Che mangino brioche

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Maria Antonietta

La frase «Se non hanno più pane, che mangino brioche» (in francese S'ils n'ont plus de pain, qu'ils mangent de la brioche) è tradizionalmente attribuita a Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena, che l'avrebbe pronunciata riferendosi al popolo affamato, durante una rivolta dovuta alla mancanza di pane.

In realtà la frase è sicuramente precedente: infatti, nel Libro VI delle Confessioni, pubblicate postume nel 1782, Jean-Jacques Rousseau afferma che nel 1741 si trovava da Madame de Mably e, non volendo entrare in panetteria vestito in maniera elegante poiché sarebbe stato considerato poco consono, racconta questo aneddoto:

(FR)

«Enfin je me rappelai le pis-aller d'une grande princesse à qui l'on disait que les paysans n'avaient pas de pain, et qui répondit: qu'ils mangent de la brioche. J'achetai de la brioche.»

(IT)

«Infine mi ricordai il ripiego [suggerito da] una grande principessa a cui avevano detto che i contadini non avevano pane e che rispose: che mangino brioche. Comprai brioche.»

La brioche, Jean-Baptiste-Siméon Chardin, 1763

La principessa a cui fa riferimento non può essere Maria Antonietta, poiché quest'ultima nacque nel 1755 e sarebbe giunta in Francia soltanto nel 1770. È possibile che i detrattori di Maria Antonietta abbiano in un secondo momento identificato la principessa del brano con la regnante austriaca per delegittimarla agli occhi dell'opinione pubblica.

Quindici anni prima della pubblicazione delle Confessioni di Rousseau, il marchese Louis-Antoine Caraccioli aveva attribuito la frase a una «Grande-Duchesse de Toscane» che, a chi non aveva pane, consigliava un pasticcio di carne («croûte de pâté»).[3]

Vittoria di Borbone.

L'espressione è stata anche attribuita, con alcune varianti, ad altri personaggi. È il caso di Vittoria, figlia di Luigi XV (che avrebbe suggerito al popolo di mangiare la crosta dei pasticci di carne): anche in questo caso, alla luce della testimonianza di Rousseau, l'attribuzione è anacronistica.

All'intendente generale Joseph François Foullon, una delle prime vittime della Rivoluzione francese, una voce ascriveva invece l'esclamazione sprezzante Si cette canaille n'a pas de pain, qu'elle mange du foin («Se questa canaglia non ha pane, che mangi fieno»).[4]

Un'eco della frase si trova nella conclusione dello stornello C'era una volta di Francesco Dall'Ongaro, del 1849:[5]

«Quando la gente non avea farina,
lo re diceva: mangiate pollame.»

Diego Velázquez, Ritratto dell'infanta María Teresa di Spagna, 1652-53, Kunsthistorisches Museum, Vienna.

Secondo la storica Antonia Fraser, la «grande principessa» di cui parla Rousseau andrebbe identificata in Maria Teresa d'Austria, infanta di Spagna e moglie di Luigi XIV.[6]

In assenza di riscontri negli scritti dell'epoca, Paul Johnson ritiene invece trattarsi di un aneddoto inventato di sana pianta da Rousseau stesso.[7]

Per altri, infine, l'espressione ha origine molto più remota: sarebbe stata pronunciata da un antico imperatore cinese il quale, di fronte alle sofferenze del suo popolo che pativa l'insufficienza del riso, avrebbe detto: «Perché non mangiano carne?».[8]

In conclusione, fra il XVIII e il XIX secolo fiorirono diverse varianti, poco credibili o chiaramente false, di una stessa storia, e quasi tutte le figure, cui questo tipo di storie denigratorie era attribuito, erano donne.[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Lever, pp. 422-423; Fumagalli, p. 429.
  2. ^ Jean-Jacques Rousseau, Les Confessions, libro VI.
  3. ^ (FR) Louis-Antoine de Caraccioli, Lettre LXXXVI, in Lettres récréatives et morales sur les moeurs du temps, Paris, 1768, pp. 105-6.
  4. ^ Fumagalli, p. 429.
  5. ^ Fumagalli, p. 428.
  6. ^ (EN) David Emery, Let Them Eat Cake; er, Brioche. Oh, Nevermind..., su urbanlegends.about.com. URL consultato il 28 febbraio 2011 (archiviato dall'url originale l'8 gennaio 2017).
  7. ^ Johnson, p. 14.
  8. ^ Gregory Titelman, Random House Dictionary of Popular Proverbs and Sayings, New York, Random House, 1996, ISBN 978-0-679-44554-8.
  9. ^ Andrea Merlotti, La brioche inesistente di Maria Antonietta, in Il Sole 24 Ore, supplemento "Domenica", 17 aprile 2022, p. VIII.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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