Janua Major del duomo di Benevento

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Janua Major
Autoresconosciuto
DataXII-XIII secolo
Materialebronzo
Dimensioni466×340 cm
UbicazioneDuomo di Benevento, Benevento
Coordinate41°07′54.41″N 14°46′28.18″E / 41.13178°N 14.774495°E41.13178; 14.774495

«Il maggior poema sacro dell'età romanica nel Mezzogiorno d'Italia»

La Janua Major del duomo di Benevento è una porta in bronzo (466x340 cm), risalente ai secoli XII-XIII, la cui attribuzione è incerta.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Commissione e realizzazione (XII-XIII sec.)[modifica | modifica wikitesto]

Il duomo di Benevento subì importanti lavori di restauro, come attesta la Bolla del 1217[1], durante l'episcopato di Ruggiero, monaco cassinese, reggenza durata dal 1179 fino alla sua morte nel 1221[2]. La monumentale facciata, eretta durante i lavori di restauro, è da attribuirsi al magister Rogerius, come riporta l'iscrizione sull'architrave della porta sinistra[3]. L'iscrizione, infatti, a differenza di quanto ritenuto da Meomartini[4], non si riferisce al committente del restauro, l'omonimo arcivescovo, bensì all'artista che l'ha realizzata[5], come sostenuto dallo studioso Heinrich Wilhelm Schultz[6].

Inizialmente, lo studioso Pompeo Sarnelli ipotizzò che la Janua Major potesse essere stata commissionata e realizzata in tempi antecedenti al restauro di Rogerius, ascrivibili anche alla fine dell'XI secolo e all'inizio del XII[7], poiché in un pannello della porta era rappresentato il vescovo suffraganeo di Guarda Alferia, effettivamente nominato nei diplomi pontifici soltanto dal 1151 in poi, ma presente al Concilio Provinciale di San Milone del 1075[8]. Anche Ciampini[9], Giovanni De Vita[10] ipotizzarono una datazione simile. Lo studioso locale Meomartini contestò tale tesi e attribuì la commissione e la realizzazione della Janua Major durante l'episcopato di Ruggiero "imperocché non si sa che altro Arcivescovo abbia speso più di lui per la nostra cattedrale"[11]. Barbier de Montault sostenne, invece, che la commissione si fosse avuta durante l'episcopato di Enrico, reggenza avutasi dal 1157 al 1170, e che la lavorazione della porta non possa essere avvenuta prima poiché alcuni vescovi suffraganei in essa rappresentati furono aggregati all'Arcidiocesi di Benevento da Papa Adriano IV solamente in quell'anno. Secondo tale ipotesi, la Janua Major, solo successivamente alla sua realizzazione, sarebbe stata inglobata nei grandi lavoro di restauro della facciata, attuato sotto la guida del magister Rogerius. Lo studioso Ferdinando Grassi avanzò l'ipotesi che la fusione della porta risalisse alla prima metà del XIII secolo[12].

I moderni lavori di restauro della Janua Major, iniziati nel 1990 e conclusi nel 1999, portarono alla scoperta di un'antica scritta abrasa sulla prima delle 24 formelle raffiguranti i vescovi suffraganei della cattedra beneventana, quella che rappresenta il vescovo di Lesina. Tale scritta recita "Henricus beneventanus archiepiscopus" e fu successivamente sostituita con la scritta "Lesina episcopus". Tale scoperta ha permesso di datare la commissione e la realizzazione della Janua Major dopo il mese di luglio del 1156[13].

Il terremoto (1688)[modifica | modifica wikitesto]

Il 5 giugno del 1688, alla vigilia di Pentecoste, avvenne un forte sisma, tra il X e l'XI grado della scala Mercalli, con epicentro Benevento-Cerreto Sannita. I danni che ne seguirono furono molto gravi. Nel 1693, l'arcivescovo Orsini ritenne necessario fondere le porte di bronzo della Basilica di San Bartolomeo, realizzate da Oderisio da Benevento, per restaurare la Janua Major[14][15].

I bombardamenti americani (1943)[modifica | modifica wikitesto]

Tra il 12 e il 14 settembre del 1943, la Cattedrale di Benevento fu rasa al suolo dai bombardamenti americani, con la sola eccezione della facciata che, sebbene protetta da una muraglia di sacche di sabbia, rimase comunque fortemente danneggiata, tanto da ipotizzare la necessità di abbatterla, ipotesi fortunatamente scongiurata dal successivo intervento di restauro. La Janua Major fu anch'essa duramente colpita: appariva disarticolata in ogni suo elemento, i danni furono tali da ritenerla quasi irrimediabilmente perduta. Le formelle disperse nell'enorme massa di macerie furono recuperate da Lorenzo Danieli, il quale eroicamente si adoperò nel difficile lavoro rischiando di poter essere travolto da nuovi crolli o di essere colpito da eventuali bombe non esplose[16]. Nella ricerca si ferì la mano[17]. I frammenti della porta furono conservati nella Biblioteca capitolare di Benevento.[18].

Il restauro (1988-1990)[modifica | modifica wikitesto]

Subito dopo i bombardamenti, non si ipotizzò un possibile restauro della porta. Tale ipotesi cominciò a prendere forma dopo il terremoto del 1980 quando le formelle furono montate nella cripta del duomo su un pannello di legno. Nel 1987, con l'intervento del maestro Sergio Angelucci, si constatò finalmente la possibilità di un restauro della Janua Major. I lavori di restauro cominciarono nel 1989 e terminarono nel 1990, con l'intervento di Sergio Angelucci. Il maestro, però, si dissociò al progetto di ricollocazione della porta nell'atrio della cattedrale, ossia al suo interno a circa 3/4 metri dalla posizione originaria. Il 18 dicembre del 2012 la Janua Major è stata nuovamente posta nel duomo, benedetta dall'arcivescovo Andrea Mugione alla presenza delle autorità civili[19]. All'esterno del duomo, come porta principale è stata posta una riproduzione della Janua Major.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Pannelli 5-8 e 13-16
Gesù in croce
Un maniglione
I vescovi di Limosano e di Telesia

L'opera è composta di due battenti e suddivisa in 72 pannelli delimitati da una doppia cornice di ovuli fissati, ai punti di intersezione, da rose in rilievo. I 72 pannelli sono disposti su 9 file orizzontali di 8 riquadri ciascuna.

I temi dei pannelli[modifica | modifica wikitesto]

I temi di questi 72 pannelli sono diversi: 43 di essi narrano la storia di Cristo, rappresentando nella sua interezza il mistero cristologico; 25 pannelli raffigurano l'arcivescovo metropolita di Benevento ed i 24 arcivescovi suffraganei; 4 pannelli raffigurano, invece, teste di leoni con anelli.

Elenco delle scene della vita di Gesù Cristo

  1. L'Annunciazione
  2. La Visita di Maria ad Elisabetta
  3. La nascita di Gesù
  4. L'annunzio ai pastori
  5. I re Magi
  6. I Magi ed Erode
  7. L'Adorazione dei Magi
  8. Un angelo avverte i Magi
  9. Sogno di Giuseppe (pannello perduto)
  10. La fuga in Egitto (pannello molto danneggiato)
  11. La strage degli Innocenti
  12. La presentazione al Tempio
  13. Gesù con i dottori del Tempio
  14. Il Battesimo di Gesù
  15. Le nozze di Cana
  16. Gesù chiama Pietro e Andrea
  17. Gesù chiama Giacomo e Giovanni di Zebedeo
  18. La moltiplicazione dei pani
  19. Gesù e la Samaritana
  20. L'ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme
  21. La risurrezione di Lazzaro
  22. Gesù guarisce il cieco nato
  23. L'ultima cena
  24. Gesù lava i piedi a Pietro
  25. Gesù nel Getsemani
  26. I discepoli addormentati nel Getsemani
  27. L'incontro di Gesù con i soldati
  28. Il bacio di Giuda
  29. Gesù e Caifa
  30. Giuda rifiuta i soldi del tradimento
  31. La morte di Giuda
  32. Il canto del gallo
  33. Pilato si lava le mani
  34. Gesù viene flagellato
  35. "Ecce Homo"
  36. Gesù viene aiutato dal Cireneo
  37. Gesù in croce
  38. Gesù nella tomba
  39. Gesù discende agli inferi
  40. L'Angelo annuncia alle pie donne la Risurrezione di Gesù
  41. Gesù verso Emmaus
  42. Gesù Risorto e Tommaso
  43. Gesù tra gli Angeli nella gloria

Attribuzione dell'opera[modifica | modifica wikitesto]

È ancora incerta la paternità dell'opera. Adolfo Venturi la attribuisce ad un meridionale[20], Gregorovius avanza l'ipotesi che la porta sia stata presa a Bisanzio[21] e Émile Bertaux nota nello stile dell'opera influenze carolinge e sassoni[22].

Oderisio da Benevento[modifica | modifica wikitesto]

L'ipotesi tradizionale è quella che attribuisce la realizzazione della Janua Major allo scultore Oderisio da Benevento. Costui realizzò la grande porta della Concattedrale di Troia nel 1119, mentre la piccola nel 1127. Sappiamo che Oderisio era ancora vivo nel 1151, in quanto nel 1150 realizzò una delle due porte della Basilica di San Bartolomeo a Benevento e nel 1151 realizzò l'altra, come si poteva constatare dalle iscrizioni che in esse erano incise[23]. Tale constatazione ha portato a ritenere che Oderisio abbia realizzato anche la Janua Major, in quanto la posizione originaria della Basilica di San Bartolomeo era attigua a quella della Cattedrale di Benevento. Demetrio Salazar[24] e Lenormant[25] sostennero tale ipotesi.

Barbier de Montault, pur notando influssi bizantini nello stile della Janua Major, ritenne che la porta fosse comunque opera di un artefice latino, il quale, anche se non orientale, operò in quel periodo di tempo in cui in Italia meridionale più che in qualunque altra zona della penisola si era diffusa un'arte latina arricchita e contagiata dall'arte greca[26]. Lo studioso francese identificò l'artefice latino in Oderisio[27], di cui afferma che fu certo una gloria artistica della Benevento del XII secolo.

Almerico Meomartini non condivise questa ipotesi, affermando che, osservando le porte della Concattedrale di Troia, si possa notare facilmente un'enorme divergenza di stile artistico con la Janua Major, in quanto "i quadri delle porte di Troia si riducono ad una semplice lamina piana di bronzo sulla quale Oderisio a colpi di scalpello ha inciso con semplice contorno le sue figure"[28]. Aggiunse che "di sculture in rilievo non vi sono che i rosoni con le teste di grifo portanti in bocca l'anello"[28]. Per cui, anche tenendo conto dei quarant'anni trascorsi tra la realizzazione delle porte del Duomo di Troia e la Janua, considerò l'arte di Oderisio di molto inferiore a quella della Janua Major, "il quale sapeva sì poco l'arte del fonditore da ricorrere all'opera dello scalpello"[28].

Cooperazione di più artisti[modifica | modifica wikitesto]

A queste numerose tesi, si è aggiunta l'ipotesi, avanzata dalla studiosa Paola Della Pergola, secondo cui la porta sarebbe da attribuire a due artisti distinti, a causa di alcune differenze di stile[29]. Tale tesi è stata analizzata anche dallo studioso Mario Rotili[30]. Nel 2013 è stata ipotizzato da Giovanni De Noia che gli autori dell'opera fossero addirittura tre, avanzando i nomi di Bonanno Pisano, Barisano da Trani e quello, tradizionalmente attribuito, di Oderisio da Benevento[31]. Secondo tale tesi, le prime due file di pannelli sarebbero da attribuire ad Oderisio da Benevento, i successivi 28 pannelli a Bonanno Pisano e gli altri 29 a Barisano da Trani[32].

Stile e valore artistico[modifica | modifica wikitesto]

La Janua Major è caratterizzata da uno stile prettamente romanico, tale da essere definita da Adolfo Venturi come "il maggior poema sacro dell'età romanica nel Mezzogiorno d'Italia"[33]. Numerosi sono stati gli studiosi che si sono interessati alla Janua Major: Ciampini, Sarnelli, Borgia, De Vita, Lenormant, Meomartini, Bertaux, Venturi, Leisinger, Zazo, Rotili. Guido Edoardo Mottini ha affermato: "La sicurezza della composizione e la vivacità plastica sono singolari in quest'opera imponente. La porta del Duomo di Benevento annunzia e promette i miracoli fiorentini dei secoli successivi"[34] Margotti l'ha definita, invece, "il capolavoro dell'arte beneventana"[35]. Lo studioso dell'opera Giovanni De Noia sostiene che Donatello si sia ispirato a 7 pannelli della Janua Major per attingere da essi gli elementi costitutivi delle sue opere conservate a Padova[32].

Oltre al valore artistico, la Janua Major si configura come un'importante testimonianza storica sulla civiltà medioevale di Benevento; come ricorda lo studioso Francesco Morante, la porta è da considerarsi "una testimonianza preziosa non solo per il suo intrinseco valore, ma perché uno dei pochi elementi superstiti che oggi ci rimangono per conoscere e apprezzare quel XII secolo beneventano che è stato probabilmente uno dei periodi più splendidi vissuto dalla città sannita, il cui travaglio politico non ha impedito il fiorire di una cultura e di un'arte quanto mai straordinarie[13]".

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ "Sacientes ut reddidibus beneficiorum vestrorun... secunda pars erogetur operi maioris Ecclesiae nostrae vel refectioni ipsius", cfr. F. Ughelli, Italia Sacra sive de episcopis Italiae et insularum adiacentium, 1-10, seconda ed. aucta et emendata cura et studio N. Coleti, Venetiis 1721, VIII, col. 124
  2. ^ Mario Della Vipera, Chronologia Episcoporum et Archiepiscoporum, Neapoli 1636, p. 103.
  3. ^ "Haec studio sculpsit Rogerius et bene iunxit - marmora quae portis cernuntur in istis - et quae per purum spectantur lucida murum"; citato in Giovanni de Nicastro, Benevento Sacro, a cura di Gaetana Intorcia, p. 254
  4. ^ Almerico Meomartici, I monumenti e le opere d'arte, p. 467.
  5. ^ La conferma di tale ipotesi si deve alla lettura della registrazione della morte del Magister a f. 80 dell'Obituarium S. Spiritus, ms. 28 della Biblioteca capitolare di Benevento, dove peraltro a f. 3 vi è anche l'annotazione della morte dell'omonimo e coeva arcivescovo; cfr. Giovanni de Nicastro, Benevento Sacro, a cura di Gaetana Intorcia, Stabilimento lito-tipografico editoriale De Martini, Benevento 1976, p. 254.
  6. ^ Heinrich Wilhelm Schultz, Dankmäler der Kunst des Mittalalters in Unteritalien, Dresden 1860, pp. 249 e 308.
  7. ^ Pompeo Sarnelli, Memorie Cronologiche dei Vescovi e degli Arcivescovi della S. Chiesa di Benevento, Napoli, 1691, Gius. Roselli, pag. 106 e seg.
  8. ^ Almerico Meomartini, 'I monumenti e le opere d'arte di Benevento, p. p. 440.
  9. ^ Giovanni Giustino Ciampini, Vetera Monumenta, Romae, MDCXCIV, pars secunda, pg. 24.
  10. ^ Giovanni De Vita, Alter Thesaurus antiquicatum Beneventanarum Medii Aeri
  11. ^ Almerico Meomartini, I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento, p. 442.
  12. ^ Ferdinando Grassi, I frammenti della porta di Bronzo beneventana, Napoli, Ed. Tipografica Pompeo, p. 73.
  13. ^ a b Morante.
  14. ^ Barbier de Montault, op. cit., p. 32.
  15. ^ Almerico Meomartini, op. cit., p. 439.
  16. ^ Lettere - A proposito delle porte di bronzo del Duomo di Benevento (20/02/2013), su realtasannita.it. URL consultato il 18 maggio 2016.
  17. ^ Gazzetta di Benevento, su gazzettabenevento.it. URL consultato il 18 maggio 2016.
  18. ^ Giovanni de Nicastro, op. cit. , a cura di Gaetana Intorcia, p. 265.
  19. ^ Il Quaderno, 18-12-2012.
  20. ^ Adolfo Venturi, Storia dell'arte italiana, III, Milano 1904, p. 684.
  21. ^ Ferdinand Gregorovius, Apulische Landschaften, Leipzig, Brockaus 1887, traduzione in lingua italiana di R. Mariano, Firenze 1882, p. 51.
  22. ^ Emile Bertauz, L'art dans l'Italie méridionale, Paris 1904, p. 74.
  23. ^ Pompeo Sarnelli, op. cit., pp. 95-96.
  24. ^ Demetrio Salazar, Studii sui Monumenti dell’Italia Meridionale dal IV al XIII secolo, Napoli, MDCCCLXXI, p. 69.
  25. ^ Gazette des Beaux arts 2eme periode, Tav. XXII, pag. 209, 210.
  26. ^ Xavier Barbier de Montault, Les portes de bronze de Bénévent in "Revue de l'Art chrétien", Lille 1883, pp. 26-27.
  27. ^ Barbier de Montault, op. cit., p. 26.
  28. ^ a b c Almerico Meomartini, op. cit., p. 442.
  29. ^ Paola Della Pergola, La porta di bronzo del Duomo di Benevento, in L'Arte, 1937, fascicolo 2, pp. 90-109.
  30. ^ Mario Rotili, L'Arte nel Sannio, Benevento 1952, pp. 84-90.
  31. ^ Gazzetta di Benevento, 04-07-2013.
  32. ^ a b Idem
  33. ^ Adolfo Venturi, op. cit., III, p. 684.
  34. ^ Guido Edoardo Mottini, Storia dell'Arte italiana, Ed. scolastiche Mondadori, p. 311.
  35. ^ Ne L'illustrazione Vaticana, anno 1937, n. 22.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Janua Major: la porta di bronzo del Duomo di Benevento e il problema del suo restauro: Benevento, Palazzo Arcivescovile, 13 dicembre 1987 - 28 febbraio 1988.
  • Giovanni de Noia, I veri autori. La storia della Janua Major, Midea edizioni, Benevento 2013.
  • Francesco Morante, Dove ti porta il bronzo, in La Provincia Sannita, n. 1, Benevento, Auxiliatrix, 2002. URL consultato il 15 maggio 2016.

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