Tempio di Giunone (Agrigento)
Tempio di Giunone | |
---|---|
Civiltà | greca |
Utilizzo | Tempio |
Stile | Ordine dorico |
Epoca | V secolo a.C. |
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Comune | Agrigento |
Altitudine | 120[1] m s.l.m. |
Amministrazione | |
Patrimonio | Valle dei Templi |
Mappa di localizzazione | |
![]() | |
Coordinate: 37°17′18.93″N 13°36′00.59″E / 37.288593°N 13.600163°E
« Arrivammo presto all'estremità orientale della città, dove i ruderi del tempio di Giunone cadono ogni anno sempre più in rovina per la corrosione prodotta dall'aria e dalle intemperie sulla pietra porosa. » |
(Johann Wolfgang von Goethe, Viaggio in Italia) |
Il tempio di Hera Lacinia, noto anche come tempio di Giunone (dal nome romano della dea) o tempio D, è un tempio greco dell'antica città di Akragas sito nella Valle dei Templi di Agrigento.
Indice
Il tempio[modifica | modifica wikitesto]
Fu edificato nella seconda metà del V secolo a.C., intorno al 450 a.C. e appartiene come epoca e come stile al periodo del dorico classico. Sono stati rilevati segni dell'incendio del 406 a.C. dopo il quale è stato restaurato in età romana, con la sostituzione delle originarie tegole fittili con altre marmoree e con l'aggiunta del piano inclinato alla fronte orientale.
L'edificio è un tempio dorico periptero con 6 colonne sui lati corti (esastilo) e 13 sui fianchi, secondo un canone derivato dai modelli della madrepatria ed utilizzato anche per il tempio "gemello" della Concordia con il quale è accomunato anche dalle dimensioni generali e dalle misure, quasi standardizzate di alcuni elementi costruttivi. Le dimensioni complessive sono di circa m 38,15x16,90.
Il fronte presenta interassi leggermente diversi con la contrazione di quelli terminali e l'enfatizzazione di quello centrale. Il peristilio di 34 colonne alte m. 6,44 e costituite da 4 rocchi sovrapposti, poggia su un crepidoma di quattro gradini. Edificato su di uno sperone con un rialzo risulta in gran parte costruito artificialmente.
L'interno è costituito da un naos senza colonnato interno, del tipo doppio in antis, dotato di pronao e opistodomo simmetrici, entrambi incorniciati da gruppi di due colonne (distili). Due scale per l'ispezione alla copertura o per motivi di culto, erano presenti nella muratura di separazione tra naos e pronaos (diaframma).
Attualmente si conserva il colonnato settentrionale con l'epistilio e parte del fregio, mentre i colonnati sugli altri tre lati sono conservati solo parzialmente (mancano 4 colonne e 9 sono smozzate), e senza architrave. Pochi sono gli elementi rimasti della cella di cui rimane la parte bassa della muratura che la delimitata. L'edificio è stato così ricostruito mediante anastilosi fin dal Settecento ad oggi. Davanti al fronte principale (orientale) ci sono notevoli resti dell'altare.
Lo scoperchiamento da parte di Quinto Fulvio Flacco[modifica | modifica wikitesto]
Verso la fine del III secolo a.C., un politico, censore e console romano di nome Quinto Fulvio Flacco, citato più e più volte da autori latini ragguardevoli e provvisti di rinomanza come Tito Livio, Eutropio e Svetonio, spogliò il tempio di Giunone Lacinia del tetto, costituito interamente in marmo[2].
(LA)
« Q. Fulvius Flaccus censor templum |
(IT)
« Il censore Quinto Fulvio Flacco spogliò |
(Tito Livio, Ab urbe condita, I, 11, 7-8) |
Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ lavalledeitempli.it - Tempio di Giunone (Era) Lacinia
- ^ Tito Livio, Ab Urbe condita, Tra il 27 a.C. e il 14 d.C..
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