Spermophaga haematina

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Becco azzurro occidentale
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Deuterostomia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Infraphylum Gnathostomata
Superclasse Tetrapoda
Classe Aves
Sottoclasse Neornithes
Superordine Neognathae
Ordine Passeriformes
Sottordine Oscines
Infraordine Passerida
Superfamiglia Passeroidea
Famiglia Estrildidae
Sottofamiglia Estrildinae
Genere Spermophaga
Specie S. haematina
Nomenclatura binomiale
Spermophaga haematina
(Vieillot, 1807)
Sinonimi

Loxia haematina
Vieillot, 1807

Sottospecie
  • S. h. haematina
  • S. h. pustulata
  • S. h. togoensis

Il becco azzurro occidentale (Spermophaga haematina (Vieillot, 1807)) è un uccello passeriforme appartenente alla famiglia Estrildidae, diffuso in Africa.[2]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome scientifico della specie deriva dal greco αἶματος (aimatos, "sangue"), "sanguigna", in riferimento alla colorazione di questi uccelli.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Dimensioni[modifica | modifica wikitesto]

Misura fino a 14 cm di lunghezza, coda compresa.

Aspetto[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di uccelli dall'aspetto massiccio, muniti di grandi occhi e di un forte e robusto becco conico: nel complesso, la fisionomia di questi uccelli può ricordare quella delle munie asiatiche.
Questa specie presenta dicromatismo sessuale: mentre infatti il maschio presenta testa, dorso, ali, codione, coda, sottocoda e ventre neri e gola, petto e fianchi di colore rosso, la femmina presenta faccia rosso-nerastra, fronte, vertice, nuca, dorso, ali, codione e coda grigio-nerastri, sottocoda e ventre bianchi con gli orli delle singole penne neri, a dare un caratteristico effetto marmorizzato, mentre gola, petto e fianchi sono rossi. In ambedue i sessi il becco è nero-bluastro, con base più chiara e con punta e margini rossicci, gli occhi sono bruni con cerchio perioculare grigiastro e le zampe sono di color carnicino-grigiastro.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di uccelli diurni, che vivono da soli o in coppie, passando la maggior parte del tempo fra la vegetazione alla ricerca di cibo.

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Il becco azzurro occidentale si nutre principalmente di piccoli semi di graminacee, i cui involucri spezza senza problemi grazie al forte becco: questi uccelli integrano inoltre la propria dieta con bacche, frutta e, seppur raramente, con insetti ed altri piccoli invertebrati.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

La stagione riproduttiva cade generalmente durante la seconda metà della stagione delle piogge. Il maschio corteggia la femmina tendendo un filo d'erba nel becco, annuendo insistentemente e saltellandole attorno mentre emette il proprio canto: essa segnala la propria disponibilità all'accoppiamento accovacciandosi e spostando lateralmente la coda.< br /> Il nido viene costruito nel folto della vegetazione da ambedue i sessi, utilizzando fili d'erba e fibre vegetali ed imbottendo l'interno con muschio e penne: al suo interno la femmina depone 3-6 uova biancastre, che vengono covate da ambedue i genitori per circa due settimane. I nidiacei, ciechi ed implumi alla schiusa, vengono accuditi da entrambi i genitori: in questo modo, essi sono in grado d'involarsi attorno alle tre settimane dalla schiusa, tuttavia è raro che essi lascino definitivamente il nido prima del mese e mezzo di vita.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Il becco azzurro occidentale, come intuibile dal nome comune, è diffuso in Africa occidentale, occupando un areale che si estende dal Senegal alla foce del fiume Congo.

L'habitat di questi uccelli è rappresentato dalle aree umide in prossimità di corsi d'acqua, come paludi, canneti e zone cespugliose e di foresta a galleria.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Sono state distinte tre sottospecie:[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) BirdLife International, 2012, Spermophaga haematina, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a b (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Estrildidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 10 maggio 2014.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Fry, C. H.; Keith, S., The birds of Africa, vol. VII, London, Christopher Helm, 2004.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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