Tassazione nella Cina premoderna

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Ricevuta fiscale emessa sotto Qing Guangxu (r. 1875-1908).

La tassazione statale nel corso della storia della Cina variò notevolmente, di dinastia in dinastia. Fatta questa premessa, si possono però facilmente identificare delle linee di orientamento ricorrenti:

  • la più importante fonte di entrate statali era l’imposta sull’agricoltura o imposta fondiaria. Sotto talune dinastie, il governo impose anche dei monopoli che divennero importanti fonti di reddito: es. il monopolio del sale fu particolarmente redditizio e, pertanto, utilizzato;
  • le tasse commerciali furono invece generalmente piuttosto basse, salvo in tempo di guerra;
  • altri mezzi per generare gettito fiscale per lo stato furono, in Cina come altrove, l'inflazione, il lavoro forzato (la c.d. "corvée") e l'esproprio di ricchi mercanti e proprietari terrieri.

Questo sistema tributario non va confuso con il c.d. "Sistema tributario della Cina imperiale" (zh. 中華朝貢體系T, 中华朝贡体系S, Zhōnghuá Cháogòng TǐxìP) o Sistema Cefeng (zh. 冊封體制T, 册封体制S, Cèfēng TǐzhìP) ch'era invece una rete di relazioni internazionali libere incentrate sulla Cina imperiale atte a facilitare, per un paese straniero, il commercio e le relazioni diplomatico-militari con la stessa previo riconoscimento della superiorità formale del Celeste Impero in accordo al Sinocentrismo che dominava la dottrina politica estera dei cinesi.[1]

La creazione di un solido sistema tributario fu, in Cina come altrove, fondamentale per la costituzione delle prime compagini statali e poi per il mantenimento di una struttura politica, burocratica e militare di respiro imperiale tanto ampio da divenire una delle prime e più longeve superpotenze della storia.

Applicando parametri d'analisi moderni, si può rilevare che la Cina imperiale ricorse a tutte e tre le tipologie di tributi:[2] imposte, i.e. prelievi di ricchezza per far fronte a fini di interesse generale; tasse, ovvero prelievi operati nei confronti di chi richiede ed ottiene un pubblico servizio divisibile; e contributi, prelievi coattivi di ricchezza effettuati nei confronti di coloro che traggono un beneficio individuale da opere o servizi di rilevanza generale.

L'evoluzione degli elementi che composero il gettito fiscale dell'Impero cinese è riportato nel seguito in una tabella, divisa per dinastie, per facilitarne la consultazione.

Imposte applicate in Cina sotto le diverse dinastie storiche (221 a.C.–1911)
Dinastia Imposta fondiaria (su % del guadagno) Imposta commerciale (su % del guadagno) Monopoli di stato Corvée Note
Dinastia Qin (221–206 a.C.) [3] 10% Alta Sale, ferro, zecca, foreste e laghi. 30 giorni/anno Leggi mirate alla discriminazione dei commercianti, all'esproprio e all'esilio dei ricchi proprietari terrieri e commercianti. Tasse elettorali pesanti. Periodo di politiche interventiste dovute al Legismo promosso dalla dinastia.
Dinastia Han occidentale (206–119 a.C.)[4] 0–3.3% Nessuna (non poteva essere raccolta) Nessuno 1 mese/triennio Tasse elettorali.

Periodo di politiche laissez faire dovute alle influenze taoiste.

Dinastia Han occidentale (119 a.C.– 2 d.C.)[5] 3.3% Alta per capitale e guadagno dei mercanti.

Accise sugli alcolici.

Sale, ferro, zecca e commercio delle granaglie. 1 mese/triennio Alcuni espropri di mercanti avvennero sotto l'imperatore Wu, che intervenne sistematicamente nell'economia a causa delle influenze "moderniste" (v.si c.d. "Discorsi sul sale e sul ferro").
Dinastia Han orientale (25–220)[4] 3.3% Nessuna Zecca Leggere e commutabili in esborsi in denaro. Tasse elettorali.

Periodo di politiche laissez faire dovute alle influenze confuciane e perché la dinastia fu (ri)fondata con il sostegno di ricchi proprietari terrieri e mercanti disgustati dall'interventismo economico degli ultimi Han occidentali.

Tre Regni, Sedici regni, Dinastie del Nord e del Sud (220–581)[5][6] Variabile (alta) Tasse doganali miscellanee e tasse sui capitali. Zecca e ferro Alte Periodo di sconvolgimento e divisione. L'economia regredì pesantemente a causa delle invasioni barbariche. Le tasse variarono molto tra la Cina del Nord, occupata dai barbari, e la Cina del Sud, saldamente in mano Han (cinese).
Dinastia Sui e Dinastia Tang (581–907)[6] 25% 3.3% Ferro e sale (a partire dalla Ribellione di An Lushan) 20 giorni/anno, commutabili in esborsi in denaro. Durante questo periodo lo Stato praticò il "Sistema dei campi uguali" in cui la maggior parte della terra era statalizzata e concessa a singoli agricoltori per impedire la formazione di grandi latifondi, garantendo maggiore controllo governativo sulla produzione agricola.
Dinastia Song (960–1279)[6] 10% + "numerose sovratasse" 3-4% Sale, alcuni beni di lusso stranieri, tè e alcol (sotto Wang Anshi), cartamoneta, zolfo. Leggere e commutabili in esborsi in denaro. Periodo di forte crescita economica! Durante il mandato di Wang Anshi, il governo prestò denaro a tassi esorbitanti e istituì controlli sui prezzi di molte materie prime, tutto abrogato alla sua morte. I Song Meridionali soffrirono di un'elevata inflazione a causa della stampa di denaro da parte del governo per coprire i deficit.
Dinastia Yuan (1279–1368)[4] Molto alta Molto alta Sale, tè, cartamoneta, ferro, alcool, porcellana, bronzo, oro e argento, tessuti e "praticamente qualsiasi grande industria" Pesanti Espropriazione di molti proprietari terrieri e commercianti cinesi. Elevata inflazione a causa della stampa di denaro da parte del governo per coprire i deficit.
Dinastia Ming (1368–1644)[7] 3-4% 2% (estesa evasione) Sale (estesa evasione; sostanzialmente abolito entro la fine della dinastia) Abolite Elevata crescita economica e politiche di laissez faire dovute alle influenze confuciane.
Dinastia Qing (1644–1911)[8] 3-4% 2% (epoca iniziale)

2-10% (epoca tarda)

Sale e Commercio estero Abolite Divieto di nuove miniere se non per creare occupazione, limitazione del numero di commercianti, esproprio diffuso di proprietari terrieri cinesi e re-asservimento di milioni di fittavoli. Creazione della Likin, un'imposta sul trasporto di merci, riscossa localmente. Lo stato Qing conobbe un declino economico e una debolezza fiscale nei secoli XVIII e XIX.[9]
  1. ^ (EN) John King Fairbank e Ssu-yu Teng, On the Ch'ing tributary system, in Harvard journal of Asiatic studies, vol. 6, n. 2, 1941, pp. 135–246.
  2. ^ Rosa Maria Vinci Orlando, Scienza delle finanze e diritto tributario, Tramontana, 2011.
  3. ^ Zhan 2006.
  4. ^ a b c Li e Zheng 2001.
  5. ^ a b Ji et al. 2005a.
  6. ^ a b c Xie 2005.
  7. ^ Huang 1998.
  8. ^ Myers e Wang 2002.
  9. ^ (EN) Taisu Zhang, The Ideological Foundations of Qing Taxation: Belief Systems, Politics, and Institutions, Cambridge University Press, 2023, DOI:10.1017/9781108995955, ISBN 978-1-108-99595-5.
  • (EN) Ray Huang, The Ming fiscal administration, in Denis Twitchett e John K. Fairbank (a cura di), The Ming Dynasty, 1 398–1644, Part 2, The Cambridge History of China, vol. 8, Cambridge University Press, 1998, pp. 106–172, ISBN 978-0-521-24333-9.
  • (ZH) Jianghong Ji, Enciclopedia di storia cinese, vol. 1, Beijing publishing house, 2005, ISBN 7-900321-54-3.
  • (ZH) Jianghong Ji, Enciclopedia di storia cinese, vol. 2, Beijing publishing house, 2005, ISBN 7-900321-54-3.
  • (ZH) Jianghong Ji, Enciclopedia di storia cinese, vol. 3, Beijing publishing house, 2005, ISBN 7-900321-54-3.
  • (ZH) Bo Li e Yin Zheng, 5000 anni di storia cinese, Inner Mongolian People's publishing corp, 2001, ISBN 7-204-04420-7.
  • (EN) Yuanlu Xie, Analysis of the Tang-Song socioeconomic transformation, in Research on Chinese Economic History, vol. 2, 2005 (archiviato dall'url originale il 6 luglio 2011).
  • (EN) Zhifei Zhan, Changes in the monetary system in the early Han and its effects, in Economic History, vol. 5, 2006.
  • (EN) H. Ramon Myers e Yeh-Chien Wang, Economic developments, 1644–1800, in Willard Peterson (a cura di), The Ch'ing Empire to 1800, The Cambridge History of China, vol. 9, Cambridge University Press, 2002, pp. 563–647, ISBN 978-0-521-24334-6.

Voci correlate

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