Isin (città antica)

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Isin
Ishan al-Bahriyat
Ubicazione di Isin
Civiltàsumera, amorrea
Utilizzocittà
Localizzazione
StatoBandiera dell'Iraq Iraq
CittàIshan al-Bahriyat
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 31°56′00.64″N 45°17′06.75″E / 31.933512°N 45.285207°E31.933512; 45.285207

Isin (in sumero: I3-si-inki[1]) fu un'antica città-stato della bassa Mesopotamia che fiorì nel II millennio a.C., oggi corrispondente a Ishan al-Bahriyat (Governatorato di Al-Qādisiyyah, Iraq), a circa 20 km a sud di Nippur.

Non vi sono re di Isin che appartengono al periodo sumerico in quanto la “Dinastia di Isin” è originaria dello stato Amorrita, della bassa Mesopotamia, che ottenne l'indipendenza con il declino della Terza dinastia di Ur (in pratica con la caduta dell'impero sumero). La dinastia di Isin si concluse nel 1730 a.C. circa.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Inno dedicato a Iddi-Dagan, re di Isin. Iscrizione su argilla, ca. 1950 a.C.

Quando la Terza dinastia di Ur gradualmente si disgregò, verso la fine del terzo millennio a.C., le città-stato più potenti cercarono di colmare il vuoto di potere che si era creato. L'ultimo re sumero della dinastia di Ur, Ibbi-Sin, non ebbe le risorse e l'organizzazione politica necessaria per respingere le aggressive popolazioni che iniziarono l'invasione dall'Elam. Uno dei suoi governatori ufficiali, Ishbi-Erra, si trasferì da Ur a Isin e si proclamò governatore della città.

Ishbi-Erra (2017-1985 a.C.) estese il suo potere dal golfo Persico al fiume Hamazi, a discapito di Ibbi-Sin. Dopo pochi anni la caduta della dinastia di Ur, Ishbi-Erra e i suoi due immediati successori (Shu-ilishu e Iddin-Dagān) riuscirono in poco tempo ad espandere il proprio dominio e, grazie ad alcune importanti vittorie militari, costrinsero gli Elamiti a ritirarsi. Questo permise ad Isin di assumere il controllo delle importanti città commerciali e culturali di Ur, Uruk e del centro spirituale di Nippur.

Anche se non è considerato un successore della Terza dinastia di Ur, Ishbi-Erra fece alcuni tentativi per dare una continuità alla dinastia, molto probabilmente per legittimare il suo potere.

Intanto, nel resto della Mesopotamia, altre figure seguirono l'esempio di Ishbi-Erra, fondando nuove potenti dinastie a Der, Eshnunna, Sippar, Kish e Larsa.

Isin prosperò per oltre cento anni. Rovine di grandi costruzioni, come templi, sono state riportate alla luce. Inoltre sono stati scoperti molti editti reali e codici di leggi (quello di Lipit-Ishtar è uno dei più antichi conosciuti). La struttura politica centralizzata della Terza dinastia di Ur fu fondamentalmente mantenuta, con i regnanti di Isin che nominavano governatori e altri funzionari locali per esercitare la loro volontà nelle province. Inoltre le ricche rotte commerciali verso il golfo Persico rimasero una cruciale risorsa per la città.

La caduta[modifica | modifica wikitesto]

Gli esatti eventi che portarono alla disgregazione del regno di Isin sono in gran parte sconosciuti, ma alcune evidenze aiutano a far luce.

Documenti indicano che l'accesso alle risorse idriche rappresentò sempre un grande problema per Isin. La città, inoltre, subì un duro colpo quando un governatore reale della provincia di Lagash, Gungunum, si impadronì della città di Ur.

Ur era stato il principale centro commerciale del golfo e quindi questo evento paralizzò economicamente Isin. Inoltre i due successori di Gungunum, Abisare e Sumu-el (ca. 1905 e 1894 a.C.), cercarono entrambi di tagliare fuori Isin dai propri canali dirottandoli verso Larsa.

Nippur nel frattempo era stata perduta e non verrà mai più recuperata. Attorno al 1860 a.C. un usurpatore chiamato Enlil-bani si impadronì del trono di Isin, ponendo fine alla dinastia ereditaria stabilita da Ishbi-Erra 150 anni prima.

Anche se politicamente ed economicamente debole, Isin riuscì a mantenersi indipendente da Larsa per altri quaranta anni. Fu infine conquistata da Rim-Sin, re di Larsa, nel 1792 (o 1794).

Re della Prima dinastia di Isin[modifica | modifica wikitesto]

Si riporta l'elenco dei sovrani della Prima dinastia di Isin con le date di regno secondo la cronologia media:

Re della Prima dinastia di Isin[2]
Ishbi-Erra 2017-1985
Shu-ilishu 1984-1975
Iddin-Dagan 1974-1954
Ishme-Dagan 1953-1935
Lipit-Ishtar 1934-1924
Ur-Ninurta 1923-1896
Bur-Sin 1895-1874
Lipit-Enlil 1873-1869
Erra-imitti 1868-1861
Enlil-bani 1860-1837
Zambiya 1836-1834
Iter-pisha 1833-1831
Ur-dukuga 1830-1828
Sin-magir 1827-1817
Damiq-ilishu 1816-1794
annessa da Larsa 1794

Seconda dinastia di Isin[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Seconda dinastia di Isin.

Si parla di una Seconda dinastia di Isin (o Isin II) in riferimento alla quarta delle tradizionali dieci dinastie babilonesi (vedi Lista reale babilonese). Il più importante re di questa dinastia fu Nabucodonosor I (1125-1104 a.C.).

Re accadico Inizio regno Fine regno Successione
Marduk-kabit-ahheshu
Marduk-kabit-aḫḫēšu
1154 1140 Successione non chiara; nome e durata del regno di questo re sono stati tratti dalla Lista reale C[3]
Itti-Marduk-balatu
Itti-Marduk-balāṭu
1139 1132 Figlio di Marduk-kabit-ahheshu;[4] nome e durata del regno di questo re sono stati tratti dalla Lista reale C[5]
Ninurta-nadin-shumi
Ninurta-nādin-šumi
1131 1126 il nome è riportato nella Lista reale C;[5] sincronismo attestato con il re assiro Assur-resh-ishi I[6]
Nabucodonosor I
Nabû-kudurri-uṣur
1125 1104 Figlio di Ninurta-nadin-shumi;[4] sincronismo attestato con il re assiro Assur-resh-ishi I[6] e con il re elamico Khuteludush-In-Shushinak (1120-1100 ca.)[7]
Enlil-nadin-apli
Enlil-nādin-apli
1103 1100 Figlio di Nabucodonosor I[4]
Marduk-nadin-ahhe
Marduk-nādin-aḫḫē
1099 1082 Figlio di Ninurta-nadin-shumi e fratello di Nabucodonosor I[4], usurpò forse il trono di Enlil-nadin-apli, di cui era zio e che all'epoca era forse minore[8]; la Lista reale C lo indica, forse per un errore scribale, Marduk-nadin-shumi;[9] sincronismo attestato con il re assiro Tiglatpileser I[6]
Marduk-shapik-zeri
Marduk-šāpik-zēri
1081 1069 Successione non chiara;[8] la lettura del nome è stata stabilita in base alla Lista reale C e alla Cronaca di Tiglatpileser I; la Storia sincronica lo indica come Marduk-shapik-zer-mati, ma si tratta probabilmente di un errore dello scriba (che avrà scambiato il titolo MAN=šar, 're', per una parte del nome);[10] sincronismo attestato con il re assiro Assur-bel-kala[6] (o con Asharid-apil-Ekur[7])
Adad-apla-iddina
Adad-apla-iddina
1068 1047 Usurpatore, senza relazioni con gli altri re; la Storia sincronica riporta che Marduk-shapik-zer-«mati» fu messo sul trono di Karduniash dal re assiro Assur-bel-kala (ma la lettura è sintatticamente incerta) e che era figlio di Esagil-shaduni e quindi "figlio di nessuno"; la Nuova cronaca babilonese pone Adad-apla-iddina tra i re numero 7 e 12 della II dinastia di Isin, ma i nomi di tutti gli altri re cominciano con Marduk- o Nabu-; peraltro, la Lista sincronica ci informa che il settimo re della II dinastia di Isin si chiamava Adad-; la durata del regno di questo re (22 anni) è invece nota dalla Lista reale A, in cui però il nome del re è praticamente illeggibile;[11] sincronismo attestato con il re assiro Assur-bel-kala[6] (o con Asharid-apil-Ekur[7])
Marduk-ahhe-eriba
Marduk-aḫḫē-erība
1046 1046 Successione non chiara; la lettura del nome di questo re è incerta ed è stata stabilita, senza grandi certezze, sulla base di un kudurru, datato a quest'epoca sulla base di considerazioni paleografiche, che lo indica come Marduk-ahhe-eriba[11]
Marduk-zer-X
Marduk-zēra-[—]
1045 1034 Successione non chiara
Nabu-shumlibur
Nabû-šumu-libūr
1033 1026 Successione non chiara; il nome è recuperato dalla Cronaca religiosa, in cui è presente un [Na]bû-šumu-lībur[12]

Archeologia[modifica | modifica wikitesto]

Il sito ove sorgeva Isin è oggi una bassa collina ma comunque ben percepibile, che misura circa 1,5 km di diametro ed ha un'altezza massima di 8 m. Il sito di Ishan al-Bahriyat fu visitato in una singola giornata da Stephen Langdon per l'esecuzione di un sondaggio, mentre stava scavando a Kish nel 1924[13].

Gran parte degli scavi archeologici ad Isin furono compiuti tra il 1973 e il 1989, per un totale di 11 campagne di scavo, da una squadra di archeologi tedeschi guidati da Barthel Hrouda[14][15][16][17][18][19][20][21].

Tuttavia, come è accaduto per molti siti in Iraq, la ricerca è stata interrotta dalla guerra del golfo (1990-1991) e dalla guerra in Iraq (2003-2011).

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Ishbi-Erra mantenne molte delle pratiche religiose che erano fiorite nel precedente periodo di Ur III, come ad esempio il rituale sacro di unione compiuto ogni anno. Durante questo rito, il re interpreta la parte del mortale Dumuzi, e si unisce, attraverso un atto sessuale, ad una sacerdotessa che rappresenta la dea dell'amore e della guerra Inanna (nota anche come Isthar). Ciò era fatto nell'intento di rafforzare il rapporto del re con gli dei, che avrebbero donato stabilità e prosperità all'intero paese. I re di Isin, inoltre, mantennero la pratica di nominare le loro figlie sacerdotesse ufficiali del dio della luna di Ur.

Letteratura[modifica | modifica wikitesto]

La letteratura del periodo, in linea generale, mantiene e continua le tradizioni di quella di Ur III. Per esempio, la tradizione dell'inno reale, un genere iniziato nel precedente millennio, fu mantenuta. Molti inni reali scritti per i re di Isin riflettono i temi, la struttura e la lingua di Ur. A volte gli inni sono stati scritti in prima persona nella voce del re; altre volte erano richieste e preghiere di cittadini ordinari per il re.

È in questo periodo che la Lista dei re sumeri perviene alla sua forma finale, nonostante essa si basi su fonti molto più antiche. La compilazione della Lista sembra mettere in primo piano la stessa dinastia di Isin, in quanto la dinastia sembra voglia ricollegarsi ai primi (anche se a volte leggendari) re.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ ETCSL. Sumerian King List Archiviato il 30 agosto 2010 in Internet Archive.. Ultimo accesso 19 dicembre 2010.
  2. ^ Date indicate secondo la cronologia media in Liverani 2009, p. 326.
  3. ^ Brinkman 1968, p. 40.
  4. ^ a b c d Chen, p. 204.
  5. ^ a b Brinkman 1968, p. 41.
  6. ^ a b c d e Brinkman 1968, p. 69.
  7. ^ a b c Liverani 2009, p. 752.
  8. ^ a b Leick, p. 102.
  9. ^ Brinkman 1968, p. 42.
  10. ^ Brinkman 1968, p. 43.
  11. ^ a b Brinkman 1968, p. 44.
  12. ^ Brinkman 1968, p. 45.
  13. ^ Raymond P. Dougherty, An Archæological Survey in Southern Babylonia I, Bulletin of the American Schools of Oriental Research, no. 23, pp. 15-28, 1926
  14. ^ Excavations in Iraq 1972-73, Iraq, vol. 35, no. 2, pp. 192, 1973
  15. ^ Excavations in Iraq 1973-74, Iraq, vol. 37, no. 1, pp. 57-58, 1975
  16. ^ Excavations in Iraq 1975, Iraq, vol. 38, no. 1, pp. 69-70, 1976
  17. ^ Excavations in Iraq 1977-78, Iraq, vol. 41, no. 2, pp. 150, 1979
  18. ^ Excavations in Iraq 1983-84, Iraq, vol. 47, pp. 221, 1985
  19. ^ Excavations in Iraq 1985-86, Iraq, vol. 49, pp. 239-240, 1987
  20. ^ Excavations in Iraq 1987-88, Iraq, vol. 51, pp. 256, 1989
  21. ^ Excavations in Iraq 1989–1990, Iraq, vol. 53, pp. 175-176, 1991

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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