Conoide sottomarina del Bengala

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Nell'immagine si possono vedere, in alto, il golfo del Bengala e, al centro, la dorsale Novanta Est, alla cui sinistra è presente la conoide sottomarina del Bengala. La dorsale Ottantacinque Est non risalta proprio perché del tutto sepolta dai detriti della conoide.

La conoide sottomarina del Bengala (in inglese Bengala Fan), conosciuta anche come conoide sottomarina del Gange, è la più grande conoide sottomarina del mondo.

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

La formazione è lunga circa 3000 km e larga 1 000 con uno spessore massimo di 16,5 km ed è il risultato del sollevamento e dell'erosione dell'Himalaya e dell'altopiano del Tibet, a loro volta prodotti dalla collisione tra la placca indiana e la placca euroasiatica. La maggior parte dei sedimenti è trasportata dal Gange e dal Brahmaputra che la distribuiscono anche al delta del Meghna, in Bangladesh, e all'estuario dell'Hughli, nello Stato del Bengala Occidentale, in India. Oltre ad essi, diversi altri grandi fiumi sia in India che in Bangladesh contribuiscono al trasporto del materiale fino al golfo del Bengala.[1]

Nei millenni, le correnti torbide hanno trasportato i sedimenti attraverso una serie di canyon sottomarini, alcuni dei quali lunghi oltre più di 2.400 km, per poi depositarli sul fondale del golfo del Bengala, a oltre 30 gradi di latitudine dal punto di formazione dei sedimenti. A oggi, i sedimenti più antichi recuperati dalla conoide sottomarina del Bengala, risalgono al primo Miocene.[2] La caratterizzazione mineralogica e geochimica di tali campioni ha permesso di risalire alla loro provenienza himalayana, a testimonianza del fatto che l'Himalaya era una delle più grandi catene montuose del mondo già 20 milioni di anni fa.[3]

Geografia[modifica | modifica wikitesto]

La conoide ricopre completamente il fondale del golfo del Bengala[4] ed è delimitata a ovest dalla scarpata continentale orientale dell'India, a nord da quella del Bangladesh e a est dalla parte settentrionale della fossa della Sonda, al largo della costa del Myanmar e delle isole Andamane, più a nord e dal versante occidentale della dorsale Novanta Est, a sud.[4][5] Va detto che i rilievi di quest'ultima dorsale sono in alcuni punti quasi completamente sommersi dalla conoide dal Bengala e la parte della formazione situata a est della dorsale viene identificata come conoide sottomarina delle Nicobare.[5] Un'altra dorsale, la Ottantacinque Est, è invece praticamente del tutto sommersa dai sedimenti che formano la conoide e solo in alcuni punti i rilievi che la compongono riescono ad affiorare dal fondo marino.

Esplorazione[modifica | modifica wikitesto]

La conoide sottomarina del Bengala fu scoperta negli anni sessanta durante delle ricognizioni batimetriche da Bruce C. Heezen e Marie Tharp che identificarono la formazione e la struttura di canyon sottomarini e fu poi completamente mappata da Joseph Curray e David Moore durante ricognizioni geologiche e geofisiche nel 1968.[5][6]

Oggi la conoide viene esplorata poiché considerata una possibile fonte di combustibili fossili dai circostanti paesi in via di sviluppo.[7][8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Joseph R. Curray, Frans J. Emmel e David G. Moore, The Bengal Fan: morphology, geometry, stratigraphy, history and processes, in Marine and Petroleum Geology, vol. 19, n. 10, Elsevier Science Ltd, 2 dicembre 2002, pp. 1191–1223, DOI:10.1016/S0264-8172(03)00035-7.
  2. ^ J.R. Cochran e Stow, D.A.V., 116 Initial Reports Table of Contents, in Proc. ODP, Init. Repts., vol. 116, Ocean Drilling Program College Station, TX, 1989, DOI:10.2973/odp.proc.ir.116.1989.
  3. ^ Christian France-Lanord, Derry L. e Michard A., Evolution of the Himalaya since Miocene time: isotopic and sedimentological evidence from the Bengal Fan, in Geological Society Special Publication, vol. 74, 1993, pp. 603–621, DOI:10.1144/GSL.SP.1993.074.01.40.
  4. ^ a b Tilmann Schwenk e Volkhard Spiess, ARCHITECTURE AND STRATIGRAPHY OF THE BENGAL FAN AS RESPONSE TO TECTONIC AND CLIMATE REVEALED FROM HIGH-RESOLUTION SEISMIC DATA, in SEPM Special Publication, No. 92. External Controls on Deep-Water Depositional Systems, SEPM (Society for Sedimentary Geology), 2009, pp. 107–131, ISBN 978-1-56576-136-0.
  5. ^ a b c Christian France-Lanord, Volkhard Spiess, Peter Molnar e Joseph R. Curray, Summary on the Bengal Fan: An introduction to a drilling proposal (PDF), su whoi.edu, Woods Hole Oceanographic Institution, 2 marzo 2000. URL consultato il 21 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 5 ottobre 2011).
  6. ^ Joseph R. Curray e David G. Moore, Growth of the Bengal Deep-Sea Fan and Denudation in the Himalayas, in Geological Society of America Bulletin, vol. 82, n. 3, 2 marzo 1971, pp. 563–572, DOI:10.1130/0016-7606(1971)82[563:GOTBDF]2.0.CO;2. URL consultato il 21 febbraio 2017.
  7. ^ Rabi Bastia, Suman Das e M. Radhakrishna, Pre- and post-collisional depositional history in the upper and middle Bengal fan and evaluation of deepwater reservoir potential along the northeast Continental Margin of India, in Marine and Petroleum Geology, vol. 27, n. 10, 2 ottobre 2010, pp. 2051–2061, DOI:10.1016/j.marpetgeo.2010.04.007.
  8. ^ V. Subrahmanyam, K. S. Krishna, M. V. Ramana e K. S. R. Murthy, Marine geophysical investigations across the submarine canyon (Swatch-of-No-Ground), northern Bay of Bengal (PDF), in Current Science, vol. 94, n. 4, Indian Academy of Sciences, 2008, pp. 507–513. URL consultato il 21 febbraio 2017.