John Broadwood & Sons

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John Broadwood & Sons
Pianoforte a coda Broadwood & Sons 1827
StatoBandiera del Regno Unito Regno Unito
   Bandiera dell'Inghilterra Inghilterra
Fondazione1728
Fondata da
Sede principaleLondra - Finchcocks
SettoreStrumenti musicali
ProdottiPianoforti
Sito webwww.broadwood.co.uk/

John Broadwood & Sons è un'azienda inglese produttrice di pianoforti, fondata nel 1728 da Burkat Shudi (Famiglia Tschudi) e continuata dopo la sua morte nel 1773 da John Broadwood.[1]

Gli albori[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia Shudi nel 1742

John Broadwood, falegname ed ebanista scozzese, andò a Londra nel 1761 e iniziò a lavorare per il produttore di clavicembali svizzero Burkat Shudi.[2] Sposò la figlia di Shudi otto anni dopo e divenne socio della ditta nel 1770. Con il declino della popolarità del clavicembalo, la ditta si concentrò sempre più sulla fabbricazione di pianoforti, abbandonando del tutto il clavicembalo nel 1793.[3]

Il figlio di Broadwood, James Shudi Broadwood, lavorava per l'azienda dal 1785 e nel 1795 l'azienda iniziò a commerciare come John Broadwood & Son.[2] Quando il terzo figlio di Broadwood, Thomas Broadwood, divenne socio nel 1808, l'azienda assunse il nome di John Broadwood & Sons Ltd, che conserva fino ad oggi.[2] Il periodo più intenso dell'azienda fu durante gli anni '50, quando venivano prodotti circa 2.500 strumenti ogni anno.[4]

Innovazioni[modifica | modifica wikitesto]

Fortepiano quadrato del 1784

Broadwood produsse il suo primo pianoforte quadrato nel 1771, dopo il modello di Johannes Zumpe e lavorò assiduamente per sviluppare e perfezionare lo strumento, spostando il somiere del pianoforte precedente, che era al lato della cassa come nel clavicordo, verso la parte posteriore della cassa nel 1781,[5] raddrizzando le chiavi e sostituendo i registri a mano con i pedali.[2] Nel 1785 Thomas Jefferson, in seguito terzo presidente degli Stati Uniti, visitò Broadwood in Great Pulteney Street, a Soho, per discutere di strumenti musicali. Nel 1789, su suggerimento di Jan Ladislav Dussek, estese la gamma del suo pianoforte a coda oltre le cinque ottave negli acuti e ancora fino a sei ottave complete nel 1794.[6] Gli strumenti perfezionati divennero popolari con musicisti come Joseph Haydn, che li usò per la sua prima visita a Londra nel 1791.[6]

Ludwig van Beethoven ricevette un Broadwood di sei ottave nel 1818, un dono di Thomas Broadwood,[7] che conservò per il resto della sua vita. Sebbene il suo udito compromesso possa avergli impedito di apprezzarne il tono,[8] sembra averlo preferito al suo Erard che aveva una estensione simile. Sopra l'etichetta della società sul bordo anteriore del somiere è possibile leggere il seguente testo: ″Hoc Instrumentum est Thomae Broadwood (Londrini) donum propter ingenium illustrissime Beethoven.″ [Questo strumento è un dono di Thomas Broadwood di Londra in riconoscimento del grande illustre genio di Beethoven.]

Fryderyk Chopin suonò su strumenti di Broadwood in Gran Bretagna, compreso il concerto tenuto alla Guildhall di Londra nel 1848. Sebbene gli piacessero i Broadwood, il musicista preferiva il marchio francese Pleyel.[9]

Anni '80 e '90[modifica | modifica wikitesto]

Dopo un lungo periodo di declino che si concluse quasi con la bancarotta, l'attività fu salvata a metà degli anni '80 da un consorzio guidato da Geoffrey Simon,[10] un appassionato pianista dilettante e imprenditore di successo di Birmingham. Simon assunse il ruolo di CEO e sotto la sua amministrazione John Broadwood & Sons entrò in un nuovo e più luminoso periodo durante il quale sono state sviluppate una serie di innovazioni. Queste hanno compreso l'edizione limitata del "Piano Linley",[11] un pianoforte verticale progettato dal Visconte Linley e dal suo partner Matthew Rice, oltre alla progettazione e alla brevettazione del pianoforte a coda "senza barre" nel 1997,[12] che fu prodotto dalla ditta Birmingham di Ladbrooke Pianos, che ne produsse una metà dozzina all'anno.

Anni 2000[modifica | modifica wikitesto]

La società detiene un Royal Warrant come produttore e accordatore di pianoforti.[13] Dopo la morte di Geoffrey Simon nel 2006, la compagnia fu acquisita nel 2008 da Alastair Laurence, costruttore di pianoforti e tecnico con legami familiari con la ditta Broadwood risalenti al 1787. In coincidenza con il cambio di proprietà, nuovi laboratori di restauro e conservazione si trovano ora a Finchcocks, Goudhurst, Kent, Inghilterra.

Archivi Broadwood[modifica | modifica wikitesto]

Gli archivi dell'azienda sono sopravvissuti. Sono tenuti presso il Surrey History Centre.[14]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Alison Latham, Broadwood, in The Oxford Companion to Music, Oxford Music Online. URL consultato l'8 maggio 2009.
  2. ^ a b c d Derek Adlam e Ehrlich, Cyril, Broadwood, in Grove Music Online, Oxford University Press, 2009. URL consultato il 5 maggio 2009.
  3. ^ Cyril Ehrlich, Introduction, in The Piano: A History, London, J. M. Dent & Sons Ltd, 1976, p. 18, ISBN 978-0-460-04246-8.
  4. ^ David Bray, The Colt Clavier Collection at 50 - A Collection in Distress?, in Harpsichord and Fortepiano, vol. 5, n. 1, Ruxbury Publications, Ltd., ottobre 1994, pp. 30-33.
  5. ^ Alfred Dolge, 2, in Pianos and their makers: a comprehensive history of the development of the piano from the monochord to the concert grand player piano, New York, Dover Publications, 1972, pp. 49, ISBN 978-0-486-22856-3. URL consultato il 5 maggio 2009.
    «broadwood and sons.»
  6. ^ a b David Wainwright, John Broadwood, the Harpsichord and the Piano, in The Musical Times, vol. 123, n. 1676, Musical Times Publications Ltd., ottobre 1982, pp. 675-678, DOI:10.2307/962117, JSTOR 962117.
  7. ^ (DE) Beethoven-Haus Bonn, Internet exhibition of the Beethoven-Haus Bonn, su da.beethoven.de, 1º aprile 2002. URL consultato il 25 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 26 luglio 2020).
  8. ^ Kenneth Mobbs e Latcham, Michael, Beethoven's Broadwood, in Early Music, vol. 20, n. 3, Oxford University Press, agosto 1992, p. 527, DOI:10.1093/earlyj/xx.3.527-b, JSTOR 3127739.
  9. ^ Iwo Zaluski e Zaluski, Pamela, Chopin in London, in The Musical Times, vol. 133, n. 1791, Musical Times Publications Ltd., maggio 1992, pp. 226-230, DOI:10.2307/1193699, JSTOR 1193699.
  10. ^ "Piano Forte" by Darwent, Charles - Management Today, June 1994 | Online Research Library: Questia, su questia.com. URL consultato il 22 marzo 2016.
  11. ^ History of John Broadwood & Sons Ltd, su broadwood.co.uk. URL consultato il 22 marzo 2016.
  12. ^ A Chronological History of the Piano - Piano Time Line, su concertpitchpiano.com. URL consultato il 22 marzo 2016.
  13. ^ Entry for John Broadwood & Sons Ltd, su royalwarrant.org, The Royal Warrant Holders Association. URL consultato il 31 gennaio 2016.
  14. ^ John Broadwood, su surreycc.gov.uk, Surrey County Council. URL consultato il 19 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 29 novembre 2014).

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