Paesaggio culturale ghedeo: differenze tra le versioni

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Il paesaggio culturale ghedeo è un'area della zona Ghedeo, parte dello Stato regionale dell'Etiopia meridionale nell'Etiopia centro-meridionale[1]. Si estende lungo il fianco orientale della Rift Valley etiopica, tra 1.307 e 3.072 metri sul livello del mare[2]. Nella regione abitano circa 250.000 ghedeo[1]. Punteggiata di foreste sacre e monumenti megalitici, la regione è stata per migliaia di anni la patria del popolo ghedeo, che vi pratica l'agroforestazione tradizionale. A causa di queste pratiche tradizionali, della sua lunga storia insediativa e della sua importanza culturale, il paesaggio culturale ghedeo è stato iscritto nella lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO il 17 settembre 2023[1].

Storia

La regione ghedeo è popolata da millenni: le prime testimonianze di insediamenti umani risalgono al Neolitico. Migliaia di monumenti in pietra (stele) in circa cento siti sono stati registrati in tutto il territorio del paesaggio culturale[3]. Le stele più grandi misurano circa 8 metri di altezza e 1 metro di diametro e raffigurano immagini antropomorfe e falliche. Sono stati trovati anche diversi luoghi di sepoltura e una necropoli e sono comuni incisioni rupestri e petroglifi[2].

Le prime indagini archeologiche europee nell'area furono condotte negli anni '20 e '30[3].

Agroforestazione

Il vulcanismo del Miocene e del Quaternario e i numerosi fiumi rendono la regione molto fertile: oltre il 90% del territorio della zona ghedeo è utilizzato per attività agroforestali. I principali prodotti agricoli sono l'enset e il caffè; le coltivazioni sono stratificate verticalmente, con le piante di enset e di caffè coltivate sotto alberi autoctoni maturi. Gli ortaggi a radice come la manioca e i legumi vengono coltivati sotto le principali colture da reddito[2]. Per evitare gli effetti negativi dell'erosione sul paesaggio terrazzato, non viene quasi utilizzata alcuna lavorazione e i coltivatori spesso attuano la rotazione delle colture, consentendo ad alcune parcelle di rimanere incolte[2].

La conoscenza culturale su come gestire e conservare il sistema agroforestale deriva dai costumi e dalle credenze del popolo ghedeo, che hanno generato un rapporto mutualistico tra uomo e ambiente[4]. L'area contiene diverse foreste sacre di cui è vietato il taglio[1].

All'interno di queste fattorie tradizionali sono state rinvenute cinquanta specie diverse di piante legnose autoctone, ventidue delle quali sono di particolare interesse conservazionistico[5]. Le piante autoctone più comuni sono la Millettia e la Cordia africana; all'interno di queste foreste cresce anche il ciliegio africano[5].

Note

  1. ^ a b c d (ENFR) The Gedeo Cultural Landscape, su UNESCO World Heritage Centre. URL consultato il 12 gennaio 2024. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "unesco" è stato definito più volte con contenuti diversi
  2. ^ a b c d Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore nominate
  3. ^ a b (EN) E. J. Holmyard, Cinq Années de Recherches Archéologiques en Éthiopie. Province du Harar et Éthiopie Meridionale. By the Rév. Père Azaïs and R. Chambard. Preface by Edmond Pottier. 11 × 9, pp. xv + 348, pls. 6, map 1, and an atlas of 110 plates. Paris: Paul Geuthner, 1931. 350 fr, in Journal of the Royal Asiatic Society of Great Britain & Ireland, vol. 65, n. 2, aprile 1933, pp. 457-458, DOI:10.1017/S0035869X00075250. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "holmyard" è stato definito più volte con contenuti diversi
  4. ^ (EN) Asebe Regassa Debelo, Abiyot Legesse e Tema Milstein, Ongaye Oda Orkaydo, "Tree Is Life": The Rising of Dualism and the Declining of Mutualism among the Gedeo of Southern Ethiopia, in Frontiers in Communication, vol. 2, 21 agosto 2017, DOI:10.3389/fcomm.2017.00007.
  5. ^ a b (EN) Mesele Negash, Eshetu Yirdaw e Olavi Luukkanen, Potential of indigenous multistrata agroforests for maintaining native floristic diversity in the south-eastern Rift Valley escarpment, Ethiopia, in Agroforestry Systems, vol. 85, n. 1, 1º maggio 2012, pp. 9-28, Bibcode:2012AgrSy..85....9N, DOI:10.1007/s10457-011-9408-1.