Gianluigi Colalucci

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Gianluigi Colalucci (Roma, 24 dicembre 1929Roma, 29 marzo 2021) è stato un restauratore italiano, conosciuto per aver restaurato la Cappella Sistina in Vaticano dal 1980 al 1994[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Roma nel 1929[2] da una famiglia di avvocati,[3] Colalucci si diplomò all'Istituto centrale per il restauro di Roma, sotto la direzione di Cesare Brandi.[2] Lavorò per le Soprintendenze dei beni culturali della Sicilia, di Creta e di Padova.

Il soffitto della Cappella Sistina prima del restauro
Il soffitto della Cappella Sistina dopo il restauro. In fondo è visibile Il giudizio universale di Michelangelo

La carriera di Colalucci ebbe una svolta importante quando nel 1979 egli fu nominato restauratore capo del Laboratorio Restauro Dipinti e Materiali lignei dei Musei Vaticani e poco dopo, nel 1980, nominato capo del restauro degli affreschi di Michelangelo Buonarroti nella Cappella Sistina. Guidò il restauro sino al 1994, dirigendo un team di dodici persone[3] e rimuovendo secoli di fumo, polvere, colla, vernici e vino che avevano offuscato la vista degli affreschi,[4][1] oltre a consentire agli storici dell'arte di visitare la cappella durante questi lavori e osservare la tecnica di restauro adottata dal team. Inizialmente dovette affrontare varie critiche, dallo storico dell'arte James Beck che descrisse il restauro come una "Černobyl' artistica" ad artisti di spicco tra cui Andy Warhol, Robert Motherwell, George Segal e Robert Rauschenberg, che addirittura chiese a papa Giovanni Paolo II di sospendere i lavori.[4] Colalucci rispose dicendo che gli studiosi d'arte "preferivano un Michelangelo meditabondo", e a causa del restauro "c'è una generazione più giovane di storici dell'arte che aspetta solo di interpretarlo diversamente".[4]

I lavori includevano il restauro dell'opera di Michelangelo Il Giudizio Universale e il soffitto a volta della Cappella Sistina, anch'esso dipinto da Michelangelo. Inoltre, i perizomi e le coperture dipinte sopra il lavoro iniziale per coprire la nudità furono rimossi, ripristinando parte di quella che è stata soprannominata la "campagna della foglia di fico".[4][5] Un anno prima della sua morte, in un'intervista ai Musei Vaticani, Colalucci rifletteva sul rischio del restauro, dicendo: "Se queste due pennellate si rovinano mentre stai pulendo, sei perduto. Il dipinto è perduto. Siamo tutti perduti". Ha raccontato di aver riflettuto prima di iniziare il restauro, "poi l'ho affrontato", "non mi ha tradito".[4]

I Musei Vaticani attribuirono l'attuale "abbagliante splendore" delle opere allo sforzo di restauro di Colalucci,[1] e un collaboratore del Queen's Quarterly suggerì che "ogni libro su Michelangelo dovrebbe ora essere riscritto" a causa dei colori vibranti e dei dettagli che ora sono visibili.[6] In un necrologio del New York Times, Carmen C. Bambach, curatrice del Metropolitan Museum of Art e studiosa del Rinascimento, ha affermato: "Ha cambiato la storia dell'arte. All'improvviso c'era un nuovo Michelangelo".[7]

Per il suo lavoro di restauro degli affreschi della Cappella Sistina, nel 1991 gli fu conferita la laurea honoris causa dalla New York University,[8][2] e la stessa laurea nel 1995 dal Politecnico di Valencia.[2] È stato consulente presso l'Università di Lleida.[9]

Si ritirò dai Musei Vaticani nel 1995, un anno dopo la conclusione dei lavori di restauro.[4] La televisione giapponese NTV, che finanziò in l’impresa, si riservò i diritti per le riprese di tutte le fasi del restauro (volta della Creazione e parete verticale del Giudizio Universale).[10]

Scrisse diversi libri e articoli, oltre a insegnare, sul restauro degli affreschi.[2] Restaurò i dipinti di Giotto nella Cappella degli Scrovegni[4] e le opere di Raffaello, Tiziano e Buonamico Buffalmacco, tra gli altri.[2][11] Dal 2009 ha collaborato come direttore tecnico dei restauri presso il Camposanto monumentale di Pisa, supervisionando lavori come il restauro del Trionfo della Morte di Buffalmacco, poi ricollocato nel suo posto originario.[2][11] Fino a poco prima della sua morte, continuò a dare consigli sugli sforzi di restauro e conservazione relativi alla Cappella Sistina e alla Sala di Costantino.[1]

Colalucci, che aveva problemi cardiaci, morì a Roma il 28 marzo 2021 all'età di 91 anni.[1][12][4]

Dopo la morte, il 5 ottobre 2021 gli è stato assegnato un premio alla memoria dal Centro Studi Americani.[13]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Era sposato con Daniela Bartoletti Colalucci, anche lei conservatrice. Due i figli: uno ha lavorato come restauratore, l'altro è laureato in Storia dell'Arte.[3] Solo pochi giorni prima della scomparsa, lui e la moglie avevano effettuato una visita privata dei Musei Vaticani insieme alla direttrice del museo Barbara Jatta.[1][14]

Opere principali[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f (EN) Master restorer of the Sistine Chapel dies aged 92, in RTÉ, 29 marzo 2021. URL consultato il 30 marzo 2021.
  2. ^ a b c d e f g (ES) Gianluigi Colalucci, in EDITUM, Ediciones de la Universidad de Murcia. URL consultato il 30 marzo 2021.
  3. ^ a b c (ES) Karmentxu Marín, Gianluigi Colalucci, in El País, 25 maggio 1988. URL consultato il 30 marzo 2021.
  4. ^ a b c d e f g h (EN) Restorer who gave fresh colour to Michelangeno, in The Independent, 22 aprile 2021, p. 36. URL consultato il 2 giugno 2021.
  5. ^ (EN) Sarah Bond, Medieval Censorship, Nudity And The Revealing History Of The Fig Leaf, in Forbes. URL consultato il 2 giugno 2021.
  6. ^ (EN) Robert Fulford's column about art restoration in Italy, su robertfulford.com. URL consultato il 31 marzo 2021.
  7. ^ (EN) Penelope Green, Gianluigi Colalucci, Who Showed Michelangelo's True Colors, Dies at 91, in The New York Times, 5 aprile 2021. URL consultato il 6 aprile 2021.
  8. ^ (EN) COMMENCEMENTS; N.Y.U. President Compares Goals and Progress in His Tenure, in The New York Times, 17 maggio 1991. URL consultato il 30 marzo 2021.
  9. ^ (EN) Consultants Art specialist, in CAEM, 29 ottobre 2020. URL consultato il 30 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 29 ottobre 2020).
  10. ^ La Repubblica, 27 dicembre 1984
  11. ^ a b (EN) The frescoes of the Monumental Camposanto of Pisa, su Opera della Primaziale Pisana. URL consultato il 30 marzo 2021.
  12. ^ (EN) Art restorer who led Sistine Chapel restoration dies at 92, in ANSA, 29 marzo 2021. URL consultato il 30 marzo 2021.
  13. ^ Premio Pair - Centro Studi Americani, su centrostudiamericani.org. URL consultato l'8 ottobre 2021 (archiviato dall'url originale l'8 ottobre 2021).
  14. ^ (FR) Décès du restaurateur de la chapelle Sixtine: le monde de l'art en deuil, in Vatican News, 29 marzo 2021. URL consultato il 30 marzo 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Peppe Candeloro e Antonio Di Lello, Peppe Candeloro. L'arte, la mia vita, Lanciano, Nuova Gutemberg, 2020. ISBN 978-8899843366
Controllo di autoritàVIAF (EN14914428 · ISNI (EN0000 0000 5952 5697 · SBN RAVV047020 · BAV 495/345498 · LCCN (ENn90631205 · GND (DE115381058 · BNE (ESXX945552 (data) · BNF (FRcb131936031 (data) · J9U (ENHE987007339691105171 · NSK (HR000049041 · NDL (ENJA00512588 · CONOR.SI (SL199945571