Tim Hardin

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Tim Hardin
NazionalitàBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
GenereFolk
Periodo di attività musicale1965 – 1980
Album pubblicati9
Sito ufficiale

«Tim simboleggia un'anima rinascimentale in un mondo di plastica.»

Tim Hardin (Eugene, Oregon, 23 dicembre 1941Los Angeles, 29 dicembre 1980) è stato un cantautore statunitense.

Musicista dotato di grande talento canoro e compositivo, non riuscì a conseguire il successo che avrebbe meritato, anche a causa della sua dipendenza dall'eroina.[1] Fra le sue canzoni più celebri: If I Were a Carpenter, Reason to Believe, Hang On To A Dream e 'Lady Came from Baltimore, brani che sono stati reinterpretati da artisti come Bob Dylan, Johnny Cash, Bobby Darin, Joan Baez, Robert Plant, Paul Weller, Rod Stewart, Mark Lanegan e molti altri.[2]

Il suo stile univa al folk elementi blues, jazz e psichedelici.[3] Molti suoi dischi sono stati a lungo irreperibili, solo in anni recenti la sua opera è stata rivalutata e i suoi dischi ristampati.

Per molti aspetti la sua vita privata e artistica può essere paragonata a quella di un altro musicista di culto: Tim Buckley.[4]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato in Oregon, finita la scuola si arruola nei marines nel 1959, viene inviato in Vietnam. Dopo il congedo si trasferisce a New York dove si iscrive all'Accademia di Arti Drammatiche che frequenta per un breve periodo. Inizia in questo periodo a cantare per le strade, si inserisce così nell'ambiente del Greenwich Village. Si trasferisce a Boston dove viene notato da Erik Jacobsen che gli procura un contratto con la Columbia.

Ritorna a New York, registra alcuni brani che non vengono però pubblicati, il contratto viene scisso. L'anno seguente dopo una breve parentesi a Los Angeles dove conosce Susan Morss, firma per la Verve con la quale pubblica il primo album: Tim Hardin I nel 1966 contenente Reason To Believe e Misty Roses. Nel 1967 esce il secondo album, Tim Hardin II, con la sua più famosa ballata If I Were a Carpenter[5], entrata nella versione di Bobby Darin nella Top 10 dei singoli più venduti. Partecipa al festival di Woodstock. Dopo un live, Tim Hardin 3 Live in Concert ed un altro disco (Tim Hardin 4) firma per la Columbia con la quale pubblica altri 3 album.

Negli anni 70 la dipendenza verso l'eroina che, a quanto pare aveva iniziato ad usare negli anni della permanenza nei marines[6], diventa padrone della sua vita, il suo ultimo disco del 1973, Nine sarà pubblicato solo negli Stati Uniti solo nel 1976. Tim Hardin morì per overdose nel 1980 ed è stato sepolto al Twin Oaks Cemetery di Turner in Oregon.

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Nick Logan e Bob Woffinden, Enciclopedia del rock, Milano, Fratelli Fabbri Editore, 1977.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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