Diocesi di Vadesi

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Vadesi
Sede vescovile titolare
Dioecesis Vadesitana
Chiesa latina
Vescovo titolareAlbert Matta Bahhuth
Istituita1933
StatoAlgeria
Diocesi soppressa di Vadesi
Eretta?
Soppressa?
Dati dall'annuario pontificio
Sedi titolari cattoliche

La diocesi di Vadesi (in latino Dioecesis Vadesitana) è una sede soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Vadesi, nell'odierna Algeria, è un'antica sede episcopale della provincia romana di Numidia.

Nelle fonti antiche il toponimo riporta diverse varianti: Baiesitana, Undesitana e Vadesitana, tutti riconducibili alla sede episcopale della Numidia, di cui sono noti tre vescovi. Alla conferenza di Cartagine del 411, che vide riuniti assieme i vescovi cattolici e donatisti dell'Africa, parteciparono Fortunato e il donatista Cresconio. La lettera sinodale del concilio antipelagiano celebrato a Milevi nel 416 è sottoscritta da un vescovo di nome Fortunato, senza indicazione della sede di appartenenza: potrebbe essere il vescovo di Vadesi, oppure l'omonimo vescovo di Case Calane.[1]

Terzo vescovo noto di questa diocesi è Annibonio, il cui nome appare al 98º posto nella lista dei vescovi della Numidia convocati a Cartagine dal re vandalo Unerico nel 484; Annibonio, come tutti gli altri vescovi cattolici africani, fu condannato all'esilio.[2]

Dal 1933 Vadesi è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica; dal 18 luglio 2023 il vescovo titolare è Albert Matta Bahhuth, vescovo ausiliare di Los Angeles.

Cronotassi[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi residenti[modifica | modifica wikitesto]

  • Fortunato † (prima del 411 - dopo il 416 ?)
  • Annibonio † (menzionato nel 484)

Vescovi titolari[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mandouze, Prosopographie de l'Afrique chrétienne, p. 497, Fortunatus 10; pp. 245-246, Cresconio 27. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, t. IV, coll. 101, 152, 266 e 270.
  2. ^ Mandouze, Prosopographie de l'Afrique chrétienne, p. 71, Annibonius 3. Patrologia Latina, t. LVIII, coll. 271 e 311.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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