Approvvigionamento idrico e servizi igienico-sanitari in Palestina

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Le risorse idriche della Palestina sono completamente controllate da Israele e la divisione delle acque sotterranee è soggetta alle disposizioni dell'Accordo di Oslo II[1].

In generale, la qualità dell’acqua è notevolmente peggiore nella Striscia di Gaza rispetto alla Cisgiordania. Circa un terzo o la metà dell'acqua distribuita nei territori palestinesi si perde nella rete di distribuzione. Il blocco duraturo della Striscia di Gaza e la guerra di Gaza (2008-2009) hanno causato gravi danni alle infrastrutture della Striscia.[2][3] Per quanto riguarda le acque reflue, gli impianti di trattamento esistenti non hanno la capacità di trattarle tutte, causando un grave inquinamento idrico.[4] Inoltre, lo sviluppo del settore dipende fortemente dai finanziamenti esterni e dalla cooperazione israeliana.[5]

Situazione[modifica | modifica wikitesto]

La regione di Israele/Palestina è caratterizzata dalla scarsità delle risorse idriche, come molti altri paesi della regione, e diversi analisti considerano la condivisione delle risorse idriche il “singolo problema più importante” per i popoli del Medio Oriente. Negli anni ’90 un terzo di tutta l’acqua consumata in Israele proveniva da sorgenti sotterranee che a loro volta provenivano dalle piogge sulla Cisgiordania; la lotta per questa risorsa è stata descritta come un gioco a somma zero.[6] Secondo Human Rights Watch la confisca dell'acqua da parte di Israele viola i Regolamenti dell'Aja del 1907, che vietano allo stato occupante di espropriare le risorse del territorio occupato a proprio vantaggio.[7] Sulla scia degli avvenimenti del 1967, Israele abrogò i diritti idrici palestinesi in Cisgiordania e, con l’Ordine Militare 92 dell’agosto di quell’anno, spostò la gestione totale dell’acqua all’autorità militare, sebbene secondo il diritto internazionale i palestinesi avessero diritto ad una quota.[8]

Entrambe le falde acquifere israeliane hanno origine nel territorio della Cisgiordania e senza di esse le sue città settentrionali si prosciugherebbero. Secondo John Cooley, i pozzi dei contadini palestinesi della Cisgiordania, che nella legge ottomana, britannica, giordana ed egiziana erano una risorsa privata di proprietà dei villaggi,[9] erano un elemento chiave dietro la strategia israeliana post-1967 per mantenere il controllo dell'area e proteggere le "forniture idriche ebraiche" da quella che era considerata un "invasione".[10] Molti pozzi esistenti furono bloccati o sigillati, ai palestinesi fu proibito di perforare nuovi pozzi senza autorizzazione militare (quasi impossibile da ottenere) e furono imposte quote restrittive sull’uso dell’acqua.[11][12] Al 2010, 527 sorgenti in Cisgiordania forniscono ai palestinesi la metà del loro consumo interno.[13] I pozzi storici che riforniscono i villaggi palestinesi sono stati spesso espropriati per l'uso esclusivo degli insediamenti israeliani: così il principale pozzo che serve al-Eizariya fu rilevato da Ma'ale Adumim negli anni '80, mentre la maggior parte della sua terra fu spogliata lasciando agli abitanti del villaggio 2,979 dei loro 11,179 dunam originali.[13]

La maggior parte delle trivellazioni della compagnia idrica israeliana Mekorot in Cisgiordania sono situate nella Valle del Giordano, dove nel 2008 i palestinesi potevano prelevare il 44% in meno di acqua rispetto a quella a cui avevano accesso prima dell'accordo ad interim del 1995.[14] Con gli accordi di Oslo, Israele otteneva l'80% delle acque della Cisgiordania, mentre il restante 20% era palestinese, percentuale che però non concedeva ai palestinesi alcun “diritto di proprietà”.[15] Dei 138,5 metri cubi di acqua concordati per il 2011, i palestinesi sono riusciti a estrarne solo 87, date le difficoltà nell’ottenere i permessi israeliani, e il deficit causato dal prosciugamento della metà dei pozzi palestinesi deve essere parzialmente compensato acquistando acqua da Israele, risultando in una diminuzione del consumo idrico palestinese pro capite del 20%.[16] Il consumo minimo pro capite di acqua secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità è 100 litri al giorno[17]: nel 2022, un palestinese medio ne consuma 82 litri di acqua al giorno, contro i 247 litri di un abitante israeliano.[18] Gli sviluppi urbani modello delle nuove città palestinesi, come la città di Rawabi, sono stati gravemente ostacolati dalle restrizioni sull'accesso all'acqua.[19].

Ad oggi, si stima che il 97% dell'acqua di Gaza sia contaminata, e che stia quindi "avvelenando lentamente" gli abitanti della Striscia.[20]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Ian Black, Water under the bridge: how the Oslo agreement robbed the Palestinians, in The Guardian, 4 febbraio 2013. URL consultato l'8 novembre 2023.
  2. ^ un.org, https://www.un.org/apps/news/story.asp?NewsID=31927. URL consultato il 25 novembre 2009.
  3. ^ go.worldbank.org, http://go.worldbank.org/JPDXW0R7Z0. URL consultato il 27 febbraio 2009.
  4. ^ D. Fatta, Z. Salem e M. Mountadar, Urban Wastewater Treatment and Reclamation for Agricultural Irrigation: The situation in Morocco and Palestine., in The Environmentalist, vol. 24, n. 4, December 2004, pp. 227–236, DOI:10.1007/s10669-005-0998-x. URL consultato il 15 febbraio 2008.
  5. ^ Karen Assaf, boell.de, 2004, http://www.boell.de/sites/default/files/assets/boell.de/images/download_de/internationalepolitik/GIP11_Palestine_Karen_Assaf.pdf. URL consultato il 2 febbraio 2014.
  6. ^ (EN) Stephen C. Lonergan e David B. Brooks, Watershed: The Role of Fresh Water in the Israeli-Palestinian Conflict, IDRC, 14 maggio 2014, ISBN 978-1-55250-097-2. URL consultato l'8 novembre 2023.
  7. ^ (EN) Occupation, Inc., in Human Rights Watch, 19 gennaio 2016. URL consultato l'8 novembre 2023.
  8. ^ (EN) Eyal Benvenisti, The International Law of Occupation, OUP Oxford, 23 febbraio 2012, ISBN 978-0-19-958889-3. URL consultato l'8 novembre 2023.
  9. ^ (EN) Francesca de Chatel, Water Sheikhs and Dam Builders: Stories of People and Water in the Middle East, Transaction Publishers, 31 dicembre 2011, ISBN 978-1-4128-0988-7. URL consultato l'8 novembre 2023.
  10. ^ Cooley, p. 17.
  11. ^ (EN) Francesca de Chatel, Water Sheikhs and Dam Builders: Stories of People and Water in the Middle East, Transaction Publishers, 31 dicembre 2011, ISBN 978-1-4128-0988-7. URL consultato l'8 novembre 2023.
  12. ^ Dillman, p. 53.
  13. ^ a b (EN) Alon Tal e Alfred Abed Rabbo, Water Wisdom: Preparing the Groundwork for Cooperative and Sustainable Water Management in the Middle East, Rutgers University Press, 2010, ISBN 978-0-8135-4770-1. URL consultato l'8 novembre 2023.
  14. ^ Hareuveni, Eyal, Dispossession and Exploitation: Israel's Policy in the Jordan Valley and Northern Dead Sea, in B'Tselem, (May 2011), https://www.btselem.org/download/201105_dispossession_and_exploitation_eng.pdf.
  15. ^ (EN) Norman G. Finkelstein, Image and Reality of the Israel-Palestine Conflict, Verso, 17 maggio 2003, ISBN 978-1-85984-442-7. URL consultato l'8 novembre 2023.
  16. ^ (EN) Orhan Niksic, Nur Nasser Eddin e Massimiliano Cali, Area C and the Future of the Palestinian Economy, The World Bank, 10 luglio 2014, DOI:10.1596/978-1-4648-0193-8, ISBN 978-1-4648-0193-8. URL consultato l'8 novembre 2023.
  17. ^ (EN) Tom Joyce, The Palestinian farmers battling border restrictions and lack of water, in The Guardian, 12 aprile 2016. URL consultato l'8 novembre 2023.
  18. ^ (EN) Parched: Israel’s policy of water deprivation in the West Bank [EN/AR/HE] - occupied Palestinian territory | ReliefWeb, su reliefweb.int, 12 agosto 2023. URL consultato l'8 novembre 2023.
  19. ^ (EN) Pierre Beckouche, Europe’s Mediterranean Neighbourhood, Edward Elgar Publishing, 31 marzo 2017, ISBN 978-1-78643-149-3. URL consultato l'8 novembre 2023.
  20. ^ (EN) Euro-Med Human Rights Monitor, Euro-Med Monitor at HRC: Gazans are slowly poisoned as 97% of Gaza’s water is undrinkable, su Euro-Med Human Rights Monitor. URL consultato il 9 novembre 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]