Giuseppe Bianchini

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Giuseppe Bianchini (Verona, 1704Roma, 1764) è stato uno scrittore e storico italiano.

Si dedicò fin dai primi anni agli studi storici ed archeologici, per poi proseguirli a Roma, dove nel 1732 diventò oratoriano, cioè membro dell'ordine religioso fondato da san Filippo Neri; è noto soprattutto come biblista, storico e liturgista. Dal 1740 al 1750 fu segretario della Accademia Pontificia di Storia ecclesiastica, istituita da Benedetto XIV.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Verso il 1730 scoprì nella Biblioteca Capitolare di Verona il Sacramentario leoniano, il più antico libro liturgico superstite della Chiesa d'Occidente, che pubblicò nel 1735 in un omaggio ad Anastasio il Bibliotecario.

La sua opera più importante è il progetto di un riesame del testo biblico con il titolo di Vindiciae canonicarum scripturarum vulgatae latinae editionis, della quale fu pubblicato nel 1740 solo il primo dei diversi volumi preventivati[1].

Fu invece completata un'altra sua opera di tenore storico, Historiae ecclesiasticae quadripartitae, stampata a Roma nel 1752-1754[2].

Tra le opere di carattere liturgico-storico, nella Liturgia antiquario hispanica, gothica, isidoriana, mozarabica, toletana mixta, stampata a Roma nel 1746, vengono esposti l'origine e i reciproci influssi delle liturgie sorte e diffusesi nella penisola iberica.

Intraprese anche un'edizione dell'opera del Thomasius Ex divina et naturali philosophia ac medicina conclusiones, di cui fu completato soltanto il primo volume. Fu incaricato di indagare e esporre un rapporto sull'"accensione e bruciamento" della contessa Cornelia Zangheri Bandi, redatto a Verona nel 1731 e in seguito pubblicato in Roma[3].

Analisi storica e contenutistica di codici e lezionari antichi[modifica | modifica wikitesto]

Bianchini si interessò e illustrò il profilo storico e scientifico relativo all'autenticità e contenuto di manoscritti biblici ospitati in diversi musei e biblioteche d'Italia. Tra questi i Minuscoli 145,169, 145, 170, 171, 173, 174, 175, 176, 178, 179, 180, 196, 394, 397, 450, 627, 632; e gli antichi lezionari: 35, 46, 123, 124,125, 126, 127. Tra gli onciali esaminò i codici Codex Cypriu, Codex Angelicus, Codex Campianus, Codex Vaticanus 2066, Codex Curiensis, Codex Corbeiensis I, Codex Corbeiensis II e Codex Sangermanensis I.

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

Giuseppe Bianchini era lo zio materno del dantista Filippo Rosa Morando, dato che quest'ultimo era figlio della sorella Lodovica Bianchini.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Titolo programmatico completo: Vindiciae canonicarum scripturarum vulgatae Llatinae editionis. Seu vetera Sacrorum Bibliorum fragmenta juxta Graecam Vulgatam, et hexaplarem, Latinam antiquam Italam, Duplicemque S. Eusebii Hieronymi Translationem.
  2. ^ Titolo completo: Demonstratio historiae ecclesiasticae quadripartitae comprobatae monumentis pertinentibus ad fidem temporum et gestorum
  3. ^ / articoli / sa00014.php? "Contessa Cornelia Bandi del Mar Morto Fiery"; Giuseppe Bianchini, Parere sopra la cagione della morte della Contessa Cornelia Zangheri, Casenate Bandi (1743), 3ª ediz. Roma: Puccinelli Ottavio: il canonico Giuseppe Bianchini esclude che si tratti di "causa diabolica" e per primo parla di "spontaneo bruciarsi": "Io penso, pertanto, che la pia dama si sia accesa e bruciata per il calore che si sprigionava nelle sue membra interne [...] è dimostrato che le materie che compongono il nostro corpo sono per la maggior parte disposte all'autocombustione e si conoscono casi di febbri acute che hanno incenerito le ossa".

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Villa Rosa, Memorie degli Scrittori Filippini (Napoli, 1837)
  • Mangenot, Giuseppe Bianchini versioni et les anciennes latines de la Bible (Amiens, 1892)
  • Hugo von Hurter, Nomenclatore, III, 71 ss.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN7400252 · ISNI (EN0000 0001 2119 2900 · SBN MILV212386 · BAV 495/81831 · CERL cnp00385324 · LCCN (ENno2017034997 · GND (DE116161310 · BNF (FRcb11996749f (data) · J9U (ENHE987007319257605171 · WorldCat Identities (ENlccn-no2017034997