Vittorio Leonardi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Vittorio Leonardi
NascitaLa Spezia, 16 marzo 1895
MorteMonte Pertica, 26 ottobre 1918
Cause della morteFerite riportate in combattimento
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Regno d'Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoArditi
Reparto240º Reggimento fanteria "Pesaro"
Anni di servizio1915-1918
GradoCapitano
GuerrePrima guerra mondiale
BattaglieBattaglia di Caporetto
Battaglia del solstizio
Battaglia di Vittorio Veneto
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Vittorio Leonardi (La Spezia, 16 marzo 1895Monte Pertica, 26 ottobre 1918) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale[2].

Nacque a La Spezia il 16 marzo 1895, figlio di Giacomo e Teresa Devoto.[1] Fervente interventista, fu presidente della Sezione studentesca "Dante Alighieri", svolgendo una grande opera, sia scritta che a parole, a favore dell'ingresso in guerra del Regno d'Italia.[1] Allievo dell'ultimo anno di ragioneria presso l'Istituto tecnico "Manfredo Da Passano" di La Spezia, il 1º gennaio 1915 lasciò gli studi per arruolarsi nel Regio Esercito, assegnato come allievo ufficiale al 49º Reggimento fanteria.[3] Divenuto sottotenente di complemento otto mesi dopo, entrò in servizio nel 21º Reggimento fanteria della Brigata Cremona che raggiunse, in zona di operazioni, il 16 agosto, sul basso Isonzo nella zona di Monfalcone.[3] Nel mese di settembre fu trasferito al 127º Reggimento fanteria[3] della Brigata Firenze, partecipando ai combattimenti verso Plava, sul Kuk e sul Kubilek e contro le posizioni nemiche sul Monte Sabotino.[1] Rimase ferito gravemente a Sogli Bianchi, nel Trentino, nell'agosto 1916 e, una volta ristabilitosi, ritornò al fronte con il grado di tenente, assegnato alla 213ª Compagnia mitraglieri Fiat del 53º Reggimento fanteria operante in Val Popena e sulle pendici del Monte Piana.[1] Nell'ottobre 1917 fu promosso capitano e passò, dietro sua domanda, al comando della 3ª Compagnia del XVIII Reparto d'assalto "Fiamme Cremisi".[1] Il 16 settembre 1918 fu insignito della medaglia d'argento al valor militare per un brillante attacco contro la cosiddetta trincea dell'Abete[3] sul Monte Grappa, dove catturò l'inteso presidio nemico con tutte le armi in dotazione.[1] Il 25 ottobre, assegnato al 240º Reggimento fanteria[3] della Brigata Pesaro, partecipò alle fasi iniziali della battaglia di Vittorio Veneto attaccando le posizioni avversarie di Cima Pertica.[1] Al comando degli arditi della sua compagnia attaccò le trincee nemiche, sgominandone i difensori e rimanendo ferito alla testa.[1] Non volle essere allontanato dal combattimento, fino a che lo scoppio di una bomba a mano non lo ridusse in fin di vita.[1] Ricoverato su una ambulanza chirurgica della 1ª Armata, lì si spense il giorno successivo.[1] Con Regio Decreto del 23 gennaio 1921 fu insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[3]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Capitano in un reparto d’assalto, dotato di altissimo ardimento e di nobilissime virtù di patriota, in aspra lotta, sotto fuoco micidialissimo e in tragiche azioni di corpo a corpo, conquistava con i suoi Arditi munitissima posizione nemica. Ferito alla testa, non si allontanava dal suo posto di combattimento, rimanendo sempre l’anima e la forza incitatrice per respingere reiterati contrattacchi nemici. Colpito mortalmente, non cessò d’incitare l’impeto dei suoi finché esalò l’ultimo respiro. Cima Pertica, 25 ottobre 1918.[4]»
— Decreto Luogotenenziale 23 gennaio 1921.
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Con grande abilità organizzò e compì un colpo di mano su posizione nemica. Lanciatosi avanti trascinò il proprio reparto, che con impeto travolgente, piombò addosso all'avversario, facendo tutti prigionieri e catturando armi e materiali. In violenti corpo a corpo con gruppi nemici destò l'ammirazione dei dipendenti. Trincea d'Abete, 16 settembre 1918
  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1918, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 158.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1918. L’anno della gloria: Dalla battaglia d'arresto, alla battaglia del solstizio, alla vittoria, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.
  • Chiara Polita, La Grande Guerra degli ultimi: "Di qua e al di là del Piave", Venezia, Mazzanti Libri, 2015.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]