Utente:Zanekost/Sandbox/Rio terà

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Il rio terà San Leonardo a Venezia

Il rio terà (ovvero inin italiano rivo interrato) è un elemento peculiare della viabilità della città di Venezia. Come dice il nome, si tratta di una strada pedonale ricavata per interramento di un canale preesistente, o più raramente di con la sua copertura con una volta. Non sempre rimane memoria nella toponomastica della preesistenza di un rio o di un suo ramo. E questo non solo per l'utilizzo di altre definizioni come i rarissimi sechera o talvolta quello di piscina, più "propriamente" utilizzato ad indicare la preesistenza di uno stagno o un laghetto, quanto piuttosto per l'inglobamento nell'area calpestabile già più estesa di un campo o per oggi imperscrutabili altre scelte o tradizioni.

Politica degli interramenti durante la Serenissima[modifica | modifica wikitesto]

Gli interventi di interramento furono frequenti, talvolta per motivi di bonifica, molto più spesso per favorire la viabilità, ed ebbero ufficialmente luogo fin dal XIV secolo: il rio terà della Maddalena a Cannaregio il cui interramento pare sisalga al 1398, sembra essere il primo esempio di allargamento della viabilità ottenuto con questo metodo[1].

Interramenti più antichi[modifica | modifica wikitesto]

Non è comunque certo che l'origine del nome "rio terà" possa risalire all'interramento del rio dell Maddalena. Infatti la pratica di interrare, anche abusivamente, i canali, allo scopo di estendere la possibilità di edificare o coltivare un terreno pubblico o privato, pare risalire già al XII secolo secondo quanto narrato nelle verifiche dei magistrati alle acque. Anzi agli inizi del XVI secolo questi provveditori iniziarono un'indagine conoscitiva interrogando, sotto giuramento, i cavacanali e burchieri sugli interramenti avvenuti dal 1485 in poi. Subito dopo incaricarono proto dell'ufficio di misurare accuratamente tutti questi interventi comprese anche le isole della Giudecca e di Murano[2].

Le pratica dell'interramento dei canali faceva storicamente delle modalità di trasformazione dell'assetto urbano fin dai tempi più antichi assieme all'imbonimenti di secche o stagni, all'allargamento e rettificazione dei rii, o anche del loro spostamento. Ci rimane solo la memoria della scomparsa del Rio di San Giovanni a Rialto nel XII secolo, ma noci è dato saperne l'esatta posizione. Di altri interramenti rimangono notizie molto meno precise, tanto da non poter nemmeno rintracciarne la localizzazione nella città.

Oltre al rio terà della Maddalena ci restano informazioni meno vaghe di anche alcuni altri interramenti antichI, soprattutto grazie alle piante di Jacopo de' Barbari (1500), Alessandro Badoer (1627) e Lodovico Ughi (1729), ma solo in qualche caso ne resta memoria nel toponimo.

1159 o 1179 – Rio Batario, Piazza San Marco[modifica | modifica wikitesto]

Il rio Batario (o anche rio dei Badoeri) era uno stretto canale che divideva in due l'attuale Piazza San Marco. Collegava il tratto più orientale (quello accosto alla Zecca) dell'attuale Rio la Luna o dei Giardinetti al Rio delle Procuratie,. più o meno all'angolo con il contorto Rio dei Ferali. Fu chiuso bnell'ambito del programma di riorganizzazione del centro cittadino intrapreso dal doge Ziani nel 1179. Ma secondo alcune cronache pare già interrato sotto il dogado di Vidal Michiel nel 1159. Accanto alle sue sponde sorgeva a est il campanile di San Marco e verso ovest, nel cosiddetto brolo, sorgeva la prima chiesetta di San Geminiano. Quest'ultima venne atterrata e ricostruita sul fondo della piazza ruotandone la struttura in modo di mostrare la facciata verso quella di San Marco, allora cappella ducale. In questo caso si preferì coprire il rio facendolo continuare a scorrere in una doppia condotta sotterranea[3][4].

1408 (ante) – Rio Terà San Vio, Dorsoduro[modifica | modifica wikitesto]

Il canale originario faceva parte del tracciato definito da una serie di canali parallelo al Canale della Giudecca e correva continuo dall'attuale Rio della Salute fino a gettarsi nel Rio de San Vio. In una scrittura del 1408 risulta già interrato[5].

1438 – Rio Terà della Maddalena, Cannaregio[modifica | modifica wikitesto]

Sebbene il tracciato e il toponimo siano sufficientemente chiari molto più vaga è l'idea che abbiamo sulle preesistenze. Sappiamo che una chiesa vi costruita nel 1222 per volere delle famigli Baffo e Carolo in luogo dell'antico Castel Baffo. Di questo solo un torre che sorgeva sulla riva del canale fu conservata per trasformarla in campanile. Ed è da una lettera dalla Fabbriceria di San Marcuola nel dicembre 1847 per scongiurare la demolizione di questa torre campanaria che si ricava qualche scarna informazione sulla storia del rio terà, come il suo interramento nel 1438.

1511 circa – Rio Terà de Sant'Andrea, Santa Croce[modifica | modifica wikitesto]

Iin questo caso solo il toponimo è abbastanza chiaro. Invece il traccciato risulta più complesso nella sua forma a Y. Uno dei bracci fiancheggiava la chiesa di Sant'Andrea della Zirada fu interrato all'incirca nel 1511, secondo i fondi archivistici tuttavia nella pianta prospettica di de' Barbari del 1500 appare già completamente ostruito.. L'altro braccio leggermente più a nord continuò ad esistere con il resto del canale fino al Novecento[6].

1600/1610 – Rio dei Scorcerj, Giudecca[modifica | modifica wikitesto]

Il canale univa il Rio del Ponte Piccolo al Rio di Sant'Eufemia all'altezza del Rio delle Convertita. Ne fu interrata la parte centrale all'inizio del XVII secolo. Collegato al Rio del Ponte Piccolo, ne sopravvive ancora una tratto di 63 metri col nome di Rio Morto o Rio Berlomoni, senza altre uscite e utilizzato come piccola darsena. Dal lato opposto ne sopravvisse un'altra porzione denominata Rio de San Cosmo per via del convento che costeggiava. Anche questo tratto fu interrato nel 1837 assumendo il nome di Rio Terà de San Cosmo[7][8].

1666 – Rio di Gesù e Maria, Santa Croce[modifica | modifica wikitesto]

Il piccolo "rio morto" sito a Santa Croce, nel confinio di San Simeon Grando, partiva dall'intersezione, quasi ad angolo retto, del Rio di San Giovanni Evangelista col Rio de le Muneghette. Aveva una forma a L rovesciata e, come tutti i canali senza uscita, era soggetto ad intasarsi e così emanare fetidi odori. Nel 1666 monache chiesero attraverso il loro procuratore l'autorizzazione ad interrarlo a proprie spese, lasciando però una piccola darsena di servizio. Anche questa tendeva ad intasarsi cosicché nel 1856 e, due scoli dopo, i'autorità municipale asburgica ne decise il definitivo interramento. Le vie che ora sostituiscono il vecchio rio sono denominate calle Sechera e Ramo de le Muneghette[9][10].

1700 (ante) – darsena senza nome, Dorsoduro[modifica | modifica wikitesto]

Una piccola darsena che sporgeva dal Rio di Ca' Foscari, a est di Santa Margherita, risulta già interrata prima dell'inizio del XVIII secolo. Oggi la zona è completamente edificata[11].

Interramenti negli ultimi decenni della Repubblica[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la metà del XVIII secolo o le autorità veneziane, pur mantenendo sempre viva l'attenzione alla funzione di navigabilità dei canali, adotta un criterio di valutazione economicista. In questo modo venne considerato più conveniente il tombamento di alcuni canali piuttosto che dover ripetere periodicamente il loro escavo. Si trattava di rii dallo scarso utilizzo, in quanto molto stretti, e soggetti all'intasamento dei fondali in quanto dotati di un ricambio d'acqua piuttosto ridotto, o addirittura assente, come nel caso dei di "rii morti", cioè senza uscita. E il loro tombamento appariva era un'efficace e definitiva risposta alle lamentele dei cittadini per i miasmi emanati dai fanghi affioranti durante le basse maree. Peraltro i cittadini per legge dovevano anche integrare gli investimenti pubblici per i costi dei dragaggi.

In questo periodo, spesso i provveditori optavano per la copertura con un volto di un solo tratto dei rii, cosicché ci si trovava spesso ad dover intervenire al disintasamento dei canali coperti o ulteriori lavori. Altrimenti si provvedeva col collaudato sistema di interrare il rio con fanghi di altri escavi e rovinazzi (macerie) attrezzando la strada risultante un datolo maistro, cioè un condotto per lo scarico delle acque reflue che prima finivano direttamente nel canale.

In questo periodo è piuttosto documentato che ai parroci fosse riconosciuta la rappresentatività dei collettività del vicinato anche per queste faccende, così erano questi a presentare le ripetute suppliche per i lavori necessari.

1755 – Rio Terà del Spizier, Dorsoduro[modifica | modifica wikitesto]

Il Riello de la Lanza era un breve e stretto canale nel confinio di San Gregorio, parallelo al Canal Grande. A ovest si inseriva perpendicolarmente nel Rio de la Fornasa proseguendo l'andamento del Rio dei Catecumeni (anche questo interrato un secolo più tardi) che invece si collegava verso est con il rio de la Salute. Il canale aveva uno scarso ricambio d'acqua e poteva essere usato soltanto per ormeggiare le barche, così dopo le lamentele dei cittadini per i miasmi che emanava, i magistrati convennero che fosse più conveniente interrarlo piuttosto che doverlo escavare periodicamente[12][13].

1761 – Campo San Polo, San Polo (prima parte)[modifica | modifica wikitesto]

Il grande campo era fino al XVIII secolo costeggiato su tutto il lato est dal rio de le Erbe che partiva a sud dal largo rio de San Polo, vicino all'accesso al Canal Grande, per introdursi a nord nel rio de le do torre. Nella porzione corrispondente al campo l'accesso ai palazzi era garantito da ponti privati. In questo tratto però il canale si restringeva molto e tendeva da otturarsi. Già nei primi anni del Settecento vi si costruì sopra un ponte piano verso l'angolo sud est. Era sufficientemente largo tanto da consentire oltre al passaggio per la calle de la Madoneta verso Rialto anche l'acceso ad alcuni palazzi vicini. Fra il 1761 ed il 1764 la copertura del canale fu estesa a tratti finché nel 1887 non si giunse all'asseto definitivo, così com'è ancora oggi. La memoria che ci sia un canale sotterraneo sopravvive soltanto nella breve strada generata sull'angolo nord est, il rio terà Sant'Antonio accanto al breve tratto rimasto scoperto che sfocia nel rio de le do torre ribattezzato appunto rio di Sant'Antonio. Invece a sud lo slargo fu sufficientemente ampio da rinominarlo campiello del Librer[14][15].

1773 – Riello San Bastian, Dorsoduro (prima parte)[modifica | modifica wikitesto]

Il stretto rio morto si diramava verso ovest dal Rio de San Sebastian e San Basegio e costeggiava la chiesa si San Sebastiano e gli orti dei frati poi superata la chiesa de l'Anzolo Rafael piegava decisamente verso sud. Era ttraversato de un ponte in pietra ed uno in legno oltre che interrotto, qua e la la, semplici tavole appoggiate alle rive. Queste unite alla ridotta larghezza lo rendevano inadatto alla navigazione ed era particolarmente soggetto alla costipazione di fanghi. Il senato ne autorizzò un parziale interramento nel 1773. Ne rimaneva aperto fino ad almeno il 1779 un breve tratto a fianco della chiesa, forse in uso del vicino squero ma nel 1835 anche questo risulta scomparso dalle mappe. Nella toponomastica non è rimasta traccia dell'originario rio[16].

1774 – Rio Terà del Bagatin, Cannaregio[modifica | modifica wikitesto]

Il Rio del Bagatin era un breve e ricurvo canale che collegava il Rio de Santi Apostoli con il Rio de San Giovanni Grisostomo tagliando la calle che oggi si definisce per intero Salizada San Cancian. Infatti il tratto di strada più distante dalla chiesa era chiamato Calle del Bagatin e un ponticello, l'unico sul rio, lo collegava all'originaria salizada. Essendo anche molto stretto non era adatto alla navigazione e soggetto ad intasarsi rapidamente, tanto che doveva essere dragato ogni cinque/sei anni al costo, nell'ultima stima, di circa 240 ducati. Le continue lamentele del vicinato per i miasmi emanati dal fondale durante le basse maree convinsero il parroco a presentare una supplica per il suo interramento. Dapprima i Provveditori de Comun proposero il progetto di ricoprirne solo la parte centrale lasciandolo scorrere sotterraneamente conn un costo stimato di 420 ducati, il Senato trovò questa soluzione poco conveniente in quanto lo stesso soggetta a manutenzione per cui chiesero un nuovo progetto. La soluzione alternativa fu il suo totale interramento previa l'installazione di un gatolo maistro (condotto) per lo scarico delle acque reflue, che prima finivano direttamente nel canale, al costo presunto di 604 ducati. Questa spesa non fu definitiva perché una decina d'anni dopo si dovette ripassare il selciato sconnesso dall'assestamento dei materiali d'interramento[17].

1775 – Rio Terà dei Biri o del Parsemolo, Cannaregio[modifica | modifica wikitesto]

Il Riello del Parsemolo diramava dal Rio de la Panada, in prossimità delle Fondamente Nove. Era di scarso utilizzo per la navigazione in quanto molto stretto e tra i sette ponti privati che davano accesso agli edifici due erano pressoché a raso inoltre, divergendo verso il Rio Widmann, si incuneava in un intricato sistema di canali meno pratico di quanto consentisse il più largo Rio de la Panada. Poco influenzato dalle maree era soggetto ad interrarsi cosicché dopo l'ennesima supplica del parroco, e l'interessamento anche dei Magistrati alla Sanità, ne venne deciso l'immediato interramento previa costruzione di un gatolo maistro. Il lavoro, più frettoloso di quanto richiesto nel capitolato, obbligò al rifacimento del selciato, sconnesso dagli sprofondamenti, già nel 1780[18].

1776 – Ro Terà de le Carampane, San Polo (prima parte)[modifica | modifica wikitesto]

il Rio delle Carampane era tanto stretto da render impossibile la svolta per l'accesso al Rio de San Cassian alle barche più lunghe, ed era scarsamente usato, tanto che, all'inizio del Settecento, il ponte di legno al suo centro era stato sostituito da una passerella piana. Dop un sopralluogo il proto dei Provveditori de Comun ne suggerì la copertura con un volto dalla Fondamenta delle Tette fino all'altezza dei portici ancora esistenti eliminando il pone. I lavori furono terminati nel 1777 ma nel n1779 si dovette intervenire pesantemente per il ripristino della conduttura sotterranea intasata. Nel 1847, al tempo dell'interramento del vicino Rio del Fontego, fu decretataa la chiusura definitiva del tratto residuo[19].

1776 – Rio terà San Paternian, San Marco[modifica | modifica wikitesto]

Diramazione dal Rio de San luca, probabilmente piegva a nord per congiungersi al Canal Grande in Riva del Carbon, presso Ca' Farsetti, ma già nel XV secolo rimaneva un soltanto rio morto che s'interrompeva ai margini dei Campo San Luca. Soltanto un ponte lo attraversava all'altezza per entrarein calle d e la Vida. La condizione di rio chiuso lo rendeva completamente privo di flusso e riflusso e quindi soggetto a riperuti escavi per eliminarne i fanghi. Per andar incontro alle lamentele del vicinatogià nel 1710 erano stati stanziati 300 ducati per coprirne la parte terminale. Tuttavia rimaneva necessario spendere 200 ducati ogni circa 8 anni per mantenerlo libero così nel 1776 se ne decretò il totale interramento al costo stimato di 804 ducati e a favore di un opera definitiva si era espresso anche il Magistrato alla Sanità. Il costo del riempimento compresa la realizzazione del dotto fognario (629 ducati) risultò alla fine molto minore del previsto[20]. Nella toponomastica rimane una limitata traccia del canale nel nome della breve calle al fianco meridionale dell'odierna.

1776 – Rio Terà Santi Apostoli, Cannaregio[modifica | modifica wikitesto]

Il toponimo, singolarmente lontano della chiesa eponima, rispecchia l'incertezza sulla sua definizione antica. Forse il rio originario era un tratto del Rio de Barba Frutariol che gira a sua volta un ramo del più rettilineo Rio de Barba Frutariol. La variabilità nel tempo della toponomastica e la mancanza di documenti non ci lascia certezze. Sappiamo solo che era molto stretto e di scarso utilizzo anche perchè attraversato da tre bassi ponti (di cui due privati). Constata ls situazione dopo le usuali lamentele del vicinato si decise di coprilo con un volto ma solodopo averlo scavato e approfondito consci delle recenti fallimentari esperienze. In questo caso ci rimane memoria della ripartizione dei carichi di spesa: sui 404 ducati stimati 268 erano dovuti dai Provveditori de Comun e il resto dai privati[21].

1777 – Sacca de la Toletta, Dorsoduro[modifica | modifica wikitesto]

Si trattava di un corto ramo morto del Rio de la Toletta che dopo le prime lamentele documentate del 1746 si preferì semplicemente scavare riportando la quota del fondale ad una profondità accettabile. Invece nel 1777 il perentorio parere dei magistrati sanitari convinse i Provveditori de Comun ed il Senato a interrare definitivamente il piccolo bacino[22].

1779 – Rio Terà (presso Riva de Biasio), Santa Croce[modifica | modifica wikitesto]

Attualmente non meglio definito nella toponomastica se non com Rio Terà (anche se talvolta può trovarsi definito Rio Terà Riva de Biasio oppure Rio Terà de Corte della Cazza) ra uno stretto Riello che partendo a nord dal Canal Grande correva parallelamente al Rio de San Zan Degolà vi si ricongiungeva piegando nettamente a est all'altezza dell'attuale Corte della Cazza. Data questa "dipendenza", nella pianta di Ughi del 1729 venne definito Riello de San Zan Degolà. Per quanto non segnalati in questa mappa, sappiamo da Coronelli che era attraversato da sei ponti, tutti privati tranne uno. Fiancheggiato da un fondamenta risultava sufficientemente stretto da non essere molto praticato vista pure la vicinanza dell'altro rio. Era anche soggetto ad intasarsi e richiedeva un dragaggio ogni circa cinque anni. Una prima proposta dei provveditori nel 1777 fu declinata dal Senato ma ripresentata nel 1779, a seguito di nuove lamentele e suppliche, l'interramento fu approvato. In più per garantire un numero sufficiente di approdi per le necessità del vicinato furono approntati alcuni pontili sulla riva del Canal Grande[23]

1779 – Rio Terà dei Savoneri, San Polo (prima parte)[modifica | modifica wikitesto]

Lo stretto Rio dei Savoneri congiungeva il Rio dei Frari al Rio de San Polo ed era attraversato da due ponti di uso pubblico, risultava poco influenzato dall'alternarsi delle correnti.

La supplica per un suo qualche trattamento giunse contemporaneamente all'allarme dei provveditori sullo stato dei due ponti che lo attraversavano, ambedue ad uso pubblico, e ai problemi della fondamenta «talmente smottata che pericolosissimo è il transito…». Venne così rapidamente deciso di interrarlo parzialmente lasciandone scoperta un porzione verso San Polo. Naturalmente questa soluzione incentivò gli intasamenti del rio morto rimasto. Cosicché due anni dopo il parroco dovette inviare una nuova supplica ma la questione non venne mai risolta. Nel 1825 il municipio decise di interrarne un'altra breve porzione e nel 1855 rispose alle lamentele che non era in grado di disporre dei fondi necessari. Così alla fine rimase la breve "darsena" attuale[24].

1780 – Rio Terà Primo, San Polo (già Rio de la Pergola: prima parte)[modifica | modifica wikitesto]

Il Rio de la Pergola che parte a nord dal Canal Grande a fianco di Ca'Pesaro un tempo non si interrompeva toccando il Rio de San Boldo che taglia ortogonalmente la zona collegando il Rio de San Giacomo (a partire dal piccolo bacino dove si congiunge con il Rio del Megio) col Rio de San Polo. Proseguiva invece per qualche decina di metri verso la chiesa di Sant'Agostin e all'altezza del palazzo Soranzo Pisani[25] voltava verso est per finire nel Rio de San Giacomo, stringendosi ulteriormente e formando una piccola isola squadrata attorno alla chiesa di San Boldo. Nel 1780 le autorità decisero di coprirne il l'ultimo tratto con un volto e dalla testa della nuova calle creata (il Rio Terà Primo) fecero partire un nuovo ponte verso la Calle del Tentor che porta direttamente a san Giacomo da l'Orio.Naturalmente la chiusura parziale causò ulteriori intasamenti del canale tanto che nel 1794 si dovette ripulirlo sotto il volto. Caduta la Repubblica ci resta una supplica del parroco dell'ottobre 1798, cioè al tempo delle cessioni convenute nel Trattato di Campoformio, Non e chiaro qundo esattamente l'interramento fu compiuto con al creazione del Rio Terà Secondo, ma nel cosiddetto "catasto napoleonico" del 1806 lle operazioni risultano finite [26].

1782-1791 – Rio Terà de la Mandola, San Marco[modifica | modifica wikitesto]

L'antico canale partiva a nord dal Canal Grande e proseguendo, con un paio di svolte, dall'unico tratto "morto" rimasto (chiamato oggi Rio de Ca' MichielI) si congiungeva curvando verso est con il Rio dei Assassini che si congiungeva al Rio de San Luca. Fino al Settecento il canale era attraversato da un unico ponte che congiungeva i due tratti della Calle de la Cortesia, poi ne fu aggiunto un altro che congiungeva la Calle del Magazen all'angusta e breve fondamenta che fiancheggiava quella parte del rio. Il percorso contorto e la ristrettezza del canale lo rendevano soggetto continui interramenti con i conseguenti miasmi emanati dai fanghi affioranti fu così che nel 1781 i provveditori ritennero di intervenire. I lavori si svolsero l'anno successivo con l'escavo e la copertura del canale. Come già successo i risultato non fu positivo ed a seguito di una nuova supplica nel 1791 si decise eliminare il volto di copertura riempire completamente il canale approntandovi una condotta fognaria. Il risultato fu quello di creare due "rii morti" con le problematiche connesse. E infatti qualche anno dopo si dovette interrare anche il contiguo Rio dei Assassini[27][28].

1787 – Campo San Polo, San Polo (seconda parte)[modifica | modifica wikitesto]

Ripresa e conclusione delle opere iniziate nel 1761 che portarono alla configurazione attuale[14][15].

Vecchia redazione[modifica | modifica wikitesto]

Gli interventi principali si collocano comunque tutti a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo. Infatti nel periodo tra il 1816 e il 1866 furono interrati 28 rii.

L'esempio più famoso di rio terà è la via Garibaldi nel sestiere di Castello: fu Napoleone Bonaparte a volere tale intervento, interrando parzialmente il rio di Sant'Anna (di cui resta allo scoperto solo l'ultimo tratto verso San Pietro di Castello) per creare una strada monumentale chiamata originariamente Strada Eugenia, secondo alcune fonti in onore di una della tante sorelle dell'Imperatore, secondo altre in onore del cognato e viceré Eugenio di Beauharnais.

Attorno al 1970 fu avanzata la proposta di riportare via Garibaldi al suo stato iniziale di canale, proposta che fu bocciata anche per via della grande importanza che tale strada ha assunto col tempo per la vita sociale della zona.

Nel corso del XX secolo gli interventi di interramento di canali si sono limitati a un unico breve rio nel sestiere di Santa Croce (1966, per motivi di igiene pubblica) e al rio di Sant'Andrea (1933, per realizzare Piazzale x). Al contrario, nello stesso secolo è stato creato negli anni trenta il Rio Novo allargando rii esistenti e creandone un tratto ex novo, mentre sul finire del secolo in prossimità del Ponte dei Tre Archi a Cannaregio è stato riaperto il tratto finale del Rio della Crea, che era stato interrato nel 1837.

Ottocento: dai domini stranieri a dopo l'unità d'Italia[modifica | modifica wikitesto]

Criterio inaugurato di francesi nella trasformazione della città secondo i modelli europei.

Più emblematico la copertura del Rio di sant'Anna per la creazione di una strada, la Via Eugenia, che dal Cavallino potesse portare in carrozza il re d'Italia Eugenio di Beauharnais, fino al palazzo, ora reale, in Piazza San Marco[29]. Tuttavia i francesi furono meno attivi nella trasformazione dei canali piuttosto che negli abbattimenti di edifici e nuove edificazioni. (nel primo dominio non fecero nulla)

Pietro Paleocapa

Piccole resistenze della commissione d'ornato

Primo dominio asburgico[modifica | modifica wikitesto]

1798 – Rio Terà dei Assassini, San Marco[modifica | modifica wikitesto]

A pochi anni dal totale interramento del contiguo Rio della Mandola anche il Rio dei Assassini ne subì le conseguenze. Prima era sufficientemente largo e soggetto al lavorio delle correnti di marea ed ora, divenuto un "rio morto" deprivato dal movimento delle acque, tendeva ad interrarsi. A seguito di una petizione del vicinato il Dipartimento alla Interna Polizia dele Strade e Canali, l'istituzione che ora sotto il governo austro-ungarico era incaricata all'uopo, decise di effettuare un'ispezione che sortì la decisione di interrare completamente anche questo rio demolendo il vecchio e malandato ponte che l'attraversava. Il Delegato Governativoi austriaco sollecitò anche di verificare se altri canali nono fossero nelle stesse condizioni in modo di operare prima che arrivasse il caldo dell'estate.[30]

1801 – Rio Terà de San Tomà, San Polo[modifica | modifica wikitesto]

Un "rio morto", un prolungamento del Rio de San Stin disteso sul retro dei conventi dei Frari e Nicolò de la Lattuga, era quanto restava di un tracciato più lungo e della piscina che i francescani bonificarono per costruirvi le chiese e i relativi cenobi. Come tutti i rii chiusi tendeva ad interrarsi con conseguenti problemi e fastidi per il vicinato. Nella politica del nuovo dominio si riteneva più conveniente la sua immediata occlusione totale piuttosto che i tentativi di scavo o copertura operati dalla Serenissima. E fu così che nel 1801 venne bandita la gara d'appalto per l'interramento del «tronco del Pubblico Rivo di San Stin detto di Ca' Badoer nella Conttrada medesima»[31]. È interessante, nella ridda delle alterrne definizioni, il recupero del vecchio nome del canale nell'intitolazione del Rio Terà de San Tomà, attestato in una targa marmorea ottocentesca posta al suo fondo. Infatti era anticamente noto (in documenti del 994 e del 1008) come Rivo de sancta Thomas recuperando il titulo ecclesiastico dei confinia parrrocchiali che si trovava a limitare, molto prima dell'arrivo dei frati minori[32].

1805 – Salizada de Sant'Antonin, Castello[modifica | modifica wikitesto]

Il vecchio Rio di Sant'Antonin, chiamato anche Rio dei Corazieri in riferimento alla vicina commenda dei Cavalieri di Malta, collegava il Rio de la Pietà a quello de San Marton (o de la Ca' di Dio). A dispetto del suo andamento tortuoso non era particolarmente soggetto ad intasarsi tanto che nel XVIII secolo fu escavato solo tre volte. In questo caso si manifestò pienamente il disinteresse delle autorità occupanti verso gli assetti tradizionali della doppia viabilità storica. Tra le proteste del vicinato, compresi alcuni esponenti del vecchio patriziato, e senza alcuna evidenza sanitaria ma in nome di una presunta modernizzazione il canale venne otturato e dotato di un collettore fognario. Nonostante si fosse provveduto alla pulizia del fondo dai fanghi incoerenti e lo si fosse rimpito solo di rovinazzi ben pressati nel 1879 fu necessario ripristinare il selciato sconnesso dai cedimenti del materiale di riempimento[33]. Resta un mistero che sia sia voluto dimenticarne l'origine non chiamandolo Rio Terà ma Salizada, accezione usualmente riferita alle prime calli selciate tra il XIV e XV secolo.

1806 – Rio Terà Secondo, San Polo (già Rio de la Pergola - seconda parte)[modifica | modifica wikitesto]

Nel cosiddetto "catasto napoleonico" del 1806 lutto l'ultimo tratto del rio attorno a San Boldo risulta interrato a completamento del Rio Terà Primo. Non risulta chiaro, allo stato delle ricerche, quando l'interramento finale sia stato realizzato[26].

Secondo dominio napoleonico[modifica | modifica wikitesto]

1806 – Rio Terà dei Franceschi, Cannaregio[modifica | modifica wikitesto]

La soluzione di coprire con un volto il rio terà dei Santi Apostoli aveva probabilmente influito sulle capacità di scorrimento dell'acqua anche in questo tratto ma dell'interessamento alle problematiche resta solo un rilievo del 1792 e nessuna indicazione di quale potessero essere i rimedi supposti. Ripresa la questione in mano dall'autorità austriaca nel 1804 se ne decise l'interramento e l'occlusione del volto di del limitrofo rio terà. Non è noto quali siano state le motivazioni che impedirono, a capitolato d'appalto già pubblicato, l'immediata esecuzione dei lavori che divennero invece una prima opera nella rinnovata occupazione francese nel 1806[34].

1808-1812 – Via Eugenia (già rio Sant'Anna), Castello[modifica | modifica wikitesto]

Il rio di Sant'Anna o un tempo rio de Castello era una rilevante via d'acqua che permetteva una rapida comunicazione dal bacino di San Marco verso la bocca di porto di San Nicolò. Per questo motivo il canale venne sempre mantenuto in buone condizioni con ripetuti escavi[35].

Vittima emblematica dell'atteggiamento degli occupanti stranieri VEDI ROMANELLI via Eugenia (via Garibaldi)

La soppressione di tale canale obbligò il progettista a prevedere un percorso alternativo con l'escavo di una nuova manica tra il rio della Tana e il tratto di rio di sant'Anna destinato a sopravvivere, obbligatoriamente con l'abbattimento di alcuni edifici[36]. L'esecuzione dell'opera era prevista a successivi lotti a partire da est per avvicinarsi man mano verso il bacino con il preventivo escavo a secco del canale e la sua copertura con un volto ribassato largo 9,4 metri. I materiali impiegati dovevano provenire dalla demolizione dell'intero complesso del convento di San Domenico. La strada risultante doveva avere, ed ebbe, una larghezza minima di 17 metri, anomala per Venezia. I lavori furono funestati da ripetuti ed estesi crolli, fortunatamente senza vittime, per il cedimento dei muri delle vecchie fondamente con conseguenti danni a ben 42 edifici che vi si affacciavano (alni dovettero anche essere puntellati). Alla fine venne deciso di ricostruire tra il 1811 e il 1812) l'intero volto con un profilo semicircolare con una larghezza di quattro metri, meno della metà del precedente, e impostato su nuove robuste spalle costruite su più robuste e profonde fondamenta. Pe quanto riguarda le responsabilità fu scelta l'opzione di addossare le colpe al solo appaltatore dei lavori passando sotto silenzio le responsabilità del progettista Selva. Una nuova causa per il rischio di intasamento del canale sotterraneo fu nel 1932 con la costruzione della riva dell'Impero (oggi riva dei Sette Martiri) che obbligò una deviazione ad elle del condotto verso il rio della Tana e non più verso il bacino[37].

1810 – Interramento parziale del Rio de la Celestia / Santa Ternita, Castello[modifica | modifica wikitesto]

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1811 – Rio Terà di San Giuseppe, Castello[modifica | modifica wikitesto]

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1812 – Rio Terà del Forner, Castello[modifica | modifica wikitesto]

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Secondo dominio asburgico[modifica | modifica wikitesto]

1817 – Rio Terà de la Carità, Dorsoduro[modifica | modifica wikitesto]

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1818 – Rio Terà Barba Frutariol, Cannaregio[modifica | modifica wikitesto]

1818 – Rio Terà del Cristo, Cannaregio[modifica | modifica wikitesto]

1818 – Rio Terà San Leonardo, Cannaregio[modifica | modifica wikitesto]

1818 – Rio Terà dei Nomboli, San Polo[modifica | modifica wikitesto]

[42]

1824 – Rio Terà dei Savoneri, San Polo[modifica | modifica wikitesto]

vedi [24]

1827 – Rio dei Ballini (prima parte)[modifica | modifica wikitesto]

1730 – Riello San Bastian, Dorsoduro (seconda parte)[modifica | modifica wikitesto]

vedi

1830 c – Riello, Dorsoduro[modifica | modifica wikitesto]

[43]

1834 – Rio de la Crea, Cannaregio[modifica | modifica wikitesto]

1827 – Rio dei Ballini (seconda parte)[modifica | modifica wikitesto]

1837 – Rio delle Colonne[modifica | modifica wikitesto]

1837 – San Cosmo, Giudecca[modifica | modifica wikitesto]

[44]

1838 – Rio Terà Marco Foscarini, Dorsoduro (prima parte)[modifica | modifica wikitesto]

[45]

1842 – Rio Terà Sant'Aponal, San Polo[modifica | modifica wikitesto]

[46]

1843 – Rio Terà dei Catecumeni, Dorsoduro[modifica | modifica wikitesto]

[47]

1843 – Rio Terà ai Saloni, Dorsoduro[modifica | modifica wikitesto]

[48]

1845 – Rio Terà dei Pensieri, Santa Croce[modifica | modifica wikitesto]

[49]

1847 – Rio Terà de le Carampane (seconda parte)[modifica | modifica wikitesto]

vedi

1847 – Ro Terà dei Sabbioni (Lista di Spagna), Cannaregio[modifica | modifica wikitesto]

1856 – (Gesù e Mariar, Dorsoduro – seconda parte)[modifica | modifica wikitesto]

vedi

1862 – Rio Terà Canal Santa Margherita, Dorsoduro[modifica | modifica wikitesto]

[50]

1863 – Rio Terà Marco Foscarini, Dorsoduro (seconda parte)[modifica | modifica wikitesto]

Italia unita[modifica | modifica wikitesto]

1866 – Rio Terà dei Ognissanti, Dorsoduro[modifica | modifica wikitesto]

[51]

1871 – Rio delle Vergini, Castello[modifica | modifica wikitesto]

1883 – Rio dei Secchi (prima parte)[modifica | modifica wikitesto]

[52]

Novecento[modifica | modifica wikitesto]

Nel Novecento, specialmente dopo il primo conflitto mondiale, il criterio parzialmente si inverte con un ridotto numero di interramenti e invece qualche apertura di nuovi canali. Atenzione alla navigabilità e al flusso delle acque. Verso fine del secolo e XXI sec qualche sporadica pubblicazione favorevole alla riapertura dei rii interrati. PRG 1972?

Rii interrati:[modifica | modifica wikitesto]

1915 – Rio Terà Farsetti, Cannaregio[modifica | modifica wikitesto]

1914-1948 – Rio Sant'Andrea, Santa Croce[modifica | modifica wikitesto]

[53]

1950 – Rio dei Secchi (seconda parte)[modifica | modifica wikitesto]

[52]

1966 – Rio de l'Isola, Santa Croce[modifica | modifica wikitesto]

[54]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Lorenzetti, p. 444.
  2. ^ Zucchetta 1995, pp. 38-39.
  3. ^ Perocco-Salvadori 1976, pp. 138, 140-143.
  4. ^ Zucchetta 1995, pp. 39-43.
  5. ^ Zucchetta 1995, pp. 47-48.
  6. ^ Zucchetta 1995, p. 43.
  7. ^ Città dei rii 1999, pp. 321, 444.
  8. ^ Zucchetta 1995, pp. 45, 47, 350-354.
  9. ^ Città dei rii 1999, pp. 322, 335.
  10. ^ Zucchetta 1995, pp. 240-243.
  11. ^ Zucchetta 1995, p. 313.
  12. ^ Città dei rii 1999, pp. 289, 344.
  13. ^ Zucchetta 1995, pp. 338-341.
  14. ^ a b Città dei rii 1999, pp. 282, 285, 370, 388.
  15. ^ a b Zucchetta 1995, pp. 276-281.
  16. ^ Zucchetta 1995, pp. 304-307.
  17. ^ Zucchetta 1995, pp. 172-177.
  18. ^ Zucchetta 1995, pp. 166-171.
  19. ^ Zucchetta 1995, pp. 282-285.
  20. ^ Zucchetta 1995, pp. 102-107.
  21. ^ Zucchetta 1995, pp. 178-181.
  22. ^ Zucchetta 1995, pp. 320-323.
  23. ^ Zucchetta 1995, pp. 244-249.
  24. ^ a b Zucchetta 1995, pp. 266-271.
  25. ^ Della struttura gotica originaria (XV secolo) sopravvive il semplice portale trabeato ma ornato dal bassorilievo con le allegorie della Fede e della Giustizia e la finestra trilobata sormontata da un traforo quadrilobato: cfr. Lorenzetti, p. 606.
  26. ^ a b Zucchetta 1995, pp. 272-275.
  27. ^ Città dei rii 1999, p. 272.
  28. ^ Zucchetta 1995, pp. 108-113.
  29. ^ Vedi Romanelli 800
  30. ^ Zucchetta 1995, pp. 114-119.
  31. ^ Zucchetta 1995, pp. 258-261.
  32. ^ Wladimiro Dorigo in Città dei rii 1999, pp. 29-34.
  33. ^ Zucchetta 1995, pp. 158-163.
  34. ^ Zucchetta 1995, pp. 182-185.
  35. ^ Zucchetta 1995, p. 138.
  36. ^ Zucchetta 1995, p. 140.
  37. ^ Zucchetta 1995, pp. 140-153.
  38. ^ Zucchetta 1995, pp. 154-155.
  39. ^ Zucchetta 1995, pp. 122-129.
  40. ^ Zucchetta 1995, pp. 130-135.
  41. ^ Zucchetta 1995, pp. 324-329.
  42. ^ Zucchetta 1995, pp. 262-265.
  43. ^ Zucchetta 1995, pp. 300-303.
  44. ^ Zucchetta 1995, pp. 350-354.
  45. ^ Zucchetta 1995, pp. 330-337.
  46. ^ Zucchetta 1995, pp. 286-291.
  47. ^ Zucchetta 1995, pp. 342-345.
  48. ^ Zucchetta 1995, pp. 346-349.
  49. ^ Zucchetta 1995, pp. 236-239.
  50. ^ Zucchetta 1995, pp. 310-312.
  51. ^ Zucchetta 1995, pp. 314-319.
  52. ^ a b Zucchetta 1995, pp. 294-299.
  53. ^ Zucchetta 1995, pp. 228-235.
  54. ^ Zucchetta 1995, pp. 250-255.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giulio Lorenzetti, Venezia e il suo estuario, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1963.
  • Guido Perocco e Antonio Salvadori, Civiltà di Venezia, Venezia, Stamperia di Venezia, 1976.
  • Giandomenico Romanelli, Venezia Ottocento – L'architettura, l'urbanistica, Venezia, Albrizzi, 1988.
  • Giuseppe Tassini, Curiosità veneziane, Venezia, Filippi, 1979.
  • (ENIT) Gianpietro Zucchetta, Un'altra Venezia – Immagini e storia degli antichi canali scomparsi, Venezia, Erizzo-Unesco, 1995.
  • Giovanni Caniato, Fabio Carrera, Vincenzo Giannoni e Philippe Paypaert (a cura di), Venezia la città dei rii, Venezia, Unesco-Insula-Cierre, 1999.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]