Nasua narica nelsoni: differenze tra le versioni

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Coati di Nelson
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Carnivora
Sottordine Caniformia
Famiglia Procyonidae
Genere Nasua
Specie N. narica
Sottospecie N. n. nelsoni
Nomenclatura trinomiale
Nasua narica nelsoni
Merriam, 1901
Areale

Il coati di Nelson (Nasua narica nelsoni Merriam, 1901) è una sottospecie di coati dal naso bianco endemica dell'isola di Cozumel, al largo della penisola messicana dello Yucatán.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il coati di Nelson è simile alle altre sottospecie di coati dal naso bianco, ma se ne differenzia per il pelo corto, abbastanza morbido e setoso,[2] e le dimensioni alquanto più piccole, che rappresentano una forma di nanismo insulare.[1] Presenta una lunghezza totale compresa tra 74 e 78 centimetri, mentre gli esemplari della costa adiacente raggiungono una lunghezza di oltre un metro,[1] ma nonostante questo le sue dimensioni rientrano nel range delle dimensioni della specie.[2] La pelliccia è bruno-rossastra scura e leggermente grigiastra e la coda non è anellata.[3]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Le sue abitudini sono poco conosciute, ma non sembrano discostarsi molto da quelle delle altre sottospecie di coati dal naso bianco.[4]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Il coati di Nelson è molto raro.[4] Nel 1996 la IUCN lo classificò come «specie in pericolo» (Endangered),[5] ma da quando la sua posizione tassonomica è cambiata – essendo attualmente considerato una sottospecie del coati dal naso bianco – a partire dal 2008 non è più elencato separatamente sulla Lista rossa delle specie in pericolo di estinzione. Tuttavia, le bozze da sottoporre alla IUCN lo elencavano provvisoriamente come «specie in pericolo critico» (Critically Endangered).[6]

Cozumel si trova nella fascia principale dei cicloni tropicali, e gli uragani rappresentano la minaccia di tipo ambientale più grave. Il coati di Nelson non ha nemici naturali, ma può essere ucciso dai cani randagi. L'introduzione di specie estranee come boa costrittori, topi domestici e ratti, nonché di cani e gatti randagi, tutti quanti possibili predatori, concorrenti e vettori di malattie, costituisce un ulteriore problema. Il coati di Nelson è soggetto ai potenziali rischi provocati dall'introgressione e dal salto di specie di agenti patogeni e malattie provocate dall'introduzione di coati dal naso bianco non indigeni dell'isola, nonché dalla cattura di esemplari tenuti come animali domestici, dalla crescita della popolazione e dal crescente turismo. Inoltre, con l'espansione della rete stradale, sempre più esemplari vengono investiti e l'habitat viene distrutto e frammentato.[4]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Lo status tassonomico di questo taxon è controverso. Oltre a Merriam, anche Jones e Lawlor (1965) considerarono il coati di Nelson una specie separata a causa delle sue dimensioni più piccole. Tale opinione fu in seguito condivisa da Hall et al. (1981)[2] e da Glatston (1994), che però accettò l'ipotesi, già portata avanti da altri studiosi, che si trattasse di una popolazione portata sull'isola dai Maya. Per Decker (1991), dopo il confronto con esemplari della terraferma, si trattava di una sottospecie del coati dal naso bianco (Nasua narica nelsoni). Poiché per affermare la validità di una specie è necessario combinare i dati molecolari con gli studi morfologici, Cuarón et al. (2004, 2009) hanno preferito aspettare l'arrivo di dati più affidabili prima di esporsi e dichiarare il coati di Nelson una specie separata.[1][4] Tuttavia, attualmente è opinione maggiormente accettata tra gli esperti il considerarlo una sottospecie.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Alfredo D. Cuarón, Miguel Angel Martínez-Morales, Katherine W. Mcfadden, David Valenzuela e Matthew E. Gompper, The status of dwarf carnivores on Cozumel Island, Mexico (PDF), in Biodiversity & Conservation, vol. 13, n. 2, febbraio 2004, pp. 317-331, DOI:10.1023/B:BIOC.0000006501.80472.cc.
  2. ^ a b c Ronald M. Nowak, Walker's Carnivores of the World, Johns Hopkins University Press, 2005, pp. 136-137, ISBN 978-0801880339.
  3. ^ Fiona Reid, A Field Guide to the Mammals of Central America and Southeast Mexico, Oxford University Press, 2009, p. 266, ISBN 978-0195343229.
  4. ^ a b c d Alfredo D. Cuarón et al., Conservation of the endemic dwarf carnivores of Cozumel Island, Mexico (PDF), in Small Carnivore Conservation, vol. 41, 2009, pp. 15-21.
  5. ^ 1996 IUCN Red List of Threatened Animals, p. 17.
  6. ^ Jerrold L. Belant, Jan Schipper e James Conroy, The conservation status of small carnivores in the Americas (PDF), in Small Carnivore Conservation, vol. 41, 2009, pp. 3-8 (archiviato dall'url originale il 9 dicembre 2014).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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