Tell es-Sawwan

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Tell es-Sawwan
CiviltàCultura di Samarra
Utilizzoabitato
Epoca6300-5400 a.C.
Localizzazione
StatoIraq
RegioneGovernatorato di Salah al-Din
Dimensioni
Superficie52 500 
Altezza3,5 m
Scavi
Date scavi1964-1971, 1985, 1989-90
ArcheologoB.A. as-Soof, F. Wailly, Kh. al-Adhami, Gh. Wahida, W.Y. al-Tikriti, D. G. Youkhana, C. Breniquet
Amministrazione
EnteIraqi Directorate General of Antiquities
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 34°07′00.12″N 43°54′00″E / 34.1167°N 43.9°E34.1167; 43.9

Tell es-Sawwan (il "tell di selce") è un importante sito archeologico del Neolitico ceramico (6300-5400 a.C. ca., appartenente al periodo di Samarra. Si situa nella Mesopotamia centrale, nella provincia di Saladin, in Iraq, a nord di Baghdad e una decina di chilometri a sud di Samarra.

Il sito è principalmente un insediamento abitato nel quale si sono successe le culture Ubaid, Hassuna e Samarra, con alcune successive tombe babilonesi. È considerato il sito tipo per la cultura di Samarra.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Tell es-Sawwan è un tell ovale di 350 m di lunghezza per 150 m di larghezza con un'altezza massima di 3,5 m che si trova all'inizio della pianura alluvionale mesopotamica. L'altura principale era circondata da un fossato difensivo profondo tre metri e da un robusto muro di mattoni di fango. L'abitato era costituito da grandi case e altri edifici — probabilmente dei granai. Il tell appare con ripide pendici, ma non è escluso che in epoca protostorica fosse una collina che declinava leggermente verso il Tigri.

Gli abitanti di Tell es-Sawwan erano agricoltori che utilizzavano l'irrigazione del Tigri per i loro raccolti, poiché le precipitazioni erano scarse e irregolari. Coltivavano cereali (orzo, grano) e lino[1], abbinati all'allevamento di ovini e caprini, mentre la caccia (gazzella e uro), la pesca e la raccolta rimanevano importanti complementi alla loro sussistenza[2][3]. Usavano strumenti di pietra e selce simili a quelli della cultura Hassuna. La loro prosperità, probabilmente basata sull'affidabilità dei campi irrigati, è testimoniata dalla presenza di pregiati articoli samarrani e di bellissimi vasi di marmo traslucido.

Le tombe sotto pavimento di adulti e bambini contenevano statuette in terracotta e alabastro rappresentanti donne e uomini in pose diverse; alcuni di queste avevano gli occhi e le teste appuntite tipiche del periodo Ubaid[4].

Scavi[modifica | modifica wikitesto]

Il sito è stato scavato da una squadra della Direzione generale irachena delle antichità durante sette stagioni, tra il 1964 e il 1971, durante le quali venne messo alla luce il villaggio neolitico fortificato. Diversi archeologi si sono susseguiti alla direzione dello scavo: B.A. as-Soof, F. el-Wailly[5], Kh. al-Adhami[6], Gh. Wahida[7], B. Al-Souf[8][9]W.Y. al-Tikriti[10]. Seguirono, nel 1985, un'altra campagna di scavi diretti da D. G. Youkhana, e in seguito, nel 1989-90, intervenne una squadra francese diretta da Catherine Breniquet[2]. Rimangono irrisolti problemi sull'esatta cronologia del sito, a causa delle diverse direzioni degli scavi non sempre coerenti fra di loro, di problemi nei rilievi stratigrafici e la presenza di fosse recenti che perturbano la stratigrafia.

I primi livelli (I e II), poco conosciuti, hanno portato alla luce ceramica di tipo Hassuna, ma è possibile che siano più antichi[2]. Da quanto si può dedurre dai rilievi stratigrafici, le abitazioni hanno un'architettura a pianta tripartita. Al di sotto di questi livelli sono state rinvenute sepolture, molte delle quali scavate sotto le abitazioni, che hanno dato importanti materiali archeologici, in particolare delle statuette femminili[4].

A partire dall'inizio del livello IIIA, che corrisponde al primo periodo di Samarra, la struttura dell'insediamento cambia: un muro di cinta rettangolare circondato da un fossato racchiude l'insediamento, la cui organizzazione è chiaramente pianificata. Nei livelli IIIB e IV, alcuni edifici vengono apparentemente trasformati in granai e lo spazio occupato dall'abitato si espande fino a toccare le fortificazioni. Le case di questi periodi sono realizzate in mattoni di fango, con una pianta molto simile ("a T" secondo l'analisi di C. Breniquet[2]), con due grandi stanze e locali di servizio adiacenti, e possono contare fino a 10-12 stanze.

L'ultimo livello, il V, è molto eroso e poco conosciuto; ha restituito ceramica Halaf ed è quindi più recente e apparentemente senza continuità con i livelli precedenti.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) H. Helbaek, Early Hassunan vegetable food at Tell es-Sawwan near Samarra, in Sumer, vol. 20, 1966.
  2. ^ a b c d (FR) C. Breniquet, Rapport sur deux campagnes de fouilles à Tell es-Sawwan, 1988–1989, in Mesopotamia, vol. 27, 1992, pp. 5–30. URL consultato il 31 gennaio 2023.
  3. ^ (EN) Keith Flannery e Jane C. Wheeler, Animal Bones From Tell as-Sawwan Level III (Samaran Period), in Sumer, vol. 23, 1967, pp. 179–182.
  4. ^ a b (EN) F. Strika, Clay human figurines with applied decoration from Tell Es-Sawwan, in Mesopotamia, vol. 33, 1998, pp. 7–21.
  5. ^ (EN) F. el-Wailly e B. Abu Al-Soof, The Excavations at Tell es-Sawwan: First Preliminary Report (1964) (PDF), in Sumer, vol. 21, 1965, pp. 17-32.
  6. ^ (EN) Khalid Ahmad Al-a'dami, Excavations at Tell es-Sawwan (Second Season), in Sumer, vol. 24, 1968, pp. 57-95.
  7. ^ (EN) Ghanim Wahida, Excavations at Tell es-Sawwan (Third Season) 1966, in Sumer, vol. 23, 1967, pp. 167-178.
  8. ^ (EN) Behnam Abu Al-souf, Tell es-Sawwan: Excavation of the Fourth Season (Spring 1967) (PDF), in Sumer, vol. 24, 1968, pp. 3-15.
  9. ^ (EN) Behnam Abu Al-soof, Tell es-Sawwan: Fifth Seasons Excavations (Winter 1967, 1968) (PDF), in Sumer, vol. 27, 1971, pp. 3-7.
  10. ^ (EN) Walid Yasin al-Tikriti, Excavation at Tell es-Sawwan - the Sixth Season (1969), in Sumer, vol. 26, pp. 3-20.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Abdul Qadir al-Tekriti, The Flint and Obsidian Implements of Tell es-Sawwan, in Sumer, vol. 24, 1968, pp. 53–36.
  • (EN) Donny George Youkana, Tell es-Sawwan: The Architecture of the Sixth Millennium B.C., Londra, Nabu Publications, 1997.
  • (EN) Joan Oates, The Baked Clay Figurines from Tell es-Sawwan, in Iraq, vol. 28, n. 2, 1966, pp. 146–153.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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