Hans Lachmann-Mosse

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Hans (John Rudolf) Lachmann-Mosse, fino al 1911 Hans Lachmann (Berlino, 9 agosto 1885Oakland, 18 aprile 1944), è stato un editore tedesco. Negli anni della Repubblica di Weimar diresse l'impero mediatico di Rudolf Mosse, a cui apparteneva tra gli altri il Berliner Tageblatt. Era il padre dello storico George Mosse.

Direttore della casa editrice Mosse[modifica | modifica wikitesto]

Hans Lachmann nacque a Berlino il 9 agosto 1885 da Georg Lachmann, proprietario di una fonderia di ottone, e Hedwig Sara Fannij Eltzbacher[1]. Nel 1910, dopo aver interrotto gli studi di legge a Friburgo e Berlino, entrò a far parte della casa editrice di Rudolf Mosse come contabile. Nel 1911 sposò l'unica figlia di Mosse, Felicia, e aggiunse il cognome di lei al proprio. Come suo suocero, Lachmann-Mosse praticava l'ebraismo riformato, era convinto della sua integrazione nella società tedesca ed era politicamente liberale e socialmente filantropico[2][3].

Intervistato nel 1922 dal giornale ebraico di New York, l'Hebrew Standard, Lachmann-Mosse liquidò l'obiettivo di uno Stato ebraico come una «impossibilità fisica, economica e politica» e sostenne: «la propaganda sionista rende molto più difficile per le pubblicazioni di Rudolf Mosse, in particolare per il Berliner Tageblatt, combattere gli antisemiti»[4].

Durante la rivolta spartachista del gennaio 1919, la Mossehaus, sede degli uffici editoriali nel centro di Berlino, fu occupata dai rivoluzionari marxisti. Secondo suo figlio Gerhard (George Mosse), Lachmann-Mosse passò la notte nell'edificio a discutere con Rosa Luxemburg e riuscì a far stampare e consegnare il Tageblatt del giorno successivo. In seguito Lachmann-Mosse ricordò Luxemburg come la donna più interessante che avesse mai incontrato[5].

La Mossehaus (1923) nel quartiere della stampa di Berlino

Nel 1923 Lachmann-Mosse incaricò l'architetto Erich Mendelsohn di ridisegnare la Mossehaus. Il disegno degli angoli di Mendelsohn, l'uso di listelli ed elementi scolpiti nella finestratura, ha conferito all'edificio una forma aerodinamica e futuristica e lo ha reso iconico. La Mossehaus è stata restaurata negli anni 1990[6].

Avvento del regime nazista ed emigrazione[modifica | modifica wikitesto]

Nell'aprile 1933 Lachmann-Mosse partì per Parigi per sfuggire non solo al nuovo regime hitleriano, ma anche ai suoi creditori. Sulla scia della crisi economica mondiale del 1929, questi avevano sottoposto a pignoramento la casa editrice di Berlino l'autunno precedente. Da Parigi fece convertire il gruppo editoriale in fondazione e sospese tutti i pagamenti. In merito agli scopi della fondazione scrisse ai suoi dipendenti: «Non voglio beneficiare di nulla. Tutto il frutto che l'albero porterà dovrebbe appartenere alle vittime della guerra» [a cui aveva partecipato come soldato][7].

La manovra non riuscì a prevenire l'insolvenza della casa editrice e il regime colse l'occasione per forzarne il trasferimento di proprietà. Tuttavia, Lachmann-Mosse ricevette a Parigi l'invito di Hermann Göring a continuare a lavorare come direttore commerciale del Berliner Tageblatt con lo status protettivo di ariano onorario (Ehrenarier)[8]. Lachmann-Mosse respinse l'offerta e non tornò mai più in Germania. Suo figlio Gerhard (George Mosse) sospettò che il movente di Göring fosse strappare il controllo della rete di agenzie di stampa e uffici stranieri rimasti in possesso della famiglia[9].

Con la moglie e i figli trasferiti in Svizzera, Lachmann-Mosse ottenne il divorzio e sposò la sua amante Karola Margarete Strauch (Bock). Dopo l'invasione tedesca della Francia nel giugno 1941, riuscì ad emigrare negli Stati Uniti attraverso il Portogallo.

Lachmann-Mosse morì il 17 aprile 1944 a Oakland, in California, dove si era guadagnato, come a Berlino, la reputazione di generoso mecenate delle arti. Gli sopravvissero sua moglie Karola Lachmann-Mosse (Strauch) (1898-1982)[10], la sua ex moglie Felicia Lachmann-Mosse (1888-1972) e i loro figli: Hilde Mosse (1912-1982), pediatra e psichiatra infantile americana; Rudolf Lachmann-Mosse (1913-1958); George Mosse (1918-1999), eminente storico americano del nazionalsocialismo[11][1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Hans Lachmann-Mosse, su ancestry.co.uk. URL consultato il 2 novembre 2021.
  2. ^ Mosse 1991, pp. 6-7, 21-24.
  3. ^ (EN) Georg Lachmann Mosse: Confronting History - A Memoir. Madison: University of Wisconsin Press, 2000, p. 44.
  4. ^ (HE) nli.org.il, https://www.nli.org.il/he/newspapers/hebstd/1922/08/25/01/article/67. URL consultato il 31 marzo 2021.
  5. ^ Mosse 1991, pp. 19, 38.
  6. ^ (EN) Kathleen James, Erich Mendelsohn and the Architecture of German Modernism, Cambridge, Cambridge University Press, 1997, ISBN 9780521571685.
  7. ^ (DE) Elisabeth Kraus, Die Familie Mosse: deutsch-jüdisches Bürgertum im 19. und 20. Jahrhundert, C.H.Beck, 1999, p. 719.
  8. ^ (DE) Jost Hermand: Kultur in finsteren Zeiten: Nazifaschismus, Innere Emigration, Exil, Böhlau Verlag, 2010. p. 152.
  9. ^ Mosse 1991, p. 29.
  10. ^ (EN) Karola Margarete Lachmann-Mosse, su geni.com. URL consultato il 31 marzo 2021.
  11. ^ (EN) The Mosse Family, su mosseartproject.com. URL consultato il 31 marzo 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • George Mosse, "Ich bleibe Emigrant": Gespräche mit. George L. Mosse, a cura di Irene Runge e Uwe Stelbrink, Berlin, Dietz Verlag, 1991, ISBN 3320017543.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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