan de Luna (y César Oudin), in BH, LXXXVI, 1984, pp. 466-472.
  • (ES) E. C. Hills, Una Gramática del Siglo de Oro (Juan de Luna, 1623), in Hispania, I, 1918, pp. 98-99.
  • (ES) J. L. Laurenti, Vida de Lazarillo de Tormes: estudio crítico de la Segunda parte de Juan de Luna, Citta del Messico, De Andrea, 1965.
  • (ES) J. M. Lope Blanch, Las gramáticas de Juan de Luna y de Jerónimo de Texeda, in Nueva Revista de Filología Hispánica, XXVI, 1977, pp. 96-98.
  • (ES) J. M. Lope Blanch, A vueltas con Jerónimo de Texeda y Juan de Luna, in BH, LXXXIV, 1982, pp. 192-196.
  • (ES) A. Morrow, El protestantismo de Juan de Luna, in Lemir: Revista de Literatura Española Medieval y del Renacimiento, V, 2001.
  • (FR) J. Pelorson, Un document inédit sur Juan de Luna (14 juin 1616), in Bulletin Hispanique, LXXI, 1969, pp. 577-578.
  • (FR) C. Sedola, Juan de Luna et la première édition de l’Arte breve, in BH, LXXIX, 1977, pp. 147-154.
  • (ES) M.ª C. Vaquero Serrano, Juan de Luna, continuador del "Lazarillo": ¿miembro de la toledana familia Álvarez Zapata?, Ciudad Real, Oretania, 2004.

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