Iride (anatomia)

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Iride
Schema dell'occhio umano
Anatomia del Gray(EN) Pagina 1012
SistemaApparato visivo
Arteriaarterie ciliari posteriori
Venavene vorticose
Nervonervi ciliari brevi (ganglio ciliare)
nervi ciliari lunghi (nervo oftalmico)
Linfaticinon presenti
Sviluppo embriologicoectoderma, creste neurali, neuroectoderma
Identificatori
MeSHIris
A09.371.894.513
TAA15.2.03.020
FMA58235
Fotografia infrarossa di un'iride marrone contratta

L'iride è una membrana del bulbo oculare di colore variabile, con forma e funzione di diaframma, pigmentata, situata posteriormente alla cornea e davanti al cristallino[1]. Insieme al corpo ciliare e alla coroide forma la tonaca vascolare dell'occhio[1].

Ha la forma di un disco circolare ed è attraversata dalla pupilla, un'apertura circolare il cui diametro può cambiare proprio grazie ai movimenti dell'iride[1].

Disposizione e rapporti[modifica | modifica wikitesto]

L'iride forma la parte anteriore della tonaca vascolare dell'occhio: anteriormente l'umor acqueo la separa dalla cornea (con la quale è in continuità lateralmente) e forma la parete posteriore della camera anteriore dell'occhio; posteriormente è appoggiata al cristallino con il quale delimita la camera posteriore dell'occhio.[1]

Vascolarizzazione ed innervazione[modifica | modifica wikitesto]

Vascolarizzazione dell'iride

L'iride è irrorata dalle arterie ciliari posteriori lunghe mediale e laterale che nelle vicinanze del margine ciliare sfioccano in rami che si anastomizzano fra loro e con rami delle arterie ciliari anteriori per formare il grande cerchio arterioso dell'iride. Da tale struttura vascolare nascono rami ciliari e iridei. Questi ultimi, anastomizzano vicino al margine pupillare dell'iride a formare il piccolo cerchio arterioso dell'iride.[2]

Il sangue proveniente dall'iride viene drenato dalle vene vorticose che confluiscono nella vena oftalmica[3].

Come tutte le strutture del bulbo oculare, drenaggio linfatico si costituisce in spazi perivascolari, che comunicano con gli spazi delle meningi encefaliche dove poi la linfa si riversa[3].

L'innervazione riguarda principalmente i muscoli sfintere e dilatatore della pupilla e la parete dei vasi che vengono raggiunti da fibre visceroeffettrici dei nervi ciliari brevi (rami del ganglio ciliare) e lunghi (rami del nervo oftalmico)[4].

Il muscolo dilatatore della pupilla riceve fibre simpatiche postgangliari del ganglio cervicale superiore che riceve a sua volta fibre pregangliari dal centro ciliospinale del midollo spinale[4].

Il muscolo sfintere della pupilla riceve fibre parasimpatiche postgangliari del ganglio ciliare che a sua volta riceve fibre pregangliari dal nucleo di Edinger-Westphal[4].

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

L'iride è formata da tre strati, in senso anteroposteriore[5]: endotelio, stroma ed epitelio.

L'endotelio riveste la faccia anteriore, è in continuità con l'omologo strato corneo e presenta numerose depressioni o cripte. Lo stroma costituisce la parte più voluminosa, è formato da tessuto connettivo fibrillare e presenta una struttura muscolare anulare, il muscolo sfintere della pupilla, costituita da fasci di fibrocellule paralleli fra loro e al margine pupillare. L'epitelio è formato da uno strato interno costituito da cellule poliedriche pigmentate che ne danno un colorito scuro e uno strato esterno che continua con lo strato esterno della parte ciliare della retina ed è formato da cellule mioepiteliali che danno vita al muscolo dilatatore della pupilla.

Derivazione embriologica[modifica | modifica wikitesto]

L'iride deriva dal bordo del calice ottico che, accrescendosi verso l'interno, copre in parte il cristallino[6]. Gli strati epiteliali dell'iride derivano dai due strati del calice ottico, mentre lo stroma deriva dalle cellule delle creste neurali che migrano in sede. I muscoli, invece, derivano dal neuroectoderma del calice e quindi da una trasformazione delle cellule epiteliali in muscolari.[6].

Colore[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Colore degli occhi.
Iride umana omocromatica
Iride umana con mosaicismo cromatico

La parte dell'iride pigmentata è la faccia anteriore e tale caratteristica è dovuta al pigmento del suo strato profondo e degli strati superficiali. Lo strato profondo (parte iridea della retina) dona una colorazione scura che si modifica con il passaggio della luce, la quale subisce fenomeni di diffrazione e riporta un colorito che va dall'azzurro al grigio scuro determinando il colore fondamentale dell'iride[1]. Tale colore viene poi modificato dal pigmento, se presente, degli strati superficiali (cioè lo stroma)[1][7].

La colorazione dipende dalla presenza di melanina e nei neonati appare sempre blu chiara o grigia. Tra i VI e il X mese si assiste alla pigmentazione dell'iride e quindi alla colorazione degli occhi del bambino.[7]

L'iride può assumere colorazioni diverse: le più comuni vanno dal marrone scuro al marrone chiaro (nocciola), che sono le più diffuse; vi sono poi le tonalità del grigio, del blu, dell'azzurro e del verde chiaro (tutti caratteri recessivi), presenti con maggior frequenza nelle popolazioni del Nord Europa.

Funzione[modifica | modifica wikitesto]

La principale funzione dell'iride è quella di regolare la quantità di luce che colpisce la retina sia per motivi di salvaguardia verso la retina stessa che per una migliore visione in quanto, in condizioni di forte luminosità, la restrizione della pupilla garantisce un aumento della profondità di fuoco dei mezzi diottrici e una diminuzione delle aberrazioni[4].

Attraverso il muscolo sfintere della pupilla, che circonda il margine della pupilla, avviene il restringimento di quest'ultima (miosi); mentre con il muscolo dilatatore della pupilla, disposto a raggiera, avviene la sua dilatazione (midriasi)[4].

Patologia[modifica | modifica wikitesto]

L'aniridia è la mancanza dell'iride. Se congenita è dovuta ad una mutazione del gene Pax6[8] che causa una mancanza dello sviluppo del margine del calice ottico[7].

L'iridodialisi è una separazione localizzata o una lacerazione dell'iride dal suo attaccamento al corpo ciliare.[9][10]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Da Anastasi et al., p. 353.
  2. ^ Anastasi et al., p. 369.
  3. ^ a b Anastasi et al., p. 370.
  4. ^ a b c d e Anastasi et al., p. 355.
  5. ^ Anastasi et al., p. 354.
  6. ^ a b Moore e Persaud, p. 425.
  7. ^ a b c Moore e Persaud, p. 426.
  8. ^ Moore e Persaud, p. 427.
  9. ^ D. Cline D, H. W. Hofstetter, J. R. Griffin, Dictionary of Visual Science. 4 ed. Butterworth-Heinemann, Boston 1997. ISBN 0-7506-9895-0.
  10. ^ B. Cassin, S. Solomon, Dictionary of Eye Terminology. Gainesville, Florida: Triad Publishing Company, 1990.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Anastasi et al., Trattato di anatomia umana, volume III, Milano, Edi.Ermes, 2007, ISBN 978-88-7051-287-8.
  • Keith Moore e T. V. N. Persaud, Lo sviluppo prenatale dell'uomo, Napoli, EdiSES, 2009, ISBN 978-88-7959-348-9.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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