Chiesa di San Secondo (Cortazzone, capoluogo)

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Chiesa di San Secondo
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegionePiemonte
LocalitàCortazzone
Coordinate44°58′47.14″N 8°03′41.15″E / 44.97976°N 8.06143°E44.97976; 8.06143
Religionecattolica di rito romano
Titolaresan Secondo di Asti
Diocesi Asti

La chiesa di San Secondo è la parrocchiale di Cortazzone, in provincia e diocesi di Asti[1][2]; fa parte della zona pastorale Nord.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'originario luogo di culto di Cortazzone fu eretto forse nei primi decenni del Cinquecento[1].

Verso la fine del secolo, in seguito alla ricostruzione dell'abitato nei pressi del castello, l'oratorio, all'epoca dedicato a san Siro, iniziò a svolgere le funzioni di parrocchiale al posto dell'antica chiesa di San Secondo di Mongiglietto e il 27 settembre 1600 fu solennemente consacrato dal vescovo di Asti Giovanni Stefano Aiazza. Negli anni seguenti l'edificio, inizialmente già ampio ma spoglio, fu risistemato e dotato di nuove cappelle con altari, tra cui quelle dedicate a san Francesco d'Assisi e a san Carlo Borromeo, finanziate dalla famiglia Pelletta; i lavori furono completati entro il 1627, come testimoniato dal resoconto della visita pastorale dell'11 luglio di quell'anno[1][3].

Altri interventi minori nel presbiterio e nelle cappelle laterali furono eseguiti nella seconda metà del XVII secolo[1].

Tra il 1742 e il 1749 l'edificio fu probabilmente ricostruito nella zona presbiteriale, nonché risistemato e decorato negli interni; fu inoltre reintitolato ai santi Siro e Secondo[1][3].

Tra il 1903 e il 1905 la chiesa, nel frattempo ridedicata a san Secondo, fu sottoposta a un importante intervento di ristrutturazione, su progetto degli ingegneri Arnaldo Riccio e Giuseppe Velati Bellini: grazie alla demolizione dell'antica canonica antistante all'edificio, la navata fu prolungata di una campata, innalzando una nuova facciata neogotica affiancata da un alto campanile e ricavando un ampio sagrato[1][3].

Nei decenni seguenti il luogo di culto fu interessato da altri lavori: nel 1911 l'antica sagrestia fu trasformata nel coro, mentre ne fu eretta una nuova accanto alla canonica, nel frattempo ricostruita sulla sinistra dell'edificio; tra il 1922 e il 1923 gli interni furono ornati con affreschi dipinti da Giovanni Lamberti e Luigi Morgari; tra il 1933 e il 1934 la copertura fu risistemata. Successivamente, nel 1958 la pavimentazione dell'aula fu rifatta, mentre nel 1980 la parrocchiale fu adeguata alle norme postconciliari[1].

Il 21 agosto 2000 un terremoto provocò alcuni danni alla torre campanaria, che nei tre anni seguenti fu consolidata strutturalmente e restaurata nella parte sommitale[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

La neoromanica facciata a salienti della chiesa, rivolta a sudest e composta da un corpo principale e da due ali laterali, presenta centralmente il portale d'ingresso, la cui lunetta è abbellita da una cornice bicroma, e ai fianchi una fila di loggette ospitanti delle statue, mentre sopra si apre il rosone; sotto le linee degli spioventi vi sono degli archetti pensili[1].

Annesso alla parrocchiale è il campanile a base quadrata, suddiviso in più registri; la cella presenta su ogni lato cinque finestrelle ed è coronata dalla guglia piramidale[1].

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno dell'edificio si compone di un'unica navata, spartita in cinque campate, sulla quale si affacciano dieci cappelle laterali introdotte da archi a tutto sesto e le cui pareti sono scandite da lesene, sopra i cui capitelli si impostano i costoloni che scandiscono la volta a botte; al termine dell'aula si sviluppa il presbiterio, sopraelevato di quattro gradini, delimitato da balaustre e chiuso dalla parete di fondo piatta[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k Chiesa di San Secondo <Cortazzone>, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 5 novembre 2022.
  2. ^ BeWeB.
  3. ^ a b c Chiesa di S. Secondo - Cortazzone (AT), su cittaecattedrali.it. URL consultato il 5 novembre 2022.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]