Domenico Carbone-Grio

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Domenico Carbone Grio (Tresilico, 4 maggio 1839Reggio Calabria, 4 ottobre 1905) è stato un patriota, giornalista e saggista italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Tresilico, in provincia di Reggio Calabria, il 4 maggio 1839. Studiò dapprima, come tanti altri coetanei, presso il Seminario Vescovile di Oppido Mamertina. Completò il corso degli studi a Reggio, presso i Gesuiti, conseguendo la licenza in "diritto". Dopo l'Unità d'Italia si laureò a Napoli in "Lettere e Filosofia". Durante il soggiorno nell'ex capitale del Regno delle Due Sicilie strinse amicizia con diversi intellettuali e scrittori famosi come, ad esempio, il francese Alexandre Dumas padre. Fu un patriota, fervente garibaldino, amico della famiglia Romeo e soprattutto del medico e deputato Stefano, oltre che del compagno d'armi Giovannandrea Romeo jr. (figlio di Domenico Romeo, capo dei moti del 2 settembre 1847 e prima vittima della reazione borbonica), dei fratelli Plutino e di tanti altri patrioti che combatterono per l'Unità d'Italia. Partecipò attivamente all'impresa garibaldina, distinguendosi nelle battaglie di Calatafimi e Milazzo. Fu nominato, per il suo valore, prima capitano di un battaglione garibaldino e poi comandante del corpo "Cacciatori d'Aspromonte"[1].

Nel 1862, quando il gen. Cialdini lo convocò sopra Santo Stefano d'Aspromonte per procedere all'arresto di Giuseppe Garibaldi, Carbone-Grio si dimise per non tradire il suo amico generale. Chiusa definitivamente la parentesi militare, Domenico Carbone-Grio si dedicò al giornalismo ed alla pubblicazione di saggi su argomenti di storia locale. Nel 1874 fondò e diresse il periodico "Caio Verre: giornale dei contribuenti", che difendeva i "tartassati" dall'erario e polemizzava contro la politica fiscale della "destra storica". Tant'è che il governo di Roma avviò una <<feroce persecuzione contro questo giornale e contro il suo direttore>>, sino a quando l'anno successivo, ossia nel 1875, cessarono le pubblicazioni dello scomodo periodico[2].

Nel 1883 decise di partecipare attivamente alla vita politica reggina e divenne consigliere comunale. Fu eletto in una lista composta da democratici ed ex garibaldini di tendenze massoniche. Quattro anni dopo, nel 1887, fu eletto al Consiglio Provinciale. Non riuscì, invece, a farsi eleggere al Parlamento Italiano, avendo mancato lo scranno di deputato per pochi voti[3].

Nel 1889 decise di ritirarsi dall'attività politica e di interessarsi della locale "Camera di Commercio" in qualità di Segretario dell'Ente. Un ruolo che più si confaceva con i suoi studi e i suoi interessi per l'economia.

Nel 1903 tentò nuovamente l'avventura giornalistica e fondò "Il Commercio", periodico politico-amministrativo, che aveva per sottotitolo: "Organo ufficiale per gli atti della Camera di Commercio di Reggio Calabria". Nonostante tutti questi impegni, riuscì a dedicarsi all'insegnamento, prima di francese e poi di lettere, presso il Liceo-Ginnasio "Tommaso Campanella" di Reggio. In ogni campo dimostrò - come osserva il Cingari - una notevole personalità culturale. Ma fu anche un "economista di rilievo nazionale"[4]. Probabilmente anche perché rimase celebre la sua dura polemica con il ministro Quintino Sella, autore della "famigerata" <<tassa sul macinato>> e responsabile dell'eccessiva pressione fiscale che gravava pesantemente sui ceti più deboli[5], soprattutto del Mezzogiorno. Fu autore di numerose pubblicazioni, oltre che di articoli su giornali, tra cui il volume su I terremoti di Calabria e Sicilia nel secolo XVII[6], che ottenne un buon successo anche tra gli addetti ai lavori. Sempre nella stessa città della Fata Morgana concluse la sua attività di docente[7]., impartendo lezioni di italiano e storia, presso l'Istituto Tecnico per Ragionieri. Morì a Reggio Calabria il 4 ottobre del 1905.

Opere di Domenico Carbone Grio[modifica | modifica wikitesto]

  • Sull'arte del disegno nella Magna Grecia, Reggio Calabria, s.n.t., 1869.
  • Il canto dei Titani, Reggio Calabria, Siclari, 1869.
  • Ferrovia Reggio-Rosarno, Reggio Cal., Romeo 1874.
  • Le caverne del Subappenino ed i resti del Glaciale in Calabria, Reggio Cal., Romeo, 1877.
  • Nubrifagio, Reggio Cal., Ceruso, 1880.
  • Casamicciola, Reggio Cal., Ceruso, 1883.
  • Cenni delle prime immigrazioni dei Calcidesi, Reggio Cal., Ceruso, 1884.
  • Le condizioni economiche della Provincia di Reggio Calabria. Relazione sull'andamento dell'Industria e del Commercio nell'anno 1888, Reggio Cal., Stamp. "Del Progresso", 1888.
  • I terremoti di Calabria e Sicilia nel secolo XVIII, Napoli, De Angelis, 1884.
  • L'evolution de la proprieté rurale et les crises agricoles, Reggio Calabria, Morello, 1889.
  • Le condizioni economiche della Provincia di Reggio. Relazione… etc. anno 1890, Reggio Calabria, “Camera di Commercio”, 1891.
  • Sul piede d'Italia, Reggio Cal., “Camera di Commercio”, 1897.
  • Gli eroi calabresi caduti a Vigliena o sul patibolo, Reggio Calabria, Morello, 1899.
  • Le fonti mitiche e storiche dello Xiphias di Diego Vitrioli, Reggio Calabria, Morello, 1901.
  • Il canonico Pellicano, Napoli, Ceruso, [1902?].
  • Monasterace o Montesterace?, in “Rivista Storica Calabrese”, A. I, 1903, pp. 56-58.
  • Memorie d'un garibaldino, [manoscritto inedito]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Luigi Aliquò Lenzi, Gli Scrittori Calabresi, Reggio Calabria, "Corriere di Reggio", 1956, vol. I, pp. 152-156.
  2. ^ M. Ascone, F. Laganà, D. Romeo, La Stampa Reggina dal 1817 al 1899, RC, Artemis, 2005, p. 12.
  3. ^ Archivio Storico Comune di Reggio Calabria, f. "Elezioni".
  4. ^ Gaetano Cingari, Reggio Calabria, Roma-Bari, Laterza, 1988, p. 84, 96, 100-102, 108, 122, 126, 133, 148, 159, 163, 445.
  5. ^ Luigi Aliquò Lenzi, Domenico Carbone Grio, conferenza tenuta presso la Biblioteca Comunale di Reggio Calabria, RC, "Fata Morgana", 1932.
  6. ^ Gustavo Valente, Dizionario bibliografico, biografico, geografico, storico della Calabria, Chiaravalle C., Frama's, 1991, vol. III, pp. 136-137.
  7. ^ Rocco Liberti, Scrittori e poeti di Tresilico poco o affatto conosciuti, in Brutium, 1972, n. 3, p. 15

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  • Archivio Storico Comunale, f. Atti del Consiglio Comunale, anni 1882-1900;
  • Archivio di Stato di Reggio Calabria, fondo Elezioni Politiche, 1882-1900;
  • Annuari Liceo Classico "Tommaso Campanella" di Reggio Calabria.

Scritti su Domenico Carbone Grio[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Aliquò Lenzi, Domenico Carbone Grio. Lettura dalla Cattedra di Storia letteraria calabrese alla Biblioteca Comunale di Reggio Calabria: il 28 gennaio 1932, Reggio Calabria, Tip. "Fata Morgana", 1932.
  • Luigi Aliquò Lenzi, Filippo Aliquò Taverriti, Gli Scrittori Calabresi: dizionario bio-bibliografico, Reggio Calabria, Tip. Editrice "Corriere di Reggio", 1955, vol. I.
  • Paolo Pellicano, Memorie della mia vita, Napoli, Morano, 1887.
  • Gustavo Valente, Dizionario bibliografico, biografico, geografico, storico della Calabria, Chiaravalle C., Frama's, 1991, vol. III, pp. 136-137.
  • Gaetano Cingari, Reggio Calabria, Roma-Bari, Laterza, 1988, ad vocem.
  • Domenico Coppola,La figura e l'opera di Domenico Carbone Grio, patriota e studioso, VI Incontro promosso dall'Associazione Culturale "Anassilaos", in Memorie degli Uomini illustri di Reggio, Reggio Calabria, Libreria "Culture".
  • Pantaleone Sergi, Quotidiani desiderati. Giornalismo, editoria e stampa in Calabria, Memoria, Cosenza, 2000.
  • Maria Ascone, Francesca Laganà, Domenico Romeo, Anna Maria Saccà, La Stampa Reggina dal 1817 al 1899; presentazione di Maria Luisa Spanò, pubblicazione del Comune di Reggio Calabria, Assessorato alla Cultura - Biblioteca Comunale "Pietro De Nava", Reggio Calabria, "Artemis", s.d., [ma 2005].
  • Domenico Romeo, Personaggi illustri di Reggio e del reggino (dal sec. XVI al XX), Reggio Calabria, Tipolit. Iiriti, 2006.
  • Carmela Grasso, Biografie di personaggi noti e meno noti della Calabria, Cosenza, Pellegrini, 2009.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN305358340 · ISNI (EN0000 0004 2017 9976 · SBN SBLV095359 · BAV 495/331288 · GND (DE1211231968 · WorldCat Identities (ENviaf-305358340
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