Coordinate: 41°54′10″N 12°29′54″E

Terme di Diocleziano

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Veduta del complesso
Pianta
Rovine delle Terme a metà del XVI secolo

Le Terme di Diocleziano (Thermae Diocletiani), le più grandi Terme della Roma antica, furono iniziate nel 298 dall'imperatore Massimiano, nominato Augustus dell'Occidente da Diocleziano, e aperte nel 306, dopo l'abdicazione di entrambi.

Storia

Le terme furono costruite per servire i popolosi quartieri del Quirinale, Viminale e Esquilino. L'iscrizione dedicatoria, divisa in più frammenti ed oggi ricomposta nell'aula di ingresso del Museo delle Terme, recita:

(LA)

«D(omini) N(ostri) Diocletianus et Maximianus invicti seniores Aug(usti) patres Imp(eratorum) et Caes(arum), et d(omini) n(ostri) Constantius et Maximianus invicti Aug(usti), et Severus et Maximianus nobilissimi Caesares thermas felices Diocletianas, quas Maximianus Aug(ustus) rediens ex Africa sub praesentia maiestatis disposuit ac fieri iussit et Diocletiani Aug(usti) fratris sui nomine consecravit, coemptis aedificiis pro tanti operis magnitudine omni culta perfectas Romanis suis dedicaverunt»

(IT)

«I nostri signori Diocleziano e Massimiano invitti, Augusti "seniores", padri degli Imperatori e dei Cesari, e i nostri signori Costanzo e Massimiano invitti Augusti, e Severo e Massimiano nobilissimi Cesari, dedicarono ai loro Romani le terme felici Diocleziane, che Massimiano Augusto al suo ritorno dall'Africa, in presenza della sua maestà decise e ordinò di costruire e consacrò al nome di Diocleziano, suo fratello, acquistati gli edifici ad un'opera di tanta grandezza, e completate sontuosamente in ogni particolare»

Da questa si sono desunte le date di edificazione: dopo che Massimiano tornò dall'Africa nell'autunno del 298 e dopo che Diocleziano e Massimiano abdicarono il 1º maggio del 305, ma prima che morisse Costanzo Cloro, il 25 luglio 306. Per far posto alla gigantesca costruzione vennero demoliti molti edifici, alcuni dei quali vennero scavati in piazza della Repubblica mentre si costruiva la fermata della metropolitana. L'edificio era in mattoni, tutti con bolli del periodo dioclezianeo, sebbene all'epoca l'uso dei bolli laterizi fosse declianto: probabilmente venne ripreso proprio per costruire le terme.

L'aula rotonda del Museo delle Terme

Nonostante i saccheggi di Goti e Vandali, le terme rimasero almeno parzialmente in uso fino al 537, quando i Goti di Vitige tagliarono gli acquedotti (lo stesso Belisario, del resto, ne murò gli accessi attraverso le mura per impedire al nemico di penetrare segretamente in città).

Simili nella forma e nelle dimensioni alle Terme di Caracalla (che a loro volta si ispiravano alle terme di Traiano), ma ampie il doppio, le Terme di Diocleziano subirono il destino della grandissima parte dei monumenti romani, utilizzate nei secoli come cava di materiali edili per altre costruzioni mentre le aule venivano adibite a vari usi privati e perfino come luogo di doma dei cavalli.

Ingresso di Santa Maria degli Angeli

Mantenevano però un'innegabile imponenza, che richiamò ed ispirò gli artisti dal Quattrocento in poi: il Palladio, ad esempio, le disegnò interamente.

Nel 1560 il tepidarium fu trasformato in chiesa: esisteva in effetti, addossata alle mura antiche, una cappella dedicata agli Angeli e custodita da un monaco. Nel frattempo i Certosini premevano per avere un nuovo convento: Pio IV incaricò Michelangelo di esaltare la cappella in basilica e di progettare il convento dei Certosini, e nel 1564 la prima costruzione era completata. Nasceva così Santa Maria degli Angeli e dei Martiri; la dedica ai martiri fu aggiunta in quanto l'agiografia cristiana affermava convintamente che esse erano state costruite da cristiani resi schiavi, e Diocleziano era stato comunque l'imperatore dell'ultima grande persecuzione del 303. La chiesa fu poi fortemente modificata dal Vanvitelli, che ne 1749 modificò l'orientamento aprendo l'attuale ingresso nel calidarium.

Pochi anni dopo Gregorio XIII utilizzò una parte delle costruzioni a fianco per farne i magazzini del grano [1], uso al quale fu destinata anche l'attuale sala ottagona (già Planetario e attualmente una delle sedi del Museo Nazionale Romano). Questi magazzini vennero poi riconvertiti a vari usi collettivi (carcere, ricovero, ospizio), finché divennero sede della Facoltà di Magistero.

Descrizione

Veduta del complesso da via Parigi

Furono le più grandi e sontuose terme costruite a Roma. Poste sul colle Viminale, in un recinto di 380 x 365 metri, occupavano quasi 14 ettari, e ancora nel V secolo Olimpiodoro affermava che contavano 2400 vasche. Il blocco centrale misurava 250x180 metri e potevano accedere al complesso fino a tremila persone contemporaneamente. Per dare l'idea della loro maestosità, è sufficiente ricordare che il colonnato semicircolare dell'attuale piazza della Repubblica (già piazza Esedra), realizzato alla fine dell'Ottocento da Gaetano Koch, ricalca esattamente l'emiciclo dell'esedra delle Terme.

Erano alimentate da un ramo dell'Acqua Marcia che partiva da Porta Tiburtina e conduceva l'acqua in una cisterna lunga più di 90 metri, detta la botte di Termini; fu distrutta nel 1876 per fare spazio alla stazione Termini, che prese il nome niente meno che dalle "terme" stesse.

Il corpo centrale

Interno di Santa Maria degli Angeli (Basilica delle terme)
Il cortile del Museo delle Terme

Il modello sul quale venne disegnata la pianta era quello delle terme di Traiano, con le quali ha in comune l'esedra semicircolare e il calidarium rettangolare con tre nicchie semicircolari (quello delle terme di Caracalla è invece circolare). Il complesso era orientato a sud-est affinché l'energia solare riscaldasse il calidarium senza interessare il frigidarium.

Al centro si trovava una grande basilica, dove si incontravano i due assi di simmetria del complesso. Lungo l'asse minore erano allineati i bagni (calidarium, tepidarium e frigidarium), mentre sull'asse maggiore (nord-ovest/sud-est) si trovavano le palestre.

Sul lato nord-est di piazza della Repubblica sono ancora visibili i resti di una delle absidi che si aprivano nel calidarium, accanto alla'ex-Facoltà di Magistero. Un'altra di queste absidi ospita l'ingresso della basilica di Santa Maria degli Angeli, che è stata ricavata nell'aula centrale delle terme, la "basilica" appunto. La chiesa ingloba anche il tepidarium, subito dopo l'ingresso, composto da una piccola sala circolare con due nicchie quadrate, e due ambienti laterali alla navata centrale; a parte le aggiunte e modifiche di Michelangelo e del Vanvitelli (il pavimento sopraelevato e le nuove colonne in mattoni imitanti il granito), l'aspetto antico dell'interno si è mirabilmente conservato. L'abside sorge dove si trovava la grande piscina rettngaolare della natatio. Le tre volte a crociera superstiti del transetto della basilica, sorrette da otto enormi colonne monolitiche in granito, forniscono ancor oggi uno dei pochi esempi dell'originale splendore degli edifici romani.

Un'altra parte del complesso fa oggi parte del Museo delle Terme: qui si trovano gli ambienti del lato nord-orientale tra la basilica e la palestra, che anticamente era un cortile colonnato oggi quasi completamente scomparso. Qui si vede anche una parte superstite della natatio, con gli elementi decorativi delle pareti:, come le mensole che sostenevano colonnine pensili, elemento tipico dell'architettura dioclezianea presente anche al palazzo di Spalato. L'amgolo dell'edificio conserva una grande sala ovale (probabilmente l' apodyterium, lo spogliatoio) e una rettangolare (l'atrio). Questo gruppo di ambienti doveva avere i corrispettivi simmetrici sull'altro lato, ma oggi sono completamente scomparsi sotto via Celimontana e via Parigi. Dal giardino del museo si può ammirare un tratto della facciata, mentre dall'altro lato del giardino si vedono le due esedre che appartenevano all'angolo nord-orientale del recinto, abbastanza ben conservate, dove forse si tenevano le conferenze e letture pubbliche (auditoria): una mantiene anche l'originario pavimento mosaicato.

L'altro complesso che mantiene resti del complesso termale antico e l'ex-Facoltà di Magistero, che corrisponde perfettamente all'edificio antico. Qui nell'angolo occidentale resta una grande sala ottagonale con quattro nicchie semicircolare agli angoli, dove si trova il Cinema Planetario.

Il recinto

Il Planetario
San Bernardo alle Terme

Tra via Parigi e via Orlando si vede un buon tratto conservato della parete del lato nord-ovest, mentre le facciate delle case moderne e l'esedra della piazza ridisegnano fedelmente un tratto del recinto.

Agli angoli del recinto su questo lato si sono anche conservatele due aule circolari simmetriche, una trasformata nella chiesa di San Bernardo alle Terme, l'altra visibile dall'esterno all'angolo di via del Viminale con piazza dei Cinquecento. In mezzo sta la grandiosa esedra circolare, usata forse come teatro, e intervallata da sue aule rettangolari con colonne, forse biblioteche. Nelle terme si trovavano dopotutto, per ordine imperiale, i libri già nella biblioteca Ulpia del Foro di Traiano, a quell'epoca semiabbandonato (come dimostrano anche gli elementi scultorei da esso provenienti riciclati nell'Arco di Costantino pochi anni dopo).

Altre immagini

Note

  1. ^ questi magazzini furono poi in parte utilizzati da Clemente XIII come magazzini dell'olio, detti "Olearie papali": nei magazzini furono scavati 10 pozzi che potevano contenere fino a 44.000 litri d'olio ognuno. L'impianto è stato convertito dal 2000 in sede espositiva, ma è stata salvaguardata l'installazione antica

Bibliografia

  • Filippo Coarelli, Guida archeologica di Roma, Arnoldo Mondadori Editore, Verona 1984.

Voci correlate

Collegamenti e dintorni

È raggiungibile dalle stazioni Repubblica e Termini.

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