Giancarlo Cocchia

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Giancarlo Cocchia (Livorno, 19241987) è stato un pittore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Compie i suoi studi artistici all'Accademia di Brera a Milano. Alla fine degli anni quaranta partecipa, anche se da indipendente, alle esposizioni dell'Eaismo, movimento di avanguardia livornese che enfatizza il potere distruttivo dell'energia atomica: è collegabile a questa corrente soprattutto nella deformazione della figura umana.[1]

Negli anni cinquanta porta avanti una pittura improntata ad una forte carica espressionistica con raffigurazioni monocrome e talvolta cupe di personaggi in crisi con sé stessi e con la società. Contemporaneamente sviluppa una ricerca cromatica che risente degli influssi dei primitivi toscani del Trecento. Ad essere rappresentati sono Cristi in croce, apostoli, discepoli o semplici osservatori di vicende altrui.

Nel 1967 viene invitato a partecipare all'ottava edizione del premio Modigliani, insieme a Pier Paolo Calzolari, Pino Pascali e tredici altri artisti contemporanei italiani.[2] Interessandosi di arte religiosa, Giancarlo Cocchia dipinge anche il ciclo su l'Apocalisse.

Nel 1970 l'Università di Camerino lo invita a decorare un padiglione del suo ateneo, per un totale di 12 m².[3] Realizza tele come La campagna, La città, Il lavoro, Lo studio, Lo spirito.

Negli anni seguenti esegue decorazioni nel convento di San Marco a Firenze, nel coro dell'Antoniano di Bologna e nella chiesa di Collinaia a Livorno.[4] Parallelamente al suo lavoro artistico, insegna pittura alla "Libera Accademia Trossi Uberti" di Livorno che fu diretta dal 1966 al 1976 da un altro grande pittore livornese: Voltolino Fontani estensore del manifesto artistico-estetico del già citato Eaismo.

Uno dei suoi allievi è il comico, cabarettista e pittore, Dario Ballantini[1]; Ballantini lo definisce un espressionista[5] e dice di essere stato influenzato dalla sua pittura.[6] Tra le sue mostre, significativa quella a Palazzo Grazioli a Roma (1961).[7] Luciano Castelli ne ha scritto un libro in ricordo nel 1971.[8]

Il 2 settembre 2014 si è aperta presso la Pinacoteca Carlo Servolini di Collesalvetti una mostra retrospettiva sull'opera di Giancarlo Cocchia, curata dalla storica dell'arte Francesca Cagianelli. L'inaugurazione è avvenuta alla presenza di Dario Ballantini. Dal 15 novembre sono esposte tre sue opere a Livorno sua città natale, presso lo studio d'arte di Emma Faraci in via Verdi n.16 .

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b artonweb.it
  2. ^ AA.VV, Dal realismo alla pop art. Il premio Modigliani città di Livorno (1955-1967), Pacini editore, 2005.
  3. ^ Paolo Semama, Camerino e la sua università nei dipinti di G. Cocchia, Savini e Mercuri, 1971.
  4. ^ La chiesa di Collinaia e la pittura di Giancarlo Cocchia, casa editrice "Il Gabbiano", Livorno 1987.
  5. ^ mediaset.it
  6. ^ lanazione.it
  7. ^ artealivorno.it
  8. ^ comune.livorno.it
Controllo di autoritàVIAF (EN89096389 · ISNI (EN0000 0000 7820 0716 · BAV 495/89134 · GND (DE128861827 · WorldCat Identities (ENviaf-89096389