Discussione:Il nome della rosa

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Letteratura
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ho corretto alcune imprecisioni nella trama (guglielmo e adso francescani, il convegno tra francescani e benedettini, gli eretici amanuensi) saluti maurizio tarantino

che il manoscritto sia letale e terribile si scopre solo alla fine--Squittinatore 09:33, 26 gen 2006 (CET)[rispondi]

benedettini/celestini[modifica wikitesto]

anzitutto quella dei celestini è una congregazione e non un ordine (l'ordine è quello dei benedettini di a cui la congregazione celestina appartiene); poi la congregazione si diffuse solo nell'Italia centromeridionale, ma soprattutto mi pare che nel romanzo non si dica affatto che il monastero appartenga a quella congregazione (anche perché sarebbe stato un bell'errore di eco, di solito abbastanza preciso)--Squittinatore 17:56, 18 mag 2006 (CEST)

Ciao a tutti ho corretto un imprecisione, Baskerville non viene chiamato all'abazia per fare luce sul delitto, ma ne viene informato solo una volta che arriva. Lui era lì per partecipare al concilio che avrebbe dovuto trovare un'intesa sulla povertà di Gesù. Adso lo accompagnava in Italia a fini di educazione, avendolo come istruttore.

Marco

Bobbio e San Colombano[modifica wikitesto]

Ho inserito le informazioni inerenti al monastero citato nel libro, la cui storia reale la si puo leggere in parte sotto la voce San Colombano abate, Abbazia di San Colombano e Bobbio; con la storia della Regola di San Colombano e del monachesimo celtico.

Spero sia ok ... fatemi sapere ...

--Il bobbiese (msg) 13:58, 16 mag 2008 (CEST)[rispondi]

L'attribuzione del Monastero di Bobbio come scenario del nome della rosa mi sembra controversa, mentre qui viene spacciata per certezza:

1 - l'Autore non l'ha mai confermata; 2 - nel testo si parla genericamente di un posto "tra Lerici e Turbia" 3 - la descrizione della coltivazione degli olivi per ottenere olio così come quella delle zone climatiche fanno ritenere che il monastero fosse posto in un punto molto più prossimo alla linea di spartiacque (per ricevere i necessari influssi dell'aria umida e salmastra proveniente dal mar Ligure), mentre Bobbio è situato troppo nell'entroterra; 4 - il monastero è isolato, e non inserito in un contesto urbano; 5 - il monastero è andato distrutto;

...

L'autore ha raccontato all'associazione di San Colombano di aver preso spunto dalla storia dei monaci colombaniani di Bobbio e dal loro scriptorium unico in tutta l'Italia fino al XII secolo, anche perchè prima tutti i monasteri dipendevano da Bobbio ... l'attuale monastero fu spostato al centro della città nel 883 e poi fu raso al suolo dai benedettini che subentrarono dopo lo scioglimento dell'ordine colombaniano della metà del 1400 ... poi fu nuovamente riedificato dai benedettini ...

Quello che lo ha colpito è il fatto che molti dei libri dello scrittorio, dopo la soppressione dei monaci colombaniani che diffondevano la cultura in tutta europa attraverso le copie distribuite e le scuole aperte a tutti, vennero messi all'indice e non consultabili pena la morte e vi fu messo del veleno per avvelenare chi li avesse consultati di nascosto ... fortunatamente non furono distrutti ...

Ovviamente l'autore ci ha detto di aver molto romanzato il tutto e di aver cambiato il contesto geografico, ma non la storia del cambiamento ecclesiastico e culturale che portò da un epoca di cultura generalizzata alla più totale e massiccia ignoranza specie del popolo anche medio alto ... pero' l'unico scriptorium in zona era a Bobbio.

--Il bobbiese (msg) 11:48, 4 giu 2008 (CEST)[rispondi]

ma che lo spunto per lo Scriptorium sia stato preso da Bobbio è innegabile, il problema è che il testo precedente faceva confusione tra spunto storico e spunto geografico... comunque la Diocesi di Bobbio, insieme con l'altra Diocesi monastica appenninica, quella di Brugnato, era suffraganea di Genova

athlone - 25/06/2008 - 15.20

Infatti io volevo citare lo spunto storico dello scriptorium ... scusa per la confusione ...

inoltre a quel tempo non si parlava solo della diocesi di Bobbio che prima del 1989 era su un territorio più vasto comprendente parte dell'oltrepò, del chiavarese e della zona tra Bardi e Borgotaro verso la Lunigiana, ma del feudo monastico dell'Abbazia di San Colombano riconosciuta come Abbazia territoriale ed avente riconoscimento in pratica di diocesi (pensa 2 diocesi ed ora 2 parrocchie) ... ora dal 1989 il territorio è nella Diocesi di Piacenza-Bobbio mentre prima era da sempre sotto Genova.

il luogo geografico non è definibile e a detta dell'autore alla nostra associazione è frutto di una fantasiosa elaborazione ... dato che scriptorium e monastero sono nello stesso luogo ... ed in realtà solo a Bobbio cio' poteva esistere anche per via della leggenda di cui lo stesso autore ne ha preso gli spunti modificandone un po' la versione ...

Sarebbe possibile citare Bobbio e lo scriptorium come spunto per il libro ?

Grazie,

N.B. l'antico monastero non esiste più ... i resti sono dove ora c'e' il castello dei Malaspina-Dal Verme sulla collina ... l'attuale complesso abbaziale fu costruito nel 883.

--Il bobbiese (msg) 12:15, 7 lug 2008 (CEST)[rispondi]

per tutti questi motivi, e stante comunque la "reticenza" dell'autore, l'attribuzione più probabile è quella del Monastero della Benedicta, i cui resti sono al confine tra Piemonte e Liguria nel comune di Bosio (AL) vedi voce Strage della Benedicta:

La Benedicta oggi  [modifica]

Dopo anni di abbandono i ruderi dell'ex convento benedettino, luogo della strage, sono oggetto di un opera di restauro e recupero che ha portato alla creazione del Sacrario dei Martiri della Benedicta.

Oggi l'eccidio è ricordato ogni anno con una manifestazione (alla quale hanno presenziato in passato i Presidenti Saragat, Pertini e, nel 2004, Ciampi) e la Regione Piemonte - dopo il recupero dei ruderi dell'antica grangia benedettina, risalente all'XI secolo, fatta saltare dai tedeschi alla fine del rastrellamento - con la L.R. 1/2006 ha istituito un Centro di documentazione, nell'ambito del Parco della Pace della Benedicta.

Il Sacrario dei Martiri della Benedicta è oggi nel cuore del Parco Regionale delle Capanne di Marcarolo.

athlone - 24/05/2008 - 13.03

O si legge bene il libro oppure si evita di inserire certi spropostiti riguardanti delle sviste ipotetiche sulla presenza dei peperoni su alcune ricetti presenti sul libro. Orimolade

La pagina di Wikipedia contiene un errore...il titolo provvisorio era L'abazia del delito..non del mistero. Fonte: Postille al nome della rosa (1983)

@ Orimolade e a chi fosse interessato. Con il massimo rispetto: ho letto il libro 7 volte. E ogni volta mi è capitato di trovare: "...ulive ripiene,formaggio fritto, carne di pecora con salsa cruda di peperoni" (Quarto giorno, Compieta. P 310 ed. Bompiani. Milano, 1980) e "...Faraone [portò alla tavola] dei peperoni" ( Sesto giorno, Terza. P 432, ibidem) É forse possibile che ciò sia stato corretto nelle successive edizioni, ma per chi possiede l'edizione di cui parlo di certo converrà che non si possa parlare di "spropositi" o di "sviste ipotetiche". Sarebbe credo interessante approfondire la cosa. Se Orimolade sì è sbagliato si dovrebbe reintegrare, senza voler per forza sminuire per così piccola cosa questo grande romanzo, il capitoletto Errori. Altrimenti, se il testo del libro è stato corretto successivamente, si potrebbe inserire la discrepanza tra le prime edizioni e le successive, imho, tra le Curiosità. Si tratta, appunto, di piccola cosa. Ma, e credo sia importante, vera. Scusate l'intrusione da un IP, buon lavoro a tutte/i. Ale --151.21.125.135 (msg) 02:33, 24 ott 2008 (CEST)[rispondi]

Va bene, citerò il libro dalla versione Bompiani in brossura del 2002. A p. 14, quando l'autore spiega di aver trovato il manoscritto e di voler dare alle stampe una versione italiana dello stesso, afferma pure che lo stesso manoscritto è passato di mano in mano e ogni volta si poteva rilevare una variazione, più o meno marcata, del manoscritto originale, tanto che «circolava a parigi una edizione settecentesca del Grand e del Petit Albert ormai irrimediabilmente inquinata», senza poi contare che nella stessa pagina Umberto Eco afferma che nel manoscritto in suo possesso «rieccheggiano troppo letteralmente vuoi ricette di Paracelso vuoi chiare interpolazioni di un edizione dell'Alberto di chiara epoca Tudor». E siccome l'autore non ha fatto altro che tradurre in italiano un manoscritto edito diverse volte nella sua storia, mi sembra ragionevole addurre l'errore non a chi lo ha reso in italiano corrente, ma, casomai, a chi ha interpolato il manoscritto con gli errori che tu hai giustamente rilevato, il Grand, il Petit Albert, il Vallet, ecc.,. In ogni caso non mi sembra che gli errori, che forse non saranno nemmeno gli unici, siano da addebitare a Umberto Eco. In un certo senso quest'ultimo ha messo le mani avanti per evitare appunto un certo tipo di critiche, bisogna dargli atto che questo artifizio è riuscito in pieno. Per questo motivo trovo giustificata la cancellazione del paragrafo ERRORI.

Invece di cancellare tout court l'informazione andrebbe riportato che "nell'edizione bla bla edita da bla bla" si legge che "bla bla crema di peperoni". Il fatto che la sezione si chiami "errori" non è un atto di accusa nei confronti dell'autore ma solamente la constatazione che, quali che siano le cause, vi sono, appunto, degli errori. --L'apprendista stregone (???) 12:17, 25 ott 2008 (CEST)[rispondi]

Nessuno sa a quale edizione del manoscritto siano attribuibili quegli errori, se volete metterli metteteli pure ma specificate che non sono errori dovuti all'autore del romanzo (Umberto Eco), ma a chi ha interpolato il manoscritto originale. Io tuttavia cancellerei la sezione perché è tutto frutto dell'invenzione letteraria qual è Il nome della rosa, gli errori sarebbero tali in un libro di storia ma non in questo romanzo.

Indipendentemente dall'edizione del manoscritto a cui si fa riferimento, che poi in ultima istanza è irrilevante, il dato di fatto è che narrando una storia ambientata in un epoca x si cita un vegetale che all'epoca x non era presente in Europa. Avremmo apprezzato eventualmente una noticina a fondo pagina con una spiegazione, purtroppo non c'è (ho davanti il libro). Che poi tu lo voglia chiamare licenza letteraria, imprecisione, inesattezza o errore sta di fatto che comunque c'è. Poi possiamo stare a discutere per ore se sia una svista dell'autore, dei correttori di bozze, una manifestazione del maligno o un sottile trucchetto dell'autore stesso per vedere quanto tempo ci mettono i lettori per notarlo (e quante discussioni questo scatenerà)... In ogni caso, così come sono presenti le sezioni dedicata alle inesattezze nelle voci dedicate ad altre opere letterarie o cinematografiche non si comprende perché non debba essere presente anche qui. --L'apprendista stregone (???) 12:58, 25 ott 2008 (CEST)[rispondi]

Penso che non debba essere presente perché Il nome della rosa non è un libro di storia e quindi non ha finalità didattiche. I libri di Borges dovrebbero essere pieni di errori secondo il tuo ragionamento, così come un romanzo di Pamuk piuttosto che uno di Calvino. Un romanziere può scrivere quello che vuole e come vuole, non deve certo rendere conto a un tribunale che rileva gli errori temporali o di concetto, e sarebbe francamente grottesco che una persona volesse documentarsi sul medioevo leggendo Il nome della rosa. Quello che sto cercando di dire è che il romanzo è un gran gioco le cui regole sono decise dall'autore, non certo dai lettori. E' ovvio che gli errori che hai notato tu esistono, ma è assurdo considerarli tali in un romanzo, tutto qua. Ho lasciato la sezione errori ma l'ho introdotta con due righe che mi sembravano necessarie per la sua contestualizzazione.

Ottima soluzione. Però in nessuna pagine di questo progetto c'è scritto che qui siamo in un tribunale. E in nessuna parte della voce c'è scritto che il romanzo di cui stiamo parlando è un saggio storico. La semplice citazione della presenza di un paio di inesattezze non implica che si voglia mettere alla gogna l'autore (per carità), nemmeno credo che il prestigio e il valore dell'autore ne vengano minimamente intaccati. Ci sono, le abbiamo rilevate e per completezza di informazione le aggiungiamo come "curiosità" (titolo che però non utilizziamo più) e anche per spezzare un po' la trattazione del romanzo. Io però sarei anche per cambiare il titolo in "inesattezze".
Spero che ora vi sia consenso sul "cosa scrivere" e che si possa interrompere il via vai di aggiungi/rimuovi (e magari rendere di nuovo disponibile la voce anche agli anonimi). --L'apprendista stregone (???) 13:54, 25 ott 2008 (CEST)[rispondi]
OT; ti chiederei, per favore, di leggere (e applicare) Aiuto:Uso della firma, grazie :-)

Ma io lascerei ERRORI a questo punto e per quanto mi riguarda la voce non necessita di altri ritocchi da parte mia --Orimolade (msg) 14:03, 25 ott 2008 (CEST)[rispondi]

ho aggiunto un "molto probabilmente" all'idea, valida, di Orimolade. Sono convinto che al 99% le cose stiano come lui le dice, ma non mi pare che ci sia una fonte quale che sia che possa stabilire che quei due particolari casi siano coperti da ciò che Eco ha scritto nell'introduzione. Metteteci pure un "quasi sicuramente" o un "pare ovvio che" ma una qualsiasi forma di dubitativo mi pare che ci debba stare. Il buon senso mi avrebbe fermato da fare questa modifica, ma "lode al dubbio" diceva il Brecht :-)

Mi scuso se un IP par mio insiste nel mettere becco in questa pagina già di recente martoriata, ma mi era parso di capire che, discuti che discuti, il paragrafo "Errori" andasse bene, con i distinguo & le specificazioni dovute, a tutti con questo titolo. Il nuovo "Incongruenze", che mi sono permesso di cambiare, può certamemente andare bene, ma, visto il tema sembrare delicato, una riga qui in discussione per spiegare perchè la leggerei volentieri :-) . Senza, giuro, cercar battaglia --151.21.127.24 (msg) 01:04, 4 dic 2008 (CET)[rispondi]

Sezione da rimuovere in quanto non enciclopedica[modifica wikitesto]

La sezione "errori", come anche in altre voci, probabilmente non ha valore enciclopedico. Si tratterebbe infatti di una ricerca originale fatta da utenti che hanno letto (o affermano di avere letto) questa edizione o l'altra, ma senza citare fonti critiche (esterne, indipendenti, verificabili). Senza fonti critiche (qualcuno che si sia preso la briga di scrivere articoli o libri sugli errori di Eco e di farli pubblicare) la rilevanza di tali informazioni è vicina allo zero (come già detto sopra, Il nome della rosa non è un saggio storico). Allo stesso modo, per intenderci, il Progetto:Cinema ha deciso che i blooper nelle voci sui film non sono enciclopedici e pertanto non li mettiamo. Propongo pertanto la rimozione della intera sezione. --MarcoK (msg) 13:01, 4 dic 2008 (CET)[rispondi]

Errori o stranezze, in un libro scritto con una certa attenzione verso il rigore della ricostruzione storica (pur senza essere un esplicito saggio storico) mi sembrano ben diversi da blooper. Neppure capisco il senso di considerarlo come ricerca personale: il leggere di peperoni e notare che non ci fossero nel medioevo europeo non mi pare che sconfini nella ricerca personale. Neppure credo che in una edizione si legga di peperoni e in un'altra di broccoli. Sulla rilevanza dipende dalla pignoleria con cui un lettore e' interessato al testo: zero se interessato alla trama e alla tematica sottostante, abbastanza o molto se interessato alla ricerca, scrittura e creazione del testo. Neppure credo che l'indicazione degli errori sminuisca Eco.--Bramfab Discorriamo 14:17, 4 dic 2008 (CET)[rispondi]
Comunque, ricercando si trovano persone che hanno passato un po' del loro tempo su questi peperoni: per esempio vi e' una corposa discettazioni su questi ortaggi in Saggi su Il nome della rosa di Renato Giovannoli--Bramfab Discorriamo 14:43, 4 dic 2008 (CET)[rispondi]
"Fare le pulci" a un romanzo è un'occupazione come un'altra, ma non riguarda in genere il contenuto delle enciclopedie, che hanno altro scopo. Detto questo, dove ci sono delle fonti si riportano, il resto via. --MarcoK (msg) 00:04, 5 dic 2008 (CET)[rispondi]
A proposito di errori, forse (e dico forse perché potrei anche sbagliare) ne ho trovato un altro. Sto leggendo l'edizione Bompiani Grandi tascabili, XXIV edizione del febbraio 1980, e mi trovo a pagina 171. Guglielmo ha appena spiegato a Adso come è riuscito a comprendere l'alfabeto astrologico di Venanzio redatto su un appunto: ipotizzando che le prime tre parole cifrate volessero dire "Secretum finis Africae", Guglielmo così dice "Ma se così fosse l'ultima parola dovrebbe avere la prima e la sesta lettera uguali, e così infatti è, ecco due volte il simbolo della Terra. E la prima lettera della prima parola, la S, dovrebbe essere uguale al'ultima della seconda: e infatti ecco ripetuto il segno della Vergine". Tuttavia a pagina 170 (nella mia edizione) vengono riportate proprio quelle tre file di caratteri, il primo segno della prima parola e l'ultimo della seconda non sembra quello della vergine quanto quello del sagittario (ma non proprio perché la freccia è puntata in basso e non in alto, si veda Sagittario (astrologia)). Certo può essere che il segno per indicare la vergine sia mutato nei secoli o si sia trattato di un banale errore di stampa di quella particolare edizione; però questo mi incuriosisce e vorrei sapere di altre opinioni.

Riguardo alla questione se gli errori presenti in un libro siano argomenti da enciclopedia, ritengo che la questione vada risolta caso per caso. È mia umile opinione che trattandosi di un romanzo storico (e con una certa pretesa di rigore) vadano segnalati al lettore questo tipo di incongruenze. Nei romanzi storici le difese del lettore sono più deboli giacché questi, pur sapendo che la trama è di fantasia, presuppone la massima fedeltà storica nell'ambientazione e nel contesto. Nel caso mettere un'ortaggio che non poteva esistere in quel tempo è un errore grave di ambientazione e va quindi segnalato alla attenzione del lettore. Si potrebbe obbiettare che non è compito di una enciclopedia la critica letteraria, ciò è vero. Ma considerando che Wikipedia non soffre dei limiti fisici di una enciclopedia cartacea credo si possa essere più larghi.

--Teodoro da Torino (msg) 00:42, 18 lug 2011 (CEST)[rispondi]

Assassinio dei monaci[modifica wikitesto]

Nella voce è scritto che "La tecnica con cui vengono assassinati i monaci è chiaramente ispirata dalla leggenda sulla realizzazione del Chin P'ing Mei (金瓶梅sempl., Jīn Píng Méipinyin), un romanzo della letteratura cinese del XVI secolo. Anche la fiaba intitolata Il pescatore venerando e l'arcigno ginn presente nella raccolta Le mille e una notte contiene la descrizione della stessa tecnica con cui i monaci venivano uccisi." Ho controllato e entrambi i fatti sono falsi. In quei due riferimenti non c'è traccia della tecnica raccontata da Eco nel libro. --95.238.222.171 (msg) 12:24, 24 mar 2013 (CET)[rispondi]

Grazie. --79.50.131.53 (msg) 12:30, 24 mar 2013 (CET)[rispondi]

Aggiunta a "Influenza culturale"[modifica wikitesto]

Vorrei segnalare che dal libro è stato tratto anche un gioco da tavolo edito da Days of Wonder nel 2002, di Bruno Faidutti e Serge Laget, "Il Mistero dell'Abbazia" ("The Mystery of the Abbey"). Il sito ufficiale è: http://www.daysofwonder.com/mysteryoftheabbey/en/

Stat rosa pristina....[modifica wikitesto]

La traduzione della frase latina che chiude il libro e gli fornisce il titolo, non è esatta. La traduzione corretta non può prescindere, peraltro, dal fatto che in latino si usava "rosa" come noi usiamo "cosa", e cioè per indicare un po' tutto, qualsiasi oggetto. Quindi la traduzione, in perfetto accordo con la teoria nominalistica, va così modificata: " L'essenza delle cose sta (solo) nel (loro) nome, noi (quindi) possediamo (solo) dei nudi nomi" o, in una forma più letterale ma meno esplicita: " Sta l'autentica cosa nel nome, noi possediamo solo dei nomi". --Diesis (msg) 16:08, 12 feb 2015 (CET)[rispondi]

Ma questa voce è stata redatta dallo stesso Umberto Eco? Viene da pensarlo, visto il continuo ricordo a virgole errate o inutili, come accade del resto nel romanzo stesso. Incredibile che abbia avuto il successo che ha avuto, con tutti gli errori che contiene. --95.246.26.254 (msg) 19:44, 24 gen 2016 (CET)[rispondi]

Collegamenti esterni modificati[modifica wikitesto]

Gentili utenti,

ho appena modificato 3 collegamento/i esterno/i sulla pagina Il nome della rosa. Per cortesia controllate la mia modifica. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a queste FAQ. Ho effettuato le seguenti modifiche:

Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot

Saluti.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 08:13, 6 dic 2017 (CET)[rispondi]

Collegamenti esterni modificati[modifica wikitesto]

Gentili utenti,

ho appena modificato 1 collegamento/i esterno/i sulla pagina Il nome della rosa. Per cortesia controllate la mia modifica. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a queste FAQ. Ho effettuato le seguenti modifiche:

Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot

Saluti.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 01:01, 13 mar 2018 (CET)[rispondi]

Epilogo. Adso trova la fanciulla?[modifica wikitesto]

Ciao a tutti. Ho tolto la parte che dice che Adso incontra la fanciulla. Nel libro, nella sua prima edizione, non ho trovato questa affermazione. Se nell'edizione rivista, succede questo, scusatemi. Grazie

Manca il paragrafo sulla Locazione dell'Abbazia[modifica wikitesto]

In questo romanzo si fa riferimento al luogo di dove si trova l'abbazia approssimativamente, perché Umberto Eco non sapeva neanche lui dove collocare l'abbazia e così si inventa la storia che Adso lo sa ma non lo vuol dire.
A pagina 14 si dice che l'abbazia è collocata in un arco di spazio fra Pomposa e Conques, con ragionevoli probabilità che il luogo sorgesse lungo il dorsale appenninico, tra Piemonte, Liguria e Francia (come dire tra Lerici e Turbia).
A pagina 30 si dice che erano diretti verso settentrione, ma il loro viaggio non procedette in linea retta e si arrestaronoo in varie abbazie. Accadde così che piegarono verso occidente (mentre avrebberoo dovuto andare a oriente), quasi seguendo la linea montana che da Pisa porta in direzione dei cammini di San Giacomo, soffermandosi in una terra che quanto poi vi accadde mi sconsiglia di identificare meglio, ma i cui signori erano fedeli all’impero e dove gli abati del nostro ordine di comune accordo si opponevano al papa eretico e corrotto. Il viaggio durò due settimane tra varie vicende.
Due settimane di viaggio a dorso di asino dall'alba al tramonto, nel mese di novembre. Sono circa 9 ore di luce al giorno. L'asino va ad una velocità di 2-3 km all'ora. Vuol dire che hanno persorso circa 2x9x14=252 chilometri, fino a 3x9x14=378 chilometri.
Quindi l'abbazia si trova in un raggio massimo di circa 380 chilometri da Pisa, sul'Appennino tosco-emiliano, Appennino ligure-lombardo, Appennino ligure-piemontese. Le abbazie benedettine in quest'area non sono poi molte. Sull'Appenino tosco-emiliano, l'Abazia benedettina di Frassinoro, distante 102 chilometri da Pisa; sull'Appennino ligure-lombardo, Abbazia di Bobbio, distante 211 chilometri da Pisa; Abbazia della Benedicta, distante 200 chilomentri da Pisa.
Anche se la locazione dell'abbazia è introvabile, però per completezza bisogna dirlo, altrimenti manca un paragrafo alla voce dell'eniclopedia.--Roger469 dimmi 16:55, 13 mag 2021 (CEST)[rispondi]

è un romanzo, è finto. L'abbazia non esiste e non c'è bisogno di inventarsi un luogo reale. Fine. --79.33.66.60 (msg) 09:03, 23 nov 2022 (CET)[rispondi]

Ma dove è sita l'abbazia?[modifica wikitesto]

Prima c'è scritto che è in Piemonte. Subito dopo che è nell'Appennino toscano: quindi? --2001:B07:A5A:2171:A5FA:7A6A:DAEE:AA4E (msg) 23:36, 9 lug 2023 (CEST)[rispondi]