Tuscolo
| Tuscolo | |
|---|---|
| Nome originale | Tusculum |
| Cronologia | |
| Fondazione | X-VIII secolo a.C.[2] |
| Fine | V secolo d.C. |
| Causa | abbandono |
| Rifondazione | X secolo d.C.[3] |
| Fine | 1191 |
| Causa | distruzione |
| Amministrazione | |
| Territorio controllato | Ager Tusculanus |
| Territorio e popolazione | |
| Nome abitanti | Tusculani |
| Lingua | latino |
| Localizzazione | |
| Stato attuale | |
| Località | Monte Porzio Catone |
| Coordinate | 54°N 39°E |
| Altitudine | 670 m s.l.m. |
| Cartografia | |
Mappa non disponibile (Italia)
| |
Tuscolo (in lingua latina Tusculum) è stata una città antica del Lazio antico, sita sui Colli Albani, nell'area attualmente nota come Castelli Romani, ubicata sull'omonimo monte (670 metri s.l.m.).
Le origini della città risalgono al X-VIII secolo a.C.[2] La tradizione antica associava la fondazione della città a Telegono, figlio di Ulisse e Circe. Tusculum fu un importante centro politico della Lega Latina, e divenne in seguito municipium romano. In epoca repubblicana ed imperiale l'ager Tusculanus, il territorio della città, ospitò numerose ville suburbane: la più conosciuta di esse fu dove Marco Tullio Cicerone scrisse le Tusculanae disputationes.
Dopo cinque secoli di abbandono della città antica, nel X secolo essa tornò a fiorire grazie all'incastellamento da parte della famiglia de Tusculana o Conti di Tuscolo,[3] famiglia baronale romana che esercitò la propria influenza su Roma ed il Lazio nei secoli X-XII, insediando probabilmente proprio a Tuscolo la loro roccaforte. Con il declino della potenza dei suoi Conti, la città divenne possedimento pontificio e fu al centro di vicende militari che ne determinarono la distruzione violenta da parte del Comune di Roma, nel 1191, cui seguì l'abbandono definitivo del luogo.
Il sito archeologico della città antica e medioevale è compreso nei territori comunali di Monte Porzio Catone, Monte Compatri, Frascati e Grottaferrata, ed è tutelato dal Parco archeologico culturale di Tuscolo, di proprietà della Comunità montana Castelli Romani e Prenestini, che si estende su un'area di circa 50 ettari. L'intera area ricade inoltro nel perimetro del Parco regionale dei Castelli Romani.
Storia
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La città antica
[modifica | modifica wikitesto]Epoca pre-romana
[modifica | modifica wikitesto]La frequentazione del sito
Il nome Tusculum allude palesemente agli Etruschi e questo suo collegamento è stato per lungo tempo dibattuto dagli studiosi con argomentazioni assai disparate e nell'insieme poco convincenti. L'ipotesi che il nome derivi semplicemente dal suo corso d'acqua, il Tuscus amnis, proposta di recente, sembra al momento la più plausibile.[senza fonte]
L'origine leggendaria di Tusculum è fatta risalire secondo la tradizione a Telegono, figlio di Ulisse,[4][5] o al re latino Latino Silvio, nipote del Silvio figlio di Enea e fondatore, secondo Tito Livio, anche della maggior parte delle località antiche del Latium.[6] Il geografo tedesco naturalizzato italiano Filippo Cluverio rifiuta queste suggestive leggende ed afferma che la città venne fondata dai Latini circa trecento anni prima della guerra di Troia.[4]
Studi recenti hanno forse definitivamente chiarito che molte leggende legate ai Colli Albani ispirate alla nascita di Roma - a partire dai racconti sulla mitica Alba Longa fino a quelli sulla dinastia dei Silvii e della celebre storia dei gemelli fondatori Romolo e Remo - nascono nel mondo romano e si sovrappongono a preesistenti miti albani. Infatti, storie precedenti a quelle della celebre vulgata dei gemelli fondatori, interamente permeate di cultura etrusca, come quella del crudele re albano Tarchezio tramandata da Plutarco (che adombra forse la figura di un Tarquinio) e dei gemelli (che nel racconto non hanno nome) nati nel focolare della sua reggia e da lui fatti gettare nel fiume, evidentemente albano, non possono che essere ricondotte a Tuscolo e al suo corso d'acqua, il più lungo e importante del Latium vetus per regime d'acque, le cui sorgenti si annidano presso l'acropoli della città.
Quest'ultimo, probabilmente denominato Albula (nasce da Alba, cioè dai Monti Albani) già nella precedente età del bronzo, ricevette successivamente dai Latini (VI sec. a.C.) l'appellativo di Tuscus amnis "fiume etrusco"[senza fonte][7][8] poiché lambiva, prima di gettarsi nell'Aniene e con esso nel Tevere, i territori di centri importanti quali Gabii e Collatia caduti sotto il dominio dei Tarquini, questi ultimi legati anche a Tuscolo attraverso l'alleanza matrimoniale tra Ottavio Mamilio e la figlia del re Tarquinio il Superbo. Quindi, collatini, gabini e gli stessi tuscolani - i cui territori adiacenti erano delimitati dal medesimo confine stabilito dal corso del Tuscus amnis - erano per questo denominati tusculamnes (tuscolani) lasciando intendere che anche la città Tuscolo avrebbe ricevuto dal suo fiume il curioso nome che sicuramente allude ai Tusci (etruschi). Il riferimento al Tevere, avvenuto in epoca imperiale, inteso poeticamente come Tuscus amnis o Tuscus alveus da Orazio e Tyrrhenus Thybris da Virgilio, non ha nulla a che vedere con le menzionate vicende arcaiche, poiché si riferisce unicamente alle origini etrusche del nome Tybris.
Nel territorio tuscolano sono stati rinvenuti reperti piuttosto antichi, che portano la datazione dei primi insediamenti umani all'età del rame.[9] L'abitato vero e proprio, situato sulla sommità della dorsale vulcanica del Tuscolo, sorse attorno all'età del ferro.[9]
Età repubblicana
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Quando nel 509 a.C. a Roma venne rovesciato Tarquinio il Superbo e venne proclamata la Repubblica romana, l'ultimo re di Roma chiese aiuto militare al genero Ottavio Mamilio, tuscolano la cui famiglia, la gens Mamilia, vantava una discendenza diretta da Telegono.[4][5] Ottavio Mamilio armò un esercito della Lega Latina e mosse incontro ai Romani affrontandoli nella battaglia del Lago Regillo (il cui sito è collocabile tra le attuali Frascati e Colonna) nel 499 o nel 496 a.C.[4][5] La leggenda vuole che i Dioscuri scesero in aiuto ai Romani,[4] ma quel che è certo è che i Latini furono sconfitti pur essendo in superiorità numerica ed Ottavio Mamilio ucciso.[4] Allora i due popoli siglarono un accordo di parità assoluta, il foedus Cassianum, databile al 496 o al 493 a.C.[4][5]
Tusculum fu alleata di Aricia, quando nel 506 a.C. gli Aricini dovettero difendersi dall'attacco loro portato dagli Etruschi, alla fine sconfitti nella battaglia di Aricia.[10]
Nel 460 a.C. i sabini comandati da Appio Erdonio occuparono il Campidoglio. Soltanto Tuscolo, tra le città latine accorse con le sue truppe, comandate dal dittatore Lucio Mamilio, in aiuto dei Romani ed insieme alle forze del console Publio Valerio Volusi Publicola figlio di Publio Valerio Publicola, liberarono Roma. Roma fu riconoscente ai tuscolani per l'aiuto ricevuto e conferì a Lucio Mamilio la cittadinanza romana anche perché, come scrisse Tito Livio, solo da essi ricevette aiuto "... solum auxilium Tusculanis venit". Da quell'anno la città divenne una fedele alleata di Roma che aiutò in molte occasioni contro i suoi nemici.
Nel 459 a.C. gli Equi attaccarono Tuscolo e ne conquistarono la rocca. La riconoscenza dei romani per il determinante aiuto dato dai Tuscolani nella appena conclusa guerra servile fece muovere Roma in aiuto della città attaccata. La rocca fu riconquistata dalle truppe romane guidate da Quinto Fabio Vibulano.[11][12]
Nel 381 a.C. i Romani inviano Marco Furio Camillo contro i tuscolani, colpevoli di tramare contro Roma assieme ai Volsci: Tusculum si arrende senza opporre resistenza ed ottiene la cittadinanza romana e la qualifica di municipium.[9][13][14]
Durante la seconda guerra punica, nel 211 a.C. Annibale giunge "ad portas" e transita per la Valle Latina, senza attaccare Tusculum[14] ed accampandosi verosimilmente nell'attuale località dei Campi d'Annibale presso Rocca di Papa.
La guerra civile romana tra Mario e Silla vide Tusculum schierata dalla parte dei populares guidati da Gaio Mario il Giovane e Gneo Papirio Carbone contro gli optimates di Lucio Cornelio Silla: dopo la battaglia di Porta Collina (82 a.C.) e la vittoria di Silla, Tusculum subì le conseguenze della sconfitta:[15] il suo territorio fino a Bovillae venne centuriato ed assegnato ai veterani sillani, insediati verosimilmente nel municipium fortificato di Castrimoenium (l'attuale Marino).[16]
Priva ormai di ogni rilevanza politica o militare, tanto che Cicerone la descrive come semplice municipio,[17] Tusculum divenne sede del soggiorno estivo del patriziato romano grazie alle sue caratteristiche orografiche, all'amenità dei luoghi ed alla salubrità del clima. Sorsero a cavallo tra l'età repubblicana e quella imperiale quei famosi "Tusculani recessus" di cui parla il poeta Marco Valerio Marziale, che resero l'"ager Tusculanus" l'area più fittamente occupata da ville patrizie assieme al litorale partenopeo:[18] si trattava di ville suburbane spesso grandiose e magnificenti che portavano il nome dei facoltosi patrizi che le fecero edificare. Tra gli altri personaggi che possedettero una villa nel territorio tuscolano in età repubblicana vanno segnalati Marco Tullio Cicerone (che qui scrisse tra l'altro le Tusculanae disputationes), Gaio Asinio Pollione, Lucio Licinio Lucullo, Aulo Gabinio, Gaio Lutazio Catulo, Marco Porcio Catone Uticense, Lucio Cornelio Silla.[15]
Età imperiale
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La tradizione cristiana vuole che a portare il Cristianesimo nei Colli Albani siano stati Pietro e Paolo:[19][20] certo è che la diffusione della "buona novella" fu particolarmente rapida nel territorio tuscolano, non solo tra i ceti inferiori ma anche nel patriziato.[18]
Nell'area tuscolana possedevano una villa (verosimilmente si trattava della stessa già appartenuta a Lucullo sui cui ruderi oggi sorge il centro di Frascati) Tito Flavio Clemente, console nel 95, e sua moglie Flavia Domitilla, nipote dell'imperatore Domiziano: Clemente fu messo a morte da Domiziano, mentre Domitilla fu esiliata, sotto una non meglio specificata accusa di ateismo, che le fonti cristiane, a partire dal IX secolo, attribuiscono a una presunta conversione dei due al Cristianesimo,[18] ma che è rigettata dagli studiosi contemporanei.[21]
Rimangono alcune testimonianze paleocristiane nel territorio tuscolano come le catacombe Ad Decimum al X miglio della via Latina, che contengono oltre 800 sepolture databili fino al V secolo, alcuni affreschi ed un arcosolio del III o del IV secolo,[22] e un altro sepolcreto cristiano individuato presso il XII miglio della via Latina, anch'esso nell'attuale territorio di Grottaferrata in località Bivio.[23]
Pare che nel 269 esistesse un "praesul Tusculanorum",[24] ma la notizia non è considerata attendibile da molti studiosi che invece datano il primo vescovo della diocesi tuscolana, oggi rinominata come diocesi suburbicaria di Frascati, solo al 313.[25] La sede vescovile tuttavia all'epoca era "ad Quintanas", ovvero sulla via Labicana presso l'attuale Colonna:[25] Tusculum infatti era già in avanzato stato di decadenza, pur conservando il prestigio del proprio nome. In seguito è plausibile che la sede vescovile si spostò ancora verso Subaugusta, e nell'area tuscolana rimase un "corepiscopato" o "vescovado di campagna".[26]
Attorno al 370 Giovanni di Cappadocia, un allievo di Basilio Magno, fondò un monastero basiliano al XV miglio della via Latina, presso l'antica mansio di Roboraria e l'attuale località di Molara:[23] la presenza di religiosi orientali nel Lazio e nel Mezzogiorno d'Italia era all'epoca molto forte, basti pensare che nell'XI secolo si calcolavano circa 540 monasteri basiliani nelle sole regioni peninsulari meridionali più il Lazio meridionale e la Sicilia.[27]
La città medioevale
[modifica | modifica wikitesto]La rinascita della città
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Con la caduta dell'Impero romano anche Tusculum perse parte della propria prosperità e iniziò lentamente a decadere, pur rimanendo sempre una temibile fortezza. Pare inoltre che l'evangelizzazione della città fosse iniziata dagli Apostoli San Pietro e San Paolo nel loro periodo di permanenza a Roma, attorno al 64 d.C. Sull'Acropoli dell'antica città si insediò, a partire dal X secolo, la famiglia dei conti di Tuscolo, che signoreggiò per almeno un secolo su questa parte del Lazio, dall'alto della rocca tuscolana. Nel 1004 San Nilo da Rossano arrivò a Tusculum, installandosi nel romitorio di Sant'Agnese sulle pendici del colle, e venendo accolto con tutti gli onori da Gregorio I dei conti di Tuscolo che gli cedette il terreno su cui oggi sorge l'Abbazia di San Nilo a Grottaferrata.
La distruzione e l'abbandono
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1167 si affrontarono sotto Tusculum, in località Prata Porci, le milizie tedesche dell'imperatore Federico Barbarossa e le truppe civiche romane, che furono sbaragliate nella battaglia di Prata Porci. I tedeschi furono ospitati dai tuscolani, e questo attirò sulla cittadina le ire dei romani che nel 1191 la presero d'assalto radendola al suolo. Il "tenimentum tusculanum", cioè il territorio della distrutta Tusculum, venne donato al papa che procedette a distribuirlo fra varie chiese e conventi di Roma e dintorni. Oggi nell'area del vecchio tenimentum sorgono Monte Compatri, Frascati, Grottaferrata, Monte Porzio Catone.
L'area archeologica
[modifica | modifica wikitesto]Il ritrovamento della città antica
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Una prima campagna di scavi archeologici nel sito della città antica venne condotta tra il 1804 ed il 1817, e finanziata dal proprietario di una parte dei terreni del Tuscolo, Luciano Bonaparte, fratello maggiore di Napoleone, che risiedeva in quel periodo nella Villa Rufinella a Frascati.
Nel 1817 Luciano Bonaparte lasciò Frascati, e nel 1820 vendette la villa con la tenuta a Maria Anna di Savoia. Alla sua morte, nel 1824, la villa fu trasmessa al re di Sardegna Carlo Felice di Savoia ed a sua moglie Maria Cristina di Borbone-Due Sicilie, la quale promosse le campagne di scavo dirette da Luigi Biondi nel 1825-1831 e 1838-1839, che portarono allo scoprimento del teatro,[28] e del 1839-1841, dirette da Luigi Canina.
Una parte dei reperti ritrovati durante questi scavi furono spediti al castello ducale di Agliè, in Piemonte, dove sono tuttora custoditi nella "Sala Tuscolana".
Gli scavi novecenteschi e la Scuola spagnola
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L'interesse a riprendere gli scavi archeologici nel sito di Tusculum nacque proprio a partire dai reperti tuscolani conservati nel castello piemontese di Agliè, di cui Maurizio Borda pubblicò il catalogo nel 1943.[29] Fu proprio Borda a dirigere nuovi scavi archeologici nel periodo 1952-1956.

Dal 1994, dopo l'acquisto dell'area da parte della Comunità montana Castelli Romani e Prenestini, sono ripartite le indagini scientifiche a Tusculum, in collaborazione con la Soprintendenza archeologica del Lazio e ad opera dell'Escuela Española de Historia y Arqueología en Roma, sotto la guida fino al 2003 dall'archeologo Xavier Dupré Raventós. La sua guida autorevole e la volontà politica della Comunità montana, inizialmente sotto la presidenza di Giuseppe De Righi, hanno segnato un cambiamento epocale rispetto agli scavi del passato, avviando per la prima volta su Tuscolo un tipo di intervento puramente scientifico.
L'arrivo della Scuola spagnola a Tuscolo è frutto di circostanze particolari: il programma di ricerche avrebbe dovuto riguardare l'arco di Giano nel Foro Boario a Roma, ma il progetto non poté avere luogo a causa dell'attentato mafioso alla chiesa di San Giorgio in Velabro del 28 luglio 1993. Così la Soprintendenza, diretta allora da Anna Maria Reggiani, indirizzò l'attenzione dell'ente spagnolo verso il sito di Tusculum.[30]
Grazie alla lavoro della Scuola spagnola è stata notevolmente ampliata l'area in cui le strutture archeologiche sono visibili, e questo ha consentito la realizzazione di un percorso di visita nel 2010.
Nel 2008-2009 vengono eseguiti i primi scavi nell'area dell'acropoli; nel 2015 viene localizzato un nuovo edificio monumentale nel pianoro dell'abitato, identificato come un complesso termale di epoca adrianea successivamente riadattato a chiesa.
Durante la campagna di scavo del 2023, all'interno degli ambienti delle terme adrianee, è stata portata alla luce la statua, mutila, di una Menade officiante,[31] databile al I secolo a.C., restaurata ed esposta presso il Museo Tuscolano di Frascati.[32]
Nel 2024 la Scuola spagnola ha celebrato i trenta anni del "Proyecto Tusculum", che viene portato avanti integrando l'attività di scavo archeologico tradizionale con nuovi metodi di ricerca non invasivi: prospezioni geosifiche con georadar, acquisizione di dati Lidar in alta definizione mediante droni, telerilevamento con dati SAR (interferometria radar) grazie al satellite spagnolo PAZ. La Scuola collabora con centri di ricerca internazionali come il Centro europeo per l'osservazione della Terra.[33]
Il Parco archeologico culturale
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Nel 2003 è stato recuperato al suo utilizzo il Teatro Romano di Tuscolo (I secolo a.C.) posto all'interno del Foro, dove ogni estate la Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini ospita spettacoli di grande pregio artistico e culturale. Testimonial d'eccezione della nuova stagione teatrale di Tuscolo è il grande attore Giorgio Albertazzi, che ne ha curato l'inaugurazione con una performance tratta dalle Memorie di Adriano, e che ogni estate torna da grande protagonista a Tuscolo. Nell'agosto 2009 ha vestito i panni dell'Edipo a Colono di Sofocle, in un indimenticabile allestimento dell'Istituto Nazionale del Dramma Antico, grazie al quale anche nel 2010 arriveranno a Tuscolo le produzioni del prestigiosissimo Teatro Greco di Siracusa, come unica tappa per tutta l'Italia centrale.
Gli interventi che la Comunità Montana Castelli sta portando avanti nell'area di Tuscolo sul piano archeologico e strutturale, puntano a fare del sito un Parco archeologico-culturale di Tusculum, per la costituzione del quale già esiste già un protocollo di intesa con i Comuni di Grottaferrata, Frascati, Monte Porzio Catone e Monte Compatri, all'interno dei cui confini ricade l'area.
In tutti questi anni fino ad oggi, tra gli scavi e la gestione del sito archeologico di Tuscolo, è stato prezioso il contributo del Gruppo Archeologico Latino Latium Vetus.
L'acropoli
[modifica | modifica wikitesto]L'acropoli antica
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La sommità della dorsale del Tuscolo è a 670 m s.l.m.[34] e se un tempo era la sede dell'acropoli tuscolana oggi è occupata dalla Croce del Tuscolo, un alto crocifisso che funge da punto di orientamento.
Sull'acropoli non resta praticamente nulla di antico,[35] tranne alcune iscrizioni risalenti al I secolo a.C. rinvenute nel 1901 che fanno riferimento a due templi[36] dedicati rispettivamente ai Dioscuri e ad Iside.[35] Sono abbondanti in compenso i resti di età medioevale, che testimoniano come la zona fosse all'epoca intensamente abitata.[37] Già in età antica le falde dell'acropoli furono utilizzate come cave di tufo e di selce, creando fra l'altro anche una voragine nel terreno.[37]
L'intero perimetro dell'acropoli era cinto di mura, in larga parte sopravvissute per un'altezza massima di 1,5 o 2 metri:[38] si tratta di murature in opera quadrata tufacea, in opera poligonale di selce o a doppia cortina in scaglioni di tufo e selce.[38][39] Si aprivano nella cerchia dell'acropoli quattro porte, una per lato nel perimetro vagamente ellittico delle mura: la più importante, quella rivolta a nord-est verso l'abitato sottostante, era difesa da un imponente bastione in opera quadrata di tufo rafforzato in età medioevale, legato ad un lungo tratto rettilineo di mura che per oltre 30 metri correvano verso ovest.[39]
L'acropoli medioevale
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All'interno dell'acropoli si trovano un gran numero di edifici ed abitazioni medioevali: sono delineate ancora le strade e le piazze per vasti quartieri medioevali,[40] e si è riuscito a capire che l'asse viario più importante correva in direzione est-ovest parallelamente alle mura. Lungo quest'asse si trovano alcuni nobili edifici di età medioevale: di uno resta un tronco di facciata per l'altezza di 2 metri,[39] per l'altro data la vastità di alcuni ambienti e la preesistenza su strutture romane si è pensato al palazzo dei conti di Tuscolo.[41] La parte superiore dell'acropoli, quella oggi occupata dalla Croce del Tuscolo, era fortificata anch'essa e non è improbabile che proprio presso questo sito sorgesse almeno uno dei due templi antichi che dovevano esistere sull'acropoli tuscolana.[41]
Il foro
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Il foro, situato a 629 m s.l.m.,[34] costituiva la parte più monumentale della città antica,[35][42] ed è stato oggetto di ripetuti scavi, gli ultimi dei quali terminati nel 2001 ad opera dell'Escuela Española de Historia y Arqueologìa en Roma.[43] Le sue misure sono 55 metri di lunghezza per 36 di larghezza,[44] dimensioni non eccessive per un foro se rapportate alle stesse strutture di altre città italiche o della stessa Roma.[43]
In età arcaica il foro nacque verosimilmente come piazza di mercato posta all'incrocio tra importanti arterie al limite dell'abitato:[43] qualcosa di simile forse al Foro Boario di Roma.[43] Al periodo arcaico (tra VI e V secolo a.C.) risale la cosiddetta "cisterna arcaica", in realtà più probabilmente una fontana monumentale[43] larga 2,2 metri per 2,9 e alta 3,8 metri e costruita in opera quadrata di tufo con volta ad ogiva.[44] A valle di questa fontana si trovava, visibile fino agli anni cinquanta del Novecento, la "fontana degli edili", posta al miglio XV della strada di raccordo con la via Labicana[44] (si noti che il miliare, descritto nell'Ottocento da Luigi Canina, oggi è sparito).[44]
Tornando al foro, in età medio-repubblicana esso subì un'importante trasformazione in senso monumentale: gli scavi dell'Escuela Española hanno riportato alla luce nel 1998 sul lato settentrionale del foro un imponente muro di contenimento in calcestruzzo di selce[44] risalente al III secolo a.C. parallelo alla summenzionata strada di raccordo con la Labicana lungo circa 35 metri, spesso 2,5 metri e alto 9 metri:[43] dalla parte opposta i limiti del foro erano rappresentati da un edificio di circa 20 metri per 10 di ampiezza, che presenta sulla facciata probabili segni di colonnato, databile anch'esso al III secolo a.C.[43] Il quadro dell'aspetto della piazza alla fine dell'età repubblicana è completato da un edificio vasto 10 per 7 metri in opera quadrata di tufo databile al V o al IV secolo a.C. già noto come Curia del senato tuscolano:[44] l'importanza di esso è stata confermata dagli scavi del 2000-2001, che evidenziano la qualità delle murature in rapporto all'importanza dell'edificio.[43]
Nel I secolo la piazza del foro era occupata da alcuni sacella dedicati a diverse divinità, tra cui è noto da un'epigrafe del II secolo a.C. Ercole.[43] In età tardo-repubblicana si era assistito ad una nuova monumentalizzazione dello spazio, tramite realizzazione di canali e marciapiedi in peperino,[43] di un edificio non meglio identificato con pavimentazione a mosaico sul lato nord del foro[43] e con la costruzione a sud di un edificio con colonnato ad angolo identificabile con una basilica di lunghezza non inferiore a 30 metri e larghezza non superiore a 20.[43]
Il teatro
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In questo stesso periodo, sfruttando il pendio dell'acropoli,[35][42] sul lato sud-ovest del foro sorse l'edificio più imponente dell'intero complesso ed il meglio conservato dell'intera città: il teatro. Esso rappresentava una quinta scenica di forte impatto per chi arrivava in città da nord-ovest, dato che i teatri nel mondo latino divennero stabili solo a partire dal I secolo: l'importanza di questo edificio è rappresentata dal fatto che la strada d'accesso all'acropoli venne fatta passare sotto la cavea del teatro stesso,[44] creando una via tecta ovvero coperta.[43] Il diametro originario dell'edificio era di 45 metri,[43] e la capacità poteva raggiungere i 1 500 spettatori.[44] La scena, ingrandita all'inizio dell'età imperiale fino a raggiungere i 12 metri per 35,[43] era abbellita dalle statue di Oreste, Pilade, Telemaco, Telegono e di uno dei padri della cosiddetta "Commedia nuova", Difilo.[44]
Proprio all'inizio dell'età imperiale il foro di Tusculum toccò il suo periodo di massimo splendore: venne realizzata la pavimentazione in pietra sperone del Tuscolo e le strade vicine furono basolate, i canali sotterrati, venne monumentalizzato anche l'accesso dal decumano massimo,[43] e in generale l'attività edilizia di restauro continuò fino all'età della dinastia flavia.[43] A partire dal III secolo l'area fu abbandonata, ed in epoca medioevale divenne sede di civili abitazioni e cimiteri: gli scavi ottocenteschi hanno spogliato il foro tuscolano di ogni arredo di pregio.[43]
Il quartiere medioevale e la possibile chiesa di Sant'Agata
[modifica | modifica wikitesto]Su una balza a mezzacosta della collina si trovano abbondanti resti di un quartiere medioevale,[37] nel quale è stato recentemente scoperta anche una chiesa cristiana.
Le terme adrianee e la possibile Cattedrale
[modifica | modifica wikitesto]L'area della casa di Caio Prastina Pacato
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La cerchia muraria
[modifica | modifica wikitesto]La cerchia muraria antica era in opera quadrata di tufo, rafforzata in epoca medioevale con riprese in pietrame o materiale antico di spoglio[37] e calcestruzzo. Si conservano anche due case torri.
La rete stradale
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La città era raggiungibile attraverso cinque diverticoli che iniziavano alle miglia X, XII e XV della via Latina e VII ed XI della via Labicana.[36] Non risulta che l'attuale strada carrozabile per Frascati, costruita tra il 1952 edil 1953, ricalchi alcun tracciato antico.
La "via dei sepolcri" collega l'abitato all'anfiteatro, ed è lastricata.[45] Fra i sepolcri notevoli, quello di Marco Celio Viniciano.[35][45]
L'anfiteatro
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L'anfiteatro romano di Tusculum è situato fuori dalle mura, appoggiato in parte alle pendici sud-est della collina e per il resto sorretto a nord-ovest da sostruzioni in muratura.[46] Lo scavo non è del tutto completato, gli accessi principali furono scavati nel 1820[46] ed il restante fu scavato nel 1867. L'impianto misura 80 metri per 53,[46] la cavea 47 metri per 29:[47] la portata dell'anfiteatro era di circa 3 000 spettatori.[47] La parte inferiore dell'edificio è costruita in opera quadrata a blocchetti di peperino, la parte superiore in opera mista di reticolato a mattoni.[46] I bolli consentono la datazione della struttura al II secolo.[46]
Il santuario extra-urbano
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Questa imponente struttura, di cui sono rimaste visibili solo le imponenti sostruzioni[45] e parte del piano superiore (scavato dal Canina[46] nel 1859) è stata identificata fin dal Cinquecento con la villa di Marco Tullio Cicerone,[46] e solo in seguito con la villa di Tiberio grazie al ritrovamento di una statua acefala dell'imperatore ora conservata presso il castello ducale di Agliè ad Agliè, in provincia di Torino.[46]
Più recentemente è stata proposta l'identificazione con un santuario extra-urbano dedicato a Giove[46] sul modello diffuso nel Lazio in età tardo-repubblicana[46] (si pensi al tempio della Fortuna di Palestrina, al tempio di Diana Aricina a Nemi o al tempio di Giunone Sospita a Lanuvio). Di questo santuario parlano Tito Livio (XXVII 4) e Macrobio (Saturn. I 12).[46] Quel che è certo è che l'edificio sia riconducibile a due fasi costruttive, tra il I ed il II secolo.[46]
Religione
[modifica | modifica wikitesto]È noto che a Tusculum si festeggiavano i Vinalia; Varrone racconta che sulle porte della città era scritto che non si portasse in città il vino colto nella vendemmia, prima di aver proclamato i Vinalia.[48]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Tusculum IV, p. 11
- ^ a b Tusculum VI, p. 149
- ^ a b Tusculum VII, p. 34
- ^ a b c d e f g Devoti 2003, pp. 13-14.
- ^ a b c d Annarena Ambrogi, Tusculum-parte prima, su Vivavoce Rivista d'Area dei Castelli Romani, settembre 2008. URL consultato il 29 settembre 2024 (archiviato il 28 settembre 2023).
- ^ Nibby, vol. I p. 67.
- ^ Alba, Alba Longa, Tuscolo e il suo fiume scomparso, su Osservatorio colli albani. URL consultato il 29 settembre 2024 (archiviato il 1º ottobre 2020).
- ^ Parco archeologico di Tuscolo, su Controluce, 11 dicembre 2006. URL consultato il 29 settembre 2024 (archiviato il 29 settembre 2024).
- ^ a b c Coarelli, p. 115.
- ^ Dionigi, Antichità romane, Libro V, 36.
- ^ Dionigi, Antichità romane, Libro X, 20.
- ^ Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, Libro III, 23.
- ^ Quilici-Quilici Gigli 1991, p. 10.
- ^ a b Devoti 2003, pp. 16-18.
- ^ a b Coarelli, p. 116.
- ^ Torquati 1974, vol. I cap. XX p. 180.
- ^ Cicerone, Pro Gneo Plancio, 9-23
- ^ a b c Del Nero 2002, p. 7.
- ^ Ricci, libro III capo I p. 172.
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Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Franco Arietti, Tuscolo dalle origini al "piccolo Lazio dei Tarquini" , in I incontro di studio sul tema: Tusculum, Storia, archeologia, cultura ed arte di Tuscolo e del tuscolano, 27-28 maggio - 3 giugno 2000, a cura di Franco Arietti e Anna Pasqualini, Collana del millenario di S. Nilo, Roma 2007, p. 85 ss.;
- Franco Arietti, Alba e gli Albani, in L. Drago Troccoli (a cura di), Il Lazio dai Colli Albani ai Monti Lepini tra preistoria ed età moderna, Quasar, Roma 2008, pp. 163–172;
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- Xavier Dupré Raventós, La basilica di Tusculum, in Théorie et Pratique de l'Architecture Romaine. Etudes Offertes à Pierre Gros, XXVI, 2005 (pagg. 69-80)
- Xavier Dupré Raventós, Scavi archeologici di Tusculum, Roma, 2000 ISBN 88-900486-0-3
- Maria Cristina Vanarelli, Tuscolo letteratura, iconografia e mito di una città Palombi&Partner - Roma 2007 ISBN 978-88-6060-109-4
- Valeria Beolchini, Tusculum II: fonti storiche e dati archeologici - Google Libri Ediz. «L'Erma» di Bretschneider ISBN 88-8265-414-1
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- Oliva Rodríguez Gutiėrrez, Josep Anton Remolà Vallverdú, Jacinto Sánchez Gil De Montes e Diana Gorostidi Pi, Tusculum IV. El teatro, Madrid, Consejo Superior de Investigaciones Científicas, 2021.
- Xavier Aquilué e Alejandro Quevedo, Tusculum VI. La fuente arcaica de Tusculum. Intervencions arqueológicas de los años 1996-2000, Madrid, Consejo Superior de Investigaciones Científicas, 2021.
- Valeria Beolchini e Pilar Diarte-Blasco, Tusculum VII. Ridefinendo la città medievale scomparsa, Madrid, Consejo Superior de Investigaciones Científicas, 2025.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Abbazia di San Nilo
- Castelli Romani
- conti di Tuscolo
- Battaglia di Prata Porci
- Federico Barbarossa
- Nilo da Rossano
- Museo Tuscolano
Altri progetti
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Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Tusculum
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Tuscolo - Parco archeologico culturale, su tuscolo.org.
- Sito della Missione Archeologica Spagnola a Tuscolo, su csic.it.
- Parco dei Castelli Romani, su parcocastelliromani.it.
- Sito della Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini, su cmcastelli.it.
| Controllo di autorità | VIAF (EN) 50145067057166630234 · GND (DE) 4119755-0 |
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