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Castelnovo
frazione
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Veneto
Provincia Vicenza
Comune Isola Vicentina
Territorio
Coordinate45°36′46″N 11°27′40″E / 45.612778°N 11.461111°E45.612778; 11.461111 (Castelnovo)
Altitudine51 m s.l.m.
Altre informazioni
Prefisso0444
Fuso orarioUTC+1
PatronoSan Vitale
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Castelnovo
Castelnovo

Castelnovo è, insieme a Ignago e Torreselle, una delle frazioni del comune di Isola Vicentina, in provincia di Vicenza.

Inizialmente nato come località del più grosso centro di Ignago[1], già verso la fine del XI secolo è andato emergendo diventando un paese a tutti gli effetti[2] per poi essere inglobato, insieme a Ignago stesso e Torreselle, nel comune di Isola Vicentina.

Origine del nome[modifica | modifica wikitesto]

Già nel 1029 si trova il termine Castronovo[1][3], mentre in un atto notarile del 1091 si cita già l'attuale Castelnovo[4].

Un'ulteriore teoria sulla seconda parte del nome, prevede la derivazione da novales ad indicare le terre appena bonificate e trasformate in campi per la coltivazione verso la fine del primo millennio[5].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Epoca preistorica[modifica | modifica wikitesto]

Mancano sicure tracce dell'insediamento umano a Castelnovo nella preistoria, sebbene alcune selci ritrovate negli scavi Miolo di via Fossanigo possano testimoniarne il passaggio[6]. Tracce documentate sono state ritrovate nella dorsale che da Costabissara porta a San Tomio fino a Schio e Piovene Rocchette e quindi si può supporre che anche nella parte alta di Castelnovo ci fosse qualche insediamento, soprattutto per via del fatto che la parte pianeggiante, in epoca preromana, non dava ancora condizioni favorevoli per uno stazionamento[6]. Tra i reperti ritrovati ci sono l'origine di un focolare[7] e numerosi frammenti ceramici risalenti all'Età del Ferro[8].

Epoca romana[modifica | modifica wikitesto]

Come tutto il territorio vicentino, anche a Castelnovo l'arrivo dei romani ha portato importanti cambiamenti. La costruzione di strade, la bonifica dei terreni, i disboscamenti e la centuriazione dei campi portarono ad un radicale cambiamento del territorio[7] che permise alle popolazioni collinari di spostarsi in pianura già dal I secolo a.C. e di rimanerci per circa tre o quattro secoli, come testimoniato dal ritrovamento di alcune monete[9]. Fra i reperti anche una statuetta del dio Mercurio, unica testimonianza di una religiosità a Castelnovo[10][11].

Contrariamente a quanto detto da molti storici (tra cui il Maccà[12], il Da Schio[13] e il Rumor[14]) che vogliono per Castelnovo una storia di importante presenza romana e che addirittura riconducono l'origine delle fortificazioni di Castelnovo in epoca romana[15], i ritrovamenti non ci consentono di affermare che gli insediamenti romani in questa località abbiano mai formato un nucleo abitativo stabile, ma che trattasse piuttosto di una serie di strutture sparse ad uso prevalentemente agricolo ed artigianale[9][15]. Anche il Mantese assegna a Castelnovo un ruolo in epoca romana maggiore di quello che si potrebbe dedurre, sostenendo che il primitivo nome della località fosse Ad monumenta[16], per via della presenza di alcune tombe romane[17] lungo una via romana a cui si allude con il toponimo Sextum (ritrovabile in documenti del XIII secolo)[16].

Gli insediamenti in località All'Acqua e in via Fossanigo[modifica | modifica wikitesto]

Sono sicuramente due i principali scavi che hanno portato alla luce testimonianze di insediamenti romani risalenti entrambi al I secolo a.C.. Tali costruzioni rappresentano la prova di insediamenti fondamentalmente legati alle attività artigianali o al lavoro dei campi.[18]

In località All'Acqua ad una profondità di 20 cm emerse un edificio formato da 5 stanze collegate fra loro da un ambiente più grande la cui destinazione era probabilmente un magazzino di derrate o una stalla. Nella struttura si possono rinvenire un lato meridionale più antico costruito con pietre di cava e calce e uno settentrionale più recente composto da pietre fluviali, laterizi e calce. Tale dicotomia suggerisce che il complesso edilizio possa essere stato costruito in due tornate.[18][19]

In via Fossanigo è stato rinvenuto, ad una profondità di circa 50 cm, un edificio monovano vittima quasi sicuramente di un crollo conseguente ad un incendio[18][19].

Epoca medioevale[modifica | modifica wikitesto]

Alto medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Feudo dominicale o decimale?[modifica | modifica wikitesto]

La storia, soprattutto medioevale, di Castelnovo si basa essenzialmente sulla storia delle sue fortificazioni che, come indica il toponimo, hanno avuto un'importanza tale da donargli il nome. Sicuramente le primitive fortificazioni furono erette nel X secolo come difesa degli Ungari che saccheggiavano le zone pianeggianti costringendo le popolazioni scappare sui colli[20]. Ciò che non è chiaro è se Castelnovo e i territori attualmente facenti parte del comune di Isola Vicentina, fossero o meno all'interno del dominio del Vescovo di Vicenza che, tramite varie investiture feudali, controllava tali regioni[20]. Il dubbio sorge dal momento che i territori donati da Berengario al Vescovo Vitale, insieme ai diritti giurisdizionali pubblici che facevano del Vescovo il dominus loci, comprendevano anche quelli attualmente sotto il comune isolano[21], ma in nessun documento successivo si fa mai riferimento direttamente ai possedimenti di Castelnovo, nemmeno nei diplomi imperiali per l'esenzione dalla tassa del fodro che contenevano sempre l'elenco completo dei castelli in possesso del Vescovo[22]. Appare quindi chiaro, visti i mancanti riferimenti ai possedimenti vescovili, che Castelnovo non fosse un feudo dominicale del Vescovo[22].

I documenti, a partire dal 1308, ci permettono invece di affermare che Castelnovo fosse sotto i possedimenti di un signore laico che veniva investito del diritto di decima da parte del Vescovo di Vicenza. In tale modo, anche se non direttamente posseduto dall'episcopato, Castelnovo era all'interno delle influenze vescovili.[22]

Dopo l'anno Mille e l'indipendenza da Ignago[modifica | modifica wikitesto]

Con il termine delle scorribande ungare e della paura che queste incutevano nella popolazione, la parte pianeggiante di Castelnovo, come di molti altri paese, cominciò un periodo di crescita[23] supportato anche dall'opera di evangelizzazione compiuto dai monaci benedettini di San Felice e Fortunato[5]. I frati, infatti, furono incaricati dal vescovo Rodolfo di divulgare il verbo dalla città alle zone di campagna[24] e tra le varie donazioni ricevute dall'episcopato e dagli abitanti vi furono anche terre in località Fabrega che permisero ai monaci di avvicinarsi alle zone di Castelnovo e Ignago tra il 983 e il 1013[25]. L'intitolazione della chiesa in pianura a San Vitale è da inquadrare in questo periodo, essendo i benedettini molto devoti a tale santo[26].

La costruzione di una chiesa in pianura e le opere di bonifica[27] che aumentarono i terreni coltivabili comportarono uno spostamento della popolazione verso il piano e insieme alla costruzione di un castello, permisero a Castelnovo di diventare un nuovo centro di dominio e supremazia sulle borgate vicine[28].

Tale evoluzione di Castelnovo inizialmente fu graduale e lenta, ma con il tempo ebbe maggior impeto tanto che a metà del Duecento[29] era già diventato il centro amministrativo ed ecclesiastico del territorio circostante dal momento che 1273 la chiesa di San Vitale divenne parrocchiale[30]. Tale crescita di potere avvenne a discapito sia del suo stesso centro collinare sia di Ignago[31], il quale era stato fino a pochi decenni prima il locus e fundus a cui erano soggette altre località, tra cui Castelnovo[1]. Accadrà ancora, nella storia, che l'evoluzione di uno dei due centri (Castelnovo o Ignago) coincida con la decadenza dell'altro[31], infatti alcuni dei territori che nel XIII secolo troviamo sotto il l'egida di Castelnovo, finiranno poi per far parte del comune autonomo di Ignago[30].

Età comunale[modifica | modifica wikitesto]

Le battaglie fra guelfi e ghibellini avvennero anche nel territorio vicentino e dopo la morte di Ezzelino III i ghibellini andarono incontro ad una crisi che comportò la loro fuga da Vicenza e l'occupazione di Marostica, Malo, Thiene e Isola nel 1263[32][33]. Le sanguinose battaglie che ne seguirono portarono alla vittoria dei guelfi e alla conseguente distruzione delle fortificazioni avversarie. Anche il castello di Castelnovo venne distrutto, come riportato in un documento del 1264[34] e con esso terminò il dominio feudale della famiglia Vivaro[35].

La divisione delle mariganze[modifica | modifica wikitesto]

Già prima della metà del Duecento, doveva essersi imbastita un'organizzazione comunale a Castelnovo che aveva permesso di frammentare le proprietà e il diritto giurisdizionale dei Vivari e di disperderle a diversi cittadini[36]. Le proprietà di Castelnovo furono spartite in tre parti[36]:

  • una metà fu comprata da membri della famiglia Caldogno;
  • un quarto venne acquistata da Alberici Rasi e fratelli che con gli anni e per giochi i parentele finì per appartenere alla famiglia Caldogno;
  • l'ultimo quarto da Guidoni Johannis de lori e al fratello.

Chiaramente la suddivisione non equa per ogni proprietario dà adito a supposizioni sull'importanza e l'influenza che tale persone dovevano avere nella società dell'epoca[36]. Come emerge dai numerosi documenti di compravendita territoriale, Castelnovo non era composto solo da grossi signori, ma anche da piccoli e medi proprietari che sicuramente spingevano per la costituzione di una proprietà collettiva in modo da salvaguardarsi dal potere della nobiltà[37]. In un statuto cittadino del 1262 si fa divieto di vendere le mariganze per pagare i debiti o di vendere a grandi proprietari le mariganze comprate da altri comuni[38].

La nascita del comune di Castelnovo[modifica | modifica wikitesto]

In un documento del 1268 si parla dell'acquisto, da parte di un certo Feo Omniboni in qualità di sindicum (quindi non a titolo personale, ma come rappresentanza della collettività), delle mariganze sopra citate per trasformarle in beni comunali. Non è stata rinvenuta nessuna carta statutaria che decreti la nascita dell'organismo comunale nè documentazione di un'attività comunale in tutto il Trecento[39] ma la presenza di una persona con la qualità di sindaco e che lavori per la collettività[40] è senz'altro segno di un organizzazione comunale a Castelnovo[37]. Nel corso del XIV secolo viene anche testimoniata una separazione fra i territori di Castelnovo e Ignago, ma non si può ancora stabilire se vi fossero due organizzazioni comunali distinte o se quella di Castelnovo avesse giurisdizione anche su quella di Ignago[39].

Se nel Duecento e il Trecento non è ancora ben chiaro quale fosse la reale importanza del comune di Castelnovo, è presente per il Quattrocento una ricca documentazione che testimonia come, sotto il periodo veneziano, il comune oltre che esistente era un organo ben strutturato e operante entro specifici confini[41]. Esisteva la casa del Comune, una sede permanente che dava sulla piazza del paese[41] e luogo di ritrovo per le convicinie, le principali assemblee volte a discutere i temi e a prendere le decisioni che riguardassero il comune. A tali convicinie potevano partecipare solo i capifamiglia che erano tenuti a pagare le imposte decise dal governo Veneziano[42]. Naturalmente non veniva convocata una convicinia per ogni decisione, ma spesso i ritrovi erano di ridotte dimensioni per essere più versatili alla risoluzione di problemi minori[43]. La presenza dei marighi, figure preposte al controllo del rispetto dei regolamenti comunali, indica anche la presenza di un statuto[44].

Dal 1400 al 1600[modifica | modifica wikitesto]

Comune di Castelnovo e Ignago[modifica | modifica wikitesto]

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Vitale[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Vitale (Castelnovo di Isola Vicentina).

Chiesa di San Lorenzo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Lorenzo (Castelnovo di Isola Vicentina).

Oratorio di San Rocco[modifica | modifica wikitesto]

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Castelli[modifica | modifica wikitesto]

Sulla presenza di uno o più castelli e sulla loro reale origine storica sono state fatte numerose elucubrazioni.

Il toponimo Castelnovo, o più anticamente Castronovo, nasce quasi sicuramente dalla presenza di un castello a cui era attribuita la specificazione di nuovo da contrapporre ovviamente alla presenza di un altro castrum, che Berlaffa denomina castrum vetus[30].

Castrum vetus: la prima fortificazione[modifica | modifica wikitesto]

Antico arco, ora murato, che costituiva un portico passante sotto la torre prima che venisse trasformata nel campanile dell'odierna chiesa di San Lorenzo, intorno al 1166.

La prima fortificazione costruita a Castelnovo non è più presente come tale bensì inglobata nella chiesa di San Lorenzo[45]. Tracce di una preesistente struttura con scopi ben diversi da quelli religiosi sono visibili alla base del campanile e in parte della parete settentrionale della chiesetta. Il campanile, infatti, presenta nella parte inferiore delle pareti che guardano a est e ovest due archi di mattoni che non hanno uno scopo decorativo (poggiano su degli stipiti)[45]. Tali strutture, che sono state murate con materiale diverso da quello usato per costruire le mura attorno, costituivano quasi sicuramente un passaggio o dei portoni sotto quella che doveva essere una torre di difesa, accompagnata da un recinto di legno o di pietra (un cui pezzo potrebbe essere la parete nord della chiesa) a cui era era addossata la chiesetta originaria[46].

Tale primitiva fortificazione è inquadrabile nei secoli XI e X, quando le scorribande ungare costringevano le popolazioni a rifugiarsi sulle colline[47] e il processo di incastellamento che ne derivò[20]. Questo spiegherebbe oltre che la torre, la costruzione di un edificio religioso. Ulteriore ipotesi vuole la torre di origine longobarda e quindi parte di un più grande sistema difensivo collinare[47].

Castrum novum[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Castel novo.

Aree naturali[modifica | modifica wikitesto]

Bosco della Guizza[modifica | modifica wikitesto]

Il bosco della Guizza è un'area naturalistica sui colli di Castelnovo. In un estimo del 1564 si legge la registrazione di 94 campi di bosco tra i beni del comune di Castelnovo[48].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Della Guizza come entità boschiva appartenente al comune di Castelnovo si hanno notizie solo nella documentazione del Quattrocento, dove in una convenzione tra i comuni di Castelnovo e Ignago del 1464 il bosco viene decretato di pertinenza di Castelnovo[49] e denominato nemus gazii.

Per tutto il XV secolo il bosco ha subito un forte sfruttamento da parte della popolazione comunale per ricavarne legna utile ai bisogni domestici e lavorativi[48] e come fonte di castagne visto la grande quantità di castagneti[52]. Nel 1478 il bosco venne venduto per 500 lire per pagare un debito comunale, ma i bisogni della gente portarono il comune a chiedere immediatamente un affitto (che venne stabilito in 30 lire annue e una lepre)[52]. Tale situazione perdurò per quasi cent'anni dal momento che nel 1573 ridivenne proprietà comunale[52]. La proprietà del bosco, però, imponeva al comune di mantenerlo e di impedirne un eccessivo utilizzo: verso la fine del Quattrocento venne approvata un'ordinanza con la quale si faceva divieto di sfruttamento del bosco e si obbligava i cittadini a denunciare qualsiasi trasgressore[52]. A questa ordinanza, nel 1506, si aggiunse la decisione di affittare una parte del bosco (un'area piuttosto grande e qualitativamente migliore, tra cui il castagneto)[53]. Il bosco, per via della sua flora povera di roveri, non venne mai inserito nel Catasto dei roveri da parte del governo veneziano e quindi escluso dall'attenzione governativa per i bisogni di approvvigionamento[53] lasciandolo completamente come un bene comunale[54].

Tra il 1654 e il 1670, in un periodo di indebitamento comunale, venne venduto parte del bosco. Il rimanente dell'area boschiva risulta essere la componente dell'attuale Guizza rimasta appartenente alla comunità per più di mille anni e controllata dalla collettività stessa per impedirne l'uso indisciminato.[55]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c «In un documento del 1029 si legge: loco e fundo Ingnago at locus qui vocatur Castronovo, Gaogna, Bivirigo, Maline, Fussinigo et prato Molexa» cfr. Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 60
  2. ^ In un documento datato 28 marzo 1113 viene effettuata una donazione ai monaci benedettini di San Felice e Fortunato di alcuni beni «in villa Castronovo qui vocatur Ignago tam infra ipsa villa quamque et de foris seu in ipso castro» cfr. Berlaffa, Itinerario di un comunità, pp. 55 e 61
  3. ^ In un documento data 12 maggio 1029 si legge: «in comitatu Vicentino, loco e fundo Ingnago at locus qui vocatur Castronovo, Gaogna, Biviygo, Maline, Fussinigo et prato Molexo» cfr. Berlaffa, Il Castel Novo - la storia, i ricordi, il restauro, p. 15
  4. ^ «in locas et fundas villa Castelnovo, tam infra ipsa villa et castro quamque...» cfr. Berlaffa, Il Castel Novo - la storia, i ricordi, il restauro, p. 17
  5. ^ a b Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 62
  6. ^ a b Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 29
  7. ^ a b Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 30
  8. ^ Tali frammenti sono stati ritrovati in occasione di carotaggi effettuati dal geologo Claudio Balista in località Guizza e durante gli scavi in via Fossanigo nel 1981 dal gruppo Archeologico Locale. cfr. Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 30
  9. ^ a b Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 31
  10. ^ Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 33
  11. ^ Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 34
  12. ^ «la villa ... è assai ... antica, anzi era in buon essere anche ai tempi degli antichi Romani, come da a dividere una medaglia ivi trovata vicino al castello, ossia la torre più antica...» cfr. Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 51
  13. ^ «da qualche traccia si può credere che fosse opera romana a difesa delle vallate in cui abitavano i Galli» cfr. Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 51
  14. ^ Il Rumor si discosta leggermente da quanto sostenuto dal Maccà e dal Da Schio, perché non essendoci mai stata una strada romana che attraversava Castelnovo, è improbabile che le torri fossero costruite dai romani per controllare i passaggi. È più probabile secondo lui che la località fosse un oppidum, cioè una zona fortificata, ma sostiene che il castello fu costruito negli ultimi anni dell'impero per proteggersi dalle invasioni barbariche. cfr. Berlaffa, Itinerario di un comunità, pp. 51-52
  15. ^ a b Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 52
  16. ^ a b Canova, Mantese, p. 110
  17. ^ Il Mantese riporta una frase di un atto pubblico datato 27 dicembre 1427: «una pecia in pertinentiis de Castelnovo in ora molimentorum seu lastrum» cfr. Mantese, p. 110
  18. ^ a b c Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 32
  19. ^ a b Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 35
  20. ^ a b c Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 53
  21. ^ Il Mantese, nella sua ricerca su svariati documenti, circoscrisse la zona della donazione nei territori tra l'Astico e l'Orolo, le valli dell'Astico e del Leogra compresi i colli che separano la valle dell'Agno da tali zone. cfr. Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 53
  22. ^ a b c Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 54
  23. ^ Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 61
  24. ^ Tale incarico venne commissionato appunto dal vescovo Rodolfo nel 983 che si incaricò anche di riedificare il monastero distrutto dagli Ungari. cfr.Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 62
  25. ^ La presenza dei benedettini, almeno nelle zone a sud-est di Castelnovo, sono garantite dalla donazione «in Fabrica terram aratoriam» fatta dal vescovo Girolamo nel 1013 e da alcuni possedimenti benedettini citati dal vescovo Rodolgo nel 983. cfr. Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 62
  26. ^ Questo fatto rimane comunque un'ipotesi dal momento che notizie certe sulla data di costruzione della chiesa non ce ne sono e che l'unica data a nostra conoscenza è il 1262, data in cui la chiesa appare già completamente costruita e operativa. cfr. Berlaffa, La chiesa di San Vitale - Castelnovo: 1912-2012, p. 17
  27. ^ Tali opere di bonifica portavano alla formazione dei novales, cioè i terreni da poco deputati all'agricoltura. Questa potrebbe essere un'ulteriore chiave di lettura per l'etimologia della seconda parte del toponimo (novo). cfr. Berlaffa, Itinerario di un comunità, pp. 61 e 62
  28. ^ Berlaffa, Itinerario di un comunità, pp. 61 e 62
  29. ^ In un'investitura episcopale del 1262 si legge «districtu et territorii Castrinovi», mentre in una procura del 1268 è scritto «villa seu districtu de Castrinovo». cfr. Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 64
  30. ^ a b c Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 64
  31. ^ a b Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 63
  32. ^ «Vicentini extrinseci ceperunt Marosticam, Maladum, Thienem er Insulam, terras de Vincentina et faciebant maximam guerram civitati Vincentae» cfr. Berlaffa, Il Castel Novo - la storia, i ricordi, il restauro, p. 20
  33. ^ Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 57
  34. ^ «In villa Insule et eius pertinentis... unus campus terre arative in castello brusato...» cfr. Berlaffa, Il Castel Novo - la storia, i ricordi, il restauro, p. 21
  35. ^ Berlaffa, Il Castel Novo - la storia, i ricordi, il restauro, p. 21
  36. ^ a b c Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 95
  37. ^ a b Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 96
  38. ^ Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 97
  39. ^ a b Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 98
  40. ^ «Feo sinico recipienti pro se et sindicatio nomine comunis et hominum castelnovi, et eorum vice et nomine et pro eis» cfr. Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 96
  41. ^ a b Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 113
  42. ^ Il governo veneziano decideva il quantitativo di tasse che dovevano essere raccolte, queste venivano poi suddivise ai vari gradi amministrativi fino ai Comuni, i quali poi le spartivano fra i vari abitanti. Queste imposte dirette erano chiamate gravezze. cfr. Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 114
  43. ^ Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 115
  44. ^ Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 118
  45. ^ a b Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 65
  46. ^ La chiesa delle dimensioni con cui la vediamo oggi è opera di una ristrutturazione avvenuta nel 1166, in cui venne allargata verso est e la torre venne trasformata in campanile. cfr. Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 66
  47. ^ a b Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 66
  48. ^ a b Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 119
  49. ^ a b Convenzione tra i Comuni di Castelnovo e Ignago sui diritti di pensionatico e di pascolo sul monte di Ignago, 25 luglio 1464 firmata dal notaio Giacomo Malo cfr. Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 117
  50. ^ Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 86
  51. ^ Il Berlaffa distingue nel nome un'origine etimologica (il termine Wiza longobardo) e un'origine semantica (l'abitudine di chiamarlo bosco della Guizza perché il bosco posto in guizza). cfr. Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 121
  52. ^ a b c d Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 120
  53. ^ a b Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 121
  54. ^ Nel 1692 il bosco venne riconosciuto «a voi huomeni perché gli habiate a goder unitamente in comun a pascolo et uso di pascolo facendo ubertoso il paese et alevando delli animali [...]» (Provveditori sopra beni comunali, 5 agosto 1629) cfr. Berlaffa, Itinerario di un comunità, p. 122
  55. ^ Berlaffa, Itinerario di un comunità, pp. 123 e 124

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]


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