Diocesi di Altava

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Altava
Sede vescovile titolare
Dioecesis Altavensis
Chiesa latina
Vescovo titolarePaolo Andreolli, S.X.
Istituita1933
StatoAlgeria
Diocesi soppressa di Altava
Eretta?
Soppressa?
Dati dall'annuario pontificio
Sedi titolari cattoliche

La diocesi di Altava (in latino Dioecesis Altavensis) è una sede soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Altava, corrispondente alla città di Ouled Mimoun (provincia di Tlemcen) nell'odierna Algeria, è un'antica sede episcopale della provincia romana della Mauritania Cesariense.

Unico vescovo conosciuto di questa diocesi africana è Avo, il cui nome appare al 10º posto nella lista dei vescovi della Mauritania Cesariense convocati a Cartagine dal re vandalo Unerico nel 484; Avo, come tutti gli altri vescovi cattolici africani, fu condannato all'esilio.[1]

Numerosi sono gli epitaffi cristiani di Altava, il più antico dei quali risale al 302;[2] tra questi quelli del presbitero Iulius Capsarius, del diacono Ecxuperantius Urbanus, della vergine Flavia Saturina. Un'iscrizione dedicatoria, databile al periodo 309/338, potrebbe riportare il nome di tre vescovi di Altava, Santo, Lucio Onorato e Tannonio Rufiniano; ma poiché è mutila, la sua interpretazione risulta difficoltosa, e comunque non univoca tra gli studiosi.[3]

Dal 1933 Altava è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica; dal 1º febbraio 2023 il vescovo titolare è Paolo Andreolli, S.X., vescovo ausiliare di Belém do Pará.

Cronotassi[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi residenti[modifica | modifica wikitesto]

  • Santo ? † (menzionato nel 309/338)
  • Lucio Onorato ? † (menzionato nel 309/338)
  • Tannonio Rufiniano ? † (menzionato nel 309/338)
  • Avo † (menzionato nel 484)

Vescovi titolari[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mandouze, Prosopographie de l'Afrique chrétienne, p. 131, Avus 1.
  2. ^ Mesnage, L'Afrique chrétienne, p. 481.
  3. ^ Mandouze, Prosopographie de l'Afrique chrétienne, p. 1031, Sanctus; p. 563, L(ucius) Honoratus 1; p. 1002, Tannonius R(ufini)anus 1.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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