Tarsostenus univittatus

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Tarsostenus univittatus
Tarsostenus univittatus
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Protostomia
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Endopterygota
Superordine Oligoneoptera
Sezione Coleopteroidea
Ordine Coleoptera
Sottordine Polyphaga
Infraordine Cucujiformia
Superfamiglia Cleroidea
Famiglia Cleridae
Sottofamiglia Tarsosteninae
Genere Tarsostenus
Specie T. univittatus
Nomenclatura binomiale
Tarsostenus univittatus
(Rossi, 1792)
Sinonimi

Clerus univittatus Rossi, 1792
Clerus biguttatus Montrouzier, 1860
Dupontiella fasciatellus Spinola, 1844
Notoxus maerens Westwood, 1849
Opilus albofasciatus Melsheimer, 1845
Opilus fasciatus Curtis, 1829
Opilus incertus Mac Leay, 1872
Opilus moerens Westwood, 1852
Tillus picipennis Westwood, 1849
Tillus succinctus Chevrolat, 1842[1]

Tarsostenus univittatus (Rossi, 1792) è un insetto dell'ordine dei coleotteri e della famiglia dei Cleridi[2].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esemplare fotografato a Piazzo (Segonzano, Trentino-Alto Adige)

Si tratta di una piccola specie di coleottero, che oscilla fra i 2 e i 5 mm di lunghezza[2][3]. Le antenne sono lunghe circa quanto il capo e il protorace messi insieme[4].

L'esoscheletro è fortemente cosparso da punti rotondi e incavati, più distanti sul davanti e al centro del protorace e più ravvicinati, ma sempre distinti, altrove; sulle elitre i punti sono più regolari, disposti in dieci file longitudinali e parallele ciascuna, che sbiadiscono verso la fine dell'addome[4]. Tutto il corpo è ricoperto da un pelame biancastro rado e appuntito; l'esoscheletro è scuro, eccetto per due fasce laterali bianche, una su ciascuna elitra, posizionate poco oltre la metà; gli arti e le antenne tendono invece al fulvo, specie verso le estremità[4].

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

È un predatore feroce, che si nutre principalmente di larve di bostrichidi (in particolare delle specie di Lyctus, Sinoxylon e Xylobius) e di anobidi, ed è quindi frequente nei depositi di legname da essi infestati[2][3].

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di una specie nativa dell'emisfero meridionale, forse dell'Australia, ma è ora cosmopolita[2]; è segnalata, oltre che nelle regioni costiere australiane, in Giappone, Sudafrica, Zimbabwe, California, Inghilterra, Italia, Germania e altri paesi dell'Europa centrale e meridionale[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

Illustrazione tratta da British Entomology di John Curtis
  1. ^ a b (EN) Tarsostenus univittatus (Rossi, 1792), su GBIF. URL consultato il 30 marzo 2018.
  2. ^ a b c d (EN) Species Tarsostenus univittatus, su BugGuide. URL consultato il 30 marzo 2018.
  3. ^ a b Arnett et al., p. 279.
  4. ^ a b c Spinola, pp. 288-289.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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