Barbanera (almanacco): differenze tra le versioni

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'''''Barbanera''''' è un celebre [[lunario]] stampato per la prima volta a [[Foligno]] secondo alcune fonti nel [[1743]]<ref>[http://www.treccani.it/vocabolario/barbanera/ Vocabolario Treccani on line, ''ad vocem''].</ref> e che continua ad essere pubblicato e diffuso con fortuna sul territorio nazionale<ref>Marco Benedettelli, [http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-06-11/almanacco-barbanera-185329.shtml?uuid=Aa2HS7eD&fromSearch ''L’Almanacco Barbanera compie 250 anni e non li dimostra''], in "[[Il Sole 24 ORE]]", 11 giugno 2011.</ref>.
'''''Barbanera''''' è un celebre [[lunario]] stampato per la prima volta a [[Foligno]] secondo alcune fonti nel [[1743]]<ref>[http://www.treccani.it/vocabolario/barbanera/ Vocabolario Treccani on line, ''ad vocem''].</ref> e che continua ad essere pubblicato e diffuso con fortuna sul territorio nazionale<ref>Marco Benedettelli, [http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-06-11/almanacco-barbanera-185329.shtml?uuid=Aa2HS7eD&fromSearch ''L’Almanacco Barbanera compie 250 anni e non li dimostra''], in "[[Il Sole 24 ORE]]", 11 giugno 2011.</ref>.
L'esemplare più antico a oggi pervenuto, conservato presso l'archivio storico della Fondazione Barbanera 1762, è un foglio unico risalente al 1762<ref>Un articolo su "[[L'Unità]]" dell'[http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/2400000/2398516.xml?key=barbanera&first=1&orderby=1 8 aprile 2012].</ref>, nel quale il personaggio di Barbanera è già nomato come ‘famoso'<ref>Ivo Picchiarelli, ''I primi passi di una tradizione italiana. I più antichi Lunari Barbanera in folio'', in Fondazione Barbanera 1762 (a cura di), ''Barbanera 1762'', [[Editoriale Campi]], Foligno, 2012, p. 72.</ref>.
L'esemplare più antico a oggi pervenuto, conservato presso l'archivio storico della Fondazione Barbanera 1762, è un foglio unico risalente al 1762<ref>Un articolo su "[[L'Unità]]" dell'[http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/2400000/2398516.xml?key=barbanera&first=1&orderby=1 8 aprile 2012].</ref>, nel quale il personaggio di Barbanera è già nomato come ‘famoso'<ref>Ivo Picchiarelli, ''I primi passi di una tradizione italiana. I più antichi Lunari Barbanera in folio'', in Fondazione Barbanera 1762 (a cura di), ''Barbanera 1762'', [[Editoriale Campi]], Foligno, 2012, p. 72.</ref>.

Oltre al calendario e alle previsioni meteorologiche, il lunario conteneva "aneddoti, ricette empiriche e previsioni stravaganti ma sempre possibili e talvolta avveratesi, donde la sua celebrità"<ref>[http://www.treccani.it/vocabolario/barbanera/ Enciclopedia Treccani online, ''ad vocem''].</ref>. Divenne in breve tempo tanto popolare da essere oggetto di molteplici imitazioni in tutta Italia.
Oltre al calendario e alle previsioni meteorologiche, il lunario conteneva "aneddoti, ricette empiriche e previsioni stravaganti ma sempre possibili e talvolta avveratesi, donde la sua celebrità"<ref>[http://www.treccani.it/vocabolario/barbanera/ Enciclopedia Treccani online, ''ad vocem''].</ref>. Divenne in breve tempo tanto popolare da essere oggetto di molteplici imitazioni in tutta Italia.
Il nome deriva forse dal fatto che sul frontespizio del lunario compariva un uomo dalla folta barba nera<ref>''Dizionario italiano'', a cura di [[Tullio De Mauro]], edizione speciale per "[[Il Giornale]]", [[Paravia]]-[[Bruno Mondadori Editore]], 2000.</ref>. Il misterioso personaggio era definito astronomo, astrologo e filosofo, e ritratto con i suoi strumenti di lavoro, così come compare ancora oggi nel francobollo a lui dedicato dalle [[Poste italiane]]<ref>[http://e-filatelia.poste.it/showSchedaProdotto.asp?id_prodotto=16822&id_categoria_prodotto=281&id_catalogo_prodotto=1501 Dal sito delle Poste Italiane, il francobollo celebrativo del Lunario Barbanera di Foligno nel 250º anniversario della prima edizione].</ref> nel 2012. Fin dalle prime edizioni, viene così descritta in rima la sua vocazione:
Il nome deriva forse dal fatto che sul frontespizio del lunario compariva un uomo dalla folta barba nera<ref>''Dizionario italiano'', a cura di [[Tullio De Mauro]], edizione speciale per "[[Il Giornale]]", [[Paravia]]-[[Bruno Mondadori Editore]], 2000.</ref>. Il misterioso personaggio era definito astronomo, astrologo e filosofo, e ritratto con i suoi strumenti di lavoro, così come compare ancora oggi nel francobollo a lui dedicato dalle [[Poste italiane]]<ref>[http://e-filatelia.poste.it/showSchedaProdotto.asp?id_prodotto=16822&id_categoria_prodotto=281&id_catalogo_prodotto=1501 Dal sito delle Poste Italiane, il francobollo celebrativo del Lunario Barbanera di Foligno nel 250º anniversario della prima edizione].</ref> nel 2012. Fin dalle prime edizioni, viene così descritta in rima la sua vocazione:

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«Er Padreterno, pe' ddà' ggusto a ttanti,
Dovrebbe sta' ccor Barbanera in mano!»

Barbanera è un celebre lunario stampato per la prima volta a Foligno secondo alcune fonti nel 1743[2] e che continua ad essere pubblicato e diffuso con fortuna sul territorio nazionale[3]. L'esemplare più antico a oggi pervenuto, conservato presso l'archivio storico della Fondazione Barbanera 1762, è un foglio unico risalente al 1762[4], nel quale il personaggio di Barbanera è già nomato come ‘famoso'[5].

Oltre al calendario e alle previsioni meteorologiche, il lunario conteneva "aneddoti, ricette empiriche e previsioni stravaganti ma sempre possibili e talvolta avveratesi, donde la sua celebrità"[6]. Divenne in breve tempo tanto popolare da essere oggetto di molteplici imitazioni in tutta Italia. Il nome deriva forse dal fatto che sul frontespizio del lunario compariva un uomo dalla folta barba nera[7]. Il misterioso personaggio era definito astronomo, astrologo e filosofo, e ritratto con i suoi strumenti di lavoro, così come compare ancora oggi nel francobollo a lui dedicato dalle Poste italiane[8] nel 2012. Fin dalle prime edizioni, viene così descritta in rima la sua vocazione:

«Gli astri il sole e ogni sfera
or misura Barbanera,
per poter altrui predire,
tutto quel che ha da venire[9]

Per la grande popolarità dell'almanacco e il fascino misterioso del personaggio, il termine "barbanera" entra nel gergo comune fino a divenire nel tempo sinonimo stesso di "lunario". La natura popolare, e la diffusione nei tempi passati soprattutto nelle campagne dei lunari provvisti di previsioni e predizioni sul futuro, porta a un utilizzo estensivo del termine Barbanera anche come "trattato scadente di astrologia" o di "astrologo sprovveduto"[10]. Questo uso contraddice però l'utilizzo di una locuzione quale “perdere il lunario” proprio nel senso opposto di perdere il buon senso[11].

Storia del lunario Barbanera

L'almanacco Barbanera è l'erede di una tradizione molto più antica legata a un territorio e alla sua vocazione tipografica e commerciale. Foligno è infatti già dalla metà del Quattrocento terra di stampatori ed editori e proprio nella città di Foligno fu stampato uno dei primi almanacchi, nella tipografia di Vincenzo Cantagalli, già a partire dal 1564[12]. Fu la famiglia Campitelli, con la tipografia fondata da Niccolò Campitelli (attivo dal 1694 al 1720), a riprendere e ad avviare al successo nel 1774 il famoso Barbanera, con cui recuperava la linea editoriale avviata da Pompeo Campana, editore del Discorso Generale del Famoso Barbanera per l'anno 1762. Giambattista Campitelli (1780-1824) fu il primo editore tipografo a proporre una versione del Barbanera in opuscolo o libretto di una sessantina di pagine (il formato che poi si affermerà fino ai giorni nostri): il primo di cui si ha notizia è del 1793[13] e identifica Barbanera come astronomo parigino[14]. Giovambattista Bocci Campitelli riuscì, alla fine del XIX secolo, a far guadagnare ai lunari di Barbanera una diffusione quasi nazionale (ne distribuiva circa 400.000 copie nell'Italia centromeridionale)[14]. Nella produzione editoriale relativa al Barbanera concorreranno con i Campitelli il tipografo Tomassini (fino al 1891), la Poligrafica Salvati[15] e altri tipografi folignati, tra i quali, dagli anni Trenta, la tipografia Giuseppe Campi. Nel 1929 divenne amministratore unico della Salvati il senatore Benedetto Pasquini, cui si deve il successo di Barbanera in quegli anni. Nel 1937 Pasquini acquistò la testata dai Campitelli assorbendola dalla Salvati e divenne in qualche modo egli stesso Barbanera, con discreta fortuna[16]. Nel 1938 vennero editate a Foligno addirittura quattro distinte edizioni del Barbanera (rispettivamente per i tipi di F. Salvati, F. Campitelli, F. Campi&F.llo, Franco Campitelli). Pasquini raggiunse un accordo con Giuseppe Campi secondo il quale entrambi gli editori si impegnavano a vendere il solo lunario Barbanera Campitelli, a continuazione della tradizione settecentesca avviata da Feliciano Campitelli[17].

La "famiglia" dei Barbanera

La diffusione del Barbanera superò ben presto i confini locali, tanto che già dalla fine del '700 in diverse città vennero pubblicate differenti edizioni del Barbanera; così, ad esempio, a Bologna, dove compare nel 1796 per i tipi della Colomba con il titolo Il girasole ossia orologio celeste del vero e unico Barbanera[18]. Sulla scia del successo dell'originale di Foligno, si diffusero altre edizioni, autorizzate o contraffatte, rintracciate a Loreto, come a Palermo, Roma, Napoli[19]. Durante i principali flussi migratori che portarono gli italiani oltreoceano, vennero editate speciali versioni del Barbanera stampate in diverse città tra cui New York o Buenos Aires, che univano ai contenuti classici d'almanacco indicazioni pratiche per gli emigranti, come istruzioni per il viaggio o consigli sulle "rimesse" di denaro alle famiglie rimaste in Italia, informazioni che fanno del Barbanera overseas uno strumento di mediazione interculturale[20].

I lettori e il successo nel tempo

Fino alla metà degli anni settanta, il lunario fu utilizzato soprattutto dai ceti rurali, che ne apprezzavano le previsioni del tempo e i consigli per l'agricoltura. L'indicazione delle festività, le ricorrenze dei santi, i consigli ed i proverbi ne fecero - appeso in cucina o nella stalla - un indispensabile strumento per le attività domestiche quotidiane. Venduto per fiere e mercati da cantastorie e venditori ambulanti, il Barbanera si acquistava ogni anno a partire dal mese di settembre. La sua ampia diffusione ne fece, con i "foglioni" e altre pubblicazioni di interesse popolare, uno strumento di divulgazione della lingua italiana[21]. La grande popolarità dell'almanacco è dimostrata dal suo ricorrere in romanzi e saggi, citato spesso come lettura prediletta o presenza consueta nel quotidiano di personalità illustri e personaggi letterari.

Così scrive Gabriele D'Annunzio, la cui collezione del Barbanera è ancora oggi conservata al Vittoriale degli italiani:

«... La gente comune pensa che al mio capezzale io abbia l'Odissea o l'Iliade, o la Bibbia, o Flacco, o Dante, o l'Alcyone di Gabriele D'Annunzio. Il libro del mio capezzale è quello ove s'aduna «il fiore dei Tempi e la saggezza delle Nazioni»: il Barbanera[22]»

E così ne parla Eugenio Giovannetti nel suo Satyricon:

«Voi sapete che sia il Barbanera. Chiunque sia nato in una patriarcale casa italiana, in una casa bonaria, all’antica, lo ha certo conosciuto... ha certo sentito la nonna o il vecchio servo o la fantesca, citarlo spesso come un oracolo, con la più candida serietà.[23]»

Emilio Cecchi, riferendosi al modello leopardiano, propone un dialogo tra un venditore di almanacchi e un passeggere:

«Venditore: Almanacchi, almanacchi nuovi, lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi per il 1922? Passeggere: Avete il Barbanera?
Venditore: Eccole il vero Barbanera... È il più antico e rinomato lunario d’Italia. Guardarsi, signore, dalle contraffazioni![24]»

Ancora nel 2012 Umberto Eco dedica una Bustina di minerva al Barbanera e, rileggendo Camporesi, sottolinea come i consigli presenti sull'almanacco folignate «fanno sentire in armonia con la natura»[25].

Barbanera oggi

Dalla metà del XX secolo i diritti di pubblicazione del calendario, dell'almanacco e del lunario di Barbanera sono di proprietà dell'Editoriale Campi[26]. I principali canali di diffusione sono le edicole, le librerie, l'omaggio diretto da parte di aziende ai propri clienti quale strenna di fine anno, per un totale di oltre 2.500.000 copie[27].

La Fondazione Barbanera 1762

La raccolta di documenti legati alla figura di Barbanera e alla sua tradizione ha portato alla costituzione di un archivio storico, curato dall'editore Feliciano Campi e conservato presso la Fondazione Barbanera 1762 che comprende documenti di vario genere (recensioni, bossi tipografici, bozze di stampa) riguardanti Barbanera, la sua storia, la sua fortuna e il legame con la cultura popolare e almanacchistica. A esso si affianca una significativa collezione di almanacchi, calendari e altre testimonianze di editoria a larga circolazione che include oggi oltre 10.000 almanacchi italiani ed europei pubblicati dal XVI secolo a oggi[28]. Nel 2015 l'UNESCO ha accolto la Collezione di almanacchi Barbanera 1762-1962 conservata presso la Fondazione Barbanera 1762 nel Memory of the World Register, riconoscendole valore di universalità quale simbolo di un genere letterario che ha contribuito a creare la cultura di massa [29].

Note

  1. ^ La coletta p'er tempo bbono, sonetto.
  2. ^ Vocabolario Treccani on line, ad vocem.
  3. ^ Marco Benedettelli, L’Almanacco Barbanera compie 250 anni e non li dimostra, in "Il Sole 24 ORE", 11 giugno 2011.
  4. ^ Un articolo su "L'Unità" dell'8 aprile 2012.
  5. ^ Ivo Picchiarelli, I primi passi di una tradizione italiana. I più antichi Lunari Barbanera in folio, in Fondazione Barbanera 1762 (a cura di), Barbanera 1762, Editoriale Campi, Foligno, 2012, p. 72.
  6. ^ Enciclopedia Treccani online, ad vocem.
  7. ^ Dizionario italiano, a cura di Tullio De Mauro, edizione speciale per "Il Giornale", Paravia-Bruno Mondadori Editore, 2000.
  8. ^ Dal sito delle Poste Italiane, il francobollo celebrativo del Lunario Barbanera di Foligno nel 250º anniversario della prima edizione.
  9. ^ Salvatore Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana, vol. 2, Torino, UTET, 1961; Massimo Castoldi, Ugo Salvi, Parole per ricordare: dizionario della memoria collettiva, usi evocativi, allusivi, metonimici e antonomastici della lingua italiana, Bologna, Zanichelli, 2003, ad vocem.
  10. ^ Così la Grande Enciclopedia De Agostini (1971-1985, vol. III, p. 319).
  11. ^ Lunario in Enciclopedia Treccani online, ad vocem.
  12. ^ Angelo Messini, Barbanera di Foligno e i suoi antenati, Feliciano Campitelli Editore, Foligno, 1941, p. 9.
  13. ^ Angelo Messini, Barbanera di Foligno e i suoi antenati, Feliciano Campitelli Editore, Foligno, 1941, p. 43, fig. 16.
  14. ^ a b Famiglia Campitelli, Dizionario Biografico degli Italiani Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani.
  15. ^ Almanacchi Barbanera stampati da Salvati compaiono fino al 1938: si vedano i frontespizi di quattro diverse edizioni del lunario stampate nel 1938 riportati in Fondazione Barbanera 1762 (a cura di), Barbanera 1762, Editoriale Campi, Spello, 2012, p. 234.
  16. ^ Per una ricostruzione della complessa storia editoriale del Barbanera e dei passaggi di proprietà tra i vari tipografi folignati si veda Gabriele Brinci, I lunari e gli almanacchi di Foligno, Grafiche C. M. F., Foligno, 2002, p. 47. La nota in parte contraddice l'affermazione di Attilio Mazza, in D'Annunzio e l'occulto, ed. Studio Tesi, 1995, p. 29, nota 107 che indica il 1912 come data di acquisizione della testata dai Campitelli e cita Pasquini chiamandolo erroneamente Ettore.
  17. ^ Si veda ancora Gabriele Brinci, I lunari e gli almanacchi di Foligno, Grafiche C. M. F. , Foligno, 2002, p. 47 e Elide Casali, Lunariomania. La famiglia dei Barbanera, in Fondazione Barbanera 1762 (a cura di), Barbanera 1762, Editoriale Campi, Foligno, 2012, p. 104.
  18. ^ Piero Camporesi, Il governo del corpo. Saggi in miniatura, Garzanti, Milano, 2008, p. 12.
  19. ^ Elide Casali, Lunariomania. La famiglia dei Barbanera, in Fondazione Barbanera 1762 (a cura di), Barbanera 1762, Editoriale Campi, Foligno 2012, p. 106 e seg.
  20. ^ Si veda ancora Elide Casali, Lunariomania. La famiglia dei Barbanera, in Fondazione Barbanera 1762 (a cura di), Barbanera 1762, Editoriale Campi, Foligno 2012, p. 116 e seg.
  21. ^ Gian Luigi Beccaria, Tra le pieghe delle parole: lingua, storia, cultura, Torino, Einaudi, 2009; Studi e problemi di critica testuale, vol. 48, Bologna, Arti grafiche Tamari, 1994.
  22. ^ Gabriele D'Annunzio, Lettera al parroco di Gardone, 27 febbraio 1934, in Attilio Mazza, D'Annunzio e l'occulto, ed. Studio Tesi, 1995, p. 29.
  23. ^ Eugenio Giovannetti, Satyricon, 1918-1921, Firenze, Quaderni della voce, 1921.
  24. ^ Emilio Cecchi, I tarli, a cura di Silvia Betocchi, Roma, Fazi, 1999.
  25. ^ Umberto Eco, Perché mi piace il Barbanera, "L'Espresso", 11 gennaio 2012.
  26. ^ Per una storia in sintesi dell'Editoriale Campi, si veda: Giacomo Papi, L'ultimo almanacco, “Repubblica“, 22 agosto 2012.
  27. ^ Chiara Beghelli, Stelle di buon senso, "Il Sole 24 Ore", 31 dicembre 2010.
  28. ^ Si veda il catalogo bibliografico della Fondazione Barbanera 1762.
  29. ^ Si veda la motivazione dell'Unesco nel sito del Memory of the World Register.

Bibliografia

  • Giuseppe Prezzolini, La Cultura italiana, Milano, Corbaccio, 1930
  • Angelo Messini, Barbanera di Foligno e i suoi antenati, Foligno, Feliciano Campitelli Editore, 1941
  • Giulio Natali, Il Settecento, Milano, Vallardi, 1944
  • Mario D'Annunzio, Con mio padre sulla nave del ricordo, Milano, Mondadori, 1950
  • Francesco Flora, Scrittori italiani contemporanei, Pisa, Nistri-Listri, 1952
  • Enrico Falqui, Novecento letterario, Firenze, Vallecchi, 1959
  • AAVV, I periodici popolari del rinascimento, Milano, Feltrinelli, 1959
  • Giuseppe Gioachino Belli, Lettere, giornali, zibaldone, Torino, Einaudi, 1962
  • AAVV, I duecento anni di Barbanera di Foligno, Foligno, Campi Editore, 1962
  • Franco Valsecchi, L'Italia nel seicento e nel settecento, Torino, UTET, 1967
  • Emma Perodi, Fiabe fantastiche, Torino, Einaudi, 1974
  • Enzo Biagi, Italia, Milano, Rizzoli, 1975
  • Eugenio Montale, Sulla Poesia, Milano, Mondadori, 1976
  • Ivo Picchiarelli, Tullio Seppilli (a cura di), I Lunari in foglio della Biblioteca Comunale di Foligno, Catalogo della Mostra, Foligno, 5-23 gennaio 1977, Foligno, Tipolito Tacchilei, 1977
  • Uguccione Ranieri di Sorbello, Perugia della bell'epoca, Perugia, Volumnia Editrice, 1979
  • Giovanni Battista Bronzini, Cultura contadina e idea medievalistica, Bari, Edizioni Dedalo, 1982
  • Franco Cardini, I giorni del sacro: i giorni delle feste, Milano, Editoriale Nuova, 1983
  • Dacia Maraini, Il Sommacco, Palermo, Flaccovio Editore, 1993
  • Piero Camporesi, Il Governo del corpo, Milano, Garzanti, 1995
  • Lietta De Salvo e Angelo Sindani, Tempo sacro e tempo profano, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2002
  • Elide Casali, Le spie del cielo, Oroscopi, lunari e almanacchi nell'Italia moderna, Torino, Einaudi, 2003
  • Franco Cardini, Il libro delle feste: risacralizzazione del tempo, Ventimiglia, Philobiblion Edizioni, 2003
  • Gian Maria Zanier, Commedia italiana e teatro di rivista, Alessandria, Edizioni Falsopiano, 2003
  • Santa Rossetto, Il gazzettino e la società veneta, Sommacampagna, Cierre edizioni, 2004
  • Piero Tempesti, Il Calendario e l'Orologio, Roma, Gremese Editore, 2006
  • Gabriele D'Annunzio, Lettere a Barbara Leoni, Lanciano, Casa Editrice Rocco Carabba, 2008
  • Ivo Picchiarelli, I primi passi di una tradizione italiana. I più antichi Lunari Barbanera in foglio, Foligno, Editoriale Campi, 2009

Voci correlate

Collegamenti esterni