Agrafia: differenze tra le versioni

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L'agrafia o la difficoltà nel produrre lingua scritta può avvenire in molti modi e molte forme, perché la scrittura coinvolge molti processi cognitivi (elaborazione del linguaggio, ortografia, percezione visiva, orientamento visuo-spaziale per i simboli grafici, pianificazione motoria e controllo motorio della scrittura).<ref name="pmid22034787"/>
L'agrafia o la difficoltà nel produrre lingua scritta può avvenire in molti modi e molte forme, perché la scrittura coinvolge molti processi cognitivi (elaborazione del linguaggio, ortografia, percezione visiva, orientamento visuo-spaziale per i simboli grafici, pianificazione motoria e controllo motorio della scrittura).<ref name="pmid22034787"/>
L'agrafia presenta due sottogruppi principali: ''agrafia centrale ("afasica")'' e ''agrafia periferica ("non afasica")''. Le agrafie centrali includono la lessicale, la fonologica, la profonda e l'agrafia semantica.
L'agrafia presenta due sottogruppi principali: ''agrafia centrale ("afasica")'' e ''agrafia periferica ("non afasica")''. Le agrafie centrali includono la lessicale, la fonologica, la profonda e l'agrafia semantica.
Le agrafie periferiche comprendono l'allografica, l'aprassica, la motoria, l'emianoptica e l'afferente.<ref name="pmid22752975">{{Cita pubblicazione | cognome = Mariën | nome = P. | coautori = E. de Smet; HJ. de Smet; P. Wackenier; A. Dobbeleir; J. Verhoeven | titolo = Apraxic dysgraphia in a 15-year-old left-handed patient: disruption of the cerebello-cerebral network involved in the planning and execution of graphomotor movements. | rivista = Cerebellum | volume = 12 | numero = 1 | pagine = 131-9 | mese = Feb | anno = 2013 | doi = 10.1007/s12311-012-0395-1 | id = PMID 22752975 }}</ref>
Le agrafie periferiche comprendono l'allografica, l'aprassica, la motoria, l'emianoptica e l'afferente.
=== Centrale ===
=== Centrale ===
L'agrafia centrale si verifica quando coesistono deficit del linguaggio parlato e deficit delle diverse abilità motorie e di visualizzazione coinvolte nella scrittura. Gli individui affetti da agrafia con afasia fluente scrivono normalmente lettere ben formate, ma sono incapaci di scrivere parole significative.
L'agrafia centrale si verifica quando coesistono deficit del linguaggio parlato e deficit delle diverse abilità motorie e di visualizzazione coinvolte nella scrittura. Gli individui affetti da agrafia con afasia fluente scrivono normalmente lettere ben formate, ma sono incapaci di scrivere parole significative.

Versione delle 10:27, 18 apr 2014

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

L'agrafia è un disordine neurologico e neuropsicologico acquisito, che causa una perdita nella capacità di comunicare attraverso la scrittura, sia a causa di una qualche forma di disfunzione motoria, sia per disturbi di linguaggio.[1][2] La perdita della capacità di scrittura può presentarsi associata ad un altro disturbo del linguaggio o neurologico, per esempio congiuntamente ad alessìa, afasia, disartria, agnosia, e aprassia.[1][3] Lo studio dei soggetti affetti da agrafia può fornire ulteriori informazioni sui meccanismi coinvolti nella forma di scrittura, siano essi legati a disturbi di linguaggio sia a deficit motori.[3] L'agrafia, come disturbo, non può essere trattata direttamente, ma i soggetti che ne sono affetti possono apprendere tutta una serie di tecniche che possono contribuire a far lore recuperare alcune delle loro precedenti abilità di scrittura. Queste tecniche differiscono a seconda del tipo di agrafia. Le diverse forme di agrafia possono essere suddivise in forme centrali e periferiche.[3] Le agrafie centrali tipicamente coinvolgono aree linguistiche del cervello, e causano al paziente problemi e difficoltà di ortografia oppure di comunicazione spontanea, e sono spesso accompagnate da altri disturbi del linguaggio.[3] Le agrafie di origine periferica, di solito, colpiscono le capacità motorie e le abilità visuospaziali. Oltre ai disturbi di tipo linguistico tendono a coinvolgere anche altre aree motorie del cervello, causando difficoltà nei movimenti associati con la scrittura.[3]

L'agrafia centrale può anche essere chiamata agrafia afasica e coinvolge aree del cervello le cui funzioni principali sono in relazione con il linguaggio e la scrittura. L'agrafia periferica può anche essere definita agrafia non-afasica e, in genere, coinvolge aree del cervello le cui funzioni non sono in relazione diretta con il linguaggio e la scrittura (tipicamente delle aree motorie).[3]

La storia dell'agrafia risale alla metà del 14º secolo, ma è stato solo verso la seconda metà del 19º secolo che ha suscitato notevole interesse clinico. Le ricerche svolte nel 20º secolo si sono concventrate principalmente sulla afasia (e l'agrafia ad essa associata) in soggetti con lesioni cerebrali secondarie a ictus.[4]

Caratteristiche

L'agrafia o la difficoltà nel produrre lingua scritta può avvenire in molti modi e molte forme, perché la scrittura coinvolge molti processi cognitivi (elaborazione del linguaggio, ortografia, percezione visiva, orientamento visuo-spaziale per i simboli grafici, pianificazione motoria e controllo motorio della scrittura).[3] L'agrafia presenta due sottogruppi principali: agrafia centrale ("afasica") e agrafia periferica ("non afasica"). Le agrafie centrali includono la lessicale, la fonologica, la profonda e l'agrafia semantica. Le agrafie periferiche comprendono l'allografica, l'aprassica, la motoria, l'emianoptica e l'afferente.[5]

Centrale

L'agrafia centrale si verifica quando coesistono deficit del linguaggio parlato e deficit delle diverse abilità motorie e di visualizzazione coinvolte nella scrittura. Gli individui affetti da agrafia con afasia fluente scrivono normalmente lettere ben formate, ma sono incapaci di scrivere parole significative. L'afasia recettiva è un esempio di afasia fluente. Coloro che hanno agrafia con afasia non fluente sono in grado di scrivere brevi frasi, ma la loro scrittura è difficile da leggere. La loro scrittura richiede grande sforzo fisico, manca di sintassi corretta e spesso si caratterizza per un'ortografia scarsa. L'afasia espressiva (o afasia modificativa) è un esempio di afasia non fluente. Gli individui che hanno alessìa con agrafia hanno difficoltà con la produzione e comprensione della lingua scritta. Questa forma di agrafia non comprometta la lingua parlata

  • Agrafia profonda colpisce l'abilità fonologica e la memoria ortografica degli individui. L'agrafia profonda è spesso il risultato di una lesione che coinvolge la regione parietale sinistra (circonvoluzione sovramarginale o insula). I soggetti non ricordano come appaiono le parole anche se queste sono digitate correttamente, né hanno idea di quale suono determini la corretta ortografia. Gli individui di solito si affidano alla loro memoria ortografica danneggiata per scrivere e ciò si traduce in frequenti errori, di solito di natura semantica. Gli individui hanno più difficoltà con i concetti astratti e le parole non comuni. Anche la lettura e la lingua parlata sono spesso compromesse.
  • Agrafia da sindrome di Gerstmann è la perdita di valore della produzione linguistica scritta associata ai seguenti sintomi strutturali: difficoltà a discriminare tra le proprie dita, difficoltà a distinguere la destra dalla sinistra, difficoltà ad eseguire calcoli.[6] Tutti e quattro questi sintomi derivano da lesioni di una via nervosa.[7] La sindrome di Gerstmann può inoltre associarsi a alessìa e afasia lieve.
  • Agrafia globale danneggia anche la memoria ortografica di un soggetto, anche se in misura maggiore rispetto all'agrafia profonda. Nell'aprassia globale, la conoscenza ortografia si perde a tal punto che l'individuo può scrivere solo poche parole significative, oppure non riesce a scrivere alcuna parola. La lettura e lingua parlata sono notevolmente compromesse.
  • Agrafia lessicale e strutturale sono causate da danni alla memoria ortografica. I soggetti che ne sono affetti non possono visualizzare l'ortografia di una parola, anche se non mantengono la capacità di pronunciarla.[2] Questa memoria ortografia alterata può comportare la perdita o il degrado delle conoscenze o semplicemente l'impossibilità di accedervi in modo efficiente.[2] C'è un effetto di regolarità associata all' agrafia lessicale in quanto gli individui sono meno propensi a scrivere correttamente le parole senza regolare e prevedibile ortografia.[2] Inoltre, la capacità di scrivere una parola tende ad essere meno compromessa per le parole di uso comune.[2] Le persone hanno anche difficoltà con i termini omofoni.[2] La competenza linguistica in termini di grammatica e scrittura della frase tende invece ad essere conservata.[2]
  • Agrafia fonologica è l'opposto dell'agrafia lessicale in quanto la capacità di pronunciare le parole è compromessa, ma la memoria ortografica delle parole può essere completamente intatta. Spesso si associa ad un effetto lessicale in quanto vi è una differenza nella capacità di scrivere le parole dotate di significato rispetto a parole che ne sono prive. Gli individui affetti da questa forma di agrafia dipendono dalla loro memoria ortografica.[2] Inoltre, per questi soggetti, risulta spesso difficile accedere parole più astratte, prive di una forte rappresentazione semantica (ad esempio, trovano decisamente più difficile esplicitare delle preposizioni che non nomi che concretamente rappresentano un oggetto).[2]
  • Agrafia pura consiste nella perdita di valore della produzione lingua scritta, senza alcun altro disturbo linguistico o cognitivo.

Periferica

L'agrafia periferica si verifica quando vi è un danno alle diverse abilità motorie e di visualizzazione che sono necessariamente coinvolte nell'attività della scrittura.

  • Agrafia aprassica è la perdita di valore della produzione linguistica scritta associata ad un disordine del sistema motorio. Questo tipo di disturbo si traduce nella faticosa e lenta formazione di lettere e parole distorte, incomplete e/o imprecise.[1] Sebbene le lettere e le parole che vengono scritte da questi soggetti siano spesso così poco formate da risultare quasi illeggibili, tuttavia la capacità di compitare ad alta voce è spesso conservata.[2] Questa forma di agrafia è causata specificamente da una perdita della pianificazione motoria specializzata nella formazione delle lettere e non da una disfunzione che colpisce la mano che scrive.[1][2] L'agrafia aprassica può presentarsi con o senza aprassia ideomotoria.[1] La paralisi, la corea di Huntington, la malattia di Parkinson (micrografia), e la distonia (crampo dello scrittore) sono disturbi motori che risultano comunemente associati con l'agrafia.

Cenni storici

Nel 1553, all'interno del libro di Thomas Wilson Arte of Rhetorique si trova traccia della prima descrizione nota di quella che, al giorno d'oggi, viene definita agrafia acquisita. Nella seconda metà del XIXº secolo, la perdita della capacità di produrre lingua scritta riceve finalmente un'adeguata attenzione clinica. In questo periodo si affaccia l'idea che determinate lesioni del cervello possono comportare una dissociazione tra il linguaggio scritto e quello parlato, così come alterare sia la capacità di lettura, sia quella di scrittura. All'incirca in questo stesso periodo temporale il lavoro di Paul Broca sull'afasia ispira i ricercatori in tutta Europa e Nord America e li stimola ad iniziare a condurre studi sulla correlazione tra le lesioni in varie aree corticali e la conseguente perdita di funzione.

Nel corso del 1850, alcuni clinici come Armand Trousseau e John Hughlings Jackson sostengono l'opinione che lo stesso deficit linguistico avviene sia per iscritto, sia nel parlato, sia nella lettura. Nel 1856, Louis-Victor Marcé sostiene che il linguaggio scritto e parlato sono indipendenti l'uno dall'altro. Scopre che in molti pazienti con disturbi linguistici, vi è compromissione sia del linguaggio parlato, sia della scrittura. In questi stessi pazienti, però, il recupero di una adeguata produzione linguistica scritta e parlata non avviene sempre parallelamente, suggerendo che questi due modi di espressione sono indipendenti. Louis-Victor Marcé giunge a credere che la capacità di scrivere non coinvolga solo il controllo delle capacità motorie, ma anche la memoria dei segni e del loro significato. Anche Benedikt nel 1865 giunge a suggerire che le aree del cervello che controllano la scrittura e il linguaggio parlato possono avere differenti localizzazioni anatomiche. Secondo alcuni fu Benedikt a coniare per primo il termine agrafia, mentre altri studiosi attribuiscono il merito, nel 1867, a William Ogle, il quale fece una serie di osservazioni fondamentali circa i diversi modelli di dissociazione che si possono trovare tra la lingua scritta e quella parlata. Egli dimostrò che alcuni pazienti con deficit di scrittura erano perfettamente in grado di copiare le lettere scritte, ma faticavano o risultava loro del tutto impossibile organizzare quelle stesse lettere per formare parole di significato compiuto. Olge sapeva che afasia e agrafia spesso si verificano insieme, ma sottolineava anche che il deficit dei due diversi tipi di linguaggio (parlato e scritto) poteva variare per tipo e gravità.

Lo stesso Ogle distingueva tra due diversi tipi di agrafia: nei soggetti affetti da agrafia amnemonica le lettere scritte apparivano ben formate, ma spesso utilizzate in modo scorretto o del tutto casuale, e le parole potevano prendere indifferentemente il posto l'una dell'altra; nei pazienti con agrafia atactica invece le lettere apparivano scarsamente formate, intellegibili e talvolta completamente irriconoscibili. Anche se le osservazioni di Olge contribuirono in modo importante al progresso scientifico verso la comprensione dei disturbi della scrittura, mancava ancora un caso documentato di agrafia pura.

Nel 1884, oltre due decenni dopo l'inizio della ricerca dei disturbi acquisiti del linguaggio, Albert Pitres fece un'importante scoperta dando il suo contributo con la pubblicazione del primo report di un caso di pura agrafia. va detto che il lavoro di Pitres fu fortemente influenzato dal cosiddetto approccio modulare alla memoria di Théodule-Armand Ribot.

I modelli di lettura e scrittura di Pitres consistevano di tre componenti principali: visiva (la memoria per le lettere e per come le lettere stanno insieme a formare sillabe e parole), uditiva (la memoria per i suoni rappresentati da ogni lettera) e motoria (la memoria motoria-grafica per le lettere). Sulla base di questo modello Pitres propose la seguente classificazione dell'agrafia:

  1. Agrafia da cecità per le parole: incapacità di copiare un modello, ma l'individuo può scrivere spontaneamente e sotto dettatura.
  2. Agrafia da sordità per le parole: l'incapacità di scrivere sotto dettatura, ma il soggetto può copiare un modello e scrivere spontaneamente.
  3. Agrafia motoria: nessuna capacità di scrivere, ma l'individuo non presenta deficit di linguaggio.

Note

  1. ^ a b c d e HJ. De Smet, S. Engelborghs; PF. Paquier; PP. De Deyn; P. Mariën, Cerebellar-induced apraxic agraphia: a review and three new cases., in Brain Cogn, vol. 76, n. 3, Ago 2011, pp. 424-34, DOI:10.1016/j.bandc.2010.12.006, PMID 21507544.
  2. ^ a b c d e f g h i j k PM. Beeson, Remediation of written language., in Top Stroke Rehabil, vol. 11, n. 1, 2004, pp. 37-48, PMID 14872398.
  3. ^ a b c d e f g O. Sinanović, Z. Mrkonjić; S. Zukić; M. Vidović; K. Imamović, Post-stroke language disorders., in Acta Clin Croat, vol. 50, n. 1, Mar 2011, pp. 79-94, PMID 22034787.
  4. ^ M. Lorch, Written language production disorders: historical and recent perspectives., in Curr Neurol Neurosci Rep, vol. 13, n. 8, Ago 2013, p. 369, DOI:10.1007/s11910-013-0369-9, PMID 23793932.
  5. ^ P. Mariën, E. de Smet; HJ. de Smet; P. Wackenier; A. Dobbeleir; J. Verhoeven, Apraxic dysgraphia in a 15-year-old left-handed patient: disruption of the cerebello-cerebral network involved in the planning and execution of graphomotor movements., in Cerebellum, vol. 12, n. 1, Feb 2013, pp. 131-9, DOI:10.1007/s12311-012-0395-1, PMID 22752975.
  6. ^ E. Rusconi, P. Pinel; S. Dehaene; A. Kleinschmidt, The enigma of Gerstmann's syndrome revisited: a telling tale of the vicissitudes of neuropsychology., in Brain, vol. 133, Pt 2, Feb 2010, pp. 320-32, DOI:10.1093/brain/awp281, PMID 19903731.
  7. ^ S. Zukic, Z. Mrkonjic; O. Sinanovic; M. Vidovic; B. Kojic, Gerstmann'S syndrome in acute stroke patients., in Acta Inform Med, vol. 20, n. 4, Dic 2012, pp. 242-3, DOI:10.5455/aim.2012.20.242-243, PMID 23378691.

Voci correlate