Discussione:Ninfomania

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Ho modificato questa definizione in quanto viene richiesto di controllare le nuove pagine inserite, Non so se è corretto tenere la voce almeno in questa vece che sa troppo di dizionario. Qualcuno più esperto tenga banco. --xm 18:28, 6 feb 2006 (CET)[rispondi]

La voce sembra scritta da un barbogio psichiatra, tanto maniaco quanto represso (furore sessuale, insaziabili appetiti) e mi sembra l'ennesima espressione della concezione dell'erotismo maschile per la quale l'uomo che va a letto con molte donne è sanamente esuberante mentre la donna, quando non è una puttana, un'anorgasmica o una frigida, è almeno deviata o pazza. --Ilaria578 13:52, 14 apr 2006 (CEST)[rispondi]

A me sembra scritta da un quindicenne più incline all'onanismo che alla psichiatria. L'espressione insaziabili appetiti si direbbe mutuata da Deep Throat o da un film del genere. Mah... la segnalo da controllare. --Ft1 15:34, 14 apr 2006 (CEST)[rispondi]
E' possibile che sia stata scritta da un adolescente, ma il guaio è che riporta sostanzialmente le stesse parole di un "Grande Dizionario di sessuologia" edito da Rizzoli e, credo, anche di manuali psichiatrici. Questo, secondo me, dimostra la problematicità di alcune discipline che si ritengono scientifiche. --Ilaria578 18:00, 14 apr 2006 (CEST)[rispondi]

Informo che lo stesso Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali dell'American Psychiatric Association, il DSM, già dalla IV e ultima edizione del 1995, 11 anni fa, ha cancellato la voce "Ninfomania", riconoscendola come un'invenzione della vecchia psichiatria, come da invito dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Mi auguro che Wikipedia non preferisca mantenersi aggiornata all'Enciclopedia Britannica del 1911. --Ilaria578 00:16, 19 mag 2006 (CEST)[rispondi]

Ho il forte sospetto che se la vecchia definizione risentiva di una visione maschilista, la nuova risenta di una visione femminista, cioè ciascuna sia (troppo) figlia del suo tempo. Nella realtà la ninfomania esiste e sarebbe strano se non esistesse (se esiste la wikidipendenza.... ;-) ). Faccio presente che comportamenti analoghi esistono anche tra i maschi: non ricordo il termine scientifico ma sono considerati una vera e propria malattia. Insomma l'American Psychiatric Association mi pare un po' troppo politically correct. Metterei qualche condizionale in più anche da quella parte... --Al Pereira 21:59, 19 mag 2006 (CEST)[rispondi]
Premesso che siamo evidentemente tutti figli del nostro tempo - e sarebbe preoccupante se ciò non fosse - sono sorpresa della tua personale applicazione della logica formale di aristotelica memoria: nella realtà la ninfomania esiste e sarebbe strano se non esistesse (se esiste la wikidipendenza....). Evidentemente, data l'impeccabile premessa, esiste allora una patologica dipendenza verso qualunque cosa, che so, verso lo sporco sotto le unghie e fra le dita dei piedi, alla forfora e via schifando, ma anche ai rosei tramonti e alle folgoranti aurore tropicali.
A proposito di femminismo e di patologia, possiamo però stare tranquilli: ho sentito sostenere che l'autorevole Osservatore Romano definì molti anni fa patologico ma minoritario il femminismo delle donne manifestanti per l'aborto e la libertà sessuale. Non si sa se le considerasse anche ninfomani; forse frigide o anorgasmiche ma più probabilmente lesbiche, ma non lo scrisse.
L'equivalente maschile della rimpianta ninfomania dovrebbe essere la satiriasi; non so se il DSM l'abbia cancellata e mi auguro di sì, perché credo che quella fosse una pia fantasia maschile che, in mancanza di massicce dosi di Viagra, è destinata a rimanere relegata nell'immortale patrimonio della poesia mitologica dell'Ellade. --Ilaria578 23:07, 19 mag 2006 (CEST)[rispondi]
Certo, sarebbe strano che non esistesse perché più un aspetto della vita è importante (e la vita sessuale lo è più di wikipedia e degli esempi ironici che hai portato tu), più è soggetto a forme degenerative, dato che l'investimento psichico è ben diverso. Il tono polemico della tua replica mi fa capire che purtroppo ci ho preso. Mi dispiace perché il mio intervento nasceva con tutt'altro spirito. Aggiungo che assecondare acriticamente le tendenze del proprio tempo non è un buon punto di partenza per scrivere una voce enciclopedica. Al Pereira 23:57, 19 mag 2006 (CEST)[rispondi]
Ah, e vedere qualcuno replicare ad un mio intervento associandomi all'Osservatore Romano è un'esperienza che mai avrei creduto di fare! Al Pereira 00:00, 20 mag 2006 (CEST)[rispondi]

Devo nuovamente premettere qualcosa. A me piace scherzare e ironizzare, pur volendo nello stesso tempo dire cose serie e sopratutto senza intenti né polemici né offensivi verso l'interlocutore; così è stato anche nell'intervento precedente. E' evidente che se tu, come chiunque, pensi cose diverse dalle mie, io non mi sento né offesa, né irritata, né diminuita, né ti considero una persona di poco conto. Anzi, è meglio così: se leggessimo tutti lo stesso libro, saremmo forse tutti più d'accordo ma avremmo meno stimoli di riflessione.

Ciò detto, devo però notare nuovamente lo spirito non scientifico - dunque falso - nella tua riflessione: sarebbe strano che non esistesse perché più un aspetto della vita è importante (e la vita sessuale lo è ecc, ecc. La sessualità è importante e dunque deve esistere la ninfomania; e perché mai? non noti la mancanza di logica, di senso scientifico, di deduzioni di questo genere? A me pare lampante. Gli esempi da me portati, che mi rimproveri in quanto ironici, sono sì ironici ma sono seri perché si rifanno alla tua logica; la tua deduzione, non è ironica ma non è nemmeno seria. Vedi il paradosso e la serietà dell'ironia. A me non importa nulla se tu credi nella ninfomania; può preoccuparmi - per il mio spirito "filosofico" - il tuo dogmatismo.

L'accostamento al quotidiano vaticano mi era soltanto suggerito dai tuoi riferimenti al femminismo e alla patologia. Quanto alle voci enciclopediche, credo di averle sempre scritte con assoluto spirito "scientifico", nei limiti delle mie capacità. Stammi bene e studia Wittgenstein. --Ilaria578 00:47, 20 mag 2006 (CEST)[rispondi]

Di male in peggio! vedo che ti ritieni depositaria di molte cose (scienza, filosofia...) forte del dogmatismo (tuo, non mio) di frasi tipo Quanto alle voci enciclopediche, credo di averle sempre scritte con assoluto spirito "scientifico", per non parlare dell'invito a studiare Wittgenstein, immagino non per la sua ottima prosa ma per conoscere quella cosa certo lontana da ogni dogmatismo che è la Verità. Quanto alla logica, basta seguirla, magari anche nel ragionamento degli altri: se scrivo "più un aspetto della vita è importante (e la vita sessuale lo è...), più è soggetto a forme degenerative, dato che l'investimento psichico è ben diverso" e tu me lo traduci con "La sessualità è importante e dunque deve esistere la ninfomania" la cosa non sta bene né a me né alla logica. Ho parlato di "investimento psichico". Non c'è psicanalista, qualunque sia la sua scuola, che non si occupi della sessualità dei suoi pazienti. Ci sarà qualche motivo!.... Fammi capire la tua idea qual è: che la sessualità non sia soggetta a forme degenerative, eventualmente ossessive (nel caso in questione)? Scendendo sul piano concreto dell'esperienza: davvero a te non è mai accaduto di incontrare casi di ninfomania? A me sì, il primo anno di ginnasio: se lo ricorda tutta la mia classe, con imbarazzo perché chiaramente la persona non stava bene e la cosa non coincideva proprio per niente con le fantasie maschili di cui parli tu. Non capisco cosa ci sia di offensivo nei confronti delle donne nel riconoscere l'esistenza di casi come questo. Al Pereira 01:35, 20 mag 2006 (CEST)[rispondi]

Ultima risposta, poi non replico più. Visto che avrei travisato - ma non è così - il tuo pensiero, riporto ancora le tue precise parole:

Nella realtà la ninfomania esiste e sarebbe strano se non esistesse (se esiste la wikidipendenza.... ;-)

Prima poni – da filosofo idealista – apoditticamente, la realtà della ninfomania - proprio quello che devi dimostrare - e poi sostieni che deve esistere perché sarebbe strano (!) che non esistesse. Ti sembra scientifica l'affermazione?

Più un aspetto della vita è importante (e la vita sessuale lo è più di wikipedia e degli esempi ironici che hai portato tu), più è soggetto a forme degenerative, dato che l'investimento psichico è ben diverso.

Nuovo assioma: l’importanza della "cosa" (l'aspetto della vita) comporta la maggiore probabilità di una degenerazione della cosa stessa. Dov’è la scientificità di quest’affermazione? Non è astratta? Non si potrebbe dire, con lo stesso senso logico, che più una cosa è importante (se preferisci: più l'investimento è maggiore - suppongo che per diverso intendessi dire maggiore, più intenso), maggiore dovrebbe essere il suo raffinamento, la sua sublimazione? Non avrebbe, questa affermazione opposta, la stessa insensatezza logica della precedente?

Non c'è psicanalista, qualunque sia la sua scuola, che non si occupi della sessualità dei suoi pazienti. Ci sarà qualche motivo!....

Qui siamo alla tautologia: c’è la sessualità, dunque c’è chi se ne occupa; c’è l’alimentazione e dunque c’è il gastronomo, c’è la necessità di vestirsi e dunque ci sono le boutiques e via elencando. (E mi viene un dubbio: non c’è prete, di varie scuole, cattolico o non, che non si occupi della religione; la religione si occupa di Dio: che sia finalmente dimostrata l’annosa questione della sua esistenza?)

Ma tu dici: ci sono pazienti, c’è gente che soffre, a motivo della sessualità. Sei sicuro che la loro sofferenza derivi proprio dalla sessualità e non da altro e che questo altro non si ripercuota su tutto il loro comportamento, compreso quello che noi chiamiamo comportamento sessuale e che gli psicanalisti – divisi in decine di scuole, in polemica fra di loro (che scienza, la psicanalisi! Ti immagini decine di scuole di matematici?) credano erroneamente che sia nella sessualità l’origine delle loro sofferenze, e su questo campino e s’arricchiscano, tenendo in presunta cura per decenni dei disgraziati senza mai cavare un ragno dal buco?

Scendendo sul piano concreto dell'esperienza: davvero a te non è mai accaduto di incontrare casi di ninfomania? A me sì, il primo anno di ginnasio: se lo ricorda tutta la mia classe, con imbarazzo perché chiaramente la persona non stava bene e la cosa non coincideva proprio per niente con le fantasie maschili di cui parli tu. Non capisco cosa ci sia di offensivo nei confronti delle donne nel riconoscere l'esistenza di casi come questo.

Alla fine cali l’asso e finalmente scendi sul piano concreto, sull’esperienza: hai diagnosticato, quattordicenne, insieme con altri coetanei, un caso di ninfomania! Complimenti. Che posso rispondere di fronte a tanta evidenza: se la IV C del Ginnasio Alessandro Manzoni ritiene fatto scientifico il furore uterino, non mi resta che prenderne atto e fare penitenza.

Però mi resta un dubbio: sembra che l’Organizzazione Mondiale della Sanità e gli ultimi psichiatri non siano d’accordo. E’ solo questione di politicamente corretto? Mah.

Concludendo: la psicoanalisi non è una scienza e non sono solo e non tanto io a dirlo; di qui l'invito a informarti in merito. Che pertanto dei personaggi - tra l'altro, con molti problemi, come si legge nelle loro biografie - che si fingono scienziati, vengono a occuparsi di persone individuando nell'utero - ninfomania, isteria - la causa dei loro problemi, veri o prosunti, mi dà un fastidio che ha un origine intellettuale, non emozionale. Se poi leggo le infinite sciocchezze dell'antropologia freudiana del Totem und tabu, dei Ferenczy e soci che volevano interpretare il mondo con la paura della castrazione, o dello Jung che crede, molto scientificamente, nei fantasmi, io non mi preoccupo: mi viene solo da ridere. --Ilaria578 18:35, 20 mag 2006 (CEST)[rispondi]

Invece che domandarmi: esiste la ninfomania? (domanda a cui non saprei rispondere) preferisco chiedermi: esiste un comportamento femminile chiamato "ninfomania"?, domanda a cui posso rispondermi affermativamente. Ora, non c'è dubbio che a questo comportamento viene applicata un'etichetta generalmente negativa dal punto di vista morale, mentre l'equivalente comportamento maschile viene visto con molto più tolleranza, per non dire con bonaria condiscendenza. Questa impronta sicuramente maschilista del cosiddetto senso comune a mio parere non trova, nè oggi nè ieri, alcuna giustificazione sul piano etico, per lo meno sul versante della morale laica, quindi non ritengo che le donne che si battono contro questa visione asimmetrica si trovino su posizioni da femminismo-integralista, ma penso invece che si battano contro una palese e radicata discriminazione. Non c'è bisogno di scomodare, imho, Freud e/o Wittgenstein e/o Aristotele: l'attività sessuale di per sè non è peccaminosa, ma, al contrario, è un'espressione della vitalità di tutti gli esseri viventi, quindi anche degli esseri umani. Uomini o donne che siano. -- @ 19:22, 20 mag 2006 (CEST)[rispondi]

Rispondo a Marius. Sono d'accordo con quanto scrivi. La mia idea è quella di una voce neutra proprio per eliminare qualsiasi forma di "asimmetria". Le prospettive maschilista e femminista possono entrare nella voce entrambe, ma appunto come "punti di vista" dichiarati, in capitoli a parte, meglio ancora se in chiave storica (come è stata considerata la ninfomania in altre epoche ecc).
La parola "ninfomania", come dici tu, esiste e descrive un fenomeno a sua volta esistente; in più la sua etimologia non ha nulla di offensivo. Purtroppo capita che qualcuno carichi le parole di un'accezione negativa, ma "ninfomane" è innanzitutto un termine clinico, entrato solo poi nell'uso comune, un termine di per sé assolutamente neutro.
Rispondo a Ilaria. La tua replica chiarisce la tua posizione, che è quella di un'ostilità pregiudiziale verso la psicanalisi (non però verso l'American Psychiatric Association, che secondo le malelingue pare si affidi soprattutto alla scienza dei farmaci, con sospetti di combutta con le case farmaceutiche.... sarà vero? non lo so ma diciamo che non mi sorprenderebbe, visto che lo stesso accade in altri settori della medicina....), un'ostilità in nome della Fede in Wittgenstein, probabilmente, e sicuramente in quella nella Scienza. Questa mi sembra la tua posizione. Che poi le voci di psicologia debbano essere scritte su queste basi.... è un altro paio di maniche.
Freud. So anch'io che "Totem e tabù" non sta in piedi, ma ha scritto libri geniali. Visto che l'argomento sembra appassionarti, come appassiona me, ti consiglio l'articolo di 9 pagine "Azioni ossessive e pratiche religiose" che è un bell'esempio di chiarezza, obiettività e mancanza di dogmatismo nell'analizzare i comportamenti delle persone di fede. Quando, più tardi, ha tentato di dare il colpo di grazia alla religione con "L'avvenire di un illusione" purtroppo è caduto nello stesso dogmatismo di (buona) parte della chiesa e di (buona?) parte dei paladini della Scienza, come te. È anche merito suo se gli psicotici hanno cominciato ad essere curati fuori dai lager a cui li avevano costretti i medici dell'epoca, che agivano sempre in nome della tua Scienza. Infine Freud aveva dei problemi psicologici? Vero, ne abbiamo quasi tutti (mi cautelo.....).
Ora non mi va di seguire tutte le capriole dialettiche e le arrampicate sugli specchi con cui hai cercato di ribattere i miei argomenti, altrimenti non la finiamo più. Noto che anche questa volta hai - logicamente - omesso delle parole (punto 1)! e allora come si fa a discutere? Sulla sublimazione preferisco sorvolare..... Cito solo il successivo passaggio relativo alla presunta tautologia di una mia affermazione, riguardo alla quale commenti:
c’è la sessualità, dunque c’è chi se ne occupa (= lo psicologo - nella mia frase da te quotata), c’è l’alimentazione e dunque c’è il gastronomo, c’è la necessità di vestirsi e dunque ci sono le boutiques e via elencando.
Logica vuole che i parallellismi devono essere veri. Invece l'equazione La gastronomia sta all'alimentazione come le boutique alla necessità di vestirsi come la psicologia alla sessualità non sta in piedi perché mentre il gastronomo si occupa solo di alimenti e la boutique solo di vestiti, la psicologia si occupa della psiche in generale, non solo della sessualità. Di qui la mia osservazione, che mi pare persino banale, che se gli psicanalisti si occupano così spesso della sessualità dei loro pazienti significa che questa è una sfera che riveste un'importanza particolare nella genesi delle patologie (s'intende, quando non abbiano un'origine fisiologica). Ora, rileggendo i tuoi interventi mi viene da pensare che tu rimuova neghi in blocco l'esistenza di forme fobiche e maniacali (nel caso di ninfomania e satirismo) in uomini e donne. Padrona di pensare come credi, ma rimane un'affermazione smentita dall'esperienza di tante persone. E a proposito di esperienza, ero sicuro che avresti ironizzato sul mio ricordo ginnasiale (più che l'asso, l'ultima carta....), anche se mi aspettavo un po' più di garbo. D'altronde, chi parte da un pregiudizio così radicato non si convince neppure se vede le cose coi suoi occhi. Pazienza. In generale trovo stridente il tuo continuo appello alla verità consacrata della Scienza nel campo della psiche (in questo mi sa che sei d'accordo con Freud!). Io mi occupo di musica, tu di arte: mi auguro che almeno alle opere d'arte tu sappia risparmiare il tormento della verifica scientifica. Al Pereira 01:17, 21 mag 2006 (CEST)[rispondi]

Galimberti[modifica wikitesto]

Ho messo le virgolette al termine del Galimberti-pensiero che la nostra (giustamente, imho) battagliera Ilaria aveva, forse freudianamente, dimenticato di chiudere -- @ 15:26, 25 mag 2006 (CEST)[rispondi]

.... perché credo che storia e definizione di un termine vadano tenuti distinti. Tolgo anche il condizionale, al quale sono contrario per principio in sede enciclopedica, a maggior ragione se utilizzato in una definizione. È un modo di mettere le mani avanti abbastanza goffo (lo è o non lo è? chi pone la condizione e qual è?) e alla fine superfluo. Per i distinguo c'è il resto della voce e vanno comunque contestualizzati. Mi spiego con un esempio: io sono ateo, ma non per questo inizierei la voce Dio scrivendo "Dio sarebbe l'essere perfettissimo" (o quel che è), oppure - per chi non ci crede - che senso avrebbe scrivere "i folletti sarebbero degli omini piccolini, burloni ecc ecc". Si dice i folletti sono gli esseri perfettissimi ^–^ e poi si contestualizza.
Aggiungo che trovo la definizione ancora un po' troppo pittoresca. Tempo fa avevo provato a proporne una di più asciutta che introducesse il concetto di compulsività. Magari si potrebbe lavorarci sopra. (La ninfomania (dal greco antico νύμφη = ninfa, sposa e μανία = mania) è una patologia sessuale femminile, caratterizzata da un desiderio compulsivo e insieme non appagabile, per lo più accompagnato da anorgasmia.) --Al Pereira 03:28, 7 lug 2006 (CEST)[rispondi]

Vedi Wikipedia:Sezione iniziale per capire come va fatta l'introduzione iniziale: definizione + riassunto contestualizzati. E' inoltre prassi non cancellare informazioni senza previa discussione, per cui ripristino fino al termine della discussione.--Mauro 11:46, 7 lug 2006 (CEST)[rispondi]

Nel precedente messaggio distinguevo due punti: quello relativo all'uso del condizionale e quello relativo alla definizione. Stiamo discutendo riguardo al secondo, per cui sarebbe stato meglio un rollback parziale che non coinvolgesse il primo. Per il resto, non ho cancellato informazioni, dato che la questione relativa alla posizione assunta dalle due associazioni è spiegata in modo più preciso (non si tratta di anni 90 e non è vero che non la riconoscono più come patologia, visto che il fenomeno è stato ribattezzato ipersessualità, il che suppongo - ma se sbaglio correggetemi - implichi ancora la presenza di un aspetto patologico a seconda dell'intensità del fenomeno). Resta il problema della "sezione iniziale", che però - attenzione - non si identifica con la definizione (nel qual caso almeno un a capo sarebbe necessario) e riguardo alla quale si legge comunque "La giusta lunghezza della sezione iniziale dipende dalla lunghezza totale della voce". Poiché quel concetto è ribadito esattamente tre righe dopo, mi pare una ripetizione ingiustificata. L'alternativa sarebbe trasferire nella sezione iniziale la frase "Finché nel 1992 l'Organizzazione Mondiale della Sanità non riconobbe più la ninfomania come una patologia e nel 1995 la American Psychiatric Association cancellò tale voce dalla IV edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Non fu tuttavia cancellato il concetto, che venne ricondotto entro la categoria asettica e generale della ipersessualità, insieme alla satiriasi, suo equivalente maschile." Ma così facendo si perderebbe la visione storica del modo in cui le istituzioni mediche e psichiatriche hanno considerato il termine in epoche diverse, e questo peggiorerebbe la voce. Un'altra alternativa sarebbe eliminare il titolo "Nella psichiatria" in modo da far rientrare l'attuale capitolo nella sezione iniziale, ma anche in questo caso si finirebbe per perdere un'informazione. Di conseguenza torno alla versione precedente. --Al Pereira 14:03, 7 lug 2006 (CEST)[rispondi]

Ho leggermente modificato la voce, sopprimendo in particolare la distinzione dei punti di vista psichiatrici e sociologici, che mi risulta gnoseologicamente incomprensibile. Che la scienza borghese ami queste distinzioni è ben noto - psichiatri, sociologi e quant'altro devono pure coltivare il loro orticello per giustificare la dignità della loro professione - ma, purtroppo per loro, questo è in contraddizione con l'unicità della realtà che non ammette distinzione di ricerca e di analisi e dunque di soluzione. --Ilaria578 15:57, 7 lug 2006 (CEST)[rispondi]

Non facciamone una questione ideologica anche riguardo alle professionalità: la distinzione faceva riferimento all'accezione clinica (di per sé neutra) del termine e al significato che lo stesso termine è venuto ad assumere nell'uso comune (campo che non attiene alla psichiatria). Insomma la distinzione nasceva proprio dall'esigenza di valorizzare l'orticello da te coltivato aggiungendo la citazione di Galimberti. Per questa ragione avevo a suo tempo tolto l'ultima frase della citazione "Alcune definizioni psichiatriche come l'isteria e la ninfomania raccontano molto più delle difese degli uomini nei confronti delle donne, di quanto non dicano delle patologie femminili", perché i piani erano stati ormai distinti. Allo stato attuale la rimetto, visto che chiarisce come proprio secondo Galimberti le prospettive sono due: quella sociologica (che ritiene più rilevante: "raccontano molto di più delle difese degli uomini...") e quella clinica (che ritiene meno rilevante ma pur sempre esistente: "di quanto non dicano delle patologie femminili"). --Al Pereira 16:16, 7 lug 2006 (CEST)[rispondi]

Vedo che c'e' stata un po' di burrasca.
Duqnue sulla questione "condizionali" direi (appunto per usare un condizionale ;-) ) che parlando di un aualosa che prima è considerato malattia, poi nollo è più, poi lo è ma con un nome diverso, non siamo di fronte a qualcosa di oggettivo, ma a qualcosa che dipende fortemente dalla scelte e dalle definzioni convenzionali di chi utilizza quel termine. Per cui l'attenzione al POV deve essere accurata.
Quanto al "perché credo che storia e definizione di un termine vadano tenuti distinti.", appunto, visto che il termine ha solo significato storico, attulemnte non è più usato -se non in senso lato come "modo di dire"- la voce ha un significato più storico, di com'era la definzione un tempo che altro. Per cui mi sembra che -anche per non creare confusione- l'incipit dovrebbe focalizzarsi su quello.
Spero con questo intervento, in cui ho cercato di analizzare il senso della voce, e quindi ome andrebbe impostata,si riescaad impostare un modo di orrganizzare la voce, senza questioni di "orticello" che tra la'tlro non sono neppure riuscito a capire bene ... --ChemicalBit 00:16, 8 lug 2006 (CEST)[rispondi]

Magari risponderò poi con calma. Intanto, a titolo di curiosità, volevo segnalare questo link: http://aiutoonline.area57.it/Articolo-223.htm perché riporta più o meno la nostra voce, Galimberti incluso. Immagino sia stato copiato da qui e non viceversa. A dopo Al Pereira 00:28, 8 lug 2006 (CEST)[rispondi]

Rispondo. Ora l'incipit (storico) è diverso e per me può andar bene. Il condizionale va però evitato (lo dico in generale, non riguardo a questa voce) come antienciclopedico. Non è ne oggettivo né soggettivo. È cautelativo. Quando un affermazione si concorda nel considerarla non oggettiva, si chiarisce chi è il soggetto che la fa, o almeno qual è il punto di vista che la sostiene, ma non ci si affida ad un generico condizionale, cioè a un "forse che sì ma potrebbe anche essere che no".
Vengo alla questione del termine. Che abbia solo un significato storico è solo una tesi. Chissà che significato storico avrà tra un po' di tempo il "geniale" (virgolette) calderone inventato dagli americani introducendo il concetto di "ipersessualità", che alla fine non vuole dire niente. Sono quei trucchi verbali, oggi frequenti utilizzati, per nascondere fenomeni interessanti (inclusa la lettura che ne dà Galimberti) rinominandoli con una neutralità che rasenta la stupidità. Me lo immagino proprio l'indovino Tiresia "non vedente"! Trovo che ci sia un gap culturale molto ma molto negativo tra chi inventa un termine come "ninfo-mania", dalla cui suggestione nascono comunque delle verità - sia che il concetto lo si accetti, sia che non lo si accetti - e chi invece si limita a registrare che c'è una "iper-sessualità". Vorrei proprio vedere Galimberti cosa avrebbe scritto partendo dal concetto di ipersessualità.... Dai un'occhiata a en:Hypersexuality e dimmi - al di là del nuovo termine unisex - qual è la differenza rispetto ai concetti di ninfomania e satiriasi. NB: di cause endocrine si parlava anche riguardo alla ninfomania: questa sì sarebbe una cosa da aggiungere alla nostra voce. Dopodiché ben venga una voce ipersessualità, sulla quale fuori mi chiamerei!
La storia dell'orticello è tutta colpa di Ilaria. --Al Pereira 05:37, 8 lug 2006 (CEST)[rispondi]

Colpa? --Ilaria578 10:28, 8 lug 2006 (CEST)[rispondi]

Il consenso per ora è sul fatto che l'introduzione così come la vuole Al Pereira non è neutrale, perchè omette di dire che la ninfomania non è più scietificamente appoggiata. L'introduzione deve rispecchiare il resto dell'articolo, prendine atto Pereira.--Mauro 11:21, 8 lug 2006 (CEST)[rispondi]

Rispondo alla colpevole Ilaria quotandola: "A me piace scherzare e ironizzare [....] senza intenti né polemici né offensivi verso l'interlocutore; così è stato anche nell'intervento precedente." E a Mauro quotando me stesso: "Ora l'incipit (storico) è diverso e per me può andar bene."
Con questo sto venendo incontro un po' a tutti, ma tengo a precisare che non sono d'accordo che l'incipit non fosse neutrale, in quanto spiegava il significato della parola (in modo ridondante, ma quando avevo tentato di togliere gli aspetti pruriginosi - a riprova che il mio POV è un po' diverso da quello che Ilaria si diverte ad attribuirmi - sono stato rollbackato) che dovrebbe essere comunque il punto di partenza. La precisazione relativa al cambio di nome si trovava 2-3 righe sotto, quanto a dire: subito! Così, col nuovo incipit di Ilaria, la voce funziona lo stesso per un motivo banale: che a dispetto dell'American Psychiatric Association qualsiasi lettore sa già cos'è la ninfomania. Al Pereira 13:59, 8 lug 2006 (CEST)[rispondi]


Pur non avendo letto tutta la discussione (avete scritto moltissimo), mi permetto di intervenire, perchè da alcuni interventi mi pare che si metta in dubbio non tanto la definizione di patologia, quanto l'esistenza stessa di un problema psicologico legato ad una iperattività sessuale di alcune donne. Per esperienza personale, ma anche e soprattutto per ammissione stessa di donne che ho conosciuto, la ninfomania esite, in quanto disturbo della personalità, equiparabile alla disforia.

Tale disturbo porta le donne che ne soffrono a cercare partner con frequenza superiore alla media, in genere come compensazione ad un senso di frustrazione e insoddisfazione, culminanti in molti casi nella frigidità. Utente:Antonio Manfreda

Galimberti 2[modifica wikitesto]

Scusate ma, a volte, non c'è altro modo di dire certe cose se non usando lo slang di internet.

"un prodotto dell'immaginario maschile che teme la sessualità attiva della donna, perché l'uomo si compiace di attivare la sessualità nella donna, ma va in angoscia se la donna attiva la propria sessualità da sé [....] Questo tipo di relazione, che gli uomini di frequente instaurano con le donne, è vissuto in modo angoscioso se sono le donne a instaurarlo con loro, perché, di fronte all'intraprendenza femminile, l'uomo si vede collocato in quella condizione di passività in cui ama invece vedere collocate le donne [...] siccome un uomo senza potere fa vergogna a se stesso, allora, per salvarsi, non gli resta che iscrivere la donna che lo riduce in queste condizioni nella sfera della patologia"

WTF? seriously, WTF?