Amanita phalloides var. alba

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Amanita phalloides var. alba
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Fungi
Divisione Basidiomycota
Classe Basidiomycetes
Ordine Agaricales
Famiglia Amanitaceae
Genere Amanita
Specie A. phalloides
Nomenclatura trinomiale
Amanita phalloides var. alba
Costantin & L.M. Dufour, 1895
Amanita phalloides var. alba
Caratteristiche morfologiche
Cappello
convesso
Imenio
Lamelle
libere
Sporata
bianca
Velo
anello e volva
Carne
immutabile
Ecologia
Commestibilità
mortale
Alcuni dei contenuti riportati potrebbero generare situazioni di pericolo o danni. Le informazioni hanno solo fine illustrativo, non esortativo né didattico. L'uso di Wikipedia è a proprio rischio: leggi le avvertenze.

Amanita phalloides var. alba Costantin & L.M. Dufour, 1895 è una varietà di fungo basidiomicete, varietà dell'Amanita phalloides da cui si distingue per il colore biancastro del carpoforo.

Come per Amanita verna, elevato è il rischio di confusione con i comuni prataioli da parte dei cercatori più inesperti e pertanto si raccomanda la massima cautela.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Cappello[modifica | modifica wikitesto]

Bianco, spesso con resti bianchi del velo.

Lamelle[modifica | modifica wikitesto]

Bianche e fitte.

Gambo[modifica | modifica wikitesto]

Bianco, cilindrico e fibroso.

Anello[modifica | modifica wikitesto]

Ampio e bianco.

Volva[modifica | modifica wikitesto]

Bianca inguainante.

Carne[modifica | modifica wikitesto]

Bianca, medesimi odori e sapori della forma classica.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Estate e autunno, boschi di latifoglie, raro nei boschi di conifere. Specie rara.

Commestibilità[modifica | modifica wikitesto]


Mortale.[1]
Causa la sindrome falloidea.[1]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Specie simili[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Nicola Sitta, Paolo Davoli, Marco Floriani, Edoardo Suriano, Guida ragionata alla commestibilità dei funghi (PDF), su regione.piemonte.it, p. 34. URL consultato il 10 gennaio 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Micologia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di micologia