Aleksandr Ivanovič Kuprin

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Aleksandr Ivanovič Kuprin (in russo Александр Иванович Куприн?; Narovčat, 7 settembre 1870, 26 agosto del calendario giulianoLeningrado, 25 agosto 1938) è stato uno scrittore russo.

Figlio di Liubov' Alekseevna Kuprina, una principessa tatara e di Ivan Ivanovich Kuprin, inizialmente seguiva la carriera militare per poi abbandonarla nel 1894.[1]

Il suo primo lavoro di successo fu il racconto Moloch (1896), che ebbe risalto fra la critica.[1] Le sue prime opere, come anche Il duello del 1905, narrano della vita militare dove giovani ufficiali diventano vittime dei superiori o della realtà che li circonda. Per tali temi la critica interpretò Il duello come "una dura arringa antimilitaristica".[1]

Nei suoi scritti prendeva spunto da Rudyard Kipling e Jack London.[1]

Fu legato da profonda amicizia col clown italiano Giacomo Cireni "Giacomino". Ampio carteggio fra loro, le lettere di Kuprin a Giacomino fanno parte della Collezione Cireni. A Parigi Kuprin in un'intervista a un giornalista italiano dichiarò "Ho avuto un solo vero amico, il clown Giacomino, quando tornate in Italia salutatemelo".

Giacomino (a sinistra) e Kuprin al centro il cagnolino - La dedica: "Caro Giacomino, ecco il nostro ritratto A. Kuprin" - fotografia databile 1912 (collezione Cireni)

In seguito alla rivoluzione decise di emigrare in Francia, a Parigi soprattutto per curare la salute della figlia Xenia malata di tubercolosi. Vi rimase sino alla primavera del 1937, quando le sue condizioni di salute si erano fatte preoccupanti, per poi morire poco dopo nella sua patria.

  • Moloch (1896) - racconto
  • Il duello (1905) - romanzo
  • Il tenente-capitano Rybnikov (1906) - racconto
  • Sulamita (1908) - racconto
  • La fossa (1910) - romanzo
  • Il braccialetto di granati (1911) - racconto
  • Parigi casalinga (1927)
  • Racconti per bambini (1927)
  • Miss Gouron (1929)
  • La ruota del tempo (1930)
  • Il giallo d'oro (1932)
  • Jeanette (1932-1933)
  • Gli Junkers (1933)
  1. ^ a b c d le muse, VI, Novara, De Agostini, 1964, p. 315.

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